Mi congratulo con gli organizzatori per la gestione dei due giorni d’assemblea, anche se sinceramente non ha rispettato le mie aspettative per la gestione dei tavoli paralleli, venendo meno al modello OST prescelto, sarei stato interessato a vederne il funzionamento (o forse non l’ho capito). Sarà per la prossima volta. Purtroppo ho potuto dare solo in parte il mio contributo ma sono molto molto felice di questo passo che si è fatto.
Mi sembra che il modello scelto per tenere l’assemblea, in particolare per la giornata in cui ho partecipato e per quel po’ che ho visto della seconda giornata, abbia comunque mostrato con chiarezza che quella che fu chiamata “liturgia radicale” (e che è semplicemente la modalità di corretta tenuta di una assemblea pubblica, in cui in verità non c’è nulla di radicale) sia stata efficace e ha permesso a tutti di esprimersi includendo anche persone che per loro natura non si esprimono in luoghi in cui vi siano pressioni da parte dei caratteri più estroversi o prepotenti (che infatti in assemblea si sono presentati e ben contenuti).
Per questo vorrei tributare un plauso particolare a chi ha condotto i tavoli (solibo, cal) anche per la capacità di includere chi non era fisicamente presente (anche se in un paio di occasioni le continue interlocuzioni rendevano praticamente impossibile seguire i discorsi da remoto). L’organizzazione di un’assemblea non è una cosa facile. Non posso far mancare i miei ringraziamenti quindi. Se avessi potuto intervenire in assemblea il 28 sarebbe stata la prima cosa che avrei detto nell’intervento che avevo preparato, purtroppo un piccolo problema di salute concomitante con il viaggio mi ha impedito di seguirla.
C’è un punto però che non mi sembra sia stato politicamente abbastanza sottolineato e che invece per me, forse perché ero da remoto, è importante condividere: il tentativo di sabotaggio della presenza online degli iscritti.
Non so quanti di quelli che erano presenti all’assemblea hanno percepito la cosa, e se hanno capito come si è svolta. Soprattutto credo che questo tema sia importante per trarne delle lezioni sia su cosa è questo partito, sia su come comportarci nel futuro.
Il fatto. Durante l’assemblea l’interazione con gli iscritti presenti online, che erano 6-7 penso quindi un numero rilevante sulla quindicina di presenti fisicamente (mi sembra), avveniva attraverso una stanza pubblica jitsi e procedeva senza particolari intoppi. Nella chat telegram ppTolda era condiviso il link d’accesso su jitsi.
Ad un certo punto ci siamo accorti che nella stanza non era più possibile entrare perché qualcuno dei partecipanti (molti dei quali non avevano neppure dichiarato una identità) aveva definito (come era possibile) una password il che impediva l’accesso a chi non era all’interno o a chi per qualsiasi motivo usciva dalla stanza (o ne veniva cacciato). I tentativi di cancellare la password o di definire una password “nota” cadevano nel vuoto. Abbastanza presto ci siamo accorti del tentativo di sabotaggio e siamo passati in una stanza alternativa condividendo il link privatamente con chi voleva effettivamente partecipare e dichiarava la propria identità. Non ci sono stati problemi fino a quando per errore qualcuno, (solibo credo, che essendo occupato nella moderazione non aveva forse capito il problema) non ha condiviso il link di nuovo in ppTolda. Sono quindi ricominciati i problemi, a riprova che qualcuno presente in ppTolda e che non volesse identificarsi in jitsi.
Da quel momento la distribuzione del link solo in forma privata ha “risolto” il problema.
Personalmente non c’è alcuna forma di giudizio morale nei confronti di chi ha adottato questo mezzo. Poteva, e lo ha fatto. Mi dispiace non capire il motivo per cui quest’azione è stata fatta. Non so neppure se avesse un intento specifico, come quello di escludere i partecipanti online dal tavolo e poi contestare che l’assemblea non fosse stata correttamente costituita. Mi sento di escludere l’aspetto meramente goliardico in quanto in un caso del genere ci sarebbe stato un effetto di disvelamento per potersi prendere gioco dell’assemblea, degli organizzatori o altro. Ho atteso e non mi sembra che questo disvelamento è avvenuto. È stato quindi un vero atto di contestazione politica in campo anti-sociale. Fallito ma non per questo non importante.
L’anti-socialità, come già visto altrove, non è neppure troppo celata all’interno di alcuni elementi del partito chiaramente intenzionati a disarticolare i tentativi di organizzazione sociale per motivi che probabilmente sono riconducibili ad una malintesa fede anarcoide molto più che ad una propria auto-affermazione (che è riscontrabile in altri atteggiamenti).
È chiaro che dobbiamo fare i conti con questa situazione senza necessariamente aprire una caccia alle streghe, anzi assumendoci il carico di dare risposte adeguate a questa tensione, che in mancanza di una espressione chiara e una rivendicazione diretta, può sembrare incomprensibile.
Io non vorrei che azioni del genere siano catalogate come mera codardia di chi non sapendo confrontarsi politicamente “alla luce del sole” compie “atti paralleli” per costruire una sorta di guerriglia sorda contro il partito (attenzione: non contro le maggioranze del partito, contro il partito tutto, in particolare anche contro quelle minoranze che accettano il gioco democratico in campo sociale senza cadere nell’anti-socialità, che sono presumibilmente condannate per non fare una “guerra senza quartiere” al potere costituito, chissà poi da chi).
L’assemblea ha definito alcuni passaggi politici importanti che iniziano ad esporre il partito all’esterno ed è importante sottolineare, attraverso la consapevolezza di questa condizione interna del partito, che non necessariamente l’ambiente nel quale ci troviamo ad operare è non-ostile e che atti, apparentemente ingenui, possono calarsi in questo quadro di “guerriglia”.
Ora è fuori da ogni dubbio che io venga da un’organizzazione che ha come proprio slogan «La paranoia è una virtù» ma credo che in politica questo valga doppio.
L’aspetto positivo che trovo, la lezione (piccola ma significativa) su cui possiamo meditare è che è stata la creazione di una rete di fiducia, tra i pirati online interessati veramente a seguire l’assemblea, a “salvare il partito” e il suo atto più importante: l’assemblea.
Credevo che questo punto andasse sottolineato.