Chi sono i Pirati? Sull'Identità di questo partito

Nonostante la fantastica scelta di candidare alle Europee del 2019 hacker come Luigi Di Liberto e Luigi Gubello e persino pirati non informatici (come @C_Diana che a 10 anni era già più pirata di tutti noi) ho notato con sorpresa e sconcerto che molti veterani di questo partito non si riconoscono affatto nell’identità che il nome del partito stesso dichiara.

Partiamo dal Vocabolario:

pirata (ant. pirato) s. m. [dal lat. pirata, gr. πειρατής, der. di πειράω «tentare, assaltare»] (pl. -i, ant. -e). –

  1. Chi percorre il mare per assalire e depredare a proprio esclusivo beneficio navi di qualunque nazionalità, il loro carico, le persone imbarcate, o anche le popolazioni costiere, contro ogni norma di diritto nazionale e internazionale (diverso perciò, sotto l’aspetto giuridico, dal corsaro, operante su autorizzazione e a beneficio di uno stato, anche se di fatto, e non a torto, i due termini sono stati usati spesso come sinon.): le scorrerie dei p.; mari infestati dai p.; fare guerra contro i p.; Non vide mai sì gran fallo Nettuno, Non da pirate, non da gente argolica (Dante); una flotta di p. moreschi, sbarcata su queste coste, saccheggiò or non è molto il convento (I. Calvino). Talora in funzione appositiva, invar., di pirati, che esercita la pirateria: vascello p., nave pirata. Come locuz. agg., alla pirata, al modo dei pirati, spec. nell’espressione pantaloni (o calzoni) alla p., rimboccati sotto il ginocchio, o lunghi fin sotto il ginocchio.

  2. In usi estens. (nei quali, così come in quelli fig., il termine può talora essere usato al femm., riferito a donna): a. P. dell’aria (o del cielo), chi, di solito per ragioni politiche, illecitamente e con la violenza e le minacce si impadronisca di un aereo civile in volo o ne eserciti il controllo, costringendo l’equipaggio a dirigere l’aereo verso un aeroporto diverso da quello stabilito (con questa accezione, oggi, è frequente il termine dirottatore). b. P. della strada, conducente di un veicolo che, dopo avere investito qualcuno, si dà alla fuga senza prestare o chiedere soccorso (meno com., con sign. più attenuato, conducente che guida in modo pericoloso per l’incolumità altrui); in funzione aggettivale, auto pirata, guidata da un pirata della strada.

  3. fig. a. Persona avida e senza scrupoli che, per lo più in modo fraudolento, trae vantaggio dall’opera altrui, si arricchisce a spese degli altri, e sim.; sfruttatore: i p. della finanza; un industriale, un commerciante che è un p., un vero pirata. Anche in funzione appositiva, invar.: un editore p., un libraio p., che in passato indicarono in partic. gli stampatori abusivi. b. In funzione appos., invar., detto di emittente radiofonica o televisiva non autorizzata, che si inserisce illecitamente sui normali circuiti di trasmissione: radio p. (meno com., apparecchio radioricevente per il quale l’utente non paga il canone); analogam., trasmissione p., effettuata da una emittente pirata. Con riferimento a un libro, un disco e sim., prodotto e venduto clandestinamente e illecitamente, violando le norme che regolano il settore: una cassetta p.; fare una copia pirata di un DVD. c. P. del computer (o anche, più frequentemente, p. informatico), chi sfrutta la propria competenza e abilità nell’impiego degli elaboratori elettronici a scopi illeciti (v. anche pirateria, n. 3 b).

Chi sono i Pirati?

I pirati puzzano. Sono brutti, sporchi e probabilmente cattivi.

Nella migliore delle ipotesi sono persone che ignorano (quando non attivamente contrastano) le convenzioni sociali, le regole e persino le leggi. Persone pericolose, non solo perché problematiche, ma perché problematizzanti, incapaci di interiorizzare l’oppressione, incapaci di uniformarsi, di adattarsi alla maggioranza, di adagiarsi sulla normalità, di sottomettere il proprio buon senso al senso comune.

Dell’accezione moderna di Pirata Informatico, termine dispregiativo con cui da sempre vengono definiti gli hacker, potrebbe probabilmente parlare anche @erdexe, che se cita con così tanta nonchalance Dijkstra sicuramente fa parte della categoria. :wink:

Tuttavia credo sia importante ed urgente ricordare qui quali sono i valori fondamentali di un hacker, visto che il termine “Pirata” è entrato nel nome di questo partito proprio per richiamare con orgoglio i valori condivisi in quella subcultura.

Curiosità => Comunione, Libertà, Onestà Intellettuale

Yes, I am a criminal. My crime is that of curiosity.
My crime is that of judging people by what they say and think, not what they look like. My crime is that of outsmarting you, something that you will never forgive me for.

I am a hacker, and this is my manifesto. You may stop this individual, but you can’t stop us all… after all, we’re all alike.

Il valore fondamentale dell’etica hacker è la Curiosità. L’amore del sapere. Il desiderio quasi morboso di conoscere, di imparare, di comprendere e sperimentare. Un desiderio che è evoluzione del pensiero Illuminista e Rinascimentale, ma ha radici molto più antiche. Un desiderio che non è però di una conoscenza astratta, ma applicabile ed applicata nella realtà.

Funzionali alla Curiosità, altri valori permettono alla Conoscenza di essere acquisita, diffusa e applicata.

Comunione

Dal latino cum munis, “obbligati insieme”: la Curiosità, la ricerca della Conoscenza, co-obbliga tutti i Pirati, li rende una comunità internazionale che condivide, dibatte, discute, verifica, modifica, ridiscute etc…

Le licenze copyleft che tutelano il software libero, sono espressione di questo valore: mettere in Comune la Conoscenza che il software (e gli altri Commons digitali) rappresentano, in modo che più persone possano studiarlo e modificarlo, producendo così nuova Conoscenza per tutti.

Libertà

La Curiosità, la sete di conoscenza, costringe i Pirati a guardare la realtà da prospettive inusuali, anomale.

Tali prospettive tuttavia li allontanano inesorabilmente dalla retta via, dalla strada nota, dal percorso battuto. E più si allontanano dalla massa conforme, più i Pirati apprendono cose interessanti, innescando un circolo vizioso che li allontana ancora di più. Per questa ragione i Pirati difendono la Libertà e le Libertà.

Perché quale che sia il loro ambito di interesse (dalla Cucina, all’Informatica, alla Chimica, al Diritto etc…) gli hacker pretendono la libertà di curiosare, di sfidare i postulati, verificare le assunzioni, conoscere la realtà e le persone nella loro complessità dinamica.

Ogni prospettiva è importante, per un Pirata. Persino la più folle.

Onestà Intellettuale

Unico e fondamentale dovere nella comunità dei Pirati è l’onestà intellettuale.

Senza di essa, la conoscenza collettiva non cresce e la conoscenza individuale non cresce come potrebbe.

I Pirati rispondono alle domande onestamente ed in punto. Anche quando sono scomode. E soprattutto quando sono le risposte ad essere scomode.

I Pirati possono sbagliarsi, ma non possono fingere. L’Ignoranza non è infatti un’onta o un nemico da sconfiggere, ma un inevitabile ed universale punto di partenza da superare. Nonché un punto di partenza ricorrente, perché ogni risposta apre a nuove domande.

Non esistono Pirati “normali”

Come conseguenza di quanto detto, non vi possono essere Pirati “normali”.

I Pirati accolgono con gioia le persone stufe di essere “normali” e, a valle della loro rinuncia al Satana del conformismo, le avviano al loro personale percorso di ricerca.

Ma i pirati puzzano. Se non sono ANoMaLi, non sono Pirati.

Perché sono completamente indifferenti all’opinione delle persone che preferiscono la normalità.

Una questione Politica

Contrariamente a quanto potrebbe sembrare a chi non è un Pirata, questa non è semplicemente una questione teorica.

Nel momento in cui si discute di come arginare l’impatto dei nuovi iscritti al partito attraverso modifiche strutturali allo Statuto, è importante considerare se tale impatto non possa invece essere positivo per ribadire un’identità Politica propriamente Pirata.

Invece di imitare i partiti digitali di massa che cercano di crescere rapidamente attraverso un’adesione superficiale e poco impegnativa, invece di imitare i partiti novecenteschi per strutturarsi in una gerarchia, il Partito Pirata potrebbe mantenere la propria identità attraverso la propria differenza, la propria “puzza”.

Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior.

Non abbiate fretta. Non abbiate paura. Siate Curiosi del prossimo.

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Saluti e considerazioni

è stato il nostro pensiero nel 2012, però abbiamo sperimentato il fallimento di questo modello. Quando la “puzza” cresce oltre una certa soglia tutti gli inclusivisti entusiasti abbandonano la nave. I pirati sono degli sperimentatori ma, come ricordi tu, hanno il dovere di essere intellettualmente onesti e riconoscere quando una strada non funziona. Il nostro problema ora è come riuscire a rimanere inclusivi senza le ingenuità distruttive che ci hanno caratterizzato in precedenza. Anche se non sono molto affascinato dal paragone storico con i pirati che solcavano i mari, ricordo che i pirati non erano contro la gerarchia, avevano un capitano, ma si premunivano di poterlo nominare e rimuovere a piacimento in base all’ esperienza e al coraggio che dimostrava di avere.

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Certo assolutamente!

Se la struttura che vi siete imposti nel 2015 ha fallito, va modificata. Ma per farlo bisogna avere un’idea chiara di cosa ha determinato il fallimento. Non puoi fixare un bug se non l’hai identificato con certezza.

Dal 2015 ci sono stati così tanti problemi in Assemblea Permanente riconducibili ai nuovi iscritti? E siamo certi che questi problemi siano veramente riconducibili ai nuovi iscritti e non a problemi metodologici e culturali preesistenti?

Per esempio l’idea di sottoporre le scienze esatte al voto in nome di una malintesa sociologia è ingenua nella migliore delle ipotesi, profondamente autoritaria nell’altra. L’onestà intellettuale si può pretendere e incentivare, ma non verificare e sicuramente non assumere.

L’idea che l’Assemblea Permanente possa garantire di per sé una razionalità tale da poter decidere cosa è scientificamente provato o cosa è logico si scontra con le evidenti manipolazioni cui le masse vengoni sottoposte proprio attraverso quei bias irrazionali che un hacker cerca di superare attraverso la propria Curiosità.

Lo Statuto ha problemi oggettivi piuttosto evidenti per chiunque abbia non dico una preparazione giuridica ma un minimo di conoscenza storica. Il fatto chrle siamo sfuggite al vaglio dell’intersoggettività di questo partito nel 2015 la dice lunga sui limiti di un modello che, analogamente ad una rete neurale, dipende fortemente sia dalla qualità dei dati disponibili sia dalla topologia, dalle caratteristiche di ciascun nodo e dalle interconnessioni fra loro. Peraltro buon senso richiederebbe di sfrutrare nella eventuale correzione di questi problemi oggettivi anche l’ottima qualità dei candidati alle Europee fra cui figurano anche avvocati e filosofi.

Sembra invece che l’urgenza di ridefinire le strutture del partito siano dettate da una sorta di disturbo post - traumatico da stress subito dai membri di questo partito fra il 2010 e il 2013, anni che vengono citati spessissimo in questo forum.

È chiaro che tale esperienza va analizzata a fondo, soprattutto se tale analisi non è stata compiuta prima della redazione del nuovo statuto. Ma difficilmente coloro che vi sono stati sottoposti possono contribuire razionalmente a tale analisi.

Ma la senplice paura che lo statuto non sia in grado di supportare l’ingresso di hacker nel partito non è una ragione razionale per cambiarlo.

Io non sono affatto “inclusivista”: non ho alcuna sete di potere per cui non mi interessa affatto se il partito pirata attrae cento nuovi iscritti o un milione.

Al contempo non sono elitario: ogni opinione è benvenuta purché sia disposta a mettersi onestamente in discussione.

E sono apertissimo ad ogni sperimentazione purché si tenga conto che un partito non è un interprete REPL: ogni modifica deve essere profondamente ponderata perché non si può facilmente tornare indietro e correggere.

Insomma, se ci sono problemi vanno affrontati.

Ma se il nome del partito ha un significato, se il Partito Pirata non è solo un brand ipocrita con cui attrarre voti piuttosto ingenui, allora non può entrare in contraddizione con i valori che rappresenta.

Se una strada ha fallito, ne rimangono migliaia da provare prima di rinunciare alla propria identità.

Per vederle basta solo un po’ di Curiosità.

concordo perfettamente con quanto sosteni riguardo alla sociologia e alla pretesa di un modello “razionale” che però sarebbe impossibile da misurare. Il punto interessante è quello riguardo all’elitarismo, perché cosa succede se le persone non sono disposte a mettersi onestamente in discussione? Cosa succede se le persone non sono disposte a mettersi in discussione perché perseguono fini e obiettivi diametralmente contrari a quelli dello statuto e del manifesto? Come pensi di affrontare la questione quando questi saranno dirigenti a tutti gli effetti? Al contrario, partecipare alla camera propositiva non impedirà a nessuno di fare proposte, analisi ecc…

Il partito Pirata nasce per garantire la conoscenza, favorire il file sharing, abbattere i monopoli ecc… ed è quello che stiamo facendo. Se siamo l’unico partito pirata al mondo ad avere questo modello completamente orizzontale basato su Liquid, che ripeto si è rivelato fallimentare, un motivo ci sarà. Forse è arrivato il momento di ammettere, con un po’ di umiltà, che non siamo migliori di altri e che quel modello che pensavamo sufficientemente forte non lo è. Non c’è quindi nessuna rinuncia alla nostra identità, semplicemente c’è un modello organizzativo differente e più in linea a quello dei pirati di tutto il mondo,

Non dobbiamo più commettere l’errore di pensare che questo sia un “metapartito”. Noi non rappresemtiamo la società nella sua interezza né ci interessa farlo. Siamo un partito politico, siamo legittimamente di parte, non siamo un parlamento e quindi perseguiamo gli obiettivi che ci siamo posti nello statuto e, credo, abbiamo tutto il diritto di selezionare la nostra classe dirigente. Ma a differenza di quanto accade in altri partiti, dove le dirigenze vengono formate in modo grigio e non trasparente noi vogliamo costruire un sistema nel quale tutti, volendo, possono diventare decisori, dove la dirigenza possa essere rappresentata anche da migliaia di iscritti, o anche di più. Ma questa opportunità non può essere a costo zero. Questo è il problema che abbiamo riscontrato in quegli anni difficili, per questo cerchiamo di alzare l’asticella.

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Invece di sentenziare il nulla, perché non elenchi questi presunti problemi oggettivi, visto che non sono sfuggiti al tuo potente occhio intersoggettivo?

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Nel 2015 abbiamo cambiato totalmente il modello che aveva fallito. Ora ci manca solo la diligente messa in pratica, e qualche accorgimento. L’idea che era colpa delle persone piuttosto che delle nostro strutture non è realistica. Le persone disposte a diventare colpevoli ci saranno sempre — dipende da noi avere un sistema immunitario.

Il nostro problema ora è come riuscire a rimanere inclusivi senza le ingenuità distruttive che ci hanno caratterizzato in precedenza.

Non è un problema ora. Era un problema allora— ne abbiamo litigato per anni e alla fine abbiamo sfornato uno statuto adeguato. Da allora ci siamo rifiutati di implementarlo con la necessaria serietà (e chi ci provava è stato bastonato), ma è un problema semplice da risolvere.

Dal 2015 ci sono stati così tanti problemi in Assemblea Permanente riconducibili ai nuovi iscritti?

No. Un tizio soltanto.

Per esempio l’idea di sottoporre le scienze esatte al voto in nome di una malintesa sociologia è ingenua nella migliore delle ipotesi, profondamente autoritaria nell’altra.

Confronto gravemente sbagliato. Secondo Orwell la dittatura proviene da un’oligarchia di dittatori. Nella democrazia liquida sono decisioni prese insieme. Se l’anarchia nella sua forma più sublime, l’assemblea, è autoritaria… allora non esiste nulla al mondo che non sia autoritario.

Inoltre il metodo non è neanche ingenuo, perché l’alternativa non esiste. Non puoi dire la science c’est moi. Se vuoi fare proposte sulla base che il pianeta non è piatto, devi assicurarti che l’assemblea omg autoritaria sia d’accordo.

L’idea che l’Assemblea Permanente possa garantire di per sé una razionalità tale da poter decidere cosa è scientificamente provato o cosa è logico si scontra con le evidenti manipolazioni cui le masse vengoni sottoposte proprio attraverso quei bias irrazionali che un hacker cerca di superare attraverso la propria Curiosità.

L’AP è un database trasparente. Non ci sono manipolazioni. Non sia di cosa stai parlando.

Lo Statuto ha problemi oggettivi piuttosto evidenti per chiunque abbia non dico una preparazione giuridica ma un minimo di conoscenza storica.

Spari questa cosa senza approfondire. Ma chi sei?

Il fatto chrle siamo sfuggite al vaglio dell’intersoggettività di questo partito nel 2015

Non so cosa stai dicendo ma scommetto che è sbagliato.

analogamente ad una rete neurale, dipende fortemente sia dalla qualità dei dati disponibili sia dalla topologia, dalle caratteristiche di ciascun nodo e dalle interconnessioni fra loro.

Non ci sono interconnessioni. Ci sono persone che dicono la loro in forum ed altre che ne dicono altre. L’interconnessione esiste solo dal momento che iniziamo a misurare il consenso.

Sembra invece che l’urgenza di ridefinire le strutture del partito

Non ci sta urgenza. L’abbiamo già fatto nel 2015. Ma c’è necessità di andare oltre quello che abbiamo raggiunto, se vogliamo essere più resistenti agli opinionismi e populismi.

È chiaro che tale esperienza va analizzata a fondo, soprattutto se tale analisi non è stata compiuta prima della redazione del nuovo statuto.

Ci sono 3 anni di discussioni quotidiane da studiare… dicci se abbiamo analizzato abbastanza.

Ma la senplice paura che lo statuto non sia in grado di supportare l’ingresso di hacker nel partito non è una ragione razionale per cambiarlo.

Ecco, almeno in questo hai ragione. Le eventuali ragioni razionali le abbiamo discusse nel thread anti-cammellaggio, ma basta un regolamento a ottimizzare la protezione (il PoW).

concordo perfettamente con quanto sosteni riguardo alla sociologia e alla pretesa di un modello “razionale” che però sarebbe impossibile da misurare.

Fino al 2015, tutte le decisioni di questo tipo il PP le ha prese perché alcune persone importanti avevano un’opinione… una sensazione ombelicale… nulla di afferrabile e razionale. Direi che fare riferimento a studi sociologici è un enorme passo in avanti.

Cosa succede se le persone non sono disposte a mettersi in discussione perché perseguono fini e obiettivi diametralmente contrari a quelli dello statuto e del manifesto?

Cosa fare se uno fa trucco X per imporre la sua volontà? cosa fare se l’altro fa mossa Y? l’iter legale deve essere chiaro e deve promettere una risoluzione in tempi realistici per evitare escalation. Statuto e Linee Guida sono studiati con tantissimi case studies in testa… ci fu addirittura un pad nel quale ho raccolto alcuni di questi case studies, per illustrare come la separazione dei poteri risolve ogni specifico problema che abbiamo attraversato nel 2011-2014. È un lavoro scientifico? empirico? In ogni caso non è una boiata come dire che bisogna fare così perché me lo dicono i miei zitomi.

che ripeto si è rivelato fallimentare

L’abbiamo riformato completamente nel 2015. Di cosa stai parlando ancora, di tempi remoti?

sto dicendo che la riforma del 2015 ha affrontato e forse risolto alcuni problemi ma non altri e quelli rimangono tutti sul tappeto. Motivo? non si poteva neppure pensare di mettere in discussione l’assioma “siamo il partito di liquid feedback”. Il punto debole del nostro modello è che funziona perfettamente ma solo per chi ci crede. Rischiamo di fare la fine degli Aztechi per mano degli spagnoli.

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Nessun statuto al mondo può risolvere il problema se tutti gli iscritti fanno come gli pare, ne ignorano certi aspetti, se il collegio arbitrale non interviene a sanzionare l’ignoranza dello statuto e nessuno degli iscritti si rivolge ad un magistrato per fare causa al partito.

È come con le leggi, specie in Italia: se l’apparato polizia e giurisprudenza non fanno in modo che le leggi siano rispettate, i legislatori protendono a rendere le leggi ancora più autoritarie — mentre in realtà il problema è la messa in pratica.

non si poteva neppure pensare di mettere in discussione l’assioma “siamo il partito di liquid feedback”.

Ma non ha senso. Non ha senso tornare alle assemblee annuali e nel frattempo nessuno degli iscritti ha il diritto di decidere alcuna cosa. Non siamo mica un condominio!

ma io non dico questo, io penso che la soluzione sia quella di mantenere liquid con i suoi meccanismi di convivenza e applicarli alle due camere

Con tutto il rispetto per tutti (rispetto che gradirei fosse reciproco), credo che qui urga un richiamo alla dura realtà.

No, questo è quello che il Piratenpartei Deutschland di Julia Reda ha fatto.

A quanto si evince leggendo questo forum, si direbbe che il Partito Pirata italiano sia piuttosto una piccola associazione culturale che gioca a fare il partito politico, con tanto di faide interne e guerre intestine combattute da una popolazione di meno di 100 iscritti.

Come sottolineato da @lynX e @Exekias altrove la partecipazione PP italiano alle Europee dipende esclusivamente da fattori esogeni:

  • approfittiamo del consenso guadagnato per il “Partito Pirata” dai militanti di altri paesi europei
  • approfittiamo dalla legge che regola la presentazione delle liste che permette di candidarsi ad un gruppetto di poche persone senza alcuna rappresentanza per, diciamolo, imbucarci

Ma non basta: se dovessimo guadagnare un qualche consenso domenica 26, non sarebbe riconducibile al radicamento costruito dal partito sul territorio negli anni scorsi, ma esclusivamente:

  • all’immagine del Partito Pirata tedesco intelligentemente costruita da Julia Reda e il suo staff con il suo lavoro durante la Riforma del Copyright
  • al grande spessore politico ed intellettuale dei candidati esterni al partito

Il Partito Pirata italiano non ha fatto nulla di concreto per “garantire la conoscenza, favorire il file sharing, abbattere i monopoli ecc”. Cosa che è certamente comprensibile visto l’esiguo numero di persone che hanno tenuto in vita l’associazione. Ma certamente non un solido argomento per trasformare quell’esiguo numero di persone in “gruppo dirigente” / oligarchia di un partito vero (ammesso e non concesso che questo partito lo voglia o possa diventare).

I più evidenti:

  1. nessuna vera separazione dei ruoli: manca il divieto di ricoprire più di un incarico alla volta
  2. nessun divieto per i membri del Collegio Arbitrale di partecipare ad altri gruppi di lavoro o ai dibattiti dell’assemblea permanente o del forum (per evitare che possano essere in condizione di giudicare se stessi)
  3. nessun limite al numero di volte in cui si può ricoprire un dato incarico
  4. nessun processo di selezione dei candidati e dunque nessuna garanzia di bilanciamento di genere
  5. nessun ruolo specifico e indipendente per chi mantiene tecnicamente la piattaforma decisionale

L’elenco non è certo esaustivo ma credo renda l’idea.

Se, come dici, lo Statuto del 2015 non è stato applicato dagli iscritti esistenti, allora sono gli iscritti esistenti i responsabili dei problemi di questo partito, non certo lo Statuto che è rimasto lettera morta!

Sia chiaro, il problema non è la modifica dello statuto in sé, ma

  • il fatto che lo stesso gruppo che lo ha ratificato nel 2015, non lo ha applicato per anni e ora lo dichiara “un fallimento” pensi di essere in grado di scriverne uno migliore
  • il fatto che tale riscrittura sia proposta a pochi giorni dalle elezioni europee dopo “3 anni di discussioni quotidiane”
  • il fatto che tale riscrittura consista sostanzialmente nell’introduzione di una gerarchia che promuove questi stessi membri a dirigenti

D’altronde se lo Statuto non è stato applicato, probabilmente non godeva veramente del consenso che è stato misurato da LQFB. Il che non depone nemmeno a favore dello Statuto stesso. O di LQFB.

Detto questo, lo statuto del Partito Pirata italiano è veramente innovativo (sebbene un po’ dilettantistico negli aspetti di cui ho scritto sopra): l’idea di mettere tutti gli iscritti alla pari e di usare LQFB per le decisioni del partito è veramente interessante ed innovativa.

Sarebbe certamente possibile rinunciare a questo esperimento e dichiararlo fallito.

Ma per cosa? Per innalzare di grado coloro che lo hanno fatto fallire?

Non saprei. E non so, visto che i miei 90 giorni non sono ancora passati.

Tuttavia, per quanto LQFB possa essere, come ogni altro software, largamente perfettibile, non credo sia onesto ricondurre ad esso i problemi di questo partito. Il partito sono le persone, non le strutture e certamente non i software che possono essere adattati e modificati con grande facilità.

Questa idea delle organizzazioni umane è veramente bislacca. Non immagino da quale “studio sociologico” sia stata tratta, ma temo sia stata ampiamente fraintesa.

Uno Stato impone la legge attraverso il monopolio dell’uso legittimo della forza. Quando quel monopolio non è assoluto (ad esempio dove comandano la Mafia, la 'Ndrangeta o la Camorra) la legge è bellamente ignorata.

Un partito non può usare la forza con i propri iscritti. Dunque non può veramente imporre le proprie regole.

Un partito esiste e si regola solo sulla base della propria AUTOREVOLEZZA, del consenso e della fiducia che le persone scelgono di riporvi, della sua capacità di rappresentare una specifica e ben determinata identità condivisa dai membri che, proprio perché si identificano in esso, scelgono giorno per giorno di seguirne le regole che appaiono loro naturali.

L’idea che un iscritto ad un partito debba fare causa al partito per ottenere l’applicazione dello Statuto dai membri è francamente ridicola.

Se non si identifica con i valori espressi dal partito stesso, l’iscritto lascia il partito stesso. Il che genera una sorta di selezione per cui coloro che rimangono sono:

  • o molto vicini alla ideologia di quel partito, alla sua identità
  • o molto interessati al potere che vi si può trarre

Dunque il primo problema da risolvere per questo partito è quello di riscoprire la propria Identità. Di esprimerla maggiormente sul territorio. Di attrarre persone affini, seppur poche.

Il concentrarsi sulle regole interne (per anni, mi dite) invece che ad esempio sulla produzione di software libero o sull’educazione informatica, dimostra che questa identità Pirata è andata completamente perduta e sono rimaste a governare il partito persone che perseguono agende personali egoistiche e prive di Curiosità.

Oh, invece ne avrebbe eccome. Dovremmo tendere a minimizzare le decisioni necessarie, per dedicarci a fare invece che a litigare e votare.

Così magari si libera anche il tempo per la discussione politica.

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Questa è veramente una buona obbiezione!

Ma tu che ne hai esperienza: non si può minimizzare le decisioni da prendere e contemporaneamente usare LQFB per prenderle?

Si possono, uhm… alzare i quorum sulle issue, ma quello non minimizza le decisioni da prendere: rende soltanto più difficile prenderle.

Quello che serve è un meccanismo secondo cui decidere cosa è piratesco e cosa no. Un meccanismo politico, preferibilmente, e condito da molta responsabilità personale.

E cosa ne pensi dei meccanismi proposti da @Piantavanci (magari rispondi in quel thread).

Julia Reda non è il Piratenpartei Deutschland e il Piratenpartei Deutschland non è Julia Reda. I Pirati in tutta Europa, anzi in tutto il Mondo, agiscono sotto lo stesso mandato. Certo, non tutti ottengono gli stessi risultati (la legge sul copyright il 26 marzo è comunque passata in Parlamento Europeo, giusto per ricordarti la storia recente).

Approfittare mi sembra non solo scorretto ma anche - e soprattutto - molto ingeneroso nei confronti di tutti quei Pirati che da settembre scorso fino a oggi hanno lavorato e stanno ancora lavorando per queste elezioni europee (pochi o tanti che siano, è irrilevante).

Altra cosa non solo irrilevante (vorrei infatti capire perché dovrebbe avere un valore il radicamento sul territorio), ma come sopra fortemente ingenerosa nei confronti di tutti i candidati iscritti al Partito Pirata (anche perché dubito che tu sappia persino chi è iscritto e chi non lo è).

Veniamo allo Statuto:

Non tutti i ruoli sono uguali: ci sono ruoli incompatibili e ruoli ritenuti compatibili.

In caso di conflitto d’interessi (cosa già successa in passato), i membri interessati si auto sospendono (come in tutti i collegi civilizzati).

E questo sarebbe un disvalore? Secondo chi, i 5 stelle? E se invece non lo fosse?

Di cosa stiamo parlando? Del fatto che le nelle cariche elettive nello Statuto non è previsto ex lege un rapporto precostituito tra i generi? E se fosse un disvalore un’imposizione simile? C’hai mai pensato?

In che senso? Quest’ultima frase non l’ho nemmeno capita…

Come ben vedi, direi che prima di buttare fango e chiedere rispetto o fiducia, sarebbe meglio avere rispetto e dare fiducia. Sul resto tornerò con calma, che ora è tardi.

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No. Questa è una organizzazione. Il Piratenpartei Deutschland è un’altra. Che i membri di questa organizzazione si fregino delle battaglie di un’altra perché “operano sotto lo stesso mandato” è veramente puerile. :wink:

(che poi cosa vuol dire “operano sotto lo stesso mandato”? Stiamo mica ai tempi di Carlo Magno!)

Beh, ma almeno Julia Reda c’era a battersi nel Parlamento Europeo. Non da sola, certamente.

Ma quali membri c’erano del PP-IT? Ah già… stavano dibattendo in Assemblea Permanente dello Statuto approvato nel 2015. Beh… dai… so’ battaglie anche quelle! E quanti erano già a dibattere? :smiley:

Ma sai, di cosa “ti sembra” delle mie parole a me non cambia molto.

Il fatto rimane: non ci sarebbero Elezioni Europee per il Partito Pirata italiano, se altri non si fossero fatti il culo altrove e se non ci fosse una legge che permette a questo Partito di presentare dei candidati nonostante la propria sostanziale irrilevanza politica.

No. Vedi questo è un’altro strawman, perché le frasi che citi fanno riferimento alle precondizioni che hanno reso possibile le candidature. I voti che prenderemo saranno merito dei candidati più credibili e dell’immagine del Partito Pirata tedesco.

Questa è FANTASTICA! ! ! :smiley:

Perché mai un cittadino dovrebbe votare persone mai viste? Perché hanno una maglietta con il logo del Partito Pirata?

In ogni partito politico il radicamento sul territorio è fondamentale.

(psss… faccio finta di niente eh… ma tu magari un’occhiata al sito web dalla eh… così certe figure le eviti…)

Intanto non c’è nessuna incompatibilità dichiarata. Tu quanti incarichi hai già?

E se non lo fanno? :smile:

E’ fantastico come qui si voglia burocratizzare il partito per tutelarsi dai nuovi membri, ma ci si rifiuti di introdurre le più basilari norme di garanzia affidandosi alla buona fede dei vecchi membri.

Le regole vanno progettate in modo da evitare i problemi, non da risolverli.

Qui tu lasci che il conflitto di interessi si verifichi e rifiuti persino di stabilire come vada risolto!

Tagline: “Partito Pirata: We shall do no Evil! (but you could, as you are a new member)”

Decisamente, visto che non ci sono incompatibilità dichiarate.

Non solo si può ottenere diverse cariche, ma si può mantenerle per sempre! (perché non c’è un emoticon per :facepalm: ? :smile: )

Parliamo del fatto che quelli che qui fingete debbano essere “Avatar”, schiavetti telecomandati via LQFB, avete dovuto cercarli fuori dal partito.

E sì, il principio che tutti i generi debbano essere rappresentati nelle candidature è un principio sensato per un partito politico, anche se non viene indicato l’elenco dei generi e la proporzione. Il tema, semplicemente, non appare. Non ci avete pensato.

Quanti transgender sono stati candidati a queste elezioni europee, per esempio? E quanti lo saranno alle prossime tornate elettorali?

Non ti sembrano temi rilevanti da trattare nello statuto (sebbene magari senza un numero schiantato)?

E’ semplicissima: in un partito come questo, chi controlla l’istanza di LQFB e ne mantiene il codice ha un ruolo fondamentale che dovrebbe probabilmente essere incompatibile con ogni altro ruolo, inclusa la partecipazione all’elaborazione dei documenti su LQFB stesso (ma non al voto, naturalmente).

Francamente non mi sembra tu abbia dimostrato molto.

Il problema della separazione dei ruoli e della loro durata potenzialmente illimitata è evidente. Analogamente per la questione delle candidature o per i generi delle stesse. Quanto all’amministrazione di LQFB, spero di aver chiarito.

Questo logo lo riconosci?

Questa è una stronzata che disconosce la natura internazionale del movimento pirata. E se non ti fidi di questa mia affermazione, ci sono i documenti di affiliazione a pp-eu e pp-de in allegato alle liste presentate.

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Comunque oh, il discorso è vecchio assai.

E’ quello che noi intendiamo fare, mi dispiace mi sono espresso male, però è questa l’identità del Partito Pirata, se hai capito qualcosa di diverso allora significa che abbiamo un problema e che questo problema è alla base di quanto vorremmo evitare in futuro. Come si può far parte di un partito e contribuire alle sue scelte politiche se non se ne condividono finalità e identità? Non ce l’ho con te ovviamente, ma le tue perplessità potrebbero a questo punto essere quelle di tutti i nuovi iscritti.

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Sì, credo che questo sia il problema più grave emerso in queste settimane in questo forum. Problema per il quale ho aperto questo argomento sull’Identità di partito.

Un hacker che si avvicini al Partito Pirata osserva con piacere l’esplorazione di idee Politiche nuove. Laddove si mette in discussione la democrazia rappresentativa, laddove addirittura (sbagliando di brutto nemico) si mette in discussione il suffragio universale a favore dell’elitismo, ci si aspetta di poter ragionare insieme su idee nuove in modo razionale, quale che siano i temi in oggetto, come è ambizione di tutte le comunità hacker del mondo.

La realtà che si percepisce contribuendo a questo forum, invece, è molto diversa.

Effettivamente se l’identità del Partito Pirata si esaurisce nella tutela di privacy e nel contrasto al Copyright, non è il progetto politico di grande spessore e respiro che si può dedurre guardando dai candidati alle Europee.

Merita certamente un qualche supporto, ma non è quello che mi ha spinto a iscrivermi.

Io mi aspettavo molto di più.

Non mi aspetto “gente normale” qui. Mi aspetto gente capace di discutere pacificamente insieme, con calma e fermezza, restando nel merito (aka senza continui e sistematici strawman o ad hominem), che apprezza le proprie differenze e cerca di comprendere la prospettiva degli interlocutori per trovare la migliore sintesi possibile, in modo che tutti agiscano convintamente per realizzarla.

In cui il rispetto per le opinioni minoritarie sia presente non solo nella possibilità che queste hanno di essere votate su LQFB, ma anzitutto nei toni del confronto.

Non mi aspetto, naturalmente, un utopia. Mi aspetto un confronti serrati, valori distanti e contrapposti e anche punti di netto ed inconciliabile disaccordo. Ma mi aspetto anche il rispetto reciproco e l’onestà intellettuale tipica degli hacker. Mi aspetto un’epistemologia comune. Mi aspetto che si accetti un ragionamento logico come tale. Mi aspetto che i postulati di una proposta politica vengano dichiarati come tali e che si voti sull’azione stessa, non sulla validità di una affermazione scientifica. You cannot argue with a root shell.

E mi aspetto Curiosità, non paura. Curiosità che spinge all’ascolto tanto di più quanto più le opinioni espresse sono lontane dalle proprie.

Se questo non è ciò che questo partito vuole rappresentare, allora hai ragione, c’è un problema comunicativo fondamentale di questo partito: il suo nome, che dichiara un’Identità che i membri esistenti rifiutano.