Dall'America nuovi tentativi di sporcare l'immagine di Wikileaks

Che ne pensate di WikiLeaks, delle ultime azioni e reazioni? Riporto la mia visione su cui vi chiedo se condividete o meno.

Innanzitutto, a prescindere dalle evoluzioni con cadute di “stile”, bisogna premettere che WikiLeaks rimane un’esperienza storica da non sminuire a cui riconoscere il merito di paladina della libertà di informazione indipendente senza condizionamenti e censure da parte di politica, governi, militari e portatori di interessi economici. D’altronde con il tempo era inevitabile qualche cambiamento, è nella natura delle cose. Cambiamenti determinati dai condizionamenti esterni, complice il troppo clamore e notorietà che è andata crescendo negli ultimi anni, soprattutto a partire dai casi Snowden e Manning. I casi più eclatanti negli ultimi giorni. Eclatanti in termini di notorietà e di dubbi sulla correttezza dell’operato. Dagli Erdogan Leak che si sono mostrati non così rilevanti con l’effetto di aver messo a rischio molti cittadini ma soprattutto cittadine turche per via dei dati personali pubblicati, al leak sui democratici americani uscito con perfetto tempismo facendo intendere uno schieramento politico e, chissà, forse anche un condizionamento. Per non parlare delle reazioni alle critiche ricevute anche dallo stesso Snowden (che invece aveva “ripulito” le informazioni diffuse, cosa che è stata fatta anche nel caso dei Panama Papers). Forse ci vuole ancora del tempo per comprendere se si tratta di semplici errori o cambi epocali. Il rischio maggiore è che WikiLeaks diventi strumento di una moderna guerra fredda tra governi alla mercé di rispettive agenzie di spionaggio o portatori di interesse di altra natura. Comunque su questi avvenimenti è importante che si sviluppi un dibattito perché da una parte c’è il rischio di deriva per WikiLeaks che minerebbe l’importante funzione che fin qui ha svolto. Ma soprattutto c’è il rischio di criminalizzazione per chi nel mondo agisce in nome dei principi su cui WikiLeaks si è basata, per chi si batte per le libertà digitali e di informazione, per la trasparenza. Rischi elevati per via del ruolo importante che ricoprono le attività di whistleblowing e di civic hacking in questi “tempi moderni”, che vanno invece sostenute, potenziate e arricchite di nuovi soggetti.

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Scusa il silenzio, ma non so bene a cosa alludi. Potrebbero essere in corso massive operazioni di PsyOps per danneggiare l’immagine pubblica di Wikileaks. Assange non è un santo, ma più di quello non so.

In effetti non è chiaro neanche a me, a che cosa ti stai riferendo esattamente?

Il dettaglio del pezzo in cui sono citato:

Più leggibile nella rassegna stampa RAI (non so per quanto tempo rimanga online): http://www.ufficiostampa.rai.it/aree/raicom/com_domenica.pdf

Ho letto l’articolo, relativamente al fenomeno dei leaks (fughe di notizie) si pone il problema della privacy e della veridicità delle fonti.

Un’associazione o un gruppo di persone deve mettere in piedi una piattaforma che riceverà dei leaks, i quali possono essere anche materiale di tanti gigabyte (altro problema è la voluminosità / quantità dei dati).

Pubblicare indiscriminatamente tutti i leaks non va bene, perché bisogna verificare le fonti, altrimenti potremmo creare pseudo scandali o ingiusti problemi ad aziende o a cittadini o a politici in modo puramente strumentale. Verificate le fonti c’è il problema della privacy, se di grandi aziende e multinazionali - che hanno scheletri nell’armadio - vogliamo che vengano allo scoperto, così come succede ai politici o nel Vaticano, perché non dovrebbero essere coinvolti anche i singoli cittadini? Però, a quali danni potrebbero essere esposti i singoli cittadini che hanno una scarsa o assente difesa? Ritorsioni, danni di immagine…?

Naturalmente non esiste solo WikiLeaks, ma già esiste (e maggiormente può essere coltivata) una pluralità di piattaforme dove le variabili leaks e privacy vengono diversamente giostrate.

Bisogna anche considerare che quantità di dati enormi possono rendere difficile l’individuazione di dati sensibili di cittadini relativamente o del tutto innocenti (rispetto all’oggetto principale del leak) e quindi essere diffuse a loro danno.

Al tempo stesso, non vedo come si possa evitare che un analogo di WikiLeaks nasca, che non rispetta la privacy se non quella di chi invia le informazioni. Forse non c’è interesse, visto che sarebbe orientato verso il pettegolezzo di personaggi secondari, magari di paese (credo - spero - poco interessante), considerando anche le difficoltà da parte di chi mette in piedi la piattaforma di tutelarsi legalmente o trovare il modo di diffondere notizie in modo del tutto anonimo anche nei riguardi di chi gestisce il sistema (oltre di chi invia i leaks).

Il problema principale dell’articolo è: quale politica di pubblicazione dei leaks adotterà WikiLeaks? Preserverà qualche personaggio per motivi di privacy, ma in realtà perché la corruzione si sta facendo strada anche lì per difendere certi potenti? oppure lasciando da parte la privacy sarà in grado di mettere “a nudo” le faccende di chiunque?

Secondo me il problema non è così rilevante se consideriamo solo WikiLeaks, perché se qualcosa non sta bene ad un gruppo di persone, si può sempre creare una piattaforma alternativa (e già esistono). Il problema rimane il fatto che la Rete ci mette di fronte alla gestione di un difficile equilibrio tra trasparenza, leaks, privacy, oltre ai problemi di veridicità e volume dei dati.

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https://twitter.com/NatSecGeek/status/758059030527021056

Michael Best
‏@NatSecGeek

.@WikiLeaks didn't upload the #AKP files with the private info on Turkish women - I did (and they've been removed)

È uscito fuori che la storia che Wikileaks abbia commesso un errore è stata fabbricata dal New York Times.

Ragazzi, attenzione alle manipolazioni. Ci stanno provando in tutti i modi! Tutta la campagna contro Jacob Appelbaum, uno degli autori del sistema informatico di Wikileaks, si sta dimostrando costruita e falsa, intanto Tor è stato soggiogato con il direttorato rimpiazzato, le dir authority sostituite… direi che Tor non è più sicuro.

Se ci sono state delle redazioni per proteggere personaggi, allora nei casi di leaks che hanno bypassato Wikileaks… cioè #datagate e #Panamaleaks. Assange ha buttato via la sua libertà per fare il duro e puro, non credo sia acquisibile.

https://glomardisclosure.com/2016/08/08/what-a-hit-piece-against-wikileaks-looks-like/ elabora sulla questione. Zeynep è la giornalista del NYT di origine turca che pare abbia una agenda politica.

Da https://contraspin.co.nz/the-weaponising-of-social-part-3-the-resurrection-of-ioerror/

The same New York Times that told America in 2002 that Iraq had weapons of mass destruction, has published at least three hit pieces on WikiLeaks this month alone, and incredibly, yet somehow fittingly, became the “exclusive” publication of choice for the Tor Project’s “independent investigation” findings.

Ci ho pensato un po’… veramente l’idea di Wikileaks è sempre stata che è uno strumento di chiunque abbia uno scandalo da pubblicare. Se gli scandali di Putin nei PanamaPapers non sono apparsi in Wikileaks è perché il CIJ come anche Snowden scelse di non pubblicare nulla in modo diretto. È normale che la redazione di WL non rifiuti informazioni riguardo ad uno scandalo del partito presunto meno peggio della politica americana. Perciò la strumentalizzazione non la vedo. Piuttosto ho l’impressione che il NYT agisse con l’intenzione di sporcare l’immagine di WL, alludendo che con gli anni si sia instaurata una qualche forma di incoerenza… ma mi pare un’idea completamente fabbricata. Comprendo l’urgenza del momento, ma forse una risposta più politica – orientata a smantellare queste manovre di spin – ci sarebbe stata bene.

Ulteriori articoli sul tema:

che fa riferimento a

Ho concluso la lettura di un libro di Assange, dalla personalità che ne emerge non credo affatto che aiuti Putin o alcun governo. Lui è un anarchico, anche un po’ estremo, ha il desiderio che ogni tipo di manovra oscura a danno dei cittadini (da parte dei potenti) venga fuori e desidera fortemente una comunicazione segreta e criptata tra i cittadini (quelli più indifesi).

Non ravviso in lui un’idea completa e coerente di come dovrebbe comportarsi uno Stato - che ritiene esiste solo nella misura in cui tira fuori il suo potere per imporre certe cose ai cittadini (visione un po’ limitata, anche se comprensibile per le vicende che ha passato) - credo che lui senta di aver trovato una certa “vocazione”, qualcosa a cui dedicarsi a fondo e senza compromessi. Queste sono comunque mie impressioni e deduzioni dalla lettura di un suo libro soltanto (“Internet è il nemico”).

Dubito. Con la frase “Ci restano pochi anni per salvare la democrazia nel mondo, ma la sinistra ha abbandonato la tecnologia” mi pare si sia posizionato chiaramente come profondamente democratico, capace di distinguere una democrazia buggy da un regime ingiusto. Tale capacità è antitetica all’anarchismo IMHO. Ma in un mondo di democrazie estremamente danneggiate esiste una chiara necessità per un estremismo democratico.

Condivido che il suo pensiero è inconsistente, a volte gli scappano cose non molto approfondite. Dopotutto è solo un individuo e non un’intelligenza collettiva.

Questa prassi non rischia di diventare un’arma a doppio taglio?

Morozov: "Wikileaks usa metodi radicali ma necessari proprio per la nostra democrazia: in quest’era di crisi della rappresentanza, è necessario sapere come si comporta chi decide per noi, dietro la facciata. Vale anche per le presidenziali ".

About Julian…

Il nemico del nostro nemico è nostro amico amico… ma solo fino a quando i suoi comportamenti non entrano in conflitto o compromettono strategie ed interessi esclusivi. Non so se Julian sia un sincero democratico un Anarchico o quale visione abbia del concetto di “Stato” La mia sensazione è che stia tentando ostinatamente, disperatamente di sfuggire alla logica feroce delle Alleanze a controllo variabile

IL nemico del mio nemico non necessariamente è mio amico, considero e valuto ogni comportamento sulla base di una mia personale visione etica la quale non è negoziabile per definizione. Questo credo sia in sostanza l’approccio di Assange.

quanto poi si riesca nei fatti a mantenere le attività di WL aderenti ai principi del suo fondatore è difficilissimo da determinare a causa della difficoltà di esercitare un reale effettivo controllo su strutture che nel tempo tendondo a decentralizzarsi, frammentarsi spontaneamente fino a diventare ingestibili…

Io non lo vedo un problema, se ci sono alternative a WikiLeaks e ci sono (decentralizzazione), nessuno costringe il redattore di WL a comportarsi diversamente. Semmai il problema è che gli rendono la vita difficile (perquisizione, fermi, blocco di conti bancari da parte di alcuni circuiti monetari, pressione su amici e conoscenti… ecc.).