Fattibilità del reddito di esistenza

L’opinione di Pistono

Per lui è fattibile e addirittura necessario, anche se parla considerando dinamiche globali e quindi sembra implicito che vada finanziato a livello globale. Il problema è che chi ha davvero molti soldi (e ‘molti’ è un aggettivo insignificante rispetto alla realtà) può essere proprietario di multinazionali con sedi all’estero o portare i suoi capitali in paradisi fiscali… Questo è il grande guaio che mi fa pensare alla necessità di avere una sorta di governo mondiale.

Riguardo gli spezzoni con l’altro tipo che parla di robot sul piano degli umani… mi sembra esagerato, vedremo che porterà il futuro. Comunque, non serve arrivare a tali estremi per ricorrere ad un RdE, il quale già avrebbe senso perché risolverebbe il paradosso tra iper-occupati e disoccupati distribuendo meglio le ore di lavoro.

esticazzi Storno, lo diciamo noi siamo dei coglionazzi, Pistono dice le stesse cose, e…? :slight_smile:

Anziché apprezzare la collaborazione nonostante io personalmente non ci creda… :smile:

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Proprio in merito alla fattibilità del reddito, uno dei rischi, secondo Carlo Borgomeo, è la deriva assistenzialista. La soluzione che suggerisce, rimanendo a favore di una qualche forma di reddito di cittadinanza o inclusione sociale (ma non sono presenti dettagli sulla quantificazione e le modalità), è congiungerlo all’inserimento dei cittadini (che non hanno trovato lavoro) in associazioni (o altro) che si impegnino sul sociale. Auspica anche una auto interrogazione di queste realtà ed esami e verifiche prima di affidargli cittadini affinché non siano abbandonati a se stessi.

Ho raccolto questo problema e l’ho trattato esplicitamente nel paragrafo § Rischio di una deriva assistenzialista. Inoltre, la risposta, che di fatto avevo già offerto, si sovrappone piuttosto bene con quanto auspica Borgomeo e si tratta del già presente paragrafo § Il lavoro facoltativo avvantaggia l’economia del dono. Però, adesso ho esposto esplicitamente il problema e l’ho trattato meglio.

Se solo si credesse di più nei programmi cooperativi aperti… faremmo capolavori.

E allora beccati questo

Purtroppo l’idea è stata bocciata:

Ora non conosco i dettagli della proposta, quindi non posso raccontare granché. Però, quel che mi chiedo è se pensano di trovare la ricetta per riprendere a crescere e dare lavoro a tutti… cosa secondo me infattibile, oppure (e temo sia questa la verità) semplicemente posticipano i problemi: chi non trova lavoro lo deve cercare di più; il mercato deve spostarsi, trasformarsi; se ci saranno più poveri semplicemente non interessa (magari pensano vada a vantaggio dell’abbassamento delle prospettive di guadagno… ovvero il costo del lavoro si abbassa). Temo proprio che sia la seconda la verità, però la gente potrebbe anche passare il limite di sopportazione… il mercato non può comandare con la logica del profitto, aumenteranno e si esacerberanno le dinamiche disumane.

Disuguaglianze e frammentazioni nelle classi sociali in Italia:

Sono preoccupato e scoraggiato da una dinamica, l’Italia sta seriamente degenerando: molti giovani sono andati all’estero; la popolazione è piena di pensionati (problema analogo a quello del Giappone); il sud mostra dati quasi sempre più gravi rispetto al nord (creando una sentita spaccatura dell’Italia in due); essere imprenditori è molto difficile e le condizioni economiche di un tempo non esistono più; sono aumentati tantissimo i dipendenti; il debito pubblico, considerando anche il recente declassamento, rischia di portare ad una situazione simile alla Grecia (ulteriore massiccia svendita di beni pubblici)…

…riguardo il reddito base si potrebbe con fatica ancora realizzare, ma se continuiamo a trascinare la situazione e lasciare che degeneri, potrebbe l’Italia non avere più abbastanza lavoratori per sostenere tutta l’assistenza al reddito necessaria. Certamente è possibile se tutta l’Europa insieme si impegna a farlo, però serve una comunità Europa vera, non un’Europa strumentalizzata per gli interessi finanziari di pochi…

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Ci sono ancora gli straricchi nel paese? In cima ci sta solo Ferrero? Gli altri hanno lasciato il paese? I guadagni delle multinazionali in quale modo lasciano il terreno? Se l’economia lavorativa nazionale non ce la fa a finanziare il RdE, bisogna fare pagare l’economia globalizzata che fugge col malloppo. Le pubblicità su Facebook… bypassano completamente il fisco italiano? I guadagni della catena ZARA, quanto resta in forma di tasse in Italia e quanto se ne va oltreoceano? Un litro di Coca-Cola — valore fisico: pochi cent, prezzo al negozio: più di un succo di frutta — quanto resta in Italia e quanto se ne va fuori dal nostro sistema economico? Possiamo fermare l’emorragia?

Ora, premesso che l’evasione fiscale è una piaga e che quella delle multinazionali fa schifo il doppio di quella dei poveri cristi, un’osservazione sorge spontanea: metti anche caso che domani, come per magia, tutti i governi del mondo si mettano d’accordo ed eliminino dal globo i paradisi fiscali, e addirittura stabiliscano un unico sistema di tasse mondiale, costringendo le varie Apple, Coca-Cola & Co. a pagare molte più tasse di prima. E supponiamo pure che con questo extragettito fiscale ci si finanzi il RdE.
Cosa credete che farà mai, una multinazionale, di fronte a un aumento delle uscite? Verosimilmente aumenterà il prezzo del prodotto per mantenere inalterati i livelli di profitto (oppure licenzierà qualche dipendente, ma stavo già ragionando in ottica “quasi-tutto-robotizzato”). Così si creerebbe un’inflazione notevole, e la gente si ritroverebbe a non poter più acquistare certi prodotti.

Sarò pessimista, ma dubito che ad oggi ci sia qualche Governo in grado di “mettere in riga” una qualche multinazionale. Ci sono solo due sistemi per farle ragionare: il primo è il “metodo WannaCry”, ma mi pare poco elegante. Il secondo sono le campagne di sensibilizzazione dell’opinione pubblica. Lo so che può far ridere, ma andate nei supermercati e guardate quanti produttori di biscotti oggi mettono la scritta “senza olio di palma” in bella mostra (non voglio entrare nel merito: mi limito a constatare che, d’innanzi alla prospettiva di perdere clienti, le aziende sono andate incontro alla richiesta dei consumatori). Se una multinazionale non paga le tasse, sfrutta la gente e devasta l’ambiente, l’unica cosa utile da fare è convincere la gente a boicottarla.

Su questo punto non sono d’accordo. I profitti sono veramente vertiginosi, i prezzi bassi non servono tanto a guadagnare di più, ma a farsi strada nel mercato, perché un prezzo basso a pari qualità (o con qualche forzatura non etica) vende rispetto ad un altro. Non importa se guadagni 100 o 1000 il prezzo influisce sulla tua possibilità di guadagnare fette di mercato.

Quindi se un governo mondiale o europeo potesse porre dei vincoli sulla tassazione e il rispetto dei lavoratori (non solo dei lavoratori occidentali) potrebbe avere effetti benefici su certe degenerazioni del mercato. Però, bisogna costringere tutti insieme, non si può aspettare che lo facciano “in coscienza loro”, persino chi vorrebbe non lo può fare. Sono sempre azioni sistemiche queste.

Forse è un esempio di potere del consumatore sulle multinazionali, ma sono scettico. Per me è stata una combinazione fortunata… da quando facevo le medie si parlava di boicottare questa o quella multinazionale, questo o quel prodotto… Non funziona. Ci si rivolge a numeri troppo grandi per far sì che una minoranza cosciente conti qualcosa.

Inoltre, l’olio di palma è ricco di acidi grassi saturi che è bene limitare moltissimo, e questo ha una connessione sulla salute della gente. Ma quando i motivi sono più prettamente etici e non c’è di mezzo la salute del cliente… mi sembra quasi impossibile ottenere un risultato.

Intanto ho saputo che abbassano le tasse per i pensionati che vanno all’estero e poi tornano in Italia, perché è meglio che spendono qui che altrove. Quindi, chi ha una pensione può trasferirsi all’estero e poi torna così ha tasse più basse. Non ricordo se è già così, oppure è in discussione questa scelta.

L’RdE è fattibile, secondo me, però più aspettiamo, peggio va il paese e più sarà difficile far manovre… Su un governo mondiale non possiamo contare e anche con l’Europa ci sono serissimi problemi (manca un’unità politica e ci sono vari tipi di squilibrio interno…).

mah, se le multinazionali alzassero il prezzo aprirebbero il mercato a coloro che già cercano di opporsi al predominio delle multinazionali con molta difficoltà. Secondo me è un pericolo che non esiste se riusciamo ad ostacolrare i monopoli. Antica e nobile battaglia molto pirata.

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D’accordo con @briganzia: no problem. Se il monopolista fosse costretto ad aumentare i prezzi (dubito) ed in questo modo abbandonare il monopolio, riparte il mercato perché la concorrenza torna ad essere competitiva.

Poi possiamo anche discutere del modo come è impostato il concetto di società per azioni: se le corporation sono costrette a crescere ogni anno per non essere perdenti, devono sempre inventarsi qualche nuova porcheria. Se invece l’impostazione è tale che la costanza e la sostenibilità ha più valore della crescita, allora il problema non si pone.

Del resto le tasse valgono per tutti, perciò sono neutrali riguardo al mercato… hanno uno scopo meramente etico, non discriminatorio. Se finora si son fatti guadagni non etici, fortunata l’azienda che lo ha potuto fare finora. Non osi chiedere che lo possa fare anche in futuro!

Si, la situazione è grave. Ma se non lo facciamo ci giochiamo il pianeta. Non vedo opzioni per continuare altrimenti…

Neanche l’oil spill nel golfo ha fatto naufragare la BP. Le corporation odierne sono dei zombie — sopravvivono qualsiasi virus. Ci vuole un ricambio del sistema di governance in una maggioranza di nazioni, e poi una politica globale ragionevole. E abbiamo pochissimo tempo. Ogni distrazione come la seguente è deleteria:

In questa strategia ci vedo il problema che ci sta sempre un delay di 10-20 anni tra l’introduzione di nuove porcherie per massimizzare il guadagno e la disponibilità degli umanoidi di fare pressione, oltretutto solo quelli che se lo possono permettere — poi se consideri che si dovrebbe smettere di consumare carne di manzo… ti ritrovi intere culture contro che certamente non riuscirai a convincere volontariamente…

Anche l’idea che l’industria si autoregoli volontariamente riguardo a questo o quest’altro… è una baggianata che in decenni non ha mai funzionato. Fare partecipare tutti allo sviluppo di una decisione politica, d’accordo — ma per metterla in atto è inevitabile avere le strutture per fare rispettare decisioni comuni.

L’adesione volontaria premia chi non partecipa, avvantaggiandolo contro coloro che hanno aderito volontariamente. In pratica, se del clima non me ne frega niente (sono vecchio, egoista ecc), compro i prodotti all’olio di palma perché ora costano di meno… E ci sono intere popolazioni, che una scelta etica in supermercato non se la possono neanche permettere.

Ci sono paesi che ti abbassano pensioni e sussidi se te la spassi fuori dal tuo paese… altro che premi a chi torna!

Deprimente giovanilismo

Domandina del 2019

Supponiamo di avere una Rendita di Esistenza e che ognuno fa il lavoro che vuole se lo vuole. Ora questo sarebbe un diritto di tutti e tutti hanno il diritto di scegliersi il lavoro che vogliono e se non c’è semplicemente attendere…magari crearlo.

Chi pulirà il sederone di quella povera anima che avrà bisogno di queste attenzioni?

Ok nell’insieme della popolazione c’è il sottoinsieme “fetish” Ora di questi quanti saranno a disposizione per svolgere quel mestiere?

E se proprio non ne troviamo manco uno che si fa?

Tema già affrontato qui. Gli ho appena cambiato la categoria, rendendola visibile anche ai non attivi in assemblea. Sarei curioso di sentire i nuovi che ne pensano di tutto ciò.

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Entro nella discussione chiedendovi ancora una volta, stavolta in maniera molto diretta: ma cosa avete contro il lavoro? Credo che occorra portare nella discussione un po’ di concretezza, e quindi ho deciso di mettere in mezzo la mia esperienza diretta, sia professionale che di vita. Professionalmente ho lavorato con persone in condizioni di gravissima marginalità, povertà estrema e connotazioni di estrema fragilità fisica, psicologica e sociale. Tutte - TUTTE - chiedevano di lavorare! E non chiedevano un lavoro per avere un reddito, chiedevano un lavoro perché è solo attraverso il lavoro che un individuo sente di essere parte di un progetto comune, essere una rotella, anche se piccolissima ed insignificante, parte di un ingranaggio in cui tutti hanno un’utilità, un ruolo, un senso. Il lavoro è lo strumento più efficace d’inclusione dell’escluso. Ma possibile che quando si parla di “welfare” in Italia non ci si riesce a distaccare dalle radici solidaristiche/cattoliche alla…Dame di san Vincenzo? Scusatemi la provocazione ma sul serio io non ne posso più di questo statalismo invadente che, distribuendo soldi senza tornaconto, pensa di aver garantito la libertà senza rendersi conto che sta invece tarpando le ali. Leggevo tempo fa un interessante libro sui diritti umani, ho difficoltà a ricordare sia titolo che autore, quindi la mia citazione sarà a memoria. I diritti sono di due tipi: positivi e negativi. lo Stato deve agire solo nella tutela dei diritti positivi e limitarsi a non ostacolare i diritti negativi. Diritto positivo è il diritto alla salute, all’istruzione, al lavoro. Lo Stato dovrebbe agire per creare le migliori condizioni di lavoro possibili per tutti i cittadini. Il benessere si ha non perché si hanno soldi, ma perchè si vive in un contesto che ti permette di essere un individuo che ha un valore, che è parte di un tutto, che ha un significato nell’esistenza propria e degli altri.

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Diverso è invece la tutela del diritto di scelta, del diritto all’autodeterminazione che deve essere prerogativa di ogni essere umano. Ed è forse solo in questo che il reddito diventa uno strumento che ti permette di ottenerlo in maniera immediata indipendentemente dal fatto che uno Stato te lo possa “concedere” o “garantire”. Su questo io avrei delle opinioni precise sulla graduale uscita istituzionale dai cosiddetti “servizi pubblici” in cambio di una concreta restituzione monetaria al cittadino con lo Stato impegnato a garantire esclusivamente il diritto ad un uguaglianza sostanziale delle condizioni. La redistribuzione economica quindi non dovrebbe avvenire attraverso dei servizi ma proprio in denaro, non con una quota fissa uguale per tutti, ma con un budget individualizzato che ti permette di comprare i servizi che ti servono. Poi ognuno decide in piena autonomia dove acquistarli. Ma probabilmente questa è una visione ancora più utopistica del reddito di esistenza…

Vedo che Pistono fa parte della Singularity University, della quale conosco bene il fondatore del branch italiano, David Orban. Con qualcuno ne ho anche già parlato, ho passato una serata a cena con David a parlare di PP e di quanto le idee di Singularity University (e del suo progetto relativo alla Network Society, https://netsoc.org/ ) siano interessanti per noi, e abbiamo ipotizzato anche una serata di discussione con lui. Tornando a Pistono, se volete posso chiedere a David di presentarmelo e/o parlargli del Partito Pirata. In generale i membri di SU non sono inclini a scendere in campo politicamente (lo stesso Orban, da me contattato rispetto alle Europee, ha declinato la candidatura), come comprensibile, ma se non altro possiamo vedere se si riesce a scambiare quattro chiacchiere…

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Ho sempre pensato che Pistono fosse il soggetto perfetto per fare da star mediatica al PP. Tentai di contattarlo, tempo fa, con una lettera aperta (sul suo sito spiegava che c’erano 2 modi per ottenere udienza: il primo era pagare 100$ per farsi rispondere a una mail, l’altro era scrivere “something awesome” da qualche parte nel web e taggarlo su Twitter, perché “i tag li legge tutti”. Optai per il secondo metodo, e in effetti fu di parola