Manifesto adottato a maggio 2015

Credo che stiamo analizzando tavoli di gioco diversi. Tu ti riferisci alla progettazione del miglior prodotto possibile, io in quel contesto faccio riferimento alla miglior distribuzione di risorse ed alla ricerca dell’equilibrio tra le libertà di ciascuno.

In ogni caso se quello che genera controversie è solo il riferimento alla teoria dei giochi possiamo pensare di toglierlo, riformulare la frase come segue e sviluppare a parte la discussione sulla teoria:

Possiamo ottenere risultati complessivamente migliori collaborando invece di perseguire obiettivi egoistici.

Sto parlando degli scenari classici della teoria dei giochi, non di quelli a somma zero. Cerca di fare caso ai punti di equilibrio ed alla loro relazione con eventuali strategie dominanti. Quello che cerco di evidenziarti è che la non cooperazione porta sì ad un equilibrio, ma non a quello migliore per la società.

Ok per un manifesto più politico; manterrei comunque la divisione in due documenti come è adesso, per tenere anche il codice dei pirati…

Sono d’accordo con te, però il nuovo Manifesto non può essere una lectio-brevis (che in questo caso non sarebbe manco tanto brevis). Il mio intento è chiaro: il superamento del Codex ma anche dell’attuale proposta di nuovo Manifesto, facendone uno politico ma con un briciolo di pathos. Che non significa pieno di slogan e luoghi comuni.

Non è detto che ci sia riuscito. Per questo vorrei che anche la mia proposta potesse essere emendata e mandata al voto.

Se si cita la teoria dei giochi bisogna citarla correttamente, proprio perché è una teoria matematica e poco si presta ad interpretazioni. Innanzitutto studia il miglior comportamento per maassimizzare l’utile del singolo che la pratica, quindi la parola egoismo contrapposta a cooperazione non è corretta. E’ semmai corretta la parola competizione contrapposta a collaborazione. Semmai è più interessante come la teoria dei giochi in casi particolari invita alla fiducia, da cui la cooperazione, più che alla cooperazione direttamente. Il discorso sulla fiducia è particolarmente interessante. Mi sarebbe piaciuto veder inserito nell’ultima proposta di manifesto:

FIDUCIA i pirati sono fiduciosi e … ma sarebbe un chiaro falso, soprattutto oggi ove tutti si sono sprecati, o tradendolaa o sbeffeggiandola, a demolirla.

Un manifesto deve a mio avviso spiegare cosa è necessario e perché abbiamo deciso di intervenire.

Presupposti corretti.

PS: anche a me sarebbe piaciuto un punto sulla fiducia. Ma nel nostro contesto sarebbe un doppio falso, sia perché noi non ce l’abbiamo gli uni degli altri, sia perché la politica ha ormai abituato gli italiani a toglierla dal vocabolario. Però in fondo al vaso di Pandora qualcosa c’era…

Una crepa?

Sì.

C’era la Speranza.

Ho provato un po’ a modificare il testo per renderlo un po’ più diretto, cercando di non modificarne il contenuto. Si può fare ancora di meglio… (il preambolo è rimasto inalterato)

PREAMBOLO

In un contesto in cui rispondere alle sfide sociali ed ambientali e combattere le diseguaglianze diventa sempre più urgente è necessario organizzarsi e stabilire una linea d’azione condivisa.

Prima che le nuove forme di economia e produzione distribuite vengano assorbite e distorte, generando solamente nuove forme di sfruttamento.

Prima che le emergenze ambientali vengano sfruttate da pochi invece che essere affrontate nell’interesse comune.

Vogliamo gestire collettivamente le risorse, senza che questo significhi rinunciare alla libera iniziativa e senza continuare a sperare che vivere in competizione gli uni contro gli altri possa portare beneficio anche all’intera società.

Vogliamo dare spazio all’individualità ed alla creatività, senza che questo significhi egoismo miope.

Vogliamo liberare la conoscenza, condividerla, elaborarla e poi nuovamente condividerla ancora per una continua evoluzione verso un mondo migliore.

LIBERTA’

Liberi collaborando!

Le libertà individuali non devono essere limitate se non dalla tutela degli altrui diritti e dei beni comuni.

Possiamo ottenere risultati complessivamente migliori collaborando invece di perseguire obiettivi egoistici. Ci si educa pertanto all’autolimitazione della libertà individuale ed alla collaborazione e solidarietà, in una società che si ricostruisce in una democrazia partecipativa. È la comunità stessa che in questo modo limiterà diseguaglianze ed ingiustizie.

La diversità è una risorsa preziosa: la contaminazione genera confronto, conoscenza, idee, innovazione. Le differenze sono il motore del mondo e senza differenze di esse non esiste libertà.

CONOSCENZA

Liberiamo il sapere!

Scegliere di agire in modo informato ed in trasparenza consentirà alla collettività di raggiungere risultati superiori a quanto non sia possibile fare agendo secondo una logica di egoismo ed individualismo. Per questa ragione liberare la conoscenza è un obiettivo primario: sono fondamentali quindi l’istruzione, la libertà di informazione e la trasparenza dei meccanismi decisionali della collettività.

La conoscenza non può e non deve essere privatizzata: porta solo a diseguaglianza e ingiustizia.

La creazione di conoscenza dev’essere coltivata e tutelata, poichè indispensabile per l’innovazione e la libertà.

CONDIVISIONE

Ridistribuiamo le risorse!

Usciamo dalle logiche dello sfruttamento e del consumismo: nella realtà di oggi siamo al tempo stesso creatori e fruitori. Questa condizione deve esserci riconosciuta nei fatti.

Il dualismo tra pubblico e privato va superato: la strada da seguire è quella della gestione partecipata delle risorse come beni comuni.

Riteniamo che solamente in una società inclusiva, cooperativa e solidale, che consenta di emanciparsi dalla preoccupazione per i bisogni primari, possa svilupparsi e realizzarsi appieno l’individuo.

Tocca a noi perseguire una radicale riforma dell’economia che attui una redistribuzione più equa, penalizzando i monopòli e le rendite immeritate degli uno su mille proprietari del pianeta.

La strada è giusta, il risultato ancora no secondo me. E comunque al primo posto non può non esserci libertà.

Il concetto-chiave da cui discendono tutti gli altri è libertà.

Libertà va prima di tutto. Poi conoscenza. Poi condivisione.

Senza la libertà, la condivisione si chiama schiavitù e la conoscenza si chiama dottrina.

Questo è facile da rimediare…Ctrl+x, Ctrl+v… Per il resto neanche a me piace come risultato definitivo, anche se per adesso non saprei come migliorarlo… C’è un solo modo: “Possiamo ottenere risultati complessivamente migliori collaborando”. Ritoccate ancora, ritoccate tutti.

No, non sono affatto d’accordo: come scrissi a suo tempo, analisi collettiva ma sintesi individuale. La scrittura NON può e NON deve essere un processo collettivo, pena un risultato obbrobrioso.

Tutti i contributi sono ben accetti, anzi i feedback sia in termini di contenuti che di stile sono proprio quello che auspicavamo. Poi la sintesi necessariamente verrà fatta dagli autori, fermo restando che chiunque può elaborare una proposta alternativa partendo da qui e copiando quanto e come gli pare.

Ho qualche perplessità sul mettere al primo posto la libertà, trovo più “hacker” la conoscenza. Inoltre sarebbe una scelta un po’ trita. Ma è una mia opinione personale, discutiamone pure.

Posso rigirare le frasi dicendo che senza conoscenza non c’è libertà, quindi è bidirezionale.

È una questione di dramaturgia retorica… se come dici si riescono a connettere i concetti, la libertà può risultare il concetto più importante e splendente anche se arriva in conclusione del manifesto invece dell’apertura……

Penso che, visto che ancora non siamo arrivati ad una forma completa del manifesto, sarebbe opportuno forse parlarne ancora un po’, insieme cercando di arrivare ad una forma che ci piaccia di più, partendo dal lavoro effettuato finora, e riproporre l’iniziativa fra una decina di giorni…domani notte l’iniziativa andrà in votazione: non sono molto convinto che votare il testo così com’è, e adottare quindi questo testo come manifesto, sia la soluzione migliore…

Ribadisco quanto sopra. Se non vedete lacune nei contenuti, andiamo avanti così, non possiamo aspettare altri tre mesi (è il tempo di approvazione di una modifica al manifesto) prima di agire. Se dobbiamo solo riformularlo, possiamo usare tutte le parafrasi che ci pare nelle nostre campagne, man mano che ci vengono idee. Ci serve solo come base ideologica/politica su cui costruire tutto il resto, non è incendiario ma che lo siano gli scritti e le azioni che gli facciamo seguire!

Non mi è chiaro inoltre che cosa abbiate in mente di preciso come forma. Mica vorrete degli slogan. Di slogan potete elaborarne quanti ne volete, non devono per forza stare nel manifesto.

PS: io e Kikinki ci sentiamo su mumble dalle 21 alle 22 stasera (mercoledì) per parlarne, se volete partecipare siete i benvenuti.

Ultimora.

Ieri sera io c’ero con Ronin e Kikinki. Venti minuti serrati che mi hanno fatto capire diverse cose. Il risultato è che:

  1. appoggerò la nuova proposta di Manifesto perché comunque vada è un grande miglioramento del vecchio Manifesto
  2. al contrario di quanto pensassi all’inizio, non serve un Manifesto stile Codex Pirata internazionale, ovvero fatto di frasi corte, alla guisa degli slogan elettorali, ma piuttosto un Manifesto politico che sia al contempo chiaro dei nostri principi ispiratori e della direzione in cui vogliamo andare. Ogni tipo di elaborazione finalizzata a diffondere il Manifesto potrà (anzi dovrà) essere fatta dopo.
  3. se ci riesco, passerò agli autori una nuova bozza, diversa nella forma ma non nel contenuto. Se l’accetteranno la vedremo in votazione, altrimenti nisba.

Pirati avanti tutta.

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Grazie, ho ripreso alcune delle tue modifiche.

Con Kikinki abbiamo cercato di riguardare uno ad uno tutti i suggerimenti che sono giunti da varie parti. Abbiamo (ap)preso qualcosa da tutti, magari un dettaglio o una sfumatura, ed anche le proposte che poi non abbiamo integrato sono state utili spunti di riflessione.

Anche stasera mi sono riletto tutto più volte e ho sfruttato fino all’ultimo minuto disponibile per le modifiche.

Grazie a tutti per i contributi!

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Notate che “beni comuni” è una buzzword e basta.

Io, sinceramente, non capisco perché siate così insistenti sul volerla usare. Che poi è anche definita da altri, appartiene ad altri. In un contesto di condivisione per duplicazione illimitata, non ha senso inserirsi in quel paradigma (e comunque, come già dissi, è orto altrui).

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