[quote=“ale, post:3, topic:2344”]
Un altro problema serio é che si sta portando tutto su cloud. SAAS e PAAS rendono il codice non piú visibile distruggendo l’idea iniziale di poter controllare il codice che si lancia.[/quote]
Questa è una delle ragioni per cui ho scritto la Hacking License.
Ma rispetto alla AGPL che garantisce all’utente solo l’accesso alle modifiche effettuate al codice che copre, la HACK estende la propria viralità a qualsiasi programma che interagisca con il software che copre.
In questo modo se rilasci, supponiamo, un servizio ReST innovativo sotto la Hacking License, Google non ci può fare una GUI carina sopra senza rilasciarne agli utenti il sorgente sotto una licenza open source (non necessariamente la Hacking License, ma tanto non importa, basta che sia proprio il sorgente che viene eseguito per l’utente in modo che lo possa ispezionare).
La Hacking License prevede che gli strumenti necessari ad usufruire dei diritti forniti dalla licenza siano resi disponibili agli utenti (condizione 3.8).
La riproducibilità è una condizione alla distribuzione in forma binaria. Io penso che il software dovrebbe essere distribuito in forma sorgente. Purtroppo per i compilatori bisogna fare un’eccezione (e per questo dovremmo usare linguaggi di programmazione più semplici in modo che sia possibile disassemblarli e verificare che facciano ciò che devono e niente di più).
Sono totalmente d’accordo.
E d’altro canto, quando tutti sapranno programmare, l’informatica non sarà più una attività economica ma una attività culturale e il software libero disporrà di molti più sviluppatori di qualsiasi società, rendendo anti economico il software proprietario.
Dobbiamo solo iniziare ad investire seriamente in educazione informatica.