Voto Disgiunto : una ipotesi

Facciamo una ipotesi: un partito politico si propone di fare un esperimento di democrazia diretta ( o liquida, non credo cambi molto ai fini dell’ipotesi ) proponendo alla sua base, splendidamente partecipa e connessa tramite il SuperTool della Democrazia Diretta, che qualunque decisione sarà presa tramute la Rete.

Grazie ad una fantasmagorica campagna elettorale, e la pochezza di tutte le altre formazioni politiche, questo partito riesce a portare 10 rappresentanti in parlamento. A questo punto si tratta di cominciare a decidere come questi rappresentanti si devono comportare, a cominciare dal votare o meno la fiducia al presidente del consiglio incaricato. I rappresentanti - da perfetti Avatar - pongono alla base la questione della fiducia e la base risponde votando massiccia : 60000 NO, 40000 SI. Va detto che il Partito aveva preventivamente aperto una ampia discussione in materia sul SuperForum, ma nonostante i molti interessanti e civili dibattiti, non si è riusciti a congruire una posizione unica, dato che il Partito non avendo filtri in ingresso ha accolto un po tutti, e che comunque dove ci sono due persone di solito ci sono tre opinioni diverse.

A questo punto si dovrebbe, per la regola della maggioranza, votare NO alla fiducia. Ma un iscritto, noto per le sue idee originali che altri definiscono bislacche, propone: “perchè non votiamo 6 rappresentanti per il NO e 4 per il SI? Cosi’ entramme le opinioni sarebbero rappresentate”.

Voi che ne pensate di una tale (puramente ipotetica) proposta ?

Già la democrazia liquida è una struttura articolata e non semplice da capire, ciò che la rende alla fine usufruibile è che comunque perviene ad un risultato. Se vince il NO tutti gli avatar devono riferire e rispettare la decisione emersa dall’Assemblea.

Si potrebbe obiettare che in parlamento esistono le opposizioni e, se vogliamo superare la politica partitica, idealmente potremmo immaginare un parlamento completamente online dove i cittadini sono coinvolti (e le cui proposte filtrate da criteri di validità storica e scientifica). In un tale - per ora utopico - obiettivo, potremmo avere un unico partito-parlamento liquido che al governo non avrebbe più opposizioni e può suonare strano… Magari questo pensiero può portare verso la tua posizione.

Però, contro-obietto, dicendo che il momento di dialogo e scontro avviene nella piattaforma, non è che sparisce. Inoltre non avremmo più partiti in opposizione, ma ogni singola questione può essere discussa. Se l’esito di un referendum è NO, si segua quella strada, non c’è più spazio di obiezione su una scelta precisa, sarebbe solo un impiccio alla governabilità e comunque la minoranza che rappresenta il NO che potrebbe fare concretamente? Quindi, gli avatar mediatici o portavoce devono rappresentare le scelte emerse dai cittadini, e non quelle non emerse.

In caso di conseguenze spiacevoli, la minoranza continua ad esistere internamente e potrebbe in quella futura occasione diventare la nuova maggioranza. Facendo dibattiti e divulgazione, questa è l’unica cosa concreta che può fare la minoranza, credo. No?

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Beh, non è detto che il partito usi semplici maggioranze per prendere certe decisioni. Si potrebbe anche definire una policy che incarica gli avatar a votare secondo le percentuali che sono uscite– cioè esattamente come dici tu– oppure, se la votazione è fallita perché avrebbe dovuto ottenere il 2/3, magari una votazione tipo unanimità con il contenuto che dici avrebbe il 90% del consenso, cioè siamo collettivamente d’accordo di votare 6:4, e allora si fa.

Ecco un’altra situazione nella quale sono utili le policy del consenso.

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Si in caso di parlamento liquido la miaipotesi nn ha senso, ha senso solo in caso la democrazia liquida sia praticata solo da un partito di minoranza, che magari potrebbe decidere di adottare il voto disgiunto per evitare spaccature che ne diminuirebbero l’efficacia.

Questa -se non ho capito male- era la stessa proposta che ha fatto più volte @storno (il famoso “meta-partito”). Il rischio immediato è che il partito attiri tutti e il contrario di tutti, sapendo che appunto tutte le opinioni trovano una rappresentanza. Si iscriverebbero fascisti e comunisti, inquinatori ed ecologisti, femministi e maschilisti. Boh, francamente preferisco restare su un piano un po’ più tradizionale. Con 60% dei No il Partito vota no.

Nell’ipotesi di “metapartito” che per la precisione fu una proposta di @aram (@storno coniò quella del partito di scopo") l’idea era che su i temi “core” si procedesse assieme di pari passo senza diversificazioni mentre sul resto, beh, in base agli eletti e all’umore della base. Per cui su una questione core come il RdE o la neutralità della rete il PP-IT si sarebbe espresso con una sola voce mentre su provvedimenti non core avrebbe potuto anche presentarsi in modo discordante.

In tal caso invece del metapartito con le sue immense implicazioni strutturali basta una semplice coalizione a favore di certi temi. E il limite di viabilità di una semplice coalizione è il momento nel quale ci si deve mettere d’accordo oltre ad un semplice manifesto comune. Dal momento che entri nei dettagli, ti serve una struttura partitica condivisa. Non importa quanto tu abbia ridotto il numero di temi da discutere. Il problema non sta nell’amplitudine dei temi, ma nella necessità di lavorare sul materiale insieme. Perciò direi che la definizione di metapartito che ci porta avanti è questa.