Roma, sabato 12 dicembre 2015 H 11:00-16:00 Piazza Della Madonna Di Loreto - Fori Imperiali geo: 41.89578,12.48278
Una giornata di confronto su Roma, tra musica, sport e cucina popolare
Si parlerà di partecipazione in un momento di vuoto totale di democrazia; di diritti negati, mentre a Roma continuano i distacchi idrici, e il giubileo apre al lavoro gratuito; di accoglienza, mentre la paura e il disagio spingono tutt* a guardarsi con sospetto; di tutela dei territori, nel giorno conclusivo della cop 21 di Parigi… e di molto altro! Insieme aspetteremo l’arrivo della marcia dei diritti, e cercheremo le risposte alle nostre domande, per una Roma che non sia privatizzata, ma che sia “comune”. Lo faranno con noi l’urbanista Paolo Berdini, il giornalista Christian Raimo e tante realtà sociali attive nella capitale.
Ad accompagnare la giornata: arte di strada e musica con Giulia Anania, gli Est Est Est, e Giulio Rugantino con gli Steady Rockers A “colorare” i nostri pensieri: comics Live di Toni Bruno A riscaldarci: lo sport e le cucine popolari Per I più piccoli: angolo di lettura e disegno
Programma giornata
h 11.00 Spettacolo di percussioni, arte di strada e dimostrazione di Rugby (All Reds Roma) h 11.45 INIZIO ASSEMBLEA
- Territorio e ambiente tra conflitti e partecipazione h 13.00 PRANZO SOCIALE e… … Dimostrazione di Thai Chi, Comics Live di Toni Bruno, Musica con Giulia Anania e Giulio Rugantino con gli Steady Rockers h 14.00 RIPRESA ASSEMBLEA
- I servizi pubblici locali tra tagli e privatizzazioni
- L’accoglienza a Roma h 15. 30 MUSICA con gli Est Est Est h 16.00 Confluisce nella piazza la Marcia dei Diritti
Per I più piccoli sarà allestito angolo di lettura e disegno
Testo dell’appello
Roma è un laboratorio, come non ci stanchiamo di sottolineare da tempo. Un laboratorio dove si sperimentano, a tutti gli effetti, nuove pratiche di governo delle popolazioni e nuove tecniche di saccheggio, a mezzo di privatizzazione, dei beni e della ricchezza comune. Un laboratorio della governance neoliberale.
Anche mafia capitale diventa il sintomo macroscopico di tutto ciò: la politica ridotta a intermediazione, più o meno criminale, di interessi e lobbies. L’inchiesta che ha scoperchiato un anno fa gli affari del “mondo di mezzo” ha portato alla luce un meccanismo di potere che faceva profitti sugli ultimi, rosicchiando anche le ultime briciole di quel sociale ridotto ormai all’osso, e grazie a manager corrotti nelle grandi aziende ex-municipalizzate. La conseguenza paradossale di mafia capitale è rappresentata dall’ulteriore devastazione dei servizi sociali e del welfare, consegnato in mano ai colossi della cooperazione in nome della trasparenza, determinando gare a ribasso e senza tenere conto dei bisogni dei territori, tagliando fuori le piccole e medie associazioni, nate anche da esperienze virtuose, colpendo migliaia di lavoratori che perderanno il lavoro o vedranno le loro condizioni peggiorare. In questo quadro a farne le spese sono sempre i soliti: gli utenti dei servizi sotto accusa, per la gran parte migranti, e i lavoratori che con professionalità e senso di responsabilità hanno continuato nel loro servizio senza percepire per mesi alcuna remunerazione.
Ciò che è accaduto negli ultimi mesi ci parla di un vero e proprio collasso democratico. E’ sotto l’evidenza di tutti che il governo Renzi abbia deciso di chiudere i conti, almeno provvisoriamente, persino con le residue sfere di rappresentanza democratica. Le dimissioni forzate di Marino, una vera e propria destituzione dall’alto, stanno a dimostrarlo. Non ci sono infatti precedenti di una sfiducia avvenuta, invece che in consiglio comunale, di fronte ad un notaio, figura che emblematicamente tutela gli interessi tra privati. Un atto che va preso come un disvelamento della vera natura dei partiti che sedevano in consiglio, partiti che agiscono per conto di interessi privati e che in questi anni hanno favorito la privatizzazione dei beni, dei servizi e della stessa vita politica della città.
Nel dire questo non vogliamo certo difendere o rimpiangere un sindaco che mai ci ha rappresentato e che, nel corso della sua breve attività di governo, non ha avuto alcuna capacità di consolidare nella città alleanze con quella composizione sociale impoverita, precaria, indebitata, a cui sono stati fatti pagare i costi della crisi. Lo stesso consiglio comunale già da tempo era stato esautorato delle decisioni che contano, in materia di difesa dei servizi pubblici essenziali, ad esempio. Il pietoso spettacolo messo in scena negli atti finali della giunta Marino va letto perciò come una farsa più che come una tragedia.
Non possiamo però non riconoscere, con piglio realistico, che la violenza dell’operazione messa in campo è stata agita essenzialmente “dall’alto”. Sotto il segno della logica emergenziale, e con l’arroganza di un discorso propriamente neo-coloniale - esportare a Roma il “modello Milano”, “capitale morale d’Italia” - ogni spazio di discussione democratica sembra essersi chiuso, almeno per il momento. Un vero e proprio governo di polizia si prepara a gestire nella città mesi complicatissimi, con un Giubileo che viene trattato all’insegna della logica dei Grandi Eventi e delle Grandi Opere, e con l’emergenza terrorismo che spiana la strada ad un’ulteriore militarizzazione della città.
Una presunta neutralità tecnico-amministrativa e una gestione commissariale della città si sostituiscono ad ogni logica politica. I primi ad aver pagato il prezzo di questa logica, che ha cominciato a sedimentarsi già nei primi atti della giunta Marino, sono proprio gli spazi sociali, posti sotto attacco, a vario titolo, per supposte irregolarità amministrative.
La situazione dei prossimi mesi sarà di estrema complessità, e tutti siamo chiamati a prenderci delle responsabilità. Per poter portare avanti le nostre lotte e le nostre vertenze è necessaria una precondizione: riaffermare la legittimità dei processi di partecipazione e di decisione comune. Non possiamo rassegnarci a vivere i prossimi mesi come una sorta di interregno, in attesa della prossima campagna elettorale che, a giudicare dalle forze in campo, si preannuncia come un’ulteriore farsa.
Da tempo, la Rete per il Diritto alla Città ha posto l’interrogativo: Questa città di chi pensi che sia? Con questa domanda, che evoca un brano musicale che ci sta molto a cuore, abbiamo voluto sollevare la necessità di creare, nei quartieri che viviamo, luoghi di decisione, di organizzazione e di mutualismo. Luoghi che ambiscano a prendere il posto degli istituti della consunta rappresentanza. Luoghi dove sia possibile affermare autogoverno e nuovo municipalismo. Luoghi che abbiano l’ambizione di rompere il recinto delle piccole identità, per influire sulle scelte politiche che investono la vita di ognuno.
Per questa ragione intendiamo rilanciare il percorso di Roma Comune, nato la scorsa estate con la l’esperienza della Ztl (occupazione temporanea di 3 spazi pubblici per due giornate). Un’agorà permanente che coinvolga tutta la città e i territori, mettendo assieme spazi sociali, vertenze concrete sui bisogni dei cittadini (a cominciare dai trasporti, la casa, i servizi), le battaglie dei lavoratori, associazioni. Solo così riusciremo a immaginare e costruire tutti insieme la Roma che vogliamo.
La prima tappa sarà sabato 12 dicembre, per iniziare a mettere in comune le tante esperienze che, nonostante tutto, animano la nostra città.