alcune cose da tenere a mente per fare proposte in sintonia con un’ etica pirata
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la cultura pirata non è statalista, non ha cioè il feticcio dello stato “buono” con licenza di uccidere (perdonate l’estremizzazione). Lo stato è un potere alla pari di molti altri e non è automaticamente depositario della nostra fiducia. La domanda che i pirati dovrebbero sempre porsi è “perché mai dovrei fidarmi di loro”? Ecco che secondo me non ha senso difendere la privacy dei cittadini dagli abusi dei privati ma non da quelli dello stato. E’ ovvio che lo stato (che ha il monopolio dell’uso della violenza) ha qualche grado di libertà in più, ma è sempre doveroso usare cautela ed alimentare il suo potere il meno possibile.
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il baratto libertà in cambio di sicurezza è un gioco pericoloso. Ogni regime oppressivo o democrazia traballante rivolge questo ricatto ai propri cittadini: se volete maggiore sicurezza dovete cedere pezzi della vostra libertà. Ma di fatto questo meccanismo crea soltanto più potere per gli apparati e per le polizie. Accade ovunque anche nei regimi totalitari comunisti o nelle repubbliche parafasciste centroamericane, accade anche qui da noi.
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non bisogna invertire l’onere della prova. Cioè frasi del tipo “perché non dovresti permettere questo o quello se non hai qualcosa da nascondere?” sono contrarie all’etica pirata se non riguardano ruoli che sono tenuti alla trasparenza. Non ho niente da nascondere ma non giro nudo per strada e non cago con la porta aperta (questa citazione mi è piaciuta ma non ricordo da chi l’ho sentita).
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Siamo contro la censura e per la libertà dell’informazione, teniamolo a mente anche quando sentiamo cose che non ci piacciono affatto. Posto ad esempio che esiste il reato di “ricostruzione di partito fascista” distinguiamo quelle che possono essere semplici idee, pur se ripugnanti, veicolate in modi diversi (blog, riviste, libiri ecc…) da iniziative atte a ricostruire un tessuto e una organizzazione nazi fascista in questo paese.