Alcune cose da tenere a mente per fare proposte in sintonia con un'etica pirata. Siete d'accordo?

alcune cose da tenere a mente per fare proposte in sintonia con un’ etica pirata

  1. la cultura pirata non è statalista, non ha cioè il feticcio dello stato “buono” con licenza di uccidere (perdonate l’estremizzazione). Lo stato è un potere alla pari di molti altri e non è automaticamente depositario della nostra fiducia. La domanda che i pirati dovrebbero sempre porsi è “perché mai dovrei fidarmi di loro”? Ecco che secondo me non ha senso difendere la privacy dei cittadini dagli abusi dei privati ma non da quelli dello stato. E’ ovvio che lo stato (che ha il monopolio dell’uso della violenza) ha qualche grado di libertà in più, ma è sempre doveroso usare cautela ed alimentare il suo potere il meno possibile.

  2. il baratto libertà in cambio di sicurezza è un gioco pericoloso. Ogni regime oppressivo o democrazia traballante rivolge questo ricatto ai propri cittadini: se volete maggiore sicurezza dovete cedere pezzi della vostra libertà. Ma di fatto questo meccanismo crea soltanto più potere per gli apparati e per le polizie. Accade ovunque anche nei regimi totalitari comunisti o nelle repubbliche parafasciste centroamericane, accade anche qui da noi.

  3. non bisogna invertire l’onere della prova. Cioè frasi del tipo “perché non dovresti permettere questo o quello se non hai qualcosa da nascondere?” sono contrarie all’etica pirata se non riguardano ruoli che sono tenuti alla trasparenza. Non ho niente da nascondere ma non giro nudo per strada e non cago con la porta aperta (questa citazione mi è piaciuta ma non ricordo da chi l’ho sentita).

  4. Siamo contro la censura e per la libertà dell’informazione, teniamolo a mente anche quando sentiamo cose che non ci piacciono affatto. Posto ad esempio che esiste il reato di “ricostruzione di partito fascista” distinguiamo quelle che possono essere semplici idee, pur se ripugnanti, veicolate in modi diversi (blog, riviste, libiri ecc…) da iniziative atte a ricostruire un tessuto e una organizzazione nazi fascista in questo paese.

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Lo stato è un potere solo nel caso dei regimi antidemocratici. In una democrazia funzionante lo stato è una architettura decentralizzata constituita da minimo tre poteri indipendenti. Non credo faccia parte dell’ethos pirata negare i pregi della democrazia (anzi, richiamo le storie del capitano pirata eletto democraticamente!) e di aderire ad una ideologia di anarchismo insufficientemente ragionata e approfondita. I pirati senza dubbio accolgono anche ragionamenti anarchici, ma solo se passano il test di ragionevolezza.

Questa è una domanda costituzionale della democrazia. La democrazia è fondata sul concetto di non doversi fidare delle persone ma di costruire una architettura che implementi dei valori etici a prescindere dalle persone. Perciò non solo i pirati dovrebbero porsi questa domanda bensì chiunque si consideri democratico. Chi abbina la democrazia alla fiducia verso le autorità non ha capito la democrazia.

Non è necessario dare una opinione approssimativa sul ruolo dei poteri dello stato. Esistono definizioni costituzionali ben precise che IMHO coincidono con quelle pirata: l’esecutivo può tenere d’occhio certi individui per mantenere l’ordine pubblico nel paese ma mai e poi mai deve avere la possibilità di sorvegliare larghe fette della popolazione.

Questo è un ragionamento che risale al 18° secolo, l’unica novità e che attraverso Snowden sappiamo che non basta impedire al proprio esecutivo di ottenere questo tipo di capacità, a causa della globalizzazione e l’imbroglio tra governo e corporations dobbiamo vietare questo tipo di accesso ai dati della popolazione anche a tutte le istituzioni estere ed alle società commerciali.

Perciò la tua definizione di pirata, se basata sui fondamenti storici e fattuali, può essere condivisa da qualsiasi formazione democratica come per esempio il movimento DiEM25.

Non inizierei nemmeno e entrare nella retorica del baratto in quanto l’abbandono della libertà (no privacy = no libertà, non ci sta alcuna riduzione… è l’abolizione e basta) implica una perdita di sicurezza molto più enorme: se abbandoniamo i principi costituzionali delle nostre democrazie non possiamo aspettarci di vivere in una democrazia, ergo le ingiustizie e le guerre potrebbero avvenire nel nostro proprio paese in quanto abbandoniamo strutturalmente di essere migliori di un paese con un regime antidemocratico. È solo una questione di tempo finchè il marcio strutturale diventa anche marcio politicamente visibile.

Anche questo non è un punto di vista pirata bensì un fondamento del sistema di giurisprudenza democratico. Se lo si mette in discussione, si sta discutendo la democraticità della propria nazione.

Si, ma abbiamo fatto brutta esperienza ad oversemplificare questi concetti. Il nostro programma ora riflette alcune lezioni imparate a riguardo. Se ti impedisco di dare informazione o di esporre la tua opinione politica, è censura. Se ti impedisco di manipolare o di arrecare danni a terzi non è censura bensì la manutenzione di uno stato di convivenza ragionevole e la difesa dei principi democratici. Dove precisamente si trova il limite di ciò è soggetto di giurisprudenza in quanto elude le semplificazioni populiste.

Uno spunto legale che trovo molto interessante ed ASSAI applicabile considerando la quotidianeità con la quale ovunque si mettono in discussione principi costituzionali.

Lo stato è un potere solo nel caso dei regimi antidemocratici. In una democrazia funzionante lo stato è una architettura decentralizzata constituita da minimo tre poteri indipendenti. Non credo faccia parte dell’ethos pirata negare i pregi della democrazia (anzi, richiamo le storie del capitano pirata eletto democraticamente!) e di aderire ad una ideologia di anarchismo insufficientemente ragionata e approfondita. I pirati senza dubbio accolgono anche ragionamenti anarchici, ma solo se passano il test di ragionevolezza.

capisco il tuo punto di vista ma partiamo da due prospettive differenti. Tu ti riferisci ad uno Stato ideale “pregio della democrazia” che però in realtà non esiste, almeno in questo paese, io invece allo Stato che c’è. Ero piccino quando a piazza Fontana si inauguravano i 10 anni di strategia della tensione e non erano gli anarchici ad aver piazzato la bomba; i manganelli della polizia che ho “assaggiato” a Genova nel 2001 non erano quelli di una guardia privata ma della polizia di stato. Dunque puoi rigirarla come credi ma io di questo Stato perché dovrei fidarmi? Puoi indicarmi qualche “democrazia” esistente che goda di questo “pregio della democrazia”?

Sul resto possiamo anche essere d’accordo anche se non capisco perché una etica pirata non possa includere ciò che è già previsto (ma magari non rispettato) in una costituzione.

Mi sembra che il conflitto che avete trovato sia riconducibile al vecchio solito conflitto di base della pirateria. Lince può dire che i pirati sono sociali, quando in realtà sono egoisti, rispettano l’altro per motivi utilitaristici, chiedono una società che funzioni per gli stessi motivi… oppure no?

Hanno etiche multiple che però arrivano ad essere soddisfatte dalle stesse proposte?

Beh, l’umanità nel corso della storia ha sperimentato numerosissime forme di aggregazione; il clan, la tribù, la polis, le comunità mormone etc. Solo che lo Stato democratico è l’unica associazione che

difenda e protegga, mediante tutta la forza comune, la persona e i beni di ciascun associato e per mezzo della quale ognuno, unendosi a tutti, non obbedisca tuttavia che a se stesso e rimanga libero come prima

(Rousseau, Libro I, cap.6 “Il patto sociale”, Contratto Sociale). Nello Stato democratico ognuno rinuncia a una parte della propria libertà (non solo alla privacy), delegando all’entità superiore (lo Stato appunto) il compito della tutela comune. D’altronde, se nessuno rinunciasse a nessuna libertà, vorrebbe dire che ognuno gode della libertà assoluta, cioè può fare il cavolo che vuole -compreso lo stiàffeggiare il vicino di casa e costringerlo all’ascolto forzato delle canzoni di Nek-. In pratica sarebbe l’anarchia, nella quale l’unica legge che vige è quella del più grosso -come nella giungla o a Wall Street-. E sì, questo è lo Stato ideale, evidentemente distante anni luce dall’Italia attuale, ma come ha spiegato Lynx qui non si sta dicendo a nessuno “fidati delle persone”; al massimo, “fidati del fatto che lo Stato democratico è il minore dei mali possibili”. Anzi: la proposta del test d’integrità (da cui palesemente è scaturito questo topic) si basa proprio sul non fidarsi di chi gestisce la cosa pubblica.

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Non condivido la semplificazione della realtà che è alla base di questo ragionamento. Se dubiti dello stato come struttura democratica piuttosto di criticare specificamente le amicizie tra poliziotti e magistrati (per dare un esempio) secondo me rischi di dare spazio a retoriche populiste. Bisogna sempre distinguire con precisione dove un male è macroscopico e generalizzabile (la critica al capitalismo di marca potrebbe essere un esempio) e dove invece i problemi sono microscopicamente specifici. Se li generalizzi apri le porte a radicalismi tipo l’odio contro la democrazia e la voglia di tornare a forme autoritarie. Se invece critichi chirurgicamente il modo come per una vita sempre gli stessi magistrati hanno a che fare con sempre gli stessi membri delle forze dell’ordine anche un semplice cittadino che ti ascolta potrebbe proporre l’idea di spostare periodicamente gli incarichi per evitare che si formino queste “amicizie” e “fiducie” che rischiano di offuscare la separazione dei poteri e aprono potenziali al favoreggiamento…

Importante dire questo stato e dubitare di questa polizia – abbiamo visto molti eventi vergognosi… ma bisogna provare a capire come ci si poteva arrivare… che diavolo ci sta a fare la CIA a Bologna? È evidente che la maggior parte degli stati democratici sono distanti dallo “stato ideale” dei pensatori dell’illuminismo, ma 1. non vedo alternativa migliore alla quale mirare e 2. non vedo speranza a migliorare la situazione se non si entra nei dettagli e si beccano i colpevoli specifici… perchè ovunque la costituzione non viene rispettata ci sono responsabili che stanno commettendo quei crimini. E se non siamo nella condizione di ottenere giustizia, giriamo documentari, manteniamo taccuini con i dati degli eventi e di chi aveve le manopole del potere in mano, memorizziamo il passato, comprendiamo la struttura del male per mitigarne il potere in futuro… semplificare il nemico all’intero apparato ci rende incapaci di difenderci, ci rende ancora più pedoni di una scacchiera che altri hanno allestito.

Si può fare, se necessitiamo di una parola che significhi “democratico” e lo faccia in modo veramente onesto, possiamo anche utilizzare “pirata” – immagino che una grande fetta della popolazione italiana non si immaginerebbe che pirata dovrebbe significare democratico, ma si può sempre provare a comunicare ciò. In Germania in parte la gente l’aveva capito. Eravamo quelli con le magliette RTFGG. Read the f* Grundgesetz. Leggi la c* di costituzione.

Mi viene un gran senso di noia quando arrivano quelli che vorrebbero fare credere che ci sia questa insormontabile differenza fondamentale tra politiche sociali e politiche orientate alla libertà individuale. Basta il reddito di esistenza come esempio sublime di come si possa fare policy che libera l’individuo e provvede a sicurezza sociale allo stesso momento. L’idea che sociale e libertario siano sempre in conflitto è altrattanto sciocca come l’idea che si possa ottenere sicurezza vendendo libertà. Sono semplificazioni populiste mentre la realtà politica è diversa, distrazioni che portano la gente a parlare di problemi inesistenti invece di stare a studiarsi i problemi esistenti.

grazie a tutti per i contributi.

@Exekias: vero quello che dici ma credo ci sia un fraintendimento alla base. La mia non è (come afferma Lynx) retorica anarchista. Io non sto gridando “morte allo stato”, sto semplicemente dicendo attenzione a porre troppa fiducia nello Stato e ad incrementarne il potere. E’ questo che intendo per “statalismo” (termine forse usato impropriamente perché più adatto alle questioni economiche). A me preoccupa il potere, ovunque si annidi. Dall’illuminismo in poi si è pensato di creare poteri separati che potessero svolgere un ruolo di reciproco controllo, tanto era chiaro già da allora che ogni potere è in sé pericoloso. Quindi iniziamo a chiederci se ogni potere al quale deleghiamo pezzi di sovranità sia strettamente necessario. Io credo che si sia arrivati in una fase storica in cui possiamo, per la prima volta e grazie anche alle tecnologie, sottrarre potere allo Stato per restituirlo al controllo della società rovesciando questa tendenza. Mi aspettereri questo passo in avanti da parte dei pirati, abbiamo strumenti per poterlo fare.

p.s. anche se così pare, non ho scritto questo post in risposta alla tua proposta. Io, lo dico apertamente, ho compiuto alcuni di questi errori in passato, ora voglio capire se c’è convergenza su questi punti.

@lynx: non c’è nessuna semplificazione, c’è uno sguardo sulla realtà. Si, dubito dello Stato come “struttura democratica”, in questo sono decisamente marxista, cioè riconosco nello Stato il suo ruolo di “oppressore”. Non a caso Marx poneva nella fase successiva alla dittatura del proletariato la fine dello Stato. Ma non dico per questo che adesso non sia necessario, mi chiedo solamente se dobbiamo remare nella direzione di ampliarne i poteri. Io credo che i pirati possano fare di meglio.

Un giorno dovrai renderti conto che rispondi ai post senza leggerli.

Se uso “egoisti” e “sociali” invece del classici “individualisti” e “collettivisti,” c’è indubbiamente un motivo: non intendo la stessa cosa. Un conto sono le attitudini politiche, un altro quelle personali. Perché, parlando di etica, non posso prescindere da quel livello.

Spesso etica e morale sono usati come sinonimi e in molti casi è un uso lecito, ma è bene precisare che una differenza esiste: la morale corrisponde all’insieme di norme e valori di un individuo o di un gruppo, mentre l’etica, oltre a condividere questo insieme, contiene anche la riflessione speculativa su norme e valori. Se la morale considera le norme e i valori come dati di fatto, condivisi da tutti, l’etica cerca di dare una spiegazione razionale e logica di essi. #

Le implicazioni politiche di un’etica sono un discorso a parte.

Tornando a sociali ed egoisti: questi due aggettivi descrivono bene la natura umana, contemporaneamente. Quale dei due prende il sopravvento? Quale implica l’altro?

  • È la socialità una necessità egoistica dell’essere umano?
  • È l’altruismo una caratteristica definente dell’essere umano?

Nessuna dei precedenti, il comportamento umano è solo effetto del principio di minima azione? Come si applica questo pensiero ad un’etica pirata?

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Ottimo, alla fine stiamo convergendo su qualcosa di veramente interessante: se troviamo le risposte a queste domande ci portiamo fuori a velocità luce dal nostro peccato originale. Let’s move on :wink:

Citando Cal:“Nessuna dei precedenti, il comportamento umano è solo effetto del principio di minima azione? Come si applica questo pensiero ad un’etica pirata?” Darwinianamente è il comportamento selezionato come più adatto alla sopravvivenza.

Se consideri i partiti un pezzo costituente del sistema Stato noi siamo quel partito che ha rovesciato quella tendenza nel suo statuto e vive al rovescio quotidianamente. E da anni diciamo di portare questi cambiamenti anche ad altre strutture istituzionali – ma dobbiamo ammettere che non abbiamo ancora completato la ricerca sulle modalità d’uso ideali… ci sono ancora TODO in sospeso.

Ci sono tantissimi problemi causati da assenza di potere di stato e mercati e globalizzazioni lasciati andare a caso, nell’ambito del assetto legale mondiale. Ci sono cose che necessitano gravemente una regolazione politica, e in genere è lo stato che la deve mettere in pratica. Negli ultimi decenni la retorica della “riduzione dello stato” è stata utilizzata esclusivamente per aumentare la ricchezza dei ricchi. Il neoliberismo ha tolto tantissimo potere allo stato… e accenno anche alle privatizzazioni… e nulla di ciò è andato a favorire le condizioni di vita delle persone semplici. Qualcosa sta andando storto nel concetto che lo Stato sia il problema… lo Stato diventa un problema quando viene a mancare la separazione dei poteri… e purtroppo in molti paesi questo avviene già dal momento che i disegni di legge provengono dal governo, non dal parlamento.

Allo stesso modo come lo hanno fatto coloro che hanno edificato l’architettura della democrazia. Sono partiti dal concetto che tutto deve funzionare senza necessitare fiducia in certi individui. In questo spirito bisogna scrivere le proposte di legge… non come il reddito minimo garantito che incarica un esercito di amministratori pubblici a giudicare chi è povero abbastanza da meritarsi un sussidio senza prevedere alcun realistico organo di controllo di tali amministratori del denaro pubblico, bensì come il reddito di esistenza che adegua il sistema economico alle esigenze della popolazione nel suo insieme… questo tipo di ragionamenti bisogna farsi riguardo ad ogni proposta politica.

La globalizzazione ha creato delle condizioni quasi darwinistiche a livello mondiale. Il darwinismo è quanto ci sta impoverendo di giorno in giorno e stando alla scienza del HANDY (cerca il link in forum…) può portarci all’estinzione della specie. Se lasciamo che le cose vadano così come vanno, sregolate…

Il darwinismo è una legge naturale (ci si può credere o meno) non è nelle mani dell’uomo. Afferma che sopravvivono i più flessibili che sanno adattarsi ai cambiamenti. Noi come siamo messi?

Che il darwinismo sociale è stato prodromo del nazismo. Spero non rientri nelle peculiartià “di destra” del partito.

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Grazie, non lo conoscevo e mi sono informato.

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Beh, se è inevitabile, sticazzi. Con quale autorità decidiamo di infliggere la nostra specie al pianeta?

Una legge che varie forme di società sono riuscite con successo a mettere al guinzaglio sovrapponendo leggi collettive: Se sei tanto flessibile da ammazzarmi la collettività ti mette in prigione a vita dove la flessibilità non ti serve a nulla.

Il compito di un partito politico è di scrivere leggi che mettono al guinzaglio fenomeni anche naturali che però sono contrari alle esigenze etiche e sociali della nostra società.

Ma devo sempre partire dalle cose più basilari in questo partito? Chiedete certe domande…

Siamo un partito. È il nostro scopo d’esistenza. Se metti ciò in dubbio hai sbagliato organizzazione.

Credevo lo scopo fosse più idealisticamente ambientalista. Questo egoismo è da tenere in conto, visto che l’ambientalismo pirata è solo un tradeoff per la sopravvivenza.

Cal &lynX, è evidente che le vostre posizioni sono antitetiche, ma credo sarebbe un ottimo esercizio fare le vostre affermazioni senza citarvi vicendevolmente. In questo modo è più evidente che si tratta di discussione e non di gara a chi ce l’ha più grosso (il cervello, non sono Solibo)

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> Altrettanto non ha mai funzionato di accomunare la colpa ad entrambi i contendenti.

La mia visione la cultura pirata è pragmatica, ha cioè la visione dello stato “utile” cui sono state affidate alcune funzioni fra cui la licenza di uccidere in situazioni estreme. Lo stato atato agisce in base al mandato dei cittadini e quando si presentano situazioni al di fuori del suo mandato deve consultarli. Lo stato non è autorizzato ad estendere il proprio mandato senza consultare i cittadini. I cittadini debbono essere in grado di “intimidire” i governanti [Ostrogorski] Sul significato di questo vedere http://www.anticasta.org/2011/12/ostrogorski-democrazia-e-partiti-politici.html