Ambiente: dissesto idrogeologico e rischio sismico

Premessa: Ho creato un pad che riporterà l’elenco dei vari pad relativi ai vari punti presenti nel nostro programma, in modo da averli sottomano, rileggerli, e decidere le modifiche, integrazioni o cancellazioni.

Nel nostro programma, per quanto riguarda l’ambiente, mancano due argomenti importanti per il nostro Paese: il dissesto idrogeologico, e il rischio sismico. Ho buttato giù queste due proposte:

Dissesto idrogeologico Dal 1964 al 2013 sono state 3.328 le località colpite da eventi di frana e/o inondazione, 2.031 i comuni colpiti, 1.989 le vittime e 428.432 gli evacuati e senzatetto. Basterebbero questi dati per far capire quanto il nostro sia un paese caratterizzato da un alto rischio idrogeologico: è un problema che interessa tutta l’Italia, da Nord a Sud, con 6.633 comuni e oltre 6 milioni di cittadini a rischio. Nonostante ciò, fino ad oggi la politica ha preferito più che altro gestire le emergenze, tralasciando invece la prevenzione e la mitigazione del rischio: secondo Legambiente negli ultimi anni si sono spesi crica 800mila € al giorno per riparare i danni, e meno di un terzo di questa cifra per prevenirli. Il Partito Pirata ritiene sia necessario un piano nazionale di prevenzione per mettere in sicurezza il territorio; bisogna adeguare lo sviluppo territoriale alle mappe del rischio, troppo spesso non tenute in considerazione; delocalizzare le strutture e gli edifici presenti (se in modo legale) nelle aree a rischio; ridurre e limitare il fenomeno del disboscamento; effettuare una continuativa manutenzione del territorio (quali ad esempio: consolidamento dei versanti, sistemazione di torrenti e canali artificiali adeguandoli ai cambiamenti climatici, manutenzione volta a migliorare il drenaggio delle acque meteoriche); liberare le risorse già stanziate per la prevenzione che gli Enti locali non sono riusciti a spendere, allentando i vincoli del Patto di Stabilità interno.


Rischio Sismico L’Italia è un paese sismicamente attivo. Per anni politiche inefficaci hanno preferito spendere enormi risorse in interventi post-disastro, quando invece compiere opere di prevenzione sarebbe costato meno e avrebbe salvato vite umane. La Mappa della Pericolosità Sismica è divenuta la mappa di riferimento per il territorio nazionale (Gazzetta Ufficiale n.105 dell’11 Maggio 2006) ma ad oggi non tutti i comuni hanno recepito questa mappa e attuato indagini più approfondite di microzonazione sismica, con l’obbiettivo di elaborare mappe di rischio e adeguare di conseguenza le norme costruttive degli edifici. È importante quindi promuovere anche in questo caso la prevenzione:

  1. istituire un Piano antisismico nazionale, con la finalità di controllare periodicamente la classificazione sismica del territorio, effettuare il censimento degli edifici esidenziali, produttivi e infrastrutturali di interesse strategico, in particolare, nelle fasi di emergenza e, ove necessario, negli opportuni interventi di consolidamento, nel miglioramento della qualità, in termini di resistenza al sisma, dell’edilizia pubblica e privata anche mediante piani di incentivazione e nell’attenzione progettuale alle condizioni degli impianti industriali, con speciale riferimento a quelli a rischio di incidente rilevante (RIR)
  2. è necessaria una legge che obblighi le regioni ad attuare le politiche di gestione del territorio e ad effettuare l’elaborazione delle mappe di rischio sismico locale, in modo da poter individuare le zone a più alto rischio e intervenire per ridurne la vulnerabilità sismica;
  3. modificare i parametri di costruzione di nuovi edifici basandosi sulle mappe di rischio sismico
  4. vanno modificati i criteri di scelta dei bandi per studio di vulnerabilità degli edifici strategici, come le scuole, oggi troppo spesso basati su scelte al ribasso, mentre dovrebbero essere basati su considerazioni della qualità tecnica dell’offerta;
  5. è necessario educare la popolazione al rischio sismico: progetti mirati nelle scuole di ogni grado, esercitazioni pratiche nei comuni organizzate con la partecipazione della Protezione Civile e, a seguito di studi di microzonazione effettuati dai Comuni, segnalazioni dirette a tutti quei cittadini che vivono in edifici su aree a maggiore vulnerabilità. Bisogna imparare a conoscere il pericolo e conviverci, facendo di tutto per farsi trovare preparati: i terremoti NON si possono prevedere, ma possiamo limitarne i danni.

Opinioni, idee, miglioramenti a riguardo?

Come base mi pare ottima. Un paio di proposte:

  1. Relativamente al reperimento delle risorse economiche per attuare la manutenzione del territorio e la prevenzione mi torna in mente una puntata di Report di qualche mese fa, in cui la Gabanelli proponeva di impiegare la popolazione carceraria (su base volontaria) appunto in questi lavori, usando l’incentivo dello sconto della pena. I vantaggi sarebbero anche per il problema del sovraffollamento e, in generale, per un minimo di re-introduzione nella società civile dei carcerati.

  2. Nella parte introduttiva (cioè nel paragrafo che comincia con “Nonostante ciò”) scriverei che la politica ha preferito gestire le emergenze, in quanto più lucrative della prevenzione. Se c’è un’emergeza si può dare l’appalto senza gara ad amici e “grandi” elettori, e soprattutto giustificare ogni tipo di intervento (ciò che Naomi Klein chiama “Shock doctrine” insomma).

Ho modificato come suggerito il punto 2; per il punto 1, o più in generale per il reperimento delle risorse, è un problema che dovremo valutare in seguito… Comunque l’idea dell’impiego della popolazione carceraria non è male, anche se va valutata bene la cosa…

I lavori forzati sono tipici delle peggiori dittature mondiali.

Ho per adesso aperto un’iniziativa su LQFB, riguardo al dissesto idrogeologico. https://agora.partito-pirata.it/initiative/show/6113.html

con massimo rispetto ma il draft attuale mi sembra un po naif non è il caso di almeno scopiazzare qualche testo che viene esposto in modo piu completo che magari ha gia passato delle revisioni

il mondo degli ecologisti & co come si esprime a riguardo?

possiamo creare dei mix?

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In realtà quella sull’dissesto idrogeologico è già un mix di proposte di legambiente, alcune proposte di una iniziativa di legge presentata da Segoni, del m5s. (anche lui geologo).

Il programma secondo me deve dire alcuni punti chiari e diretti, non può perdersi in tecnicismi… Se mi metto a fare una spiegazione su come funziona la sistemazione dei versanti ci scrivo un libro… Alla fine saranno cose trite e ritrite e già sentite, ma basterebbe veramente applicare questi pochi punti per ridurre drasticamente il rischio idrogeologico… Fra l’altro ci sono punti che i partiti evitano di pronunciare, poichè molto impopolari, come quello della delocalizzazione degli edifici presenti nelle aree a rischio, ma che sono fondamentali: in francia ad esempio, dopo i danni provocati dall’ urugano Xinthia che ha devastato la costa, lo Stato ha deciso di non ridare i permessi per costruire in quella zona ma di elargire ai cittadini (che erano proprietari di case legalmente costruite) un indennizzo per comprarsi o costruirsi una casa altrove, in zone con rischio minore. Tutto l’abusivo invece buttato giù senza indennizzo.

Quella sul rischio sismico è più personale, anche se alcuni punti sono in comune con alcune proposte già fatte (non mi ricordo da chi), e la parte sulle mappe del rischio è elaborata dopo una discussione con Enzo Boschi, che mi ha confermato che sono pochi comuni ad essersi adeguati.

Dissesto idrogeologico Dal 1964 al 2013 sono state 3.328 le località colpite da eventi di frana e/o inondazione, 2.031 i comuni colpiti, 1.989 le vittime e 428.432 gli evacuati e senzatetto. Basterebbero questi dati per far capire quanto il nostro sia un paese caratterizzato da un alto rischio idrogeologico: è un problema che interessa tutta l’Italia, da Nord a Sud, con 6.633 comuni e oltre 6 milioni di cittadini a rischio. Nonostante ciò, fino ad oggi la politica ha preferito più che altro gestire le emergenze, tralasciando invece la prevenzione e la mitigazione del rischio: secondo Legambiente negli ultimi anni si sono spesi crica 800mila € al giorno per riparare i danni, e meno di un terzo di questa cifra per prevenirli. Il Partito Pirata ritiene sia necessario:

  1. un piano nazionale di prevenzione per mettere in sicurezza il territorio;
  2. liberare le risorse già stanziate per la prevenzione che gli Enti locali non sono riusciti a spendere, allentando i vincoli del Patto di Stabilità interno.
  3. adeguare lo sviluppo territoriale alle mappe del rischio, troppo spesso non tenute in considerazione, per evitare la futura costruzione di edifici in aree a rischio e per garantire che le modalità di costruzione degli stessi tengano conto del livello e della tipologia di rischio presente sul territorio.
  4. È necessario invertire la tendenza attuale e diminuire il consumo del suolo, utilizzando criteri stringenti per quanto riguarda l’uso prioritario di aree dimesse, per la non urbanizzazione delle aree agricole, per la perequazione ed i permessi di costruire. Deve essere fissato un limite quantitativo massimo di ettari edificabili, ponendosi come obbiettivo quello di ridurre questo numero gradualmente negli anni.
  5. delocalizzare le strutture e gli edifici presenti (se in modo legale) nelle aree a rischio;
  6. combattere l’abusivismo edilizio e demolire gli edifici presenti in maniera illegale nelle zone a rischio;
  7. contrastare illegalità come le captazioni abusive di acqua e l’estrazione illegale di inerti, attraverso maggiore attività di controllo del territorio
  8. ridurre e limitare il fenomeno del disboscamento, e realizzare opere di rimboschimento, a seguito di perizie effettuate da un professionista idoneo, o di personale tecnico interno specializzato, che attestino che il rimboschimento genera una sensibile riduzione del rischio idrogeologico;
  9. Le Regioni devono effettuare una continuativa manutenzione ordinaria e straordinaria del territorio attraverso: interventi di consolidamento dei versanti e, in generale, per la riduzione della pericolosità di frana; interventi di manutenzione delle opere accessorie del reticolo stradale, volte a garantire il deflusso delle acque meteoriche e la stabilità del terreno; effettuare il ripristino e la rinaturalizzazione delle aree di espansione naturale dei corsi d’acqua e, dove possibile, effettuare la riapertura dei tratti tombinati o intubati dei corsi d’acqua; interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria di argini, sponde e manufatti per la protezione delle sponde dei corsi d’acqua;
  10. aggiornare obbligatoriamente ogni 2 anni i piani di emergenza di cui si sono dotati i Comuni

Rispondo qui all’emendamento proposto da @ozrupau su LQFB:

Altro argomento da inserire visto la particolarità del territorio italiano è IL DIVIETO di usare la tecnica della frantumazione del suolo per estrarre idrocarburi -FRANCKING-(lo faranno nel mare Adriatico nel mare Mediteraneo (Sicilia).

Il fracking non ha legami diretti in realtà con il dissesto idrogeologico, al massimo può esserci un collegamento indiretto: ad oggi si dibatte ancora se questa metodologia aumenti i rischi di terremoto in alcune zone; se così fosse i possibili terremoti potrebbero provocare dissesti. Però ancora non c’è un legame scientifico certo: non lo trovo quindi un argomento da inserire nel punto sul dissesto idrogeologico: casomai sarebbe opportuno, dopo dovuti ragionamenti, inserirlo come punto a se stante nella sezione ambiente, oppure nella parte del rischio sismico…

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Il 17 e 18 ottobre nelle piazze italiane saranno presenti i volontari della protezione civile per parlare di rischio sismico e sensibilizzare la popolazione alle buone pratiche da adottare in caso di terremoto. Tutto questo fa parte della campagna “IoNonRischio” della protezione civile e dell’INGV. Il 16 Ottobre, per pubblicizzare l’evento, è stato deciso di lanciare un tweetstorm#iononrischio” per invitare i cittadini ad andare in piazza nei due giorni successivi.

Per quei giorni la proposta sull’aggiornamento del programma in LQFB relativa al rischio sismico non sarà ancora votata, però penso che, visto che mi pare nessuno sia contrario ad inserire questo punto nel programma, (programma che si sta lentamente allargando, non solo sul digitale, ma anche su altri settori…), sarebbe una cosa positiva se il PP partecipasse al tweet storm… Feedback? Favorevoli? Contrari? C’è bisogno di votare la cosa su LQFB?

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Favorevolssimo, partecipiamo.