Se cercavate un esempio di “corruzione del capitalismo di rendita” di cui parlava Guy Standing nell’omonimo libro, il caso di Autostrade è esemplare.
Oggi sull’agit-prop dei 5 Stelle (a.k.a. Il Fatto Quotidiano) c’è qualche articolo degno di chiamarsi tale a proposito della vicenda Autostrade per l’Italia. In particolare uno a firma di Giorgio Ragazzi che racconta come è stata gestita la privatizzazione.
L’istituto delle concessioni si giustifica in teoria per l’idea che le opere pubbliche possano essere finanziate con capitali privati e poi devolute allo Stato a fine concessione, senza oneri per il bilancio pubblico. Ma questo non è mai avvenuto in Italia: il grosso della rete fu costruita, negli anni '60 e '70, tutta a debito, quasi sempre con garanzia dello Stato, mentre gli azionisti, Iri compresa, versavano solo pochi spiccioli in conto capitale. Rimborsati i debiti con il gettito dei pedaggi, invece di devolvere le infrastrutture allo Stato come previsto dai contratti, le concessioni sono state via via e spesso più volte prorogate “gratuitamente”: veri regali grazie ai quali i concessionari hanno iniziato ad arricchirsi senza alcuna giustificazione.
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Più interessante è la parte in cui l’autore propone soluzioni, diverse dalla nazionalizzazione tout court.
Innanzitutto occorrerebbe evitare qualunque nuova proroga e abrogare almeno qualcuna delle tante proorghe concesse dal Ministro Delrio (…). I profitti delle concessionarie potrebbero poi essere contenuti con una valutazione più rigorosa degli investimenti riducendo il generoso tasso al quale oggi vengono remunerati. Si dovrebbe infine stabilire il principio che quando una concessione scade, l’opera venga devoluta allo Stato, come previsto dal contratto, senza essere né prorogata né rimessa in gara. Quando un’autostrada è stata ammortizzata, il pedaggio diventa perlopiù un’imposta. Meglio che la riscuota lo Stato piuttosto che un concessionario. Lo Stato può ben gestire “in house” le nostre autostrade senza che per questo si debba parlare di "nazionalizzazione". Lo Stato può facilmente appaltare in gara le due funzioni svolte dalle concessionarie, manutenzione ed esazione dei pedaggi, senza assumere alcun dipendente pubblico e con vantaggio per trasparenza e concorrenza. Il gettito dei pedaggi in genere copre ampiamente il costo di nuovi investimenti, che potrebbero essere appaltati con gare aperte, invece che riservate ad imprese controllate dalle concessionarie.
Opinioni?