Si può avere fiducia nelle istituzioni - fino a un certo punto - e nel contempo volere un bilanciamento dei poteri. Altrimenti in nome della fiducia al parlamento potremmo abolire la Corte Costituzionale, e in nome della fiducia al governo abrogare l’indipendenza della magistratura.
Ma ora, permetti a un vecchio noioso come me di raccontare una storia.
Inspira profondamente dalla pipa
Un giorno di molti anni fa, nella mia città natale, Genova, si svolse un incontro di grande importanza, il G8. Era il luglio 2001. Molte storie d’eroi e villani, tragedie, e vicende mai chiarite s’intrecciarono in quei giorni, caldi tanto per il clima meteorologico che per quello politico, ma io mi concentrerò su una in particolare, che segnò tutti quelli della mia generazione.
Giornalisti e studenti furono ospitati in una scuola per la notte, la Diaz. Non si sa se per una soffiata o cosa agenti in tenuta antisommossa e loschi figuri che nessuno aveva mai visto prima - neppure tra la polizia - si presentarono per entrare in forze. Qualche deficiente pensò di prenderli a sassate dal tetto, e costoro si precipitarono dentro, massacrando di manganellate gente che dormiva, in quella che passò alla storia con le parole del vicequestore Fournier come macelleria messicana, avidi di sangue, comportandosi come belve lasciate a nutrirsi dopo settimane di digiuno.
Dopo l’evento, per giustificarsi qualche mela marcia portò due Molotov, raccattate chissà dove, nella scuola, per giustificare l’assalto.
Altre mele marce intanto fecero sparire le suddette Molotov, che avrebbero dovuto comparire in tribunale come prove per l’accusa.
Grazie a questo, alcune tra le mele marce di cui sopra non solo poterono andarsene impunite e indisturbate, ma quelle che furono punite vennero premiate: uno dei poliziotti condannati è stato promosso a numero due dell’Antimafia.
Quindi no, si sa che noi vecchi siamo un po’ diffidenti, ma diciamo che la mia fiducia continua a esserci con riserva d’inventario.