Riflettevo in questi giorni sulla geolocalizzazione.
Come tutti gli strumenti utilizzati dall’uomo, possono essere utilizzati per migliorare la vita o per peggiorarla. Secondo me un buon messaggio politico dovrebbe essere quello in grado di rilevare gli aspetti positivi incentivandoli senza trascurare una limitazione degli aspetti negativi.
La geolocalizzazione dovrebbe essere una scelta .
Un primo punto è che al cittadino va garantita sempre e comunque la possibilità di scegliere se vuole o non vuole essere geolocalizzato e che questo deve essere un messaggio obbligatoriamente messo in chiaro da qualsiasi app o strumento utilizzato. Penso alle mille app social che lo utilizzano senza delineare con precisione l’ambito in cui viene utilizzato ed i motivi, il che permette loro una profilazione indiscriminata ed ingiustificata.
Giusto ieri parlavo con la mia banca in merito all’imposizione dell’app, spacciata come indispensabile per la doppia identificazione per motivi di sicurezza imposta a livello Europeo - che permetterà addirittura la profilazione di impronte digitali e vocali di migliaia d’individui ignari - rilevando come la non precisa demarcazione degli ambiti in cui i dati raccolti possano essere utilizzati avrebbe facilitato ogni tipo di abuso in tal senso. A quel punto è stato facile per me rifiutare l’istallazione dell’app senza subire alcuna conseguenza, cosa che addirittura per alcune banche viene resa obbligatorio un aumento tariffario sulle garanzie di maggiore sicurezza imposte dall’UE (roba da class action dei consumatori).
Penso che un obiettivo concreto possa essere quello di lavorare su una proposta di legge di tutela che imponga a chiunque utilizzi strumenti di profilazione di specificare in maniera stringente ed assolutamente dettagliata i motivi e le uniche finalità per cui utilizzano i dati raccolti, ovviamente non ascrivibili ad una generica “ricerca di mercato”.
Detto questo ritengo che, invece, ci siano alcune precise circostanze in cui questi strumenti debbano essere anche imposti alla cittadinanza per garantire una maggiore sicurezza, un po’ come si è fatto con il sensore nei seggiolini per impedire di dimenticare i bambini in macchina sotto il sole o come avviene con le cinture di sicurezza.
Per esempio, a proposito di bambini, in luoghi affollati come le spiagge dovrebbe essere obbligatorio l’uso di un braccialetto con sensore (come viene fatto per i cani) , perché credo qualsiasi genitore sappia bene come il “perdere” un bimbo non sia sempre dovuto a semplice distrazione e/o superficialità del genitore ma soprattutto ad un contesto ambientale che ne limita enormemente la possibilità di vigilanza.
Ma oltre ai bambini questi braccialetti potrebbero essere indispensabili per persone con disabilità tipo l’alzheimer o forme autistiche, ed anche per le vittime di stalking come immaginavo qua.
Insomma si potrebbero delineare dei precisi contesti ambientali di rischio maggiore dove l’uso di questi strumenti è accettato ed, al contempo, chiarire senza alcuna scappatoia, quali sono gli abusi che non devono essere tollerati.
Questo anche per permettere ai cittadini, nel momento in cui hanno il sospetto che i loro dati vengano utilizzati per cose che non hanno autorizzato, d’inchiodare alle responsabilità chi ha commesso l’abuso e venire risarciti dei danni.