Alla fine persino il PD-presidente della Regione Basilicata ( regione in cui sono nato e cresciuto ) ha deciso di sospendere le attività dell Centro Oli dell’ ENI, dopo che la stessa ENI aveva ammesso lo sversamento da due dei suoi depositi di olio greggio.
Ovviamente “c’e’ grande preoccupazione per le ricadute occupazionali” : anche qui, come con l’ILVA di Taranto, si propone sia pure in modo piu velato il ricatto occupazionale: se vuoi mangiare, lascia che ti avveleni. Ma questa volta non si tratta di emissioni in aria, ma di inquinare una grande fonte di acqua potabile, che finisce nei rubinetti della Puglia meridionale. Eppure, fino ad un mese fa, si negava ancora. Gli interessi in gioco sono tanti: i pozzi della Basilicata forniscono circa il 6% dei consumi nazionali (dati 2015). Regione ed enti locali campano ormai da anni grazie alle royalties, eppure l’oro nero ha portato pocho o zero sviluppo economico nella regione
Tra le tante domande che questo episodio, come altri simili, fa sorgere, ne voglio proporre due:
- Come evitare il ricatto occupazionale ? A me sembra principalmente un problema culturale, ma non escludo che si potrebbe rendere più chiara la egislazione in materia di priorità tra Salute e Economia.
2.L’ARPA Basilicata ( come in circostanze simili l’ARPA Pglia) non sembra aver fatto il suo lavoro con la dovuta diligenza. Perchè?
P.S : aggiungo, come uteriore (triste) spunto di riflessione la storia del Tenente Di Bello.