Come passare dal debito pubblico al denaro pubblico?

Stavo valutando una soluzione per rimanere nell’euro cosí come è impostato (ovvero BCE che concede soldi alle banche centrali nazionali private, e queste che lo concedono alle banche commerciali che rincarano il prestito con interessi decisamente piú alti). Ma non la trovo…

Si potrebbe ipotizzare di nazionalizzare la Banca centrale d’Italia e finanziare direttamente la spesa pubblica. Ma i limiti a cui è sottoposta rimarrebbero tali: i nuovi soldi immessi per la crescita che vengono dalla BCE, all’Italia arriva davvero molto poco. Prima ci si fa finanziare dai capitali preesistenti (per un 80-90%) e dai 100 ai 200 miliardi di euro, a seconda della politica adottata dalla BCE, possono arrivare a finanziare la spesa pubblica. All’interno dell’euro non c’è la libertà di avvalersi di altre cifre e il problema piú grande è l’esistenza del meccanismo del debito pubblico come fonte del finanziamento.

Dovremmo chiedere a istituti grandi e potenti di rinunciare ai loro privilegi, di rivedere i trattati europei sostenuti da burocrati su cui l’influenza democratica giunge in modo veramente marginale, in aggiunta la forte ignoranza dei cittadini alla base o il disinteresse per timore di immergersi in questioni troppo complesse; credo sia evidente che la richiesta si può sempre avanzare, ma la risposta è ovvia (pensate al caso della Grecia: il massimo che ha ottenuto è stato avere una commissione greca e non estera che avrebbe valutato che cosa mettere in vendita del patrimonio pubblico a causa del suo debito che è strutturalmente ingiusto e non necessario - a prescindere da quanto la corruzione possa aggravare la situazione).

Per poterci permettere di interrompere il finanziamento tramite debito pubblico, ripagando i debiti residui (magari dilazionando tempi e bloccando gli interessi, non so cosa si può fare e ottenere), è necessario recuperare la sovranità monetaria, ovvero uscire dall’euro (non riesco a credere che l’impostazione cambierà a favore dei cittadini…).

A quel punto, quando servono soldi, non si chiedono ad eventuali finanziatori, ma si immettono direttamente. Naturalmente c’è un limite da rispettare per non arrivare ad una svalutazione (per meccanismi indiretti) o un’inflazione (se alziamo banalmente lo stipendio a tutti…). Inoltre, la politica economica deve essere in mano a persone oneste e competenti. Di quanti miracoli abbiamo bisogno… :pensive:

C’è anche da gestire il debito in valuta estera che andrebbe pagato nella nuova valuta. In genere, si preferisce non convertirlo nella nuova valuta (è una prevenzione dalla speculazione del mercato finanziario), a meno che qualche debitore lo richiede esplicitamente. La cosa importante è che, cosí come piano piano e con fatica dalla lira ci si è agganciati all’euro, al tempo stesso occorre migliorare la situazione finanziaria senza cambiamenti bruschi e osservando come reagisce l’equilibrio del mercato con le altre valute (importazioni ed esportazioni).

Infine, i trattati che hanno portato all’euro non hanno previsto una modalità di uscita. Però, penso che volendo si può trovare una mossa legale per tornare alla propria moneta. Serve solo la volontà politica.

Io credo che l’unica soluzione sia creare il “doppio (e perché non triplo,quadruplo etc.) binario”: tenersi l’euro come valuta continentale ma al tempo stesso permettere ai governi nazionali di usare una o più valute complementari (o magari circuiti di credito commerciale, tipo Sardex). Quanto al finanziamento della spesa pubblica, correggimi se sbaglio, ma la Cassa depositi e prestiti non ha più o meno quella funzione?

Alternative locali, con scopi specifici, con monete di speciale concezione, come il Sardex che è una “moneta baratto” usata tra aziende, è utile. Però, nella misura in cui releghiamo all’euro il ristretto ruolo di moneta con cui vendere e comprare nel mercato estero e lasciamo che l’economia interna si avvalga di una o piú monete locali, di fatto saremmo usciti dall’euro.

Non so quanta difficoltà di gestione e comprensione può creare il circolare di piú monete se vorremmo un’economia, per esempio, al 50% veicolata con una moneta e al 50% con un’altra… Inoltre, emergerà una situazione piú favorevole con la moneta maggiormente concepita per i cittadini, e si finirebbe per preferirla quasi al 100% e ritorna quella che di fatto sarebbe un’uscita dall’euro (che altro non significa se non smettere di usarlo, o usarlo marginalmente, a favore di altro).

Sí, sono stato un po’ contorno nel primo post (magari lo aggiusto), quello che può fare la Banca d’Italia privata per lo Stato lo sta già facendo (prestatore di ultima istanza nei suoi limiti), però è molto limitata dalle restrizioni decise con i trattati per l’euro e la spesa pubblica è appesantita (di circa 100 miliardi di euro l’anno) da un finanziamento tramite grandi capitali, senza possibilità legale di introdurre nuovo denaro senza debito, senza interessi. Nazionalizzare la banca d’Italia non servirebbe a cambiare il quadro.

Iniziare ad usare una moneta parallela che di fatto ci renderà sempre piú autonomi dall’euro e da tutta la sua struttura, credo sia una via non vietata e quindi percorribile. Formalmente uno nemmeno esce dall’euro, ma di fatto, non lo usa piú, non si finanzia piú in euro e quindi i trattati iniziano a riferirsi (per noi) ad un “oggetto vuoto”.