"Decrescita Felice" vs "Economia Sostenibile"

Discussione relativa alla proposta nel titolo: https://agora.partito-pirata.it/initiative/show/6077.html

Poche cose mi sembrano veramente irritanti come l’ossimoro intrinseco in “Decrescita Felice”. Tutti i Partiti Pirata al mondo sono IT-based: meglio inserire nel Programma il raggiungimento di Warp 11.

Luca Ricolfi [http://it.wikipedia.org/wiki/Luca_Ricolfi] nel suo libro “L’enigma della crescita” [http://www.qlibri.it/saggistica/economia-e-finanza/l’enigma-della-crescita/ ]definisce un’equazione matematica per descrivere l’andamento della crescita nel periodo precrisi. Una delle conclusioni che ho tratto da quell’equazione è che ogni paese in base alle sue caratteristiche ha un PIL limite, per aumentare il quale occorre diminuire il reddito lordo pro-capite, cioè decrescere. Se quindi si vuole l’aumento del PIl le politiche economiche renziane (diminuzione del peddito pro-capite e dei diritti dei lavoratori) sono quelle necessarie. Se invece si ritiene che l’aumento del PIL non sia l’obiettivo principale di uno stato si ricade nella Decrescita felice. Questa, molto in breve, si disinteressa del PIl (può diminuire, ma la sua diminuzione non è l’obiettivo) compensando la diminuzione di alcuni beni con l’accrescimento di beni immateriali.

Credo di aver capito: non servono nuovi cervelli, ma cervelli nuovi.

Esco dal partito seduta stante, se ci mettiamo ad approvare fanta-economia.

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Non c’è bisogno di uscire dal Partito Pirata: basta portare dentro tutti quei Pirati nascosti là fuori, tra le pieghe della società civile. Pirati veri, che con le cialtronate della Decrescita Felice fanno gli stuzzicadenti.

Dobbiamo cambiare prospettiva: aprirci al mondo, attivare gli attivisti, spingere la piccola palla di neve giĂą per il pendio.

E non dimenticare che siamo l’unico vero Partito Europeo.

Sconfortante vedere usare LF come FB, soprattutto da uno che non è entrato ieri nel PP.

Il giorno 22 aprile 2015 22:53, solibo cto@lists.partito-pirata.it ha scritto:

E’ un emendamento, visto che c’è poco di emendabile in quella issue. Andrebbe dimenticata nella sua interezza.

SeguirĂ  NIL, se necessario.

Fra la diminuzione dei beni citiamo il cibo (“ma non è come la recessione:la recessione è come mangiare meno perchè non abbiamo cibo, la decrescita è mangiare meno perchè siamo a dieta”… cit. Pallante), e sicuramente, un altro bene a cui rinunciare è la connessione internet e tutto ciò che ci tiene connessi: quindi addio era digitale, addio Pirati.

Hai una fonte della Decrescita Felice che dice questo(la rinuncia ad internet) od è un parto della tua fantasia? P.S. “Per spiegarci meglio, la recessione è come non avere quasi più cibo a disposizione rischiando di morire di fame, la decrescita è come mettersi a dieta perché si è in sovrappeso o si ha il colesterolo troppo alto. In entrambi i casi si mangia di meno, ma per motivi ben diversi.” Rileggi piano e più volte questa frase, un po’ più chiara, forse poi capisci che il concetto non è mangiare di meno.

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Cosa prevederebbe la decrescita allora? Abbiamo un’analisi dettagliata di cosa dovrebbe decrescere, cosa togliere, a cosa rinunciare, quali beni materiali cancellare, invece delle solite frasi vaghe?

Visto che sono tra quelli che ha sostenuto la proposta su LQFB vorrei precisare un paio di cose. E’ chiaro che bisognerebbe capire di preciso cosa s’intende, per Decrescita Felice. Ovvio che se si parla di utopisti che sognano un ritorno ad un’aurea età bucolica in cui ci si sposta a dorso di mulo, la discussione muore sul nascere. Però, logicamente, non credo sia questa la situazione. Mi pare che dalle origini ad oggi la formulazione sia un po’ cambiata, diventando più articolata e -almeno secondo me- più ragionevole (del resto neanche Rifondazione Comunista -pur chiamandosi così- non chiede più la dittatura del proletariato). La visione del mondo si può trovare qui, e non mi sembrano cose così fuori dal mondo. Si parte da una critica alla pratica di misurare l’economia (quasi) solo sulla base del PIL (critica che fece a suo tempo perfino Kennedy in un celeberrimo discorso, e che oggi trova in pratica d’accordo perfino l’ONU, se è vero che è stato accettato l’Indice di Sviluppo Umano come parametro per classificare le nazioni), e si afferma che una decrescita in certi specifici settori non solo non va considerata un dramma, ma anzi può essere auspicabile (e tali settori sono ovviamente quelli legati ai combustibili, all’estrattivismo etc.).

La tecnologia, in tutto ciò, viene vista come potenzialmente miglior alleata dell’ambiente, e dubito che Internet verrebbe considerato come un bene superfluo (soprattutto in un’era in cui la produzione industriale -fonte primaria dell’inquinamento- può essere rivoluzionata dalla stampa 3D e dalla Rete, in un mondo in cui a viaggiare saranno i files, più che gli oggetti finiti). Per non parlare delle possibilità che la Rete stessa offrirebbe per quanto riguarda la democrazia diretta, in questo scenario che nel manifesto linkato sopra è chiamato “Municipalità” (peraltro in quel paragrafo si fa esplicito riferimento all’Open Source e agli Open Data).Piccole comunità locali autosufficienti dal punto di vista alimentare ed energetico.

Il problema è proprio la definizione, che di per sé è troppo fuorviante (per inciso: in francese “decroissance” ha il doppio significato di “sfida alla crescita” [croissance] e al “credere” [croir], a suggerire l’idea di mettere in discussione i “dogmi” precostituiti). Più che una “decrescita” complessiva si auspica una “crescita selettiva”; cioè si cerca di comunicare che -ad esempio- la crescita del consumo degli antidepressivi non andrebbe di per sé considerata una cosa positiva (come invece viene vista da un economista tradizionale, perché è comunque qualcosa che mette in circolo denaro). Viceversa, si auspica una crescita di lavoro -e dunque di “consumo”- nel mondo ad esempio della cultura (gente che va a un concerto, o a teatro, o al cinema), e in generale in tutti quei settori dell’economia che non presuppongono un consumo di materie prime. Precisato tutto ciò, spero che -se non proprio inserire nel programma questo punto, come chiedeva la mozione- si possa almeno ragionare serenamente di questi temi, senza considerare chi li porta avanti come dei cialtroni tipo appunto i fan delle scie chimiche.

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Il problema è che prima di sostenere una proposta (per non parlare poi dei proponenti) bisognerebbe leggere bene ciò che si sta sostenendo: se la definizione stessa non è chiara oppure contiene elementi comunque ambigui o insostenibili, bisognerebbe sostenerla solo potenzialmente, ovvero emendarla.

La proposta, così com’è scritta, è per me irricevibile: pare soltanto un tentativo di scrivere un pezzo di programma per non morire di noia.

PS: a Milano il prossimo anno faremo di tutto per presentarci alle amministrative.

La conoscenza della Decrescita Felice (in maiuscolo) è piuttosto diffusa, ma per chi non la conoscesse ci sono moltissimi strumenti per informarsi, dai libri alla rete, magari anche semplicemente su Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Movimento_per_la_decrescita_felice Qui il manifesto: http://www.unmondopossibile.net/articolo/art0076.htm Qui il sito

P.S. Il legame forum-LF serve proprio a capirsi.

Sviluppo un tema introdotto da Exekias: la tecnologia. La Decrescita Felice è una risposta al fatto che noi oggi consumiamo più delle risorse che il pianeta è oggi in grado di generare. L’impatto ambientale viene misurato come Impronta Ecologica [ http://it.wikipedia.org/wiki/Impronta_ecologica ] ma, genericamente, è dato dalla formula: I=PxAxT dove P = popolazione
A = Affluenza (flusso dei beni prodotti o consumati) T = Indicatore di tecnologia, tanto più piccolo quanto maggiore è il livello tecnologico.

Come si vede, la tecnologia è importante e non si deve diminuirne il livello, anzi, occorre fare il contrario.

Consumiamo più risorse di quanto il pianeta è in grado di generare. Inclusi silicio e rame, necessari per costruire il computer col quale state discutendo di queste immense c*****e.

In questo caso la DF significa riciclare i materiali dei computer anziché gettarli.

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RAEE. Questo sconosciuto.

Il fatto che RC abbia rinunciato alla dittatura del proletariato è dato principalmente dal fatto che non hanno mai avuto esattamente chiaro che cosa fosse, la dittatura del proletariato… Poi, la decrescita felice è l’ultimo grido, tanto che perfino tra loro ci sono dei sostenitori. Il che spiega anche il primo punto: è infatti difficile sapere che cos’è qualcosa se non si è mai letto nulla dell’autore che l’ha teorizzata, perché chiunque abbia un minimo di conoscenza di Marx e abbia letto gli strali che riserva a Malthus difficilmente può apprezzare una teoria economica che si basa su presupposti confutati da almeno 150 anni…

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A) Confutata da almeno 150 anni: meglio dire 150 anni fa. Sono cambiate un po’ di cose, no? Poi come dici tu bisogna leggere molto sull’argomento, come ha detto la Reda la delega serve quando non si vuole o non si ha la possibilità di informarsi su un argomento. Comunque la Decrescita Felice c’entra molto poco con il malthusianesimo, perché si basa sull’impronta ecologica che tiene conto, come ho detto sopra, della tecnologia. Il fatto che oggi consumiamo più di quanto il pianeta è in grado di rinnovare è universalmente riconosciuto. Ma non è un problema: basta ridurre la popolazione, magari con la guerra e fregarsene delle prossime generazioni, c’è chi ama queste soluzioni. Ma esiste, e non è secondario, anche l’aspetto “anticapitalista finanziario” (fra virgolette perché wikipedia dà varie definizioni del capitalismo) riducendo il potere del danaro nella vita quotidiana.

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