Io credo che bisogna partire dalle ricerche di punta nate da tutti i contesti culturali possibili. A mio parare ma sto cominciando da poco a fare un’analisi seria della questione, è costruire un’aconomia alternativa, meno sensibile o quasi del tutto insensibile alle “economie ufficiali” basata sui principi di quella che viene definita in ambito ecologista “economia circolare”. In tal senso non è difficile immaginare che per mantenere in equilibrio il sistema basta costruire sistemi flessibili di conversione (almeno dal punto di vista della struttura formale). Ma ovviamente non si tratta solo di questo. Si tratta certamente di cambiare “stili di vita” e modelli sociali"… però anche io reputo che chiamare questo processo “decrescita felice” sia forviante e riduttivo… Preferisco concetti come “economia di rete”… “botteghe digitali”… “produzione diffusa”… etc…tutto questo comunque non sarà possibile fino a ch non sara costruita una rete “di relazioni” economicamente rilevanti… non basate sulle “monate ufficiali” ma su sistemi alternativi (compreso quelli di natura immateriale e digitale)… come si vede la questione è complessa… non racchiudibile in nessuna formula “precostituita”… e sicuramente non in una vagamente “luddista” come quella della “decrescita felice”. Se proprio dobbiamo assere “rivoluzionari”, facciamo una sforzo di fantasia. Notte.
E’ questione di coraggio: una volta accertato che il pianeta non è in grado di sostenere gli attuali consumi e che nel mondo le risorse sono distribuite in modo spaventosamente ineguale ci sono varie alternative:
- fregarsene, peggio per le generazioni future e per chi sta peggio (la scelta attuale)
- una bella guerra (vedi Gaia di Casaleggio, ed è la tradizione)
- ridurre i consumi (decrescita felice) Decrescita felice ha un titolo impopolare, ma, secondo me, è il suo pregio: basta ipocrisia. “economia di rete”, … sono modelli parziali di realizzazione della decrescita felice.
La scelta vera è fra crescere (peggiorando l’attuale situazione) stare o decrescere. E, una volta scelto il fine, si possono poi discutere le modalità.
Secondo me se le persone potessero scegliere, se vivessimo in un pianeta con una democrazia autentica, questi problemi sarebbero già risolti. Non ci sarebbe bisogno di scegliere tra economie di rete o decrescite o altro. Avremmo un modello compatibile visto che nessuno vorrebbe legittimamente pagare i costi per il benessere degli altri.
Prima legge dell’economia mutuata da quella dei gas: Il benessere derivante da una forma di economia deve potenzialmente espandersi su tutto lo spazio disponibile (pianeta). Se non è così allora non siamo in presenza di una economia ma di un sopruso.
Esatto. Secondo me il problema non è il modello economico bensì l’assenza di una politica regolatoria globale e di una democrazia sincera e capace di produrre una tale politica.