Demorazia liquida e integralismo

definizione estemporanea e riduttiva dell’integralismo: L’integralismo è la forma meno aperta al confronto di ogni concetto espresso nelle diverse attività dei gruppi sociali e usa tutti i mezzi possibili per affermarsi. L’integralismo è una forma mentale schematicamente statica,in qualsiasi ambiente, dall’economia alla politica, è un complesso di superiorità affermato collettivamente come successo dell’organizzazione in base al quale ritenere sé sessi al di sopra di qualsiasi obiezione. L’integralismo è il rifiuto di confrontarsi su di una base paritaria, concettualmente, con altri diversi da noi solo all’apparenza. L’Integralismo ha la presunzione di definire in modo unico le regole civili e politiche della Società, dove ogni idea o costume o innovazione di abitudini, anche per mezzo della tecnica, viene rifiutata pregiudizialmente o accettata strumentalmente. L’integralismo ha come strumenti: la persuasione condizionata e / o l’intimidazione coercitiva,in base ai quali con opportune visioni manipolatorie induce al comportamento definito, ma è anche l’applicazione rigorosa di regole comuni limitate all’ambiente circoscritto, quindi valide nella loro sostanza . Le formalità acquistano valore pressoché assoluto nella procedura assurgendo a codici morali considerati leggi e il formalismo integralista dei codici diventa legge uguale per tutti. In questo modo la forma integralista racchiude tutta la descrizione della realtà secondo un criterio di base ed essendo uno solo il criterio la sua stessa esistenza dipende dalla negazione di qualsiasi criterio comparativo e di conseguenza anche dei soggetti portatori del confronto. La Democrazia all’opposto ha come base il dualismo per mezzo del quale la dimostrazione dell’esistenza di ogni cosa dipende dall’altro non identico al primo. Si pone la condizione universale di assurdità: se esistesse uno ed uno solo dei componenti, tutti eguali a sé stessi, non esisterebbe prova dell’esistenza di questa unica realtà. Il principio di assurdità ha come pretesto la superiorità, il narcisismo ed idealità per mezzo dei quali pregiudizialmente affermare l’esistenza di una cosa unica in assoluto. Se il concetto rimane idealistico per estrapolazione allora è corretto simulare astrattamente una ipotesi virtuale, non reale, non vera, ma indicativa di un problema irrisolto. La Democrazia, come rappresentazione della realtà, ammette solo soluzioni comparabili e confrontabili tra loro. La Democrazia liquida proprio perché composta dalla moltitudine a maggior ragione ammette il massimo di soluzioni comparabili e confrontabili tra loro, per questo non ammette leader o gruppi di potere. Il problema della Democrazia liquida è che per non essere populista necessita di ambienti circoscritti per ideali rivolti ad un ben chiaro disegno sociale o tipo di società che vuol realizzare e non all’intero corpo elettorale dati gli interessi diversi che ci sono nell’attuale assetto sociale in classi.

Strategia fallacia in quanto un progetto elettorale fornito di democrazia liquida potrebbe vincere le elezioni e dal momento che si trova al potere si forma un influsso incontrollabile di persone con interessi avversi all’ambiente circoscritto originario. Esperienza vissuta nel Piratenpartei 2012.

Per questo il PP-IT ha fatto bene a scegliere la via del Gruppo Integrità con il suo scopo strettamente legale di scoprire inconsistenze nel apparato legale del partito, un normale lavoro di giurisprudenza. Sarebbe meglio se ci fossero avvocati ad esercitarlo, ma forse ce la caviamo anche noi.

In quale modo tutto ciò abbia alcuna cosa a che fare con “Integralismo” non mi si evince.

Il Piratenpartei nel 2012 si è trovato ad affrontare una situazione e domanda politica assolutamente impreparato, inizialmente monotematico si è trovato a dover rispondere alla complessità sociale senza un disegno/sogno/ideale/programma sociale coerente e ben definito. Ricorrere alle regole in sostituzione di un progetto politico equivale a sostituire il progresso e lo sviluppo con l’integralismo.

Non è vero. Era un partito monotematico nel 2009. Poi nel 2010 ci siamo preparati per le elezioni municipali, ed era ovvio che non potevamo parlare solamente di Freifunk. Abbiamo passato un anno in Liquid Feedback a sviluppare il programma che conquistò la nazione. Reddito di Esistenza. Liberalizzazione delle Droghe, Privatizzazione della Religione, Diritti Civili Gay ecc ecc… Tutta roba che è finita nei programmi anche degli altri partiti pirata negli anni seguenti…

Significa solamente imparare dagli errori del passato. Ma c’è chi non vuole imparare. Infatti il Piratenpartei è colassato sotto gli abusi comportamentali, nonostante avesse i collegi arbitrali dal primo giorno. All’idea di risolvere i problemi con più moderatori i Piraten gridavano alla presunta assoluta priorità della libertà d’espressione (molto dopo hanno capito che la stavano interpretando male) e si sono messi in testa che non erano le strutture sociali che erano sbagliate… erano gli individui che erano stronzi… uno per uno, qualche migliaio in totale, tutti stronzi. Ancora oggi ci sono Piraten che non hanno capito che forse non è vero che ci stavano mille stronzi, ma che hanno sbagliato metodo di convivenza. E così il Piratenpartei è colassato.

Solo ora stanno prendendo in considerazione il concetto dei Responsabili della Convivenza, perché notano che il problema non se ne va, neanche se torni ad essere nessuno. Gli piace l’idea che ovunque ci sono tre pirati, uno di loro deve essere RdC. È una struttura di potere esecutivo molto decentralizzata. Molto più praticabile del tradizionale intervento del segretariato di partito.

perché 1 ogni 3 e non tutti verso tutti? perché non responsabilizzare ciascuno? di volta in volta ci sarà sempre qualcuno che suggerisce un provvedimento e approvato in AP i tecnici provvederanno.

Lo spiega la proposta di linee guida perchè si manifesta la cd. “tirannia dell’assenza di struttura” e perciò tale metodo non funziona. Raccomando la lettura della femminista Jo Freeman per imparare dagli errori del movimento femminista negli anni 60. “Prima le persone” ha una struttura idonea a ripetere tutti quegli errori.

La mia opinabilissima opinione è che tirannia della maggioranza, tirannia dell’assenza di struttura e mille altre tirannie, più o meno indotte, sono solo paure per ridurre la democrazia, per discriminare, per gestire la convivenza basandosi sul darvinismo e non sull’umanesimo. Se vogliamo evolverci come razza umana dovremmo imparare a gestire le reazioni basate sull’istinto ancestrale della sopravvivenza e non della razza ma dei singoli individui ciascuno dei quali è componente fondamentale dell’insieme. Il nostro ambiente e la nostra tecnologia (SL) c’insegna che ciò è possibile anche se con estrema difficoltà dovuta principalmente al darvinismo non ancora superato. Che un’insegnante di un’università di NY abbia scritto che, secondo lei, negli anni 60 il movimento femminista USA abbia commesso errori è banale tanto quanto hanno scritto altri che non hanno commesso nessun errore ma che la società non era pronta …e cerchiamo di guardare al futuro e non sempre al passato, ciò che era giusto o sbagliato non è detto lo sia ancora … nessuno ha tutti i torti o tutte le ragioni.

Stai dicendo che te ne frega ampiamente, con tanto di impeto maschilista, delle saggezze imparate nel movimento femminista negli anni 60? Non ti abbassi ne a leggere quella roba e ancordimeno ad argomentarne concretamente le esperienze empiriche e le deduzioni? Sbatti tutto nell’angolo come se fossero solo opinioni? Percepisco bene?

Hai una qualche fonte empirica/scientifica per fare questa asserzione o ritieni opportuno rispondere a delle ricerche scientifiche con delle mere opinioni infondate?

Stai dicendo che non è necessario imparare dagli errori commessi nel passato in modo che si possano ripetere meglio anche in futuro? Con quali dati empirici vorresti documentare la teoria per la quale “la società” – in realtà stiamo parlando di una organizzazione di un gruppo di attivisti politici, sia a NY che qui, non della “società” in generale – si sarebbe evoluta a tal punto da non ripetere gli errori descritti nei suoi scritti? Io veramente se leggo quel documento ci vedo tutti i comportamenti sbagliati del PP nel periodo destrutturato 2012-2015 e faccio fatica a non ritenerlo di epocale saggezza.

“Imparare dagli errori commessi in passato” non dovrebbe significare “Impedire con metodi autoritari comportamenti che IO in base al mio passato ritengo errati” Questo presuppone che IO sia un esperto a livello elevato dell’argomento. Peccato che esperti a livello elevaatissimo giudicassero errata la teoria della relatività di Einstein.

Dipende da come definisci IO. Se definisci IO := le regole stese nel regolamento da parte dell’assemblea che complessivamente ha compreso gli errori avvenuti e protegge generazioni future dal ripeterli mettendoli nel regolamento, allora direi che hai capito il concetto che Dodeska tentava di trasmetterci col discorso sulla memoria collettiva. Una cosa è parlare di teorie, un’altra di imparare da errori empirici per non ripeterli.