È l'ora di fare proposte politiche serie

Esattamente il tipo di persona che ci piace :smiley:

Non è esattamente facile competere al ribasso sulla tassazione, e sarebbe esattamente l’opposto di quanto professiamo nel CEEP. A questo punto sì, sarebbe da vergognarsi: immagina un piccolo @Shamar di pochi centimetri d’altezza sulla mia spalla destra che mi dice “No, cattivo Lanta, non si fa!!” ed un piccolo Pannella sulla spalla sinistra che invece mi incita ad assecondare la tua idea.

a me no…non mi piacciono proprio le proposte economiche di +Europa perché sono tutte orientate su una politica economica alla Monti e…tu probabilmente non l’hai assaggiata ma io e mio figlio ne siamo a mala pena sopravvissuti. Ed i morti (veri nè…non metaforici) che si è lasciato dietro non me hai nemmeno idea. No grazie.

Io una volta c’ho discusso… di legge elettorale. A un certo punto m’ha detto che non so contare. E allora va bene, parla da solo…

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Trasformarsi in paradiso fiscale non servirebbe a nulla, oltre ad essere un qualcosa contro cui l’UE si è giustamente (seppur tardivamente) mossa: i paradisi fiscali vanno bene per i piccoli Paesi che hanno pochi abitanti e nulla da offrire, a parte qualche metro quadro da spacciare come sede di un’azienda. Le aziende che approfittano dei paradisi fiscali in genere cercano solo di risparmiare, non è creano lavoro là. Ci ha già provato l’Irlanda, con questa strategia, e i risultati sono pessimi.

L’unica cosa “immorale” che può portare molti soldi in breve tempo è un condono fiscale. La Lega ne stava studiando uno per finanziarci la flat tax, per dire.

Ad ogni modo, l’aumento dell’IVA sarebbe forse evitabile se un nuovo ipotetico governo, appena insediatosi e magari un po’ più europeista di questo, chiedesse all’Europa un po’ più di tempo (anche solo un mesetto o due) per presentare una manovra correttiva; nella suddetta manovra inserirebbe le cose dette sopra da Lanta (liberalizzazioni, taglio delle spese assistenzialistiche), e rivedrebbe al rialzo le stime di crescita del PIL per il 2020. La differenza consisterebbe nel fatto che queste cose possono davvero avere effetti moltiplicatori, a differenza di RdC e Quota100.

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Assolutamente no, @lanta. Probabilmente il tuo livello di analisi è un po’ superficiale su questo.

Il liberismo di +Europa è ampiamente inficiato dalla loro posizione filo-atlantica a prescindere, l’obiettivo (espresso e non desunto) è fare in modo che ad un grande mercato europeo, di sbocco per le aziende americane, non debba associarsi una vera indipendenza politica europea ma sostengono attivamente (al di là delle chiacchiere che fanno) una Europa, come quella attuale, non costruita da una qualsiasi forma di indipendenza popolare, ma da una mediazione burocratica tra governi nazionali. In +Europa c’è il completo tradimento dei valori federalisti europei, del manifesto di ventotene e dell’idea di un’Europa politca autonoma come quarta forza mondiale che si interponga tra USA, Russia e Cina. Piuttosto, sulla scia delle elite burocratiche, agiscono per rafforzare l’Europa intergovernativa, che è esattamente l’opposto di quello che definisce il CEEP e quello che abbiamo detto in campagna elettorale.

Dalla nostra FAQ:

Europeisti o sovranisti, cosa siete?

Europeismo e sovranismo sono due etichette utilizzate per sviare l’attenzione dal vero problema europeo: la mancanza di un reale cuore popolare per l’Europa. La propaganda dei sovranisti propone ricette inconcludenti chiaramente inapplicabili in un sistema commerciale e istituzionale interconnesso. D’altro canto un’Europa schiava dei localismi e dei campanilismi dei governi componenti è inutile: per costoro l’Europa deve rimanere un gigante economico ma un nano politico senza possibilità di contrastare lo strapotere delle potenze politiche che oggi dominano o che si candidano a dominare dall’esterno questo continente. Solo la costituzione di un nuovo stato paneuropeo, gli Stati Uniti d’Europa, sull’esempio degli Stati Uniti d’America, come stato-zero dell’unione, in cooperazione ma anche conflitto, con i localismi nazionali, di cui ogni cittadino europeo elegga le istituzioni, così come li elegge nel proprio Paese, che abbiano un quadro definito di competenze esclusive potrà salvare l’Europa e far tornare a battere il cuore del Manifesto di Ventotene di Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e Eugenio Colorni. L’Europa pirata nasce o muore sull’isola di Ventotene.

Anche sul liberismo e sulle fondamenti liberali abbiamo una chiara distinzione da +Europa e anche questa l’abbiamo chiaramente espressa in campagna elettorale (anche attraverso un vasto scambio di idee tra candidati). Anche questo è scritto sulla nostra FAQ:

Siete socialisti o liberali?

Il Partito Pirata riconosce a queste etichette un grande valore storico e politico, inadeguato però oggi a rappresentare le necessità dell’attuale società. Sebbene socialismo e liberalismo abbiano ciascuno nei relativi contesti storici e nelle interpretazioni più moderate garantito pace e libertà ed equità sociale nello scorso secolo, non sono indenni dalle distorsioni che hanno dato luogo alle peggiori e più sostanziali violazioni dei diritti umani. Per noi la comparsa delle tecnologie digitali e di Internet hanno completamente cambiato il modo con cui deve essere pensata la rappresentanza. Le ideologie politiche del passato, pur considerandole con il massimo rispetto, hanno tentato di comprimere la portata rivoluzionaria della rete e del digitale all’interno di modelli interpretativi di derivazione addirittura ottocentesca e hanno fallito miseramente. Le misure politiche che i Pirati intendono promuovere accolgono senza preconcetti misure tradizionalmente sostenute da partiti socialisti, così come misure liberali purché abbiano avuto un riscontro nella valutazione scientifica delle esperienze, ponendo comunque sempre al centro dell’azione politica la persona e i suoi diritti inalienabili, che con Internet e la tecnologia si estendono ben oltre quelli tradizionalmente definiti.

Quanto al liberalismo in quanto tale, non liberismo, poi c’è un discorso sottostante più ampio che puoi ritrovare in thread qui sul forum (cosa vi ha fatto il liberalismo credo che si titoli), che ti invito a rileggere.

A questo aggiungo un commento ricevuto da un’altra dei nostri candidati competenti in merito in quel caso:

  1. in senso storico- filosofico “liberalismo” non è identico a “democrazia”, perché ai accontenta della libertà negativa (assenza di interferenza da parte dello stato) mentre considera sacrificabile la libertà positiva (autodeterminazione politica). Il liberalismo, dunque, può essere, ed è stato antidemocratico. In Italia, per esempio, ha convissuto per molto tempo con un suffragio ristretto. Prima di https://it.wikipedia.org/wiki/Legge_elettorale_italiana_del_1912 in Italia votava solo il 7% della popolazione e succedevano cose come queste: https://it.wikipedia.org/wiki/Moti_di_Milano (Bava Beccaris fu ricompensato con un’onorificenza). E potremmo continuare a esemplificare ricordando quanto fu difficile per le suffragette ottenere il diritto di voto e per gli operai il diritto di sciopero: discriminazione e sfruttamento sono violazioni dei diritti umani che gli stati liberali hanno tollerato e praticato. Oggi il (neo)liberalismo, almeno in occidente, non spara con i cannoni sulla folla, ma restringe gli spazi della democrazia a favore di soluzioni tecnocratiche (si vedano per esempio le critiche di Supiot di cui parlo alle note 28-29 qui http://commentbfp.sp.unipi.it/?page_id=1372#pLeRadcclIaifcfhfssdIKneaeBcadagurn). La vicenda della direttiva copyright - per non parlare del trattamento inflitto alla Grecia - mette in scena una tecnocrazia che ha qualche problema con la democrazia. Noi siamo abituati a confondere liberalismo e liberal-democrazia: ma propriamente si tratta di due teorie politiche diverse che si sono sposate piuttosto tardi; e il loro matrimonio - ce ne accorgiamo tutti i giorni - non è affatto indissolubile.
  1. Sul liberismo hai perfettamente ragione: in Italia c’è una corrente di pensiero che, da Einaudi in poi, pensa che liberalismo=liberismo. Si veda la polemica fra Croce ed Einaudi: http://btfp.sp.unipi.it/dida/humboldt/ar01s04.xhtml#benedettocroce Croce è un liberale non liberista, Einaudi no, e la differenza si nota.

Volendo tagliare corto, si potrebbe rispondere anche così: come ci piace il socialismo se e quando è democratico, così ci piace il liberalismo, ma se e quando è democratico :slight_smile:

Detto questo, nel panorama italiano +Europa rappresenta proprio quel ambiente “di regime” che proprio come Casapound a destra permette alla Lega di spostarsi verso la destra estrema rimanendo limpida, ha permesso al PD di aggredire le posizioni più centriste stataliste (non a caso al componente maggioritaria è quella di Tabacci, non certo quella radicale) per spostarsi esso stesso a destra in un più vasto movimento del quadro politico nazionale a destra.

Ecco, direi, che, senza nulla levare alla qualità di Boldrin e soprattutto proprio niente alle sue competenze in campo economico, forse accostarlo a +Europa mi sembra inadeguato, ancor meno accostare noi a loro. Ci si può fare “affari”, ma avendo ben chiare le rispettive differenze.

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Non sono esperto. L’idea della Scuola di Partito è appunto di acquisire una competenza basilare in questa e altre materie.

Ho una certa antipatia verso entrambi i personaggi.

no, @Exekias sai cosa farebbe molto bene all’Italia secondo me? Un drastico taglio delle tasse sul lavoro. Ma drastico sul serio, tipo un dimezzamento.

Ovviamente accompagnato da un drastico cambio di rotta all’evasione fiscale. Come? Si toglie l’ufficio a tutti i burocrati statali, dall’oggi al domani non hanno più un ufficio fisico ma hanno l’obbligo di andare a verificare, non attraverso le carte ma fisicamente, tutte le dichiarazioni reddituali o di accesso a benefici assistenziali dello Stato. Come lo fanno, che strumenti d’indagine adotteranno, non è un problema. Il problema, per loro, è che per ognuno di loro ci sarà un responsabile alla trasparenza che dovrà verificare il loro operato e se c’è stata o meno corruzione.

E basta.

Questa secondo me è la proposta migliore della vendita del Colosseo o del diventare paradiso fiscale.

Ed è una proposta Pirata, sempre secondo me.

Anche perché, breve risposta da pausa pranzo, Fare per fermare il declino era decisamente un’altra cosa rispetto a +Europa.

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In passato ci sono stati tentativi di attirare persone valevoli di quel campo? Se sì, cos’è successo?

Puoi fornire delle fonti?

Come sarebbe infallibile una metodica del genere senza dati alla mano?

Non è piuttosto più adeguato riformulare le dotazioni dei sussidi di modo che abbiano incentivi più virtuosi (a partire dal RdC, con formule tipo l’EITC)?

P.S. In sostegno al suggerimento di collaborare con Michele Boldrin, vi ricordo che ci fornisce supporto da parte delle scienze economiche per le battaglie pirate sui diritti d’autore con il suo Against Intellectual Monopoly.

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Se volete, io ho diverse idee economiche fattibili ed attuabili anche nel breve periodo (oltre ad altre un po’ più utopistiche per il lungo periodo). Potrei concentrarle tutte in un singolo post, ma temo che verrà piuttosto lungo

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  1. presentati. Aspetto un tuo cazzo di thread di benvenuto, novellino.

Attendiamo con ansia la bomba in una sola volta.

PS: nemmeno tu ti sei mai presentato @Senryu. Che maleducati che siete.

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i dati alla mano dovrebbero esserci in tutte le altre nazioni europee che hanno deciso di contrastare la corruzione tagliando drasticamente sulla presentazione di “carte” (certificati e documenti che possono essere ottenuti con un massiccio incrocio di dati possibilissimo da attuare anche in Italia ma in gran parte inattuato) investendo massicciamente sulla verifica diretta - VERIFICA DIRETTA - e sul controllo del verificatore.

Io mi sono sempre chiesta come mai in Italia - dove a parole tutti sono pienamente consapevoli di quanto potere economico potremmo acquisire se concretizzassimo sul serio una politica contro l’evasione - non solo non riusciamo non dico ad eliminare ma a ridurre la burocrazia, che è la causa ed il prioritario alimento dell’evasione, ma abbiamo totalmente eliminato le verifiche dirette di quanto viene certificato.

Siamo arrivati al punto che le stesse verifiche rappresentano, di fatto, l’ennesima produzione di carta.

Carta…da notare anche questo aspetto: la carta. Perché la carta è per il burocrate italiano così indispensabile da sostituire il collegamento tra i computer dei vari uffici che esiste, c’è e funziona. Ma no, è la carta il documento che si deve produrre per avere accesso ad un servizio. Te lo sei mai chiesto?

Io si, non solo me lo sono chiesto ma ne ho più volte vissuto sulla mia pelle la risposta: perché la carta permette la corruzione. Se nel documento di carta il burocrate di turno riesce a trovare il pelo nell’uovo (e lo trova sempre) l’iter per ottenere qualsiasi cosa si blocca a meno che non chiude un’occhio acquisendo quella carta imperfetta che ha tale e quale, perfetta ed incrociabile con altri dati a verifica, sul computer.

E tutto questo senza che abbia alcun obbligo di alzarsi dalla sedia per verificare se ciò che è dichiarato su quella carta corrisponde al vero, perché non può esistere un obbligo di verifica se questa viene richiesta dal cittadino con la presentazione di carte.

[quote=“Valdorigamiciano, post:29, topic:3358”] Non è piuttosto più adeguato riformulare le dotazioni dei sussidi di modo che abbiano incentivi più virtuosi (a partire dal RdC, con formule tipo l’EITC)? [/quote] interessante, molto l’EITC…ma lo immagini con la modalità di non verifica italiana? Se prima non togliamo la carta e non mettiamo le verifiche dirette, ed il controllo diretto del verificatore, non ne usciamo, secondo me.