Assolutamente no, @lanta. Probabilmente il tuo livello di analisi è un po’ superficiale su questo.
Il liberismo di +Europa è ampiamente inficiato dalla loro posizione filo-atlantica a prescindere, l’obiettivo (espresso e non desunto) è fare in modo che ad un grande mercato europeo, di sbocco per le aziende americane, non debba associarsi una vera indipendenza politica europea ma sostengono attivamente (al di là delle chiacchiere che fanno) una Europa, come quella attuale, non costruita da una qualsiasi forma di indipendenza popolare, ma da una mediazione burocratica tra governi nazionali. In +Europa c’è il completo tradimento dei valori federalisti europei, del manifesto di ventotene e dell’idea di un’Europa politca autonoma come quarta forza mondiale che si interponga tra USA, Russia e Cina. Piuttosto, sulla scia delle elite burocratiche, agiscono per rafforzare l’Europa intergovernativa, che è esattamente l’opposto di quello che definisce il CEEP e quello che abbiamo detto in campagna elettorale.
Dalla nostra FAQ:
Europeisti o sovranisti, cosa siete?
Europeismo e sovranismo sono due etichette utilizzate per sviare l’attenzione dal vero problema europeo: la mancanza di un reale cuore popolare per l’Europa. La propaganda dei sovranisti propone ricette inconcludenti chiaramente inapplicabili in un sistema commerciale e istituzionale interconnesso. D’altro canto un’Europa schiava dei localismi e dei campanilismi dei governi componenti è inutile: per costoro l’Europa deve rimanere un gigante economico ma un nano politico senza possibilità di contrastare lo strapotere delle potenze politiche che oggi dominano o che si candidano a dominare dall’esterno questo continente. Solo la costituzione di un nuovo stato paneuropeo, gli Stati Uniti d’Europa, sull’esempio degli Stati Uniti d’America, come stato-zero dell’unione, in cooperazione ma anche conflitto, con i localismi nazionali, di cui ogni cittadino europeo elegga le istituzioni, così come li elegge nel proprio Paese, che abbiano un quadro definito di competenze esclusive potrà salvare l’Europa e far tornare a battere il cuore del Manifesto di Ventotene di Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e Eugenio Colorni. L’Europa pirata nasce o muore sull’isola di Ventotene.
Anche sul liberismo e sulle fondamenti liberali abbiamo una chiara distinzione da +Europa e anche questa l’abbiamo chiaramente espressa in campagna elettorale (anche attraverso un vasto scambio di idee tra candidati). Anche questo è scritto sulla nostra FAQ:
Siete socialisti o liberali?
Il Partito Pirata riconosce a queste etichette un grande valore storico e politico, inadeguato però oggi a rappresentare le necessità dell’attuale società. Sebbene socialismo e liberalismo abbiano ciascuno nei relativi contesti storici e nelle interpretazioni più moderate garantito pace e libertà ed equità sociale nello scorso secolo, non sono indenni dalle distorsioni che hanno dato luogo alle peggiori e più sostanziali violazioni dei diritti umani. Per noi la comparsa delle tecnologie digitali e di Internet hanno completamente cambiato il modo con cui deve essere pensata la rappresentanza. Le ideologie politiche del passato, pur considerandole con il massimo rispetto, hanno tentato di comprimere la portata rivoluzionaria della rete e del digitale all’interno di modelli interpretativi di derivazione addirittura ottocentesca e hanno fallito miseramente. Le misure politiche che i Pirati intendono promuovere accolgono senza preconcetti misure tradizionalmente sostenute da partiti socialisti, così come misure liberali purché abbiano avuto un riscontro nella valutazione scientifica delle esperienze, ponendo comunque sempre al centro dell’azione politica la persona e i suoi diritti inalienabili, che con Internet e la tecnologia si estendono ben oltre quelli tradizionalmente definiti.
Quanto al liberalismo in quanto tale, non liberismo, poi c’è un discorso sottostante più ampio che puoi ritrovare in thread qui sul forum (cosa vi ha fatto il liberalismo credo che si titoli), che ti invito a rileggere.
A questo aggiungo un commento ricevuto da un’altra dei nostri candidati competenti in merito in quel caso:
- in senso storico- filosofico “liberalismo” non è identico a
“democrazia”, perché ai accontenta della libertà negativa (assenza di
interferenza da parte dello stato) mentre considera sacrificabile la
libertà positiva (autodeterminazione politica). Il liberalismo, dunque,
può essere, ed è stato antidemocratico. In Italia, per esempio, ha
convissuto per molto tempo con un suffragio ristretto.
Prima di
https://it.wikipedia.org/wiki/Legge_elettorale_italiana_del_1912
in Italia votava solo il 7% della popolazione e succedevano cose come
queste:
https://it.wikipedia.org/wiki/Moti_di_Milano (Bava Beccaris fu
ricompensato con un’onorificenza). E potremmo continuare a esemplificare
ricordando quanto fu difficile per le suffragette ottenere il diritto di
voto e per gli operai il diritto di sciopero: discriminazione e
sfruttamento sono violazioni dei diritti umani che gli stati liberali
hanno tollerato e praticato.
Oggi il (neo)liberalismo, almeno in occidente, non spara con i cannoni
sulla folla, ma restringe gli spazi della democrazia a favore di
soluzioni tecnocratiche (si vedano per esempio le critiche di Supiot di
cui parlo alle note 28-29 qui
http://commentbfp.sp.unipi.it/?page_id=1372#pLeRadcclIaifcfhfssdIKneaeBcadagurn).
La vicenda della direttiva copyright - per non parlare del trattamento
inflitto alla Grecia - mette in scena una tecnocrazia che ha qualche
problema con la democrazia.
Noi siamo abituati a confondere liberalismo e liberal-democrazia: ma
propriamente si tratta di due teorie politiche diverse che si sono
sposate piuttosto tardi; e il loro matrimonio - ce ne accorgiamo tutti i
giorni - non è affatto indissolubile.
- Sul liberismo hai perfettamente ragione: in Italia c’è una corrente
di pensiero che, da Einaudi in poi, pensa che liberalismo=liberismo. Si
veda la polemica fra Croce ed Einaudi:
http://btfp.sp.unipi.it/dida/humboldt/ar01s04.xhtml#benedettocroce Croce
è un liberale non liberista, Einaudi no, e la differenza si nota.
Volendo tagliare corto, si potrebbe rispondere anche così: come ci piace
il socialismo se e quando è democratico, così ci piace il liberalismo,
ma se e quando è democratico
Detto questo, nel panorama italiano +Europa rappresenta proprio quel ambiente “di regime” che proprio come Casapound a destra permette alla Lega di spostarsi verso la destra estrema rimanendo limpida, ha permesso al PD di aggredire le posizioni più centriste stataliste (non a caso al componente maggioritaria è quella di Tabacci, non certo quella radicale) per spostarsi esso stesso a destra in un più vasto movimento del quadro politico nazionale a destra.
Ecco, direi, che, senza nulla levare alla qualità di Boldrin e soprattutto proprio niente alle sue competenze in campo economico, forse accostarlo a +Europa mi sembra inadeguato, ancor meno accostare noi a loro. Ci si può fare “affari”, ma avendo ben chiare le rispettive differenze.