È tempo di creare il Terzo Spazio - un "hub"

ho letto l’intervista che Giuseppe Genna ha fatto a Elly Schlein, pubblicata su L’Espresso e ho trovato molto interessante la conclusione:

… L’idea, però, non è quella di tracciare i confini di un progetto per sigle. Piuttosto, di ricostruire intorno a questi riferimenti politici e culturali un nuovo modello organizzativo, che assomigli più a un “hub” in grado di valorizzare ciò che si muove, senza nessuna pretesa egemonica e con funzione di accordo di quelle realtà che operano già nella società.

… a partire dalle splendide piazze che abbiamo visto mobilitarsi in tutto il Paese in questi mesi per i diritti dei migranti, per la parità di genere, per le questioni ambientali…

ovviamente non si sta parlando di mettere il cappello sopra le esperienze che partono dal basso, si tratta di diventare strumento di relazione, di federazione… un legante che possa produrre prima di tutto cultura, visioni di futuro e strumenti per l’analisi dei conflitti…

sostanzialmente vorrebbe dire farsi infrastruttura (continuamente aperta e trasformabile) di rete…

per un partito come quello pirata mi sembra una questione da tenere presente, sulla quale riflettere

ciao, il rapporto coi “movimenti” è in genere delicato per tutti, oltre che un terreno estremamente conflittuale tra gli stessi partiti che spesso cercano di egemonizzarli. Ricorderai a tal proposito, per esempio, Bertinotti e di come quel progetto che ambiva a fare di RC un collettore delle istanze movimentiste, risultò nei fatti effimero, per il suo partito e per tutta la sinistra. In genere noi abbiamo maturato una sorta di distacco razionale coi movimenti. Il rapporto che cerchiamo di costruire è imprescindibile dall’analisi delle motivazioni e dalla sostenibilità delle proposte. In questo senso si, un hub che valorizzasse i movimenti dentro questa analisi razionale dei problemi sarebbe il benvenuto. Ma proprio questo atteggiamento ci rende spesso incompatibili con i movimenti che antepongono una visione ideologica dell’esistente. Ad esempio sul fronte anti proibizionista, forti dei tanti pareri della comunità scientifica che scardinano le antiche convinzioni dei proibizionisti, riteniamo che ci sia una adesione totale alle loro istanze, ed è una adesione basata sui numeri e su dati concreti, misurabili. Sul fronte ambientale invece la cosa è più complessa, assistiamo a tante battaglie che sembrano più un terreno di coltura per liderismi locali e nazionali privi di oggettivi riscontri con la realtà che finalizzate ad una salvaguardia dell’ambiente nel suo complesso. Quindi il rapporto coi movimenti è benvenuto a patto che essi nascano fuori da presupposti ideologici, irrazionali, anti scientifici.

Molto d’accordo!

E per la messa in pratica abbiamo sempre promosso l’adozione di democrazia liquida che tende ad esporre aspetti irrazionali e promuove la ricerca di consensi concreti sulle questioni piuttosto di tentare di venirsi incontro ideologicamente… che non funziona mai: puoi sempre arrivare ad un grado di astrazione dal quale in poi nessun* è più d’accordo con nessun’altr*.

I dissensi ideologici ce li abbiamo all’interno del nostro partito… tra persone con prospettiva tradizionalmente di sinistra, altre che hanno studiato economia anglosassone, altre ancora che vorrebbero prendere un approccio anarchico… e persone in mezzo che gravitano qui o là. Alla fine non importa, anzi è utile per arrivare a dei consensi specifici sulle questioni che già nella loro formulazione prendono in considerazione la critica che si sarebbe poi presentata durante un confronto pubblico (cioè da parte di opponenti politici di vario genere). Il tutto richiede pazienza e buoni comportamenti, ma grazie alle regole che ci siamo dati in genere ci arriviamo…

Quando abbiamo adottato le posizioni politiche di alcune organizzazioni, per esempio sul tema della prostituzione, non abbiamo mai intrapreso un ruolo egemonizzante…