«Falkvinge elogia il libero mercato» | il manifesto - Stefano Bocconetti

Il problema di come difendere il diritti dei lavoratori precari, come i freelance, ovviamente è reale e fondamentale.

Tuttavia sul caso Regeni-Manifesto non si sta affatto inquadrando la realtà, e questo temo anche per problemi ideologici (anti-comunisti, molto diffusi). Si attacca il pesce piccolo, che non ha reali alternative, e si ignora il quadro macroscopico.

Il Manifesto è una cooperativa, i “padroni” sono i soci della cooperativa, lavoratori essi stessi del manifesto. Se il “padrone” si prendesse una barca di soldi e pagasse poco i lavoratori (di ogni tipo, compresi i freelance) avrei ben ragione d’arrabbiarmi. Così d’altronde succede in gradi giornali come Repubblica (eppure non si sollevano critiche tanto intense quanto contro il manifesto: sarà che coi più deboli è facile, e forse c’è appunto un pregiudizio ideologico).

Si da il caso invece che la cooperativa del manifesto, e i suoi soci-lavoratori, siano poverissimi. Da decenni il direttore, il redattore, il poligrafico, il segretario prendono tutti lo STESSO stipendio: 1200€ circa (almeno questa è la cifra fino a qualche anno fa). Spesso i lavoratori non hanno preso stipendi per mesi. Non ci sono i soldi: niente pubblicità sul sito, pochissima sul giornale (anche qui, forse un po’ di boicottaggio per motivi ideologici). Un anno fa alla fine i lavoratori si sono costituiti come nuova società acquistando i debiti del vecchio manifesto, assumendosi un enorme rischio economico. E ogni giorno rischiano di crollare rimanendo disoccupati e indebitati. I finanziamenti pubblici ai giornali sono insufficienti, ed è uno dei motivi per cui il manifesto è in queste condizioni.

Ora, se una persona x qualsiasi (che sia noto giornalista o ignoto cittadino), senza chiedere nessun contratto, chiede di pubblicare un proprio pezzo a titolo gratuito (perché vuole farsi sentire, perché vuole sostenere un giornale povero), che colpa ha il manifesto? Si chiama sfruttamento pure questo? Piuttosto è solidarietà da parte degli autori.

Sul caso di Regeni chi sta facendo sciacallaggio sono i detrattori del manifesto, piuttosto. Perché non si muovono le stesse critiche anche a Nena News allora? Dubito che abbiano pagato Regeni! Né d’altronde ci hanno fatto dei soldi…

Insomma, si attacca la redazione del manifesto, che non ha una lira per nessuno, nemmeno per se stessa, e magari si dice pure che lo Stato non dovrebbe finanziare i giornali (!): e certo, così a fare “informazione” saranno solo chi ha padroni miliardari (e ben agganciati con il potere politico), oppure tanta tanta pubblicità immondizia (da cui si diventa dipendenti).

La vera autonomia dei giornali, la libertà d’espressione e il reddito dei precari si difende con i finanziamenti pubblici.

In generale, ogni bene comune, che di per sé non può fare profitto e deve rimanere indipendente (ed è il caso anche del servizio di informazione giornalistico), deve essere finanziato da investimenti pubblici.

Il problema è impostare un nuovo modello di gestione dei beni comuni (come si propose per l’acqua, gestione mista utenti-lavoratori-proprietà pubblica), più democratica e attenta ad un funzionamento equo ed efficiente.

E l’altro problema ancora più a monte è assicurare che i soldi per gli investimenti pubblici siano raccolti in modo equo: tasse proporzionali e fortemente progressive, cioè ridistributivo per livellare le disuguaglianze. Mentre adesso si va verso un modello in cui chi è più ricco ha più espedienti per eludere le tasse.

Tutte le altre critiche al manifesto (non ha rispettato l’anonimato, la famiglia li ha diffidati…) sono così pietose che non meritano ulteriori commenti.

Vorrei mettere qualche puntino sulle i…

  1. sostenere che la critica al Manifesto sia anticomunista presuppone che la gente che scrive al Manifesto lo sia. Avendo militato per anni in un partito comunista vero, cioè Lotta Comunista, mi sento di dissentire fortemente. Si possono definire post-stalinisti, si possono definire socialdemocratici, ma comunisti proprio. Quindi il pregiudizio ideologico anticomunista ho i miei dubbi che c’entri qualcosa. Al massimo puoi accusarmi di pregiudizio ideologico anti-anti-comunista…

  2. Ammesso e non concesso, a scopo di discussione, che nella definizione di “comunismo” ci rientri la roba predicata dal Manifesto, questo presuppone che a me, o alla persona da cui ho tratto il comunicato - la pagina Facebook della giornalista Paola Bacchiddu, ex portavoce de L’Altra Europa - siano sfuggiti questi echi anticomunisti, il che non mi pare proprio.

  3. L’idea che con i fondi pubblici all’editoria si possa avere una stampa indipendente secondo me è utopia, ma, tornando al punto 1, io diffondevo un giornale comunista totalmente autofinanziato, non un papello socialdemocratico, quindi potrei non capire il punto.

Quindi potremmo parlare di quanto siano “pietose” queste critiche senza tirare in ballo il complottismo?

Ah, per la cronaca, la risposta del Manifesto al comunicato è ben più “risibile” delle critiche…

In proposito la sopra citata Paola Bacchiddu, nota anticomunista al servizio della CIA, ha scritto:

Posso esprimere il mio più sentito fanculo al Manifesto per questo pseudo ridicolo pezzo di chiarimento sul povero Giulio e aggiungere che sono degli squallidi sciacalli da maledire e querelare?

Pubblicato da Paola Bacchiddu su Martedì 16 febbraio 2016
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Dimenticavo: gli unici ad odiare i comunisti più dei reazionari sono gli altri comunisti stessi: ognuno fa a gara a chi è più puro e spala merda sui “compagni”. Ma poi un dubbio: come hai fatto a passare da Lotta Comunista, setta fondamentalista più martellante dei testimoni di Geova, sprezzante verso ogni forma di democrazia (farsa borghese!)… ai pirati? Gruppo politico che si vuole liberare della retorica surreale di certa politica e che si impegna a cercare il miglior modello democratico possibile?

Per il resto riporto solo come risposta l’articolo di Luigi Manconi (che non è manco comunista) http://ilmanifesto.info/apparati-del-rancore/

Hai cominciato tu a parlare di “anticomunismo”…

Sono tuttora convinto che l’evoluzione della società sia il socialismo. E non credo ai modelli e agli esperimenti nati dalla Scuola di Francoforte di cui la sinistra italiana si fa portatrice. Credo però che i tempi per una rivoluzione non siano ancora maturi, e penso che valga la pena sperimentare.

Ti devo però dire che il Partito Pirata non è impegnato a cercare il miglior mezzo democratico possibile nella mia visione. LQFB è il mezzo per prendere le decisioni. Che sia democratico è un effetto secondario rispetto alla sua efficienza nell’essere espressione del Partito; ciò che può renderlo entità superiore alla somma dei suoi membri.

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Ecco, ora si è davvero tolto la benda. :pensive:https://falkvinge.net/2017/02/28/the-wealth-of-a-nation-why-capitalism-works/https://falkvinge.net/2017/03/01/a-simplified-taxless-state-a-proposal-part-1/

E dato che le cose stanno così, è bene precisare che la stragrande maggioranza dei membri dei PP a livello globale NON la pensano allo stesso modo.

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In reply to https://falkvinge.net/2017/02/28/the-wealth-of-a-nation-why-capitalism-works/

This is despite the quite trivial observation that we have built quite a lot of wealth from the Ice Age up until present day, and almost nobody is as bad off today as everybody was during the Ice Age.

True, but it’s not enough. It’s not okay that 8 guys possess as much as half the planet.

In this, it is baffling why politicians and pundits focus on redistribution, when the focus should be building of wealth.

Since Reaganomics the focus has been on building wealth. Now we have this tall and extremely unfair building while the planet’s ecology is collapsing. Wealth is NOT our problem. It is lack of regulations, ethics and equality. Given equality we would all be drowned in wealth and easily afford a healthy environment! Even the World Economic forum agrees that global economic growth has created a problem of inequality.

The free market brings 179,000 people out of extreme poverty every day.

The Economist has been making suchlike claims since Ronald Reagan took office, but whenever real facts are considered, it is never that simple. It’s the right regulations that may possibly enable one nation to advance against others, or– the lack of regulations, which is bad news for civil rights and ecology. And sometimes it’s just the side effects of an ongoing race to the bottom of regulations which leads to planetary dismantlement and poverty being somebody else’s problem…

If poorer parts of the world are doing better than before, it’s because of technological progress… DESPITE capitalism. The Economist is a terrible piece of paper because it opinates based on a predefined world view of “economic sciences” which for decades has never really proven anything they call scientific as actually being fact-based. It’s all false axiomatic assumptions! We really really need to get the economy out of the hands of the economists!

In order to maximize overall wealth, you want to maximize the quantity of voluntary trades. That’s it.

That is probably true, but it goes all the wrong way if the appropriate regulatory framework is inexistant– and given humanity’s inability to regulate itself on a global level, regulation is perceived as a form of self-harm– a roadblock in the way of the race to the bottom of ethics.

The distributed free market is better even at determining and valuing the precise definitions of “value” than any bureaucrat has ever been.

Quite likely true, but it doesn’t solve our main problems. And the idea that we don’t have enough free market is completely outworldish.

To top this off, all of the burden is usually directed toward subsidizing obsolete industries because they’re a vested interest and/or contributed a lot to somebody’s election campaign.

That’s a different problem: that a hundred years ago having jobs was synonymous to having wealth. In a world in need of a cumulative unconditional universal basic income, wealth can increase by shutting down jobs.

There is still a need for a social safety net of some kind, not for compassion reasons, but for straightforward competitiveness reasons. You could solve this with a universal basic income

Yup. But that doesn’t solve the problem of globalized capitalism, yet.

Society as a whole benefits from a risk-positive environment, and if you can provide a mechanism where anybody can try any stupid commercial idea without risking becoming homeless and indebted, more people will innovate and take risks – and the society using this mechanism will get a competitive edge.

Very well, so a regulated form of capitalism with proper safety net is a way to foster technological innovation. The problem is, we are living in a world where the countries with the least safety nets and regulations are ahead… and whoever does not exploit the ocean, the atmosphere, the resources, the atoms… is disadvantaged!

All other registers can be scrapped. Every one. Car plates, driver’s licenses

Man, you really need some liquid democracy to give you feedback on your wild assertions. Yeah, it certainly is a great idea that anyone who can’t drive gets to drive and that somebody who causes an accident cannot easily get caught… Rick, you are doing demagogy here, to promote the idea that life on Earth can be simplified in such radical ways.

It’s just that politicians think that Regulating More is the answer to creating wealth.

It’s just that other politicians have been thinking longer about the implications of their beliefs than you? Sorry, some of your basic assumptions are just totally wrong… your tendency to simplify and boil down to a few things just doesn’t give reality real credit.

In reply to https://falkvinge.net/2017/03/01/a-simplified-taxless-state-a-proposal-part-1/ (original posting on steemit is 6 months old… btw):

In this three-part series, I’m going to show how a state can be a pure market actor and not require taxation. The state will still have an income – cynics would call it taxes under any other name – but the key difference is that the income is obtained through market means, based on a state’s USP, and not through coercion by force. This leads to a society where the state does not need to know anybody’s income, wealth, or transactions, leading to the obsolescence of most registers and reporting requirements (including the elimination of a corporate register), and where a “black market” is a contradiction in terms, as the state does not interfere with the market it is a natural part of. It also means an end to victimless crimes by its very nature.

Oh no, Falkvinge has fallen for the ideology of anarcho-capitalists… too bad that inequality is a real problem and the constitution of a state that doesn’t tackle it doesn’t lead anywhere. So all the elegance and simplicity of this model is just ideological– and a natural tendency of the human mind… wanting to simplify things that aren’t simple even at abnormal costs…

And if the state is the only actor capable of owning land, then that land can be leased at market rates, thus giving the state an income with which to defend such territory and fulfill its three obligations on it

That’s how it already works, only that we opened up to an unregulated global market and a situation of extreme inequality which makes it logical for the 8 guys at the top of the food chain to put lots of their money into land ownership, thus driving the prices on land up, thus causing gentrification and homelessness…

I’m sorry that Rick is disregarding his own swarm logic by allowing himself to think of the world all by himself, blind to the bogus axioms in his logic… :frowning:

And here’s part two of the series: – https://steemit.com/liberty/@falkvinge/a-simplified-taxless-state-a-proposal-part-two-of-three

Imagine the amount of trade that can happen if you just allow it to happen, if you don’t burden it down with recording and reporting requirements for every single transaction - if you don’t have to care about any one single transaction and can have the state work just fine anyway!

Maybe with Taler that is even feasible up to a point… but still, capitalism has a natural tendency to produce inequality and that has to be dampened.

Victimless crimes cease to exist

The idea that hiding money in tax havens is “victimless” is very cynical. Go tell it your cousin who can’t afford their apartment anymore…

we have introduced a requirement onto the definition of a crime: There must be a victim pressing charges.

First of all, this is the despiteful reality we are living in already, so you don’t need to theorize it, and, secondly, do you mean running away with the money needed to fuel the functioning of society is okay to be legal now that billions of victims don’t know it is happening, so they can’t file charges?

Oh, and what about pollution, which is the most common objection to this? How would this scheme handle pollution? That’s actually one of the easiest things in this entire picture. Remember how, when you lease a residence, you’re liable for any damages caused to the residence by you during your lease? The exact same standard boilerplate could just as well apply to a land lease, and it’s as simple as that.

Oh you mean what governments have already been doing all the time suddenly starts working? Suddenly government is able to detect all forms of pollution and to punish polluters appropriately? To me this sounds like in a dream world, painting a perfect picture, entirely disconnected from reality’s limitations.

Part three is not out yet. Don’t expect the fallacious axiomatic assumptions to disappear.

Sarebbe interessante se queste risposte tu le scrivessi direttamente nei commenti sul suo sito. Qui ha poco senso.

Feel free to forward… I don’t care enough.