Fattibilità del reddito di esistenza

Su questo punto non sono d’accordo. I profitti sono veramente vertiginosi, i prezzi bassi non servono tanto a guadagnare di più, ma a farsi strada nel mercato, perché un prezzo basso a pari qualità (o con qualche forzatura non etica) vende rispetto ad un altro. Non importa se guadagni 100 o 1000 il prezzo influisce sulla tua possibilità di guadagnare fette di mercato.

Quindi se un governo mondiale o europeo potesse porre dei vincoli sulla tassazione e il rispetto dei lavoratori (non solo dei lavoratori occidentali) potrebbe avere effetti benefici su certe degenerazioni del mercato. Però, bisogna costringere tutti insieme, non si può aspettare che lo facciano “in coscienza loro”, persino chi vorrebbe non lo può fare. Sono sempre azioni sistemiche queste.

Forse è un esempio di potere del consumatore sulle multinazionali, ma sono scettico. Per me è stata una combinazione fortunata… da quando facevo le medie si parlava di boicottare questa o quella multinazionale, questo o quel prodotto… Non funziona. Ci si rivolge a numeri troppo grandi per far sì che una minoranza cosciente conti qualcosa.

Inoltre, l’olio di palma è ricco di acidi grassi saturi che è bene limitare moltissimo, e questo ha una connessione sulla salute della gente. Ma quando i motivi sono più prettamente etici e non c’è di mezzo la salute del cliente… mi sembra quasi impossibile ottenere un risultato.

Intanto ho saputo che abbassano le tasse per i pensionati che vanno all’estero e poi tornano in Italia, perché è meglio che spendono qui che altrove. Quindi, chi ha una pensione può trasferirsi all’estero e poi torna così ha tasse più basse. Non ricordo se è già così, oppure è in discussione questa scelta.

L’RdE è fattibile, secondo me, però più aspettiamo, peggio va il paese e più sarà difficile far manovre… Su un governo mondiale non possiamo contare e anche con l’Europa ci sono serissimi problemi (manca un’unità politica e ci sono vari tipi di squilibrio interno…).

mah, se le multinazionali alzassero il prezzo aprirebbero il mercato a coloro che già cercano di opporsi al predominio delle multinazionali con molta difficoltà. Secondo me è un pericolo che non esiste se riusciamo ad ostacolrare i monopoli. Antica e nobile battaglia molto pirata.

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D’accordo con @briganzia: no problem. Se il monopolista fosse costretto ad aumentare i prezzi (dubito) ed in questo modo abbandonare il monopolio, riparte il mercato perché la concorrenza torna ad essere competitiva.

Poi possiamo anche discutere del modo come è impostato il concetto di società per azioni: se le corporation sono costrette a crescere ogni anno per non essere perdenti, devono sempre inventarsi qualche nuova porcheria. Se invece l’impostazione è tale che la costanza e la sostenibilità ha più valore della crescita, allora il problema non si pone.

Del resto le tasse valgono per tutti, perciò sono neutrali riguardo al mercato… hanno uno scopo meramente etico, non discriminatorio. Se finora si son fatti guadagni non etici, fortunata l’azienda che lo ha potuto fare finora. Non osi chiedere che lo possa fare anche in futuro!

Si, la situazione è grave. Ma se non lo facciamo ci giochiamo il pianeta. Non vedo opzioni per continuare altrimenti…

Neanche l’oil spill nel golfo ha fatto naufragare la BP. Le corporation odierne sono dei zombie — sopravvivono qualsiasi virus. Ci vuole un ricambio del sistema di governance in una maggioranza di nazioni, e poi una politica globale ragionevole. E abbiamo pochissimo tempo. Ogni distrazione come la seguente è deleteria:

In questa strategia ci vedo il problema che ci sta sempre un delay di 10-20 anni tra l’introduzione di nuove porcherie per massimizzare il guadagno e la disponibilità degli umanoidi di fare pressione, oltretutto solo quelli che se lo possono permettere — poi se consideri che si dovrebbe smettere di consumare carne di manzo… ti ritrovi intere culture contro che certamente non riuscirai a convincere volontariamente…

Anche l’idea che l’industria si autoregoli volontariamente riguardo a questo o quest’altro… è una baggianata che in decenni non ha mai funzionato. Fare partecipare tutti allo sviluppo di una decisione politica, d’accordo — ma per metterla in atto è inevitabile avere le strutture per fare rispettare decisioni comuni.

L’adesione volontaria premia chi non partecipa, avvantaggiandolo contro coloro che hanno aderito volontariamente. In pratica, se del clima non me ne frega niente (sono vecchio, egoista ecc), compro i prodotti all’olio di palma perché ora costano di meno… E ci sono intere popolazioni, che una scelta etica in supermercato non se la possono neanche permettere.

Ci sono paesi che ti abbassano pensioni e sussidi se te la spassi fuori dal tuo paese… altro che premi a chi torna!

Deprimente giovanilismo

Domandina del 2019

Supponiamo di avere una Rendita di Esistenza e che ognuno fa il lavoro che vuole se lo vuole. Ora questo sarebbe un diritto di tutti e tutti hanno il diritto di scegliersi il lavoro che vogliono e se non c’è semplicemente attendere…magari crearlo.

Chi pulirà il sederone di quella povera anima che avrà bisogno di queste attenzioni?

Ok nell’insieme della popolazione c’è il sottoinsieme “fetish” Ora di questi quanti saranno a disposizione per svolgere quel mestiere?

E se proprio non ne troviamo manco uno che si fa?

Tema già affrontato qui. Gli ho appena cambiato la categoria, rendendola visibile anche ai non attivi in assemblea. Sarei curioso di sentire i nuovi che ne pensano di tutto ciò.

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Entro nella discussione chiedendovi ancora una volta, stavolta in maniera molto diretta: ma cosa avete contro il lavoro? Credo che occorra portare nella discussione un po’ di concretezza, e quindi ho deciso di mettere in mezzo la mia esperienza diretta, sia professionale che di vita. Professionalmente ho lavorato con persone in condizioni di gravissima marginalità, povertà estrema e connotazioni di estrema fragilità fisica, psicologica e sociale. Tutte - TUTTE - chiedevano di lavorare! E non chiedevano un lavoro per avere un reddito, chiedevano un lavoro perché è solo attraverso il lavoro che un individuo sente di essere parte di un progetto comune, essere una rotella, anche se piccolissima ed insignificante, parte di un ingranaggio in cui tutti hanno un’utilità, un ruolo, un senso. Il lavoro è lo strumento più efficace d’inclusione dell’escluso. Ma possibile che quando si parla di “welfare” in Italia non ci si riesce a distaccare dalle radici solidaristiche/cattoliche alla…Dame di san Vincenzo? Scusatemi la provocazione ma sul serio io non ne posso più di questo statalismo invadente che, distribuendo soldi senza tornaconto, pensa di aver garantito la libertà senza rendersi conto che sta invece tarpando le ali. Leggevo tempo fa un interessante libro sui diritti umani, ho difficoltà a ricordare sia titolo che autore, quindi la mia citazione sarà a memoria. I diritti sono di due tipi: positivi e negativi. lo Stato deve agire solo nella tutela dei diritti positivi e limitarsi a non ostacolare i diritti negativi. Diritto positivo è il diritto alla salute, all’istruzione, al lavoro. Lo Stato dovrebbe agire per creare le migliori condizioni di lavoro possibili per tutti i cittadini. Il benessere si ha non perché si hanno soldi, ma perchè si vive in un contesto che ti permette di essere un individuo che ha un valore, che è parte di un tutto, che ha un significato nell’esistenza propria e degli altri.

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Diverso è invece la tutela del diritto di scelta, del diritto all’autodeterminazione che deve essere prerogativa di ogni essere umano. Ed è forse solo in questo che il reddito diventa uno strumento che ti permette di ottenerlo in maniera immediata indipendentemente dal fatto che uno Stato te lo possa “concedere” o “garantire”. Su questo io avrei delle opinioni precise sulla graduale uscita istituzionale dai cosiddetti “servizi pubblici” in cambio di una concreta restituzione monetaria al cittadino con lo Stato impegnato a garantire esclusivamente il diritto ad un uguaglianza sostanziale delle condizioni. La redistribuzione economica quindi non dovrebbe avvenire attraverso dei servizi ma proprio in denaro, non con una quota fissa uguale per tutti, ma con un budget individualizzato che ti permette di comprare i servizi che ti servono. Poi ognuno decide in piena autonomia dove acquistarli. Ma probabilmente questa è una visione ancora più utopistica del reddito di esistenza…

Vedo che Pistono fa parte della Singularity University, della quale conosco bene il fondatore del branch italiano, David Orban. Con qualcuno ne ho anche già parlato, ho passato una serata a cena con David a parlare di PP e di quanto le idee di Singularity University (e del suo progetto relativo alla Network Society, https://netsoc.org/ ) siano interessanti per noi, e abbiamo ipotizzato anche una serata di discussione con lui. Tornando a Pistono, se volete posso chiedere a David di presentarmelo e/o parlargli del Partito Pirata. In generale i membri di SU non sono inclini a scendere in campo politicamente (lo stesso Orban, da me contattato rispetto alle Europee, ha declinato la candidatura), come comprensibile, ma se non altro possiamo vedere se si riesce a scambiare quattro chiacchiere…

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Ho sempre pensato che Pistono fosse il soggetto perfetto per fare da star mediatica al PP. Tentai di contattarlo, tempo fa, con una lettera aperta (sul suo sito spiegava che c’erano 2 modi per ottenere udienza: il primo era pagare 100$ per farsi rispondere a una mail, l’altro era scrivere “something awesome” da qualche parte nel web e taggarlo su Twitter, perché “i tag li legge tutti”. Optai per il secondo metodo, e in effetti fu di parola

Nulla. Perché?

Tutte - TUTTE - chiedevano di lavorare!

E che lavorino… ma non troviamo giusto che lavorare sia una precondizione per essere persone dignitose e libere. Il lavoro deve essere una scelta per potere permettersi di più, ma l’esistenza dignitosa deve essere garantita a prescindere dal lavoro.

chiedevano un lavoro perché è solo attraverso il lavoro che un individuo sente di essere parte di un progetto comune

Appunto una ragione importantissima per la quale ci vuole una garanzia d’esistenza a priori… affinché si possa scegliere di svolgere anche lavori etici, non sufficientemente retribuiti per garantire la propria esistenza, non rientranti in un modello di società puramente capitalista.

Il lavoro è lo strumento più efficace d’inclusione dell’escluso.

Lo è più di quanto sarebbe necessario, perché attualmente è il vettore per garantire la propria dignità e sopravvivenza. Ma queste due cose non dovrebbero essere connesse. La dignità deve esserci a priori.

Scusatemi la provocazione ma sul serio io non ne posso più di questo statalismo invadente che, distribuendo soldi senza tornaconto, pensa di aver garantito la libertà senza rendersi conto che sta invece tarpando le ali.

Ovviamente non stai parlando del modello nostro.

Il problema è che l’esistenza -specie quella dignitosa- ha un costo. Non tutti riescono a coprirlo da soli: c’è chi nasce con delle disabilità, c’è chi proviene da famiglie svantaggiate, chi nasce in zone dove è già grassa se arrivi vivo e con tutti gli arti a 20 anni. E poi ci sono i cosiddetti “working poor”, cioè quelli che un lavoro (e talvolta anche più d’uno) ce l’hanno, ma per una vasta serie di ragioni guadagnano talmente poco da non arrivare alla soglia della povertà. Ecco, io credo che lo Stato abbia il dovere di aiutare queste persone.

Chiedere un reddito di esistenza scegliendo deliberatamente di non contribuire in alcun modo non mi pare giusto, per il semplice fatto che i soldi del suo RdE non vengono dal cielo, ma dalle tasse di chi produce ricchezza. E’ semplicemente pretendere che qualcun altro garantisca la tua esistenza dignitosa, senza che tu contribuisca a rendere dignitosa quella altrui.

Beh, insomma. Il modello del RdE che hai in mente tu ha tra i vari rischi anche il fatto di spingere la gente a non formarsi più e non tenersi più aggiornata, limitando di fatto la possibilità di reinserirsi un giorno nel mercato del lavoro. Perché per come funziona oggi il mondo, se non ti formi in continuazione rischi di rimanerci fregato (il cosiddetto long life learning). Sapere che in ogni caso il sussidio statale ti arriverà ti priva del bisogno che -come recita il proberbio- “fa trottare la vecchia”. Il fatto paradossale è che qui dentro tutti sono a parole contro il paternalismo statale, ma poi si propone un modello in cui lo Stato ti mantiene a vita, a prescindere da qualsiasi altra considerazione.

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E che lavorino… ma non troviamo giusto che lavorare sia una precondizione per essere persone dignitose e libere. Il lavoro deve essere una scelta per potere permettersi di più, ma l’esistenza dignitosa deve essere garantita a prescindere dal lavoro.

Secondo me dobbiamo intenderci su cosa è LAVORO e cosa non lo è. Ciò che definisci come “lavoro etico” è Lavoro a tutti gli effetti, l’unica differenza (sto cercando d’interpretare il tuo punto di vista, non è assolutamente un mio pensiero) è legato alla eventuale retribuzione, da non confondersi con la restituzione ricevuta per l’attività svolta. Secondo me è proprio questo il nodo cruciale che occorre sciogliere prima di parlare di condizioni dignitose per ogni cittadino e di uguaglianza sostanziale delle condizioni di partenza. Il Lavoro è la condizione dignitosa per eccellenza per ogni individuo. Vado sul pratico così mi spiego meglio. Non tutti sanno che io sono la madre, molto orgogliosa, di un ragazzo che ha una condizione di disabilità gravissima: una serie di macchinari che vanno costantemente monitorati gli permettono di respirare, nutrirsi e comunicare. Non è in grado di assumere la posizione seduta quindi è totalmente allettato e non può restare da solo, senza il fattivo supporto di personale altamente formato, nemmeno un minuto delle 24H. Secondo te una persona del genere lavora? Si. Lavora. Dirò di più: da un paio d’anni con la sua scuola è stato attivato un progetto di Alternanza Scuola Lavoro nella quale lui è parte attiva, insieme ai suoi compagni di classe, di una serie di attività lavorative ad elevata produttività. Ciò che viene prodotto è PROFESSIONALITA’ e TECNOLOGIA SPERIMENTALE. Questo prodotto si traduce in reddito. Ti assicuro che mio figlio manderebbe al diavolo chiunque gli proponesse di ricevere del reddito senza chiedergli la sua piena e totale partecipazione in restituzione a quello che sta ricevendo. Come dicevo a chiusura del mio precedente post lo Stato dovrebbe essere impegnato a garantire la dignità permettendo ed incentivando la spontanea costruzione di contesti simili per tutti. Cosa impossibile da realizzare con la “monetizzazione” di un simile contesto, perché tale contesto non può essere ridotto ad una monetizzazione. La dignità non è il reddito: il reddito (i soldi) sono UNO degli strumenti necessari per ottenerlo ma non possiamo confondere lo strumento con l’obbiettivo.

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il punto è che la “monetizzazione” di un diritto non dovrebbe essere calata dall’alto, perché sennò finisce per essere, appunto, una risposta statalista. Per intenderci la monetizzazione del diritto io la vedo più così: Proposta politica per il Partito Pirata sulla Discriminazione Sono profondamente convinta che l’impegno prioritario di un organizzazione istituzionale politica, sociale e culturale democratica debba essere quella di garantire l’uguaglianza sostanziale di ogni individuo ma questo non può tradursi nell’attuale invadenza sulla popolazione che trasforma la popolazione in persone interdette o minorenni e lo Stato in un genitore iperprotettivo che tratta tutti come adolescenti disturbati… Se si parte dall’idea di lavoro come condizione di base di partecipazione sociale, ciò che viene monetizzato (e non solo) è la restituzione del riconoscimento in uguaglianza e dignità.

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Chiamalo Stato… per me è la redistribuzione comunque necessaria per mantenere l’economia in moto che attraverso lo Stato arriva alla gente semplice. Poi per efficienza strutturale è più efficace e meno invasivo riassettare l’economia intera sulla base di un RdE elargito ad ogni cittadino piuttosto di stare a spulciare chi ha bisogno e chi non. Economicamente si arriva allo stesso risultato, ma senza la burocrazia e la corruttibilità.

Mi dispiace che questa narrativa sia così popolare. Viviamo in un mondo talmente efficace che non è necessario costringere alcuna persona a lavorare ma invece di permetterle di contribuire alla società in qualsiasi modo essa ritenga adeguato, eppure stiamo ancora a difendere la ricchezza dei superrichi con un inadeguato moralismo della presunta pigrizia dei poveri.

Che poi esistono i dati alla mano che confermano che una minoranza piccolissima non ha voglia di lavorare. E allora non lo facciano. Non ci credo che riescono a tirare avanti tutta una vita a non fare nulla di utile. Invece la realtà odierna è l’opposto: miliardi di persone che si smazzano tantissimo lavoro per riuscire a sopravvivere a malapena, talmente bisognose da non permettersi adeguata contraccezione e considerare i pargoli un necessario investimento di carattere pensionistico.

Tutto ciò perché in 40 anni di neoliberismo sono decollate le ricchezze individuali e nessuno ha fatto in modo a farle rientrare nel sistema economico. Non ha senso di stare ancora a discutere nell’ambito dell’attuale economia completamente contorta ed ingiusta — fare piani che rientrano in essa equivale a legittimare lo status quo, nonostante è completamente fuori dal normale.

per il semplice fatto che i soldi del suo RdE non vengono dal cielo, ma dalle tasse di chi produce ricchezza.

L’umanità produce ricchezza in scala altissima, col lavoro quotidiano, la digitalizzazione e l’automazione — ma gran parte di questa ricchezza scompare dalle mani di chi l’ha creata attraverso il brand marketing, le proprietà intellettuali, gli acquisti impropri causati da pubblicità manipolativa (specie in Rete) e specialmente attraverso gli affitti per coloro che non abitano più nelle proprie quattro mura. Un certo tot ritorna in mano al medio e basso ceto, così l’economia circola, ma un tot troppo elevato finisce nelle tasche di <100 persone per un errore di implementazione delle leggi finanziarie, e le ideologie di Mont Pelerin che hanno confuso il modo come ragioniamo di economia. Ci sono intere riviste come the Economist ed intere cattedre universitarie che prendono certe teorie economiche per fatti scontati mentre economisti nuovi come Piketty ormai hanno dimostrato che sono sbagliate. Per questo mi rende anche difficile delegare competenze economiche ad economisti, se magari hanno delle regole in testa che non sono giuste.

E’ semplicemente pretendere che qualcun altro garantisca la tua esistenza dignitosa, senza che tu contribuisca a rendere dignitosa quella altrui.

Che tristezza questo modo calvinista di vedere le cose. Viviamo nel mondo della più grande ingiustizia, e la tua priorità non è di correggere tale ingiustizia ma piuttosto di togliere ad altri la libertà di scegliere come contribuire alla società, basato sulla manipolativa ma falsa ideologia calvinista per la quale la gente che riceve una garanzia esistenziale diventa pigra? Ma veramente credi che nessuno avrebbe voglia di guadagnarsi i soldi per potersi fare una vacanza? Credi che la mera esistenza sia sufficiente e che bisogna rompere le palle a quei poveracci imponendogli chissà quali obblighi lavorativi? E intanto <100 persone non sanno più che farne dei propri soldi? Ma che prospettiva contorta del mondo che hanno i calvinisti… non ha nulla a che vedere con la realtà economica e sociologica. È solo un modo di pensare che perpetua la profonda ingiustizia odierna.

Nella tua fantasia. A quanto io sappia i studi sociologici a riguardo parlano una lingua diversa.

limitando di fatto la possibilità di reinserirsi un giorno nel mercato del lavoro.

È già sbagliato già questo ragionamento che chi sta lavorando senza retribuzione sia al di fuori del mercato del lavoro. Indica che continui a non avere una visione di cosa sia l’RdE e quanto cambierebbe la mentalità del concetto di lavoro, introducendo rispetto e riducendo l’importanza della smerciabilità.

Perché per come funziona oggi il mondo, se non ti formi in continuazione rischi di rimanerci fregato

E che c’entra? Mica la popolazione smette di imparare solo perché non ha più un fucile puntato contro. Sono teorie calviniste campate in aria! Dove sono gli studi che dimostrano che la gente smette di imparare se ha i soldi per campare? A me pare di ricordare che è l’opposto… se vivi in una favela e combatti ogni giorno per restare vivo, col cavolo che ti eserciti in long life learning.

Sapere che in ogni caso il sussidio statale ti arriverà ti priva del bisogno che -come recita il proberbio- “fa trottare la vecchia”.

Una assurdità oscena ma piuttosto popolare nonostante sia scientificamente completamente falsa.

Il fatto paradossale è che qui dentro tutti sono a parole contro il paternalismo statale, ma poi si propone un modello in cui lo Stato ti mantiene a vita, a prescindere da qualsiasi altra considerazione.

Non ci sta alcun paradosso, solo l’errore grave di basarsi su premesse calviniste senza fondamento scientifico.

Stando alla definizione calvinista di @Exekias non lo sarebbe. Il RdE è una soluzione pratica per garantire che qualsiasi lavoro sarà retribuito, senza introdurre enormi burocrazie che implicano corruttibilità, e senza permettersi giudizi bacchettoni su cosa sia lavoro e cosa non lo è.

Il Lavoro è la condizione dignitosa per eccellenza per ogni individuo.

Non possiamo restare a questa definizione vecchia di secoli. La condizione dignitosa per ogni individuo per eccellenza è se qualsiasi cosa faccia del suo tempo trovi il rispetto della società. Di fidarsi che farà qualcosa di utile, perché i studi sociologici confermano che non c’è da aspettarsi che l’uomo voglia passare la sua vita con birra e TV.

Ti assicuro che mio figlio manderebbe al diavolo chiunque gli proponesse di ricevere del reddito senza chiedergli la sua piena e totale partecipazione in restituzione a quello che sta ricevendo.

Non ho mai detto che si debba smettere di aiutare le persone a trovare dei lavori da svolgere… e non ho mai detto che la gente debba sentirsi soddisfatta da una mera garanzia di esistenza. Ma dovesse per qualsiasi ragione tuo figlio non essere in grado di svolgere alcun lavoro, vorrei che non dovesse fare richiesta burocratica a nessuno, mai, per avere il sostegno che si merita. Ce l’ha già, a prescindere di qualsiasi attività che fa per avere un guadagno in più e per vivere una partecipazione nella società.

Cosa impossibile da realizzare con la “monetizzazione” di un simile contesto, perché tale contesto non può essere ridotto ad una monetizzazione.

Esattamente questa la differenza. L’economia attuale riduce l’operato dignitoso degli esseri umani a monetizzazione da valutare in un mercato. Il RdE restituisce alle persone di percepire il lavoro come fonte di motivazione. Di valutarlo oltre ad un mero valore economico.

il punto è che la “monetizzazione” di un diritto non dovrebbe essere calata dall’alto, perché sennò finisce per essere, appunto, una risposta statalista.

Ma questo ragionamento non è per niente una conseguenza logica di quello antecedente. Qui ci sta di mezzo ideologia liberista e/o calvinista. Non é statalista donare alle persone la libertà di agire piuttosto di condannarle ad una battaglia per la sopravvivenza. La ridistribuzione è una necessità matematica per un’economia funzionante, e lo Stato è solamente lo strumento operativo per implementarla. L’idea che lo Stato sia il grande cattivo che si impone sulla gente è ridicola, eppure assai difusa, ed è un ideologia che aiuta i superricchi a restare ricchi, perché se la gente elimina lo Stato di fatto elimina anche la ridistribuzione che serve per non farli sprofondare in povertà immeritata.

non può tradursi nell’attuale invadenza sulla popolazione

Ma sei venuta a discutere del RdE o di quel obbrobrio chiamato RdC che avevamo studiato e squalificato già nel 2013?

Il “mondo” sarà anche efficace, ma da una parte all’altra del pianeta c’è qualche leggera differenza. Vallo a dire ai romani, che viviamo in un mondo “efficace”. O ai siciliani, ai calabresi, a chiunque viva in posti dove se t’ammali rischi di non uscire vivo dall’ospedale. E la cosa più paradossale sai qual è? E’ il fatto che quei Paesi “efficaci” sono proprio quelli calvinisti che tanto critichi (almeno presupponendo che per “efficaci” tu ti riferisca a cose tipo -chsesò- l’efficienza della P.A., i tempi per arrivare a sentenza in un processo, o quelli trascorsi negli uffici dei burocrati).

No. Se volessi difendere le ricchezze dei super-ricchi sarei a favore della proprietà intellettuale, dei paradisi fiscali, del lobbying deregolamentato etc. Sono contro a tutte queste cose, com’è noto.

Mi piacerebbe leggerli, questi dati. E soprattutto mi piacerebbe sapere dove sono stati condotti questi studi. L’avranno mica condotti nei paesi Calvinisti? (Fermo restando che si tratta di dati da prendere con le molle, perché è come dire “esistono dati che confermano che una minoranza piccolissima si intascherebbe i soldi di un portafoglio trovato per terra”. Voglio vederlo, se è davvero così).

Anche qui: definiamolo, questo concetto di “utile”. La TAV è utile? C’è chi crede sia fondamentale, c’è chi pensa sia un disastro. Mica è un fatto oggettivo, l’utilità.

Questo è verissimo. Ma credo che abbia ragione Guy Standing quando dice che il motivo principale per cui è avvenuto tutto ciò è il capitalismo di rendita. i privilegi fiscali concessi ad alcuni su basi clientelari etc. Tolti quelli, e rimessi tutti nella condizione di competere alla pari, non credo ci sia bisogno di grosse operazioni “dall’alto”.

Boldrin e Levine lo spiegano chiaramente (almeno nel mondo dell’industria): quando brevetti qualcosa, e sai che per 20 anni nessuno ti farà concorrenza, non hai più motivo di innovare.

scusami ma ciò che proponi è simile a ciò che c’è adesso per chi ha una disabilità grave denominata “indennità di accompagno” che è una rendita fissa, non legata alle condizioni socioeconomiche, che diventa via via più ridicola a chi deve affrontare una disabilità grave per permettergli di avere una base d’accesso in teoria “paritario” rispetto al resto della popolazione. Per essere un minimo adeguato alle reali esigenze reali, ma profondamente differenti da persona con disabilità a persona con disabilità, dovrebbe partire da una base di 1500 euro fino a cifre imponenti che vanno dai 5000 ai 10000 euro. Calato nel contesto Italiano mi vien da ridere solo all’idea di proporlo. Ma è questa la situazione se si eroga un reddito che dovrebbe permettere l’esistenza dignitosa di tutti e non va a cercare solo il consenso popolare.

Non ho mai detto che la gente di oggi, cresciuta in quest’economia, sia in grado di immaginarsi una giusta, equa e sostenibile. Anzi, ho seri dubbi che ci riescano addirittura gli studenti d’economia.

E’ il fatto che quei Paesi “efficaci” sono proprio quelli calvinisti

Come il Giappone e la Cina? Certo se si perpetua un modello di globalizzazione per il quale tutti sono in competizione con tutti, allora chi sfrutta la propria popolazione al meglio ne risulterà vittorioso. Resta però che l’intero approccio è sbagliato.

Mica è un fatto oggettivo, l’utilità.

E per questo non è giusto intromettersi, eccetto se la persona sta arrecando danni alla società… ma a quello scopo i paletti esistono già.

quando brevetti qualcosa, e sai che per 20 anni nessuno ti farà concorrenza, non hai più motivo di innovare.

Giusto, ma non stavamo parlando del problema brevetti.

No.

Conosco David Orban per aver discusso con lui a due convegni sull’Intelligenza Artificiale a Milano.

Le nostre opinioni in merito sono antitetiche.

David rappresenta gli interessi e le prospettive di aziende come Google.

Io invece no.

Per quel che conta, è improbabile che lo stesso partito possa rappresentare entrambi.

Non avevo letto questo thread ma questa considerazione non vale solo per le multinazionali.

Se a livello globale avessimo un RdE, anche solo l’incremento di domanda farebbe alzare notevolmente i prezzi. Senza considerare la dinamica che descrivi, tipica di tutte le aziende i cui prodotti hanno scarsa elasticità della domanda (benzina, sigarette, farina), di scaricare sul prezzo (e dunque sul consumatore attraverso l’inflazione) le tasse.

Come ho ampiamente spiegato in un altro thread, un limite minimo alla ricchezza in un sistema in cui i prezzi sono liberi di muoversi sposta semplicemente lo zero. Perché l’RdE (o l’UBI e simili) possano funzionare bisogna mantenere stabili i prezzi.

Per farlo, l’unico modo che mi viene in mente è stabilire anche un limite massimo alla ricchezza, un “Universal Maximum Income”, per così dire.

@lynX nega che l’inflazione sarebbe rilevante, ma non spiega come, a consumo delle risorse del pianeta invariato (o addirittura ridotto), l’offerta potrebbe far fronte all’aumento di domanda senza aumentare il prezzo per contenerla. O come evitare il meccanismo suddetto.