Fattibilità del reddito di esistenza

Se c’è una percentuale della popolazione che non lavora affatto questo è tollerabile. Infatti, molti di quelli che non si inseriscono nel mercato farebbero comunque la/il casalinga/o, probabilmente faranno qualche attività di volontariato o qualche altra attività socialmente apprezzabile (a far niente ci si annoia e dopo una certa età giocare e basta stufa). Dunque, in primo luogo, oltre ad essere una parte la popolazione che farebbe la scelta di non ampliare il proprio reddito basso rivolgendosi al mercato o ad altri posti statali, ci sarebbe una percentuale ancora piú piccola che davvero giocherebbe e basta (la prima bassa percentuale menzionata di chi non lavora affatto).

Ad ogni modo, ci si può arrivare progressivamente al non obbligo di lavorare e vedere come reagisce la società ed il mercato. Ci sono molte modalità per passare dalla situazione attuale ad un reddito incondizionato (il quale dovrebbe essere basso e permetterti di fare una vita poco sopra la povertà, quindi c’è un incentivo e un desiderio ad ampliare il proprio reddito ed è sicuro che molti lo farebbero).

Inoltre, il problema del “non lavorare” sarà sempre meno sentito, mano a mano che aumenta l’automatizzazione informatica e robotica, il cui effetto porta alla diminuzione dei posti di lavoro retribuiti.

Si. Il lavoro ti aumenta lo stipendio e la qualità di vita, ma non è necessario per garantirti la sussistenza esistenziale. Il RdE deve essere incondizionato perché la burocrazia di andare a controllare se stai lavorando o meno è invasiva, costosa e offre troppe possibilità alla corruzione.

Non importa. Il progresso tecnologico ci permette di avere anche un’alta quota di persone che non muovono un dito (e accettano di non potersi permettere molti lussi o piaceri… per esempio di viaggiare il mondo). L’incentivazione a lavorare continua ad esserci eccome, ma non al livello di lavora-o-crepi. Alla fine la società non cambierebbe radicalmente, ci sarebbe solo una riorganizzazione verso lavori più edificanti.

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Sostituisci IMMEDIATAMENTE le parole “chi non lavora” con “chi non esercita un lavoro retribuito” In caso contrario ti scaglio contro i cultori della Decrescita Felice (io per primo) e, peggio ancora, le casalinghe/i (io per secondo) Per evitarti guai quando avrai corretto avvisami e cancellerò questo intervento.

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Vedo che avete una visione molto ottimistica dell’umanità, e degl’italiani in particolare. Invidio il vostro ottimismo.

Guarda che tenevo conto delle variabili a cui tieni. Bastava un pizzico di buon senso: concludo che una percentuale ancora più piccola “giocherebbe e basta”, quindi ce ne è una più ampia che qualche attività la svolgerebbe, anche se non è retribuita, e molti vorrebbero ampliare il proprio reddito inserendosi nel mercato. Inoltre, aggiungo che non tutti i lavori retribuiti - in sintonia con la decrescita felice - sono utili e/o necessari, sfoltirli non sarebbe la fine del mondo… anzi, si darebbe più spazio a lavori maggiormente liberi dall’obiettivo del profitto (una libertà che nel “libero” mercato non è contemplata).

quindi la risposta è sì, chi non ha voglia di lavorare viene mantenuto tranquillamente dalla società, e vive alle spalle di chi lavora. tanto ci sono i robot che fanno tutto. boh.

Non vive “alle spalle”: vive nella società in cui vive. Nella: preposizione articolata implicante inclusione. Chi decide volontariamente di accettare il reddito di esistenza e basta e non cercarsi un lavoro che gli permetterebbe di innalzare la propria condizione di vita al di sopra della mera esistenza è oltremodo bene che non lavori. Ciò non significa, come magari potrebbe sembrare ai benpensanti, che sia un lazzarone nato o un fannullone ma semplicemente non sia portato per l’attività lavorativa. Non è un male, anzi, a mio avviso è proprio quello che serve: sgombrare il campo da tutti coloro i quali (e sono milioni di persone, imho) lavorano perché sono costretti, altrimenti morirebbero di fame. Il RdE ha l’invidiabile vantaggio di incentivare il lavoro di coloro i quali HANNO una VOGLIA FOTTUTA di lavorare. Lavorano in primis perché lavorare è divertente, non perché è retribuito. Quindi io sarei fiero di far parte di una comunità del genere. Così come sarei il primo a decidere di lavorare, accettando soltanto il lavoro che mi piace e non il primo che capita per mantenere i miei figli.

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ma non ti rendi conto di quello che dici? hai detto che chi non ha voglia di lavorare è bene che non lavori.

non ci posso credere…

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Bisogna vedere se qualcuno é disposto a pagarti per farlo, cosa sempre piú improbabile in un futuro in cui -su questo siamo tutti d’accordo- i robot e i software saranno i nostri diretti concorrenti. Anche a me piacerebbe fare il lavoro per cui ho studiato (l’archeologo), solo che i finanziamenti non ci sono, per cui non posso farlo. E continuerei a non poterlo fare anche se lo Stato mi desse 300€/mese (cioé un reddito minimo): tutt’al piú un reddito normale (tipo 1000€/mese) mi consentirebbe di rifiutare i lavoracci. Peró a quel punto, francamente, se lo Stato mi mantiene credo abbia anche il sacrosanto diritto di esigere che io faccia l’archeologo “a gratis”.

Linko un singolo capitolo di un saggio divulgativo che ho scritto: http://sistemafinanziario.droppages.com/08_risolvere-poverta.html

Espongo in breve il problema demografico che va comunque affrontato a prescindere dal RdE. Faccio presente che si può non adottare subito un reddito di esistenza incondizionato, ma fare un primo step con un reddito di sopravvivenza condizionato all’obbligo di lavorare. Prospetto che il lavoro facoltativo andrebbe a beneficio dell’economia del dono (certo, non tutti faranno volontariato, ma è altrettanto irrealistico pensare che nessuno lo farebbe), precisando che comunque è una scelta simile a quella di un frate e una parte certamente ampia della popolazione vorrà ancora inserirsi in posti di lavoro più remunerativi della quasi povertà. Mi addentro anche nel rischio di immigrazione se viene istituito un RdE, ma è facile limitarlo controllando la residenza, non accettando costruzioni abusive e limitando il numero di metri quadrati di un’abitazione al numero massimo di persone sostenibili (sono tutte cose facili da controllare). Infine, concludo con le gravi implicazioni del legame “vendere per vivere”, a sostengo della posizione di @lynX per cui un RdE aumenterebbe il lavoro etico.

quindi lasciare che le persone vivano mantenute dallo stato e senza bisogno di lavorare aumenterebbe il lavoro etico secondo voi… mah.

quello che ti stanno dicendo è che la maggior parte delle persone continuerà comunque a lavorare e sbattersi per migliorare il loro tenore di vita ed acquistare [ciò] che il sistema di avanzato capitalismo propina loro. [Prospetto che] Lavoro assieme ad un branco di persone che non fa che bestemmiare tutto il giorno, morirà presto a causa di qualche malattia o di qualche infarto se non si ammazza direttamente con le proprie mani, però se guadagna bene può garantirsi le due settimane d’aria l’anno in qualche paradiso tropicale prima di tornare a bestemmiare in ufficio. IL bello è che anche in quei momenti di libertà non fanno che “ricaricare le pile” per essere più produttivi e competitvi di prima, contenti loro. Funziona così quindi nessun problema, [coloro] che continueranno a fare questa vita [che io reputo] dimerda ci saranno per decenni. E allora prendiamoci un pezzo di questa ricchezza e viviamo meglio almeno noi.

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Peccato che qualcuno dall’altra parte del pianeta per permettere tutto questo vada a lavorare a 6 anni, muoia a 20 e passi una vita da schiavo.

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non ho capito, se era una risposta al mio post non ha a che fare con quanto ho detto. Quello che dici tu rappresenta l’ingiustizia dell’attuale sistema di sviluppo capitalista. Io parlo del reddito di esistenza e del fatto che non credo che le persone smetteranno di lavorare per accontentarsi del reddito base.

Onestamente è questo il punto che non capisco, nel vostro ragionamento: partite sempre dall’assunto che l’automazione farà strage di posti di lavoro, però poi immaginate un futuro in cui chi vuole lavora e guadagna molto e chi invece si accontenta del Basic Income (e di una vita da frate) può farlo senza problemi. Detto così sembra che per trovare un lavoro basti volerlo. Magari fosse così! Oggi un sacco di gente vorrebbe lavorare ma non può farlo perché il lavoro non c’è, e se è vero -come dite- che in futuro la situazione sarà peggiore perché i robot faranno quasi tutto, beh, lo scenario più probabile è quello di una vasta platea di gente che grazie al Basic Income non muore di fame, ma pur volendo fare altro per comprarsi l’iPhone12 dovrà rassegnarsi a non poterselo permettere, perché -semplicemente- non troverà nessuno disposto ad assumerli.

Per questo la “soluzione” dei sostenitori della “Decrescita felice” mi pare più lineare (anche se non per questo più fattibile). Loro -in estrema sintesi- dicono: il lavoro serve a procurarsi il denaro, e il denaro serve a procurarsi una serie di cose per vivere. Ma se uno riuscisse ad auto-prodursi non dico tutto, ma almeno molto di ciò di cui ha bisogno (principalmente cibo, vestiti e poco altro), si può campare anche con poco denaro. Aggiungici un sistema di welfare pubblico quantomeno decente (i famosi beni comuni, superamento del duopolio pubblico/privato eccetera eccetera), e forse si riesce a evitare di finire come sempre l’umanità ha fatto, cioè a Guerre mondiali.

@utente99 Se vuoi fare un’analisi di questa discussione puoi farla, ti ricordo che il forum non è democrazia liquida, ma solo un forum di discussione. Quello che finora è stato prodotto con la democrazia liquida è questo: http://www.partito-pirata.it/programma/economia-e-finanze/

Inoltre non andare fuori argomento, se vuoi discutere sulla democrazia liquida apri una nuova discussione e su basi corrette.

[non riesco a conciliare insieme molti aspetti di questa discussione] ma veramente non vi rendete conto del livello di assurdità nel quale si sta svolgendo la discussione?? queste sono le vostre tesi:

  • i robot e computer sostituiranno l’uomo nella gran parte dei lavori
  • il reddito di esistenza aumenterà il lavoro etico
  • molti lavoreranno per avere un reddito maggiore
  • il fatto che molti cittadini siano mantenuti dallo stato non ha conseguenze, anzi come prima incentiva il lavoro etico
  • il reddito di esistenza aumenta le entrate e diminuisce le spese, dal punto di vista economico è un guadagno per tutti
  • il sistema economico non risente dell’introduzione del reddito di esistenza, anzi ne risulterà rafforzato
  • il reddito di esistenza è la soluzione migliore possibile alla povertà

a me tutte queste tesi sembrano grottesche, incredibili, se non in certi casi spaventose. davvero a voi sembrano normali??

abbiamo due posizioni opposte, una delle due posizioni sta fallendo in modo epico, quale?

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No, era un commento generico sul reddito di esistenza: in una parte del mondo si può vivere senza lavorare, in un’altra si lavora senza vivere. Come esempio,lo stipendio di un insegnante in Etiopia è di circa 30 euro mentre qui si propone un reddito di esistenza 20 volte tanto. In Svizzera, se non erro, si era proposto un reddito di esistenza 70 volte tanto. Era più che altro una provocazione per definire che il reddito di esistenza è un privilegio del “nord del mondo”

sì ma tanto l’automazione renderà inutile per la maggior parte delle persone lavorare, poi comunque aumenterà il lavoro etico, le entrate dalle tasse aumenteranno e le spese diminuiranno. con l’automazione anche per il sud del mondo diventerà superfluo lavorare, e potranno avere anche loro un reddito di esistenza. molti si dedicheranno a un lavoro etico, gli altri si faranno mantenere dallo stato oppure lavoreranno per guadagnare di più per permettersi i lussi.

Grande @briganzia. Ti straquoto e ti lovvo.

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