Gig Economy: perché non esiste un "Uber delle ripetizioni"

Tempo fa su Fb ci ha scritto uno dicendoci che non ci avrebbe votato perché siamo “favorevoli a Uber”. Gli risposi chiedendogli dove l’avesse letto, e si riferiva al programma comune (dove in realtà si parla più in generale di Ride Hailing).

Ad ogni modo, visto che è una delle questioni centrali dei prossimi anni, volevo cercare di capire se c’era il modo di sviluppare una proposta in tal senso una volta per tutte.

Il titolo del topic parte da una considerazione banale: vi siete mai chiesti perché non esiste un “Uber delle ripetizioni”? Di certo non è perché nessuno di abbia mai provato. Anzi. Ogni 3x2 un giovane brillante startupper si sveglia con la geniale idea di creare una piattaforma web che “unisca-la-domanda-e-l’offerta”, ovviamente prendendo una percentuale in qualche modo. E ogni volta, sistematicamente, si scontra con la realtà, sotto forma di problema: come fare a evitare che il docente e l’allievo, alla prima occasione, si scambino i contatti e dalla volta successiva taglino fuori l’intermediario? Risposta: non c’è modo. E infatti è da anni che i vari Skuola.net e affini ci provano, ma nessuno ha mai raggiunto una posizione dominante anche solo lontanamente paragonabile a un Uber o AirBnB. [Non sto a dilungarmi sulla mia esperienza personale con Skuola.net: vi dico solo che si erano inventati un complessissimo meccanismo di prenotazione, con tanto di sorveglianza dei contenuti delle email e rimbrotti feroci se qualcuno osava scambiare info personali via email].

Semplice: per fare ripetizioni lo Stato non chiede né licenze né lauree né nulla. Essendo un mercato completamente libero e deregolamentato, e basato su relazioni Peer-to-peer, se un intermediario prova a infilarsi in mezzo e chiedere una percentuale viene preso a pernacchie.

La cosa ganza è che stanno cominciando a capirlo anche gli autisti di Uber, che -come racconta Carson - ormai lasciano il proprio biglietto da visita ai passeggeri, esortandoli a bypassare la piattaforma risparmiando.

Ergo, il problema non sono i tassisti abusivi napoletani che usano whatsapp e fanno INDINNIARE i paladini della giustizia di Striscia la Notizia: il problema è uno Stato che prima ingessa un settore vendendo licenze a propria discrezione (tagliando fuori chi non può permettersi di comprarle), poi a un certo punto chiude un occhio a una piattaforma che pretende di aggirare beatamente quelle regole solo perché è cool e ha la sede nella Silicon Valley.

L’altro problema (anzi: IL problema) è come convincere chi fa ripetizioni a dichiarare gli introiti e versare i contributi. Da questo punto di vista ogni tentativo fatto dal legislatore negli anni passati è stato un fiasco. E allora mi chiedo: non è che magari il problema è far capire alla gente che facendo tutto al nero rischi di arrivare da vecchio senza un cazzo di pensione? E magari si potrebbe intervenire in qualche modo (non saprei come) sulla previdenza complementare?

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per me basterebbe introdurre il taler. Poi puoi sempre pagare l’insegnante in natura, con uova, lattuga o un vecchio motore diesel, ma non sarebbe proprio comodissimo e alla fine userebbero il taler o, i più avventurieri, qualche criptovaluta

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