I nazionalisti patrioti de sinistra

Capitano cose strane, al giorno d’oggi. Tipo imbattersi in articoli come questo, a firma di Loris Caruso, su MicroMega (mensile che fino a poco tempo fa sosteneva in modo più o meno esplicito i 5stelle, è bene ricordarlo). S’intitola La sovranità non è uno scandalo ma neppure un feticcio identitario. E vi si leggono perle come queste (grassetti miei):

Il ruolo della Nazione è importante nella tradizione della sinistra, anche e soprattutto quando è riuscita a fare rivoluzioni o governare nazioni. Il concetto moderno di nazione nasce con la Rivoluzione francese e le rivoluzioni democratiche dell’Ottocento. La nazione nasce quindi progressista e democratica. Senza la mobilitazione del ‘popolo’ su base nazionale contro potenze pubbliche e private straniere non ci sarebbero state la rivoluzione russa, quella cinese, quella cubana. Più recentemente non ci sarebbero stati il ciclo della decada ganada in America Latina e il socialismo del XXI secolo di Chavez e Morales

Dunque, secondo l’autore, eventi come la rivoluzione russa, quella cinese, quella cubana, e poi Chavez hanno dato vita a nazioni democratiche e progressiste. Fessi tutti noi, che leggendo i libri di storia avevamo capito che si trattasse di dittature (una delle quali, quella cinese, spicca oggi per avanguardia di tecno-sorveglianza). Evidentemente, col termine “democratico” intende la dittatura della maggioranza del popolo, con tanti saluti ai diritti delle minoranze e di chi non è d’accordo. [A dire il vero, anche sulla rivoluzione francese ci sarebbe parecchio da ridire. Primo, perché si divide in 3 fasi; suppongo si riferisca alla seconda, quella nota come “terrore” e caratterizzata dalla dittatura di Robespierre, quando per essere mandati alla ghigliottina bastava un sospetto].

Questo conflitto non può essere giocato aggirando l’unico terreno in cui ad oggi (magari noi nolenti) esiste una politica democratica, quello nazionale.

Ecco, sarebbe esattamente questo il mito da sfatare. Far capire che c’è molta più sovranità a livello locale che nazionale.

Per fortuna nel resto dell’articolo il tizio critica chi “pensa che la nazione, la patria e l’opposizione all’euro e all’Unione europea debbano diventare orizzonti ideali autonomi, valori autosufficienti, fonti di senso per la sinistra”.

Ma per quanto mi riguarda è comunque troppo “morbido”. Francamente non mi viene in mente nulla di buono che l’umanità possa aver fatto in nome delle Nazioni e delle Patrie; mi vengono in mente guerre (sia in senso stretto sia in senso economico, quest’ultime generalmente prodromiche alle prime), colonialismo, discriminazioni d’ogni tipo. E queste non sono opinioni: è Storia. Per non parlare di cosa è successo quando all’identitarismo nazionalista si è affiancato quello religioso.

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La patria è l’ultimo rifugio dei delinquenti.