Sappiamo che l’invezione dell’istruzione pubblica e obbligatoria è nata dalla necessità di maggiori conoscenze nella popolazione della rivoluzione industriale; oggi con la rivoluzione digitale pero non è ancora succeduta una dovuta riforma del sistema scolastico; oggi il dinamismo, la riqualificazione rapida e l’interdisciplinarieta richieste per far fronte alle necessità del nostro tempo hanno bisogno di un’istruzione erogata secondo queste caratteristiche; dunque mi è venuta in mente la possibilità di trattare il sistema scolastico secondo una struttura simile al sistema sanitario; ove gli insegnanti sono dei “medici” che curano la “non conoscenza”; sleghiamo l’istruzione del solito percorso strutturato richiamante una catena d’assemblaggio e rendiamolo piu simile a un processo di sviluppo software come l’AGILE; un’individuo sceglie o fa scegliere a un insegnante orientante un macro ramo della conoscenza che vada a genio del richiedente o viene considerato chiave in futuro; l’insegnate orientante allora prescriverà un percorso che sarà simile a una piramide di dipendenze necessarie all’acquisizione di quella determinata macro area di conoscenza; ogni “dipendenza” deve essere un corso che sia indipendente e completo dagli altri; o con un numero finito di dipendenze; non esistera più un “diploma” come lo si conosce oggi; ma una specie di cartella d’istruzione (o cartella clinica seguendo la metafora) contenente i corsi seguiti; cosi facendo si ottiene tramite la modularizzazione d’insegnamento delle conoscenze un’ampia diversificazione delle qualità e competenze di un’individuo dall’altro; tale struttura inoltre consente l’introduzione di politiche di richiamo istruttorio (un simil-richiamo vaccinale) e di rapida riqualificazione o rapidi cambi di macro-area seguita; è un’idea da sviluppare piu approfonditamente; se facciamo riferimenti e parallelismi con metologie di sviluppo software ed il sistema sanitario, diviene piu facile concettualizzarle
Una interessante idea da strutturare meglio. Di grande impatto comunicativo credo. E funzionale all’idea di transizione dalla società dell’informazione a quella della conoscenza. Dovremo lavorarci su.
Come può un ragazzo di 14 anni (viato che parli di diploma) essere cosciente di cosa ha bisogno per la sua formazione? E che tipo di cittadini formeremmo se diamo la possibilità di ignorare interi settori del sapere? O forse ho capito male io?
in realtà faccio la maturità tra tipo 2 settimane
by the way, rilancio la posta chiedendo, chi è che non ignora gia interi settori del sapere (economia,sociologia,informatica,pscicologia,imprenditoria) allo stato del sistema scolastico odierno? perche il problema sono i percorsi statici, non puoi ibridare le conoscenze in questo sistema e inoltre non puoi avere i tuoi tempi e il tuo numero di necessari tentativi nell’apprendere; è questo quello che manca! Oggi la scuola si occupa sopratutto di insegnarti come superare se stessa medesima, non come affrontare il fuori, ma sentito dei giovani che ai colloqui ci vanno come se fosse un’interrogazione? questa è una deformazione data dall’autorefenzialità del sistema
Non parlo di te ma di un ipotetico 14enne che, nel sistema da te proposto, si troverebbe a decidere della propria formazione: su quali basi? La libertà di scelta si fonda sulla conoscenza. La pedagogia cerca “la quadra” per fornire le conoscenze di base al futuro cittadino, rendendolo libero di scegliere per se stesso e di ricercare per se stesso. La tua proposta è interessante se attiva per il post-diploma. Io poi renderei obbligatorio lo studio della filosofia in tutte le scuole dalle elementari alle superiori, ma sono di parte.
Guarda, ho chiuso il video a “a scuola si perdono 2 anni a fare storia antica, non vi sembra più utile per un 16enne sapere cosa sono le brigate rosse?”. Non fatevi intortare dalle stupidaggini di questi blogger.
ma effettivamente io conoscenze nebbiose su cosa furono le brigate rosse
Vuol dire che nessuno te ne ha mai parlato o niente ha destato la tua curiosità, perché esiste moltissima letteratura a riguardo.
Devo dire che a riguardo, nonostante il nostro programma comune europeo abbia solo abbozzato la cosa, il sistema scolastico finlandese (che non conoscevo prima, nda) mi pare un’ottima base da cui partire: pensate se riuscissimo ad esportarlo in l’Europa!
Del resto per cambiare radicalmente una società non vedo alternative: o la cultura o i carri armati. La prima è una rivoluzione lenta, non certo indolore, ma sicuramente duratura. La seconda è una rivoluzione veloce, sicuramente molto dolorosa, ma non altrettanto duratura. Entrambe costano tanti, tanti soldi (e sacrifici).
Per conoscere le BR devi conoscere cos’è il comunismo e il socialismo italiano; per conoscere questo devi conoscere la storia dell’Italia degli anni '10 e '20; per capirla devi conoscere la Grande guerra; per conoscerla devi conoscere l’età dell’oro, la rivoluzione industriale, l’imperialismo, Marx e le lotte operaie, la restaurazione, Napoleone; quindi la rivoluzione francese, la nascita della borghesia, la guerra dei trent’anni, il Rinascimento; per capire cos’è il Rinascimento devi conoscere l’Europa tra VI e XIV secolo, quindi Sacro Romano Impero Germanico, Impero carolingio, bizantini, conquiste arabe e crociate, monachesimo, i barbari in Europa, Normanni, Longobardi, Ostrogoti, Visigoti, Vandali, Suebi; per capire l’Europa dell’alto medioevo devi conoscere la fine di Roma, quindi Odoacre, crisi dei confini, Attila e gli Unni, la Roma imperiale dalla sua nascita con Ottaviano Augusto; per capire la Roma imperiale devi conoscere la Roma repubblicana e le sue lotte interne, ottimati contro popolari, patrizi contro plebei, i tribuni della plebe e il senato, le vicende dei Gracchi, la secessione dell’Aventino; ma non si può capire la Roma repubblicana senza conoscere la Roma monarchica e le sue origini, le sue guerre contro i Sanniti, l’incontro con i Greci, Veio, gli Etruschi, la lega latina. Non si può poi conoscere davvero il comunismo senza conoscere la Πολιτεία (tradotto con Repubblica) di Platone, che a sua volta non può essere capita se non si conosce l’Atene democratica e la sua fine da una parte, la filosofia presocratica dall’altra (in particolare Parmenide, Protagora, Gorgia).
Come vedi la scuola ti dà gli strumenti per capire la realtà in cui sei immerso, ma non la interpreta al posto tuo. Se così facesse, si trasformerebbe in apparato ideologico. Sta a te usare questi strumenti che ti sono stati dati per fare attività di ricerca.
Ho letto l’articolo, la vera rivoluzione starebbe nel concetto di voto, che condivido totalmente ma che nel contesto italiano sarebbe quasi utopistico.
Sono poi d’accordissimo sulla rivoluzione: oggi l’unica rivoluzione possibile è quella pedagogica.