Il lavoro in Italia

Su sto Forum di lavoro si parla poco, e il più delle volte solo per rimarcare il concetto che “tanto le macchine ce lo ruberanno” e quindi serve il Basi Income etc. Ora, posto che effettivamente lo scenario da disoccupazione di massa causata dalla tecnologia è ritenuto verosimile da un sacco di gente competente in materia, credo che come Partito non si possa non avere una posizione su come migliorare la situazione in Italia. Situazione che, tanto per cambiare, è più tragica che altrove per ragioni squisitamente endogene, anche se l’abitudine di dare la colpa a fattori esterni anche su questo è diffusissima.

I problemi

Qui l’offerta: manovali scarsamente qualificati

Giusto per fondare la discussione su qualche numero, raccomando la lettura di questo. In particolare di questo passaggio:

siamo già oggi uno dei paesi che spende meno in istruzione d’Europa, il 4,9% del Pil, il 7,4% della spesa pubblica complessiva, quattro punti abbondanti sotto la media Ocse. (…) siamo penultimi nell’area Ocse, davanti al solo Messico, col nostro 18% di laureati sul totale della popolazione, contro il 37% del dato medio e il 46% di Regno Unito e Usa. Che siamo penultimi in Europa per il numero di laureati, 26 ogni 100, nella fascia d’età tra 30 e 34 anni e con un abbandono universitario che si aggira attorno al 38%. (…) il tasso di passaggio dalle scuole superiori alle università nei dieci anni tra il 2005 e il 2015 è calato di 24 punti percentuali (dal 73% al 49%). (…) nello stesso periodo le immatricolazioni sono state 65mila in meno. E solo un manager italiano su quattro ha una laurea in tasca, mentre nel resto del continente la media è del 54%

Insomma: mentre nel mondo di domani per sopravvivere devi studiare tutta la vita (il famoso “long life learning”), e dove i lavori di fatica verranno sempre più fatti da macchine, da noi la gente smette di studiare il prima possibile, illudendosi di poter tutti trovare un lavoro di fatica ben retribuito e in cui l’uso del cervello sia un optional. Per carità, quei lavori esistono, ma spesso sono davvero faticosi, e a molti l’idea di iniziare il turno tra le 2 e le 4 del mattino pare inaccettabile. Anche se lo stipendio è di 2500€/mese.

Ergo, molti si ritrovano a una certa età a non avere skill di nessun tipo, e a lamentarsi degli immigrati che rubano il lavoro. Ma per chiarire questo concetto lascio la parola allo zio Doug [comincia da 3:26]

Qui la domanda: vade retro innovazione

Un grosso contributo allo status quo lo danno del resto anche le imprese italiche. Questa scena di Smetto quando voglio è diventata cult per un motivo.

Come spiega l’ISTAT, le leggendarie PMI hanno qualche problemino con la modernità.

“Il 63% delle imprese, soprattutto se piccole, tradizionali e del Centro-Sud, ha infatti un tasso molto basso di digitalizzazione”

Posso confermarlo anche per esperienza personale. Mi sono ritrovato a lavorare in una realtà in cui l’inventario della merce veniva fatto con fogli e matite, trascrivendo a mano codici lunghissimi e con parecchi zeri in mezzo, con alte probabilità di sbagliare (cosa che in effetti più d’una volta è capitata anche a me). L’operazione comportava la chiusura “per inventario” del negozio per una settimana, con tanto di clienti rispediti indietro (non molti, a dire il vero, visto che la settimana veniva logicamente scelta tra quelle “naturalmente” meno affollate). A tutto ciò va aggiunta la presenza di computer antidiluviani (di quelli con 512mb di ram e Windows XP come sistema operativo), nonché l’assenza quasi totale di attività promozionale attraverso il sito web e i Social Network.

E questo per non parlare di chi fa lavori “creativi” (grafici su tutti). Preventivi ritenuti “troppo alti” qualunque sia la cifra; convinzione diffusa che questi non siano neanche lavori veri, ma una sorta di “svago retribuito”, fino all’immancabile frase "Lo faccio fare a mio cugino/nipote/zio che è “bravo col computer”.

Questa è la qualità dell’imprenditoria italiana, soprattutto se piccola o media. E’ nelle imprese medio-grandi che si punta di più sull’innovazione e sulla ricerca. Oggi mi rendo conto di quanto avesse ragione Cancellato (e torto io) quando scriveva questo articolo: continuare a mitizzare la PMI -e in generale il piccolo mondo antico- non ha senso. Ancor meno può averlo il dire “potremmo campare solo di turismo!”, col sottinteso che tanto varrebbe smantellare l’intero sistema produttivo. Ci vivo, in una città che ha deciso di puntare quasi solo sul turismo (Firenze), e vi posso garantire che è un sistema che va bene solo per palazzinari, ristoratori, albergatori, guide turistiche e tassisti. Gli altri se ne vanno.

Qui lo Stato: that 50’s show

Dulcis in fundo, la politica. Quella che negli ultimi anni ha massacrato a forza di tagli e riforme infami quel che rimaneva dell’Università e della scuola pubblica, segando il ramo su cui questo catorcio disastrato Paese era seduto. Continuiamo ad avere una scuola costruita per sfornare operai, in un mondo che -come detto- va nella direzione opposta. Zavorrata alla lezioncina frontale, al nozionismo, alla cultura umanistica fine a sé stessa. Si continuano a cambiare le leggi sul lavoro (Jobs Act, Decreto Dignità), come se la normativa in materia fosse l’unica variabile in gioco. Le agevolazioni fiscali alle imprese continuano ad essere date in modo discrezionale, particolaristico (clientelare?).

Sforniamo operai che sanno citare Schopenhauer e Kant…