Il modello di carriera nel Partito Pirata (senza vincolo di mandato, però…)

Trovo questo modo di interagire molto offensivo. Allora tutti i parlamentari secondo te dovrebbero fare una cospirazione per arrivare al complotto della corruzione ? Ma veramente mi stai dicendo che chi osserva forme di corruzione nei parlamenti italiani sarebbe un complottaro? No aspetta… ho capito male… stai dicendo che fino a prova contraria non credi che esista corruzione nei parlamenti… Ma proprio da un italiano radicale devo sentirmi dire una cosa del genere?

Comunque ho già vestito quella t-shirt. Ho passato una settimana a scrivere una tesi di dottorato sulla convivenza in ambienti digitali e da allora ho sempre a che fare con i soggetti che non ci provano neanche a criticarne i punti concreti dato che probabilmente non avrebbero ragione, ma semplicemente ignorano l’opera per intero e continuano a disrispettarne le logiche deduzioni. Beh, se il partito tanto farà l’irrazionale comunque, perché dovrei saltare attraverso il cerchio che mi stai tenendo e passare la prossima settimana a documentare quanta corruzione esiste nei parlamenti.

Fatto sta che la tesi assurda, cioè che non ci sia un problema di corruzione nei parlamenti occidentali, è la tua.

Scusa ma proprio perchè rispetto la costituzione e la democrazia, io mi dimetterei…

Io darei di più il voto (ed apprezzerei di più) ad uno che in questo caso si dimette invece che ad uno che gira le spalle e fa come pensa lui sia giusto…

un comportamento del genere è proprio elitario, è proprio oligarchico… è proprio anti democratico…


capisco ovviamente le tue intenzioni, ma in questo modo di comportarsi non vedo un buon futuro… non vedo nessuna risoluzione dei problemi… (poi ricordiamoci che è un esempio un bel po estremo, che non potrebbe accadere in un partito europeista, a meno che l’europa non vada in malora)

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Questa cosa si chiama centralismo democratico e non è un concetto politicamente neutro. Anzi, per un partito libertario semianarchico, è una cosa a cui opporsi attivamente.

Centralismo democratico è il nome dato ai principi di organizzazione interna usati dai partiti politici leninisti, e il termine è qualche volta usato come un sinonimo per qualsiasi politica leninista all’interno di un partito. L’aspetto democratico di questo metodo organizzativo consiste nella libertà dei membri del partito di discutere e dibattere su politica e direzione, ma una volta che la decisione del partito è scelta dal voto della maggioranza, tutti i membri si impegnano a sostenere quella decisione. Quest’ultimo aspetto rappresenta il centralismo.

Si, periodicamente te ne esci con questo confronto storico fallace. Non puoi confrontare la democrazia liquida a Lenin, perché sotto Lenin le decisioni che andavano rispettate con la vita e col sangue le aveva prese un Politbüro oligarchico. Nel partito pirata le decisioni le abbiamo prese insieme, usando la democrazia liquida che Lenin si sarebbe sognato. Allora basta con questa cavolata del centralismo democratico. Se questo che stiamo praticando qui è centralismo democratico, allora è il primo ad essere legittimo.

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OK Mi pare di interpretare che siamo d’accordo. Il partito in AP forma un programma politico accettato da quasi tutti escludendo quanto non è ancora accettato perché divisivo. Più chiaro e condiviso è il programma nel partito più facilmente sarà capito dagli elettori e dai candidati che dovrebbero mediare in parlamento per poter metterlo in pratica, almeno in parte. La parte esecutiva è tutt’altra cosa e può essere demandata a gruppi di lavoro permanenti o aperti allo scopo. Ma la parte esecutiva esegue e se è necessario aumentare la delega chiede in AP; per questo la delega esecutiva deve essere fatta bene dall’inizio perché non ci si può tornare continuamente. La responsabilità funziona meglio nella chiarezza del mandato.

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Della parte esecutiva abbiamo iniziato a discutere qui.

Continui a non rispondere con i fatti.

Supposizioni, illazioni, argomentazioni ma non fatti.

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Perché, le osservazioni del professor Tomba sono tutte ca(vol|zz)ate?

Non applicabili all’affermazione fatta

Beh allora non lo hai letto.

Non contiene fatti che sostengono la tua affermazione, contiene un’analisi (discutibile) che supporta il tuo pregiudizio . Delle due l’una: o non sai cosa è un fatto, o non fai altro che perdere tempo.

Pensa, il FQ ha dedicato tutta una categoria a queste tematiche… :smiley: https://www.ilfattoquotidiano.it/tag/compravendita-parlamentari/

Oh… finalmente un fatto. Uno.

Ma… Innocente fino a prova del contrario o no? E siamo ben lontani da una condanna qui… ed è la corte dei conti, neppure un tribunale penale…

Quindi sulla base di quest’unico fatto, che non ha neppure avuto una condanna, spari a zero su una intera categoria.

O trovi altri fatti, molto più sostanziali, per suffragare la tua ipotesi oppure, come già detto, è una boiata populista.

PS - Il fatto quanto a boiate populiste non è secondo a nessuno. Qui si accettano condanne passate in giudicato. Scava, scava… ce ne saranno…

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@erdexe se ti interessa c’è questo: 4408.pdf (768.8 KB) (https://www.fupress.com/Archivio/pdf/4408.pdf)

Leggere Pagina 129

Ti riporto giusto alcune parti:

Il parlamentare che abbandona il partito o ne viola la disciplina di voto fino al punto da esserne espulso spezza quel rapporto unitario che lo lega agli elettori che in ragione di quell’appartenenza politica lo hanno votato. La sua rappresentanza perde di rappresentatività

Dall’alterazione di tale continuum devono, quindi, discendere delle conseguenze giuridicamente rilevanti. Diversamente la rappresentanza politica, come da tempo rilevato, scadrebbe a mera finzione giuridica o assumerebbe una valenza meramente simbolica. La responsabilità è, quindi, elemento essenziale e qualificante della rappresentanza politica ed il fatto che essa implichi comunque un’alterità tra rappresentante e rappresentato non toglie che ci si debba precludere in partenza la ricerca di soluzioni che prevengano o risolvano gli eventuali contrasti.

La facoltà finora riconosciuta all’eletto di sottrarsi alla disciplina di gruppo e di partito, fino al punto di poterli abbandonare senza con ciò perdere il suo mandato, lo rende inevitabilmente dominus assoluto della rappresentanza. Ciò provoca uno squilibrio del sistema rappresentativo a favore del primo ed a scapito dei secondi.

Emarginando in tal modo i partiti politici, non solo ci si preclude in radice la possibilità di dar vita a maggioranze di governo stabili, coese e responsabili (responsible party government), qualunque sia la forma di governo prescelta, ma, ancor prima, si mette in crisi la legittimazione popolare della rappresentanza e, con essa, la sua stessa democraticità. L’eccessiva libertà del parlamentare rischia di minare alle fondamenta qualunque sistema rappresentativo.

Come il fenomeno del transfughismo parlamentare dimostra, oggi il divieto di vincolo di mandato, da condizione necessaria per la rappresentanza politica, rischia di trasformarsi in strumento per indebolirla e, persino negarla, in suo nome giustificandosi non solo il perseguimento e la realizzazione di quegli interessi particolari, settoriali o locali, che esso dovrebbe invece vietare, ma anche il più disinvolto trasformismo parlamentare, grazie a cui si creano maggioranze di governo d’indirizzo politico diverso o addirittura opposto a quelle scaturite dalle elezioni. Contrastare tale fenomeno vuol dire anche cercare di responsabilizzare la personalizzazione del potere.

Occorre, quindi, valutare quali mezzi è possibile ipotizzare perché elettori da un lato, partito dall’altro possano far valere concretamente la responsabilità dell’eletto nei loro confronti, qualora questi contravvenga in modo così patente alla linea politica concordata.

All’opposto si pongono coloro che, come noi, ritengono che la responsabilità dell’eletto nei confronti del partito e dei propri elettori vada garantita e sanzionata giuridicamente. Per questo motivo riteniamo che una disciplina legislativa e camerale volta a rendere più stringente il rapporto tra elettori, partiti ed eletti, non solo non contrasterebbe con il divieto di vincolo di mandato, ma anzi esalterebbe la rappresentanza politica nazionale. Tale disciplina dovrebbe ispirarsi al contemperamento di tre principi generali, parimenti fondamentali e meritevoli di tutela: il rispetto della volontà del corpo elettorale, la tutela della delimitata autonomia del singolo eletto, la funzionalità dell’organo assembleare e della forma di governo nel suo complesso. Solo in tal modo, infatti, è possibile pervenire a soluzioni equilibrate, tanto più apprezzabili nella misura in cui pongano di converso in risalto l’attuale sbilanciamento normativo in favore dell’eletto.

Scusami ma credo che il parere di chi ha scritto tutto ciò, non sia inferiore al vostro, anzi…

Io detto sinceramente mi fido più del parere di chi ha studiato e scritto tutto ciò, che del tuo di @solibo e di altri…

La chiarezza e la sua conseguente facilità di comprensione con cui spiega tutto ciò, è solo la dimostrazione che forse queste sono le cose da fare per avviarci verso una migliore e più democratica democrazia.

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@erdexe ti aggiungo questo articolo:

Libero mandato e “compravendita” di parlamentari: garanzie e patologia delle immunità

  • Là dove una legge elettorale che attenua la “moralità costituzionale” degli eletti concorre con la frantumazione del sistema dei partiti, sempre più lontani dal loro carattere di ”formazione sociale”, non solo si verificano più facilmente episodi di compravendita del voto dei parlamentari, ma si alimentano leaderismo, verticismo e populismo. Considerazioni sulla sentenza del Tribunale di Napoli del 18 luglio 2015 (imputati Berlusconi e Lavitola)

Continua qui: http://questionegiustizia.it/articolo/libero-mandato-e-compravendita-di-parlamentari_garanzie-e-patologia-delle-immunita_16-02-2017.php

Accipicchia. Già che ci sei, per caso hai trovato anche articoli sostanziali che difendano il libero mandato? Io non ne ho visto neanche uno… è un po’ come tentare di trovare fatti che dimostrino che il surriscaldamento climatico sia pura propaganda… Puoi trovare migliaia di personaggi opinionati a difendere tale opinione ma zero studi scientifici…

Da una parte i tifosi del “se ne devono andare”, dall’altra quelli che apprendendo i dettagli del motivo della rottura, affermano senza tentennare che “hanno fatto bene”. Per sottolineare che “ad Alghero decidono gli algheresi”.

Il buffo di questo straccio di testo è che ogni tot anni ci puoi mettere il nome di qualsiasi comune d’Italia. L’impiego del libero mandato per farsi i cavoli propri invece della volontà elettorale è una quotidianità… da qualche parte ci saranno anche le statistiche di ciò. Prima o poi ci cadranno tra le mani.

La storia, seppur breve della Lega ad Alghero, città catalana di Sardegna, non verrà ricordata evidenziandola di giallo, ma verrà ricordata per lo strappo sofferto di chi ha scelto di uscire, sfidando il pubblico ludibrio, l’insulto gratuito, la lapidazione mediatica.

Certo che i media perderebbero un importante fonte di gossip se i parlamentari smettessero di fare come je pare.

Questo è un ottimo esempio, infatti si deve regolamentare il divieto di vincolo di mandato.

Soprattutto quando un partito ti impone anti-democraticamente qualcosa, anche il partito dovrebbe avere ripercussioni giuridiche.

Io non dico: devi fare quello che ti dico io; Io dico: ricordati che se con noi hai detto di essere d’accordo con la linea politica del partito, ovvero “siamo per i porti aperti”, ma poi come vieni eletto dici “sono per i porti chiusi”, c’è qualcosa che non torna

E il divieto di vincolo di mandato in questo caso, invece di difendere il partito che è stato danneggiato in tutti i sensi, oltre ovviamente gli elettori e quindi chi ha votato, difende il deputato/eletto che ha ingannato e sta imbrogliando, concedendogli per altro di passare indenne in qualsiasi altro partito.

Come ho già detto, queste cose devono essere risolte, devono essere regolate, regolamentate, equilibrate. Il partito non è una persona, non è solo chi gestisce il partito, il partito sono tutte le persone che hanno votato quel partito.

[quote=“marcat90, post:107, topic:2911”] Per questo motivo riteniamo che una disciplina legislativa e camerale volta a rendere più stringente il rapporto tra elettori, partiti ed eletti, non solo non contrasterebbe con il divieto di vincolo di mandato, ma anzi esalterebbe la rappresentanza politica nazionale. [/quote]Oggi gli elettori sono delle marionette, ed in qualche caso anche i partiti. (la mafia si candida con ogni bandiera politica, utilizzando i partiti come delle marionette, di conseguenza anche gli elettori.)

Spero che con quello che ho detto, sia riuscito a spiegare ancora meglio e più comprensibilmente i problemi del divieto di vincolo di mandato, che ripeto non va abolito per forza, va regolamentato.

Nessuno vuole diminuire la libertà, si vuole difendere il valore della libertà. Nessuno vuole sputare sulla costituzione, si vuole evitare che la costituzione diventi una sputacchiera; si vuole evitare che la costituzione diventi scudo per i malintenzionati/criminali.

Non se ne esce senza ammettere che il voto è una questione basilare di fiducia. La soluzione attuale è che se qualcuno tradisce questa fiducia, non lo voti più. Fine.

A me basta. Ma io non potrò mai aspettarmi che nessuno tradirà questa fiducia. Ma non possiamo impedirlo senza mandare dei robot programmati unicamente prima del voto. (Perché gli elettori mica può tradirli solo l’eletto; li può benissimo tradire il partito, e anche l’assemblea permanente.)