Non applicabili all’affermazione fatta
Beh allora non lo hai letto.
Non contiene fatti che sostengono la tua affermazione, contiene un’analisi (discutibile) che supporta il tuo pregiudizio . Delle due l’una: o non sai cosa è un fatto, o non fai altro che perdere tempo.
Pensa, il FQ ha dedicato tutta una categoria a queste tematiche… https://www.ilfattoquotidiano.it/tag/compravendita-parlamentari/
Oh… finalmente un fatto. Uno.
Ma… Innocente fino a prova del contrario o no? E siamo ben lontani da una condanna qui… ed è la corte dei conti, neppure un tribunale penale…
Quindi sulla base di quest’unico fatto, che non ha neppure avuto una condanna, spari a zero su una intera categoria.
O trovi altri fatti, molto più sostanziali, per suffragare la tua ipotesi oppure, come già detto, è una boiata populista.
PS - Il fatto quanto a boiate populiste non è secondo a nessuno. Qui si accettano condanne passate in giudicato. Scava, scava… ce ne saranno…
@erdexe se ti interessa c’è questo: 4408.pdf (768.8 KB) (https://www.fupress.com/Archivio/pdf/4408.pdf)
Leggere Pagina 129
Ti riporto giusto alcune parti:
Il parlamentare che abbandona il partito o ne viola la disciplina di voto fino al punto da esserne espulso spezza quel rapporto unitario che lo lega agli elettori che in ragione di quell’appartenenza politica lo hanno votato. La sua rappresentanza perde di rappresentatività
Dall’alterazione di tale continuum devono, quindi, discendere delle conseguenze giuridicamente rilevanti. Diversamente la rappresentanza politica, come da tempo rilevato, scadrebbe a mera finzione giuridica o assumerebbe una valenza meramente simbolica. La responsabilità è, quindi, elemento essenziale e qualificante della rappresentanza politica ed il fatto che essa implichi comunque un’alterità tra rappresentante e rappresentato non toglie che ci si debba precludere in partenza la ricerca di soluzioni che prevengano o risolvano gli eventuali contrasti.
La facoltà finora riconosciuta all’eletto di sottrarsi alla disciplina di gruppo e di partito, fino al punto di poterli abbandonare senza con ciò perdere il suo mandato, lo rende inevitabilmente dominus assoluto della rappresentanza. Ciò provoca uno squilibrio del sistema rappresentativo a favore del primo ed a scapito dei secondi.
Emarginando in tal modo i partiti politici, non solo ci si preclude in radice la possibilità di dar vita a maggioranze di governo stabili, coese e responsabili (responsible party government), qualunque sia la forma di governo prescelta, ma, ancor prima, si mette in crisi la legittimazione popolare della rappresentanza e, con essa, la sua stessa democraticità. L’eccessiva libertà del parlamentare rischia di minare alle fondamenta qualunque sistema rappresentativo.
Come il fenomeno del transfughismo parlamentare dimostra, oggi il divieto di vincolo di mandato, da condizione necessaria per la rappresentanza politica, rischia di trasformarsi in strumento per indebolirla e, persino negarla, in suo nome giustificandosi non solo il perseguimento e la realizzazione di quegli interessi particolari, settoriali o locali, che esso dovrebbe invece vietare, ma anche il più disinvolto trasformismo parlamentare, grazie a cui si creano maggioranze di governo d’indirizzo politico diverso o addirittura opposto a quelle scaturite dalle elezioni. Contrastare tale fenomeno vuol dire anche cercare di responsabilizzare la personalizzazione del potere.
Occorre, quindi, valutare quali mezzi è possibile ipotizzare perché elettori da un lato, partito dall’altro possano far valere concretamente la responsabilità dell’eletto nei loro confronti, qualora questi contravvenga in modo così patente alla linea politica concordata.
All’opposto si pongono coloro che, come noi, ritengono che la responsabilità dell’eletto nei confronti del partito e dei propri elettori vada garantita e sanzionata giuridicamente. Per questo motivo riteniamo che una disciplina legislativa e camerale volta a rendere più stringente il rapporto tra elettori, partiti ed eletti, non solo non contrasterebbe con il divieto di vincolo di mandato, ma anzi esalterebbe la rappresentanza politica nazionale. Tale disciplina dovrebbe ispirarsi al contemperamento di tre principi generali, parimenti fondamentali e meritevoli di tutela: il rispetto della volontà del corpo elettorale, la tutela della delimitata autonomia del singolo eletto, la funzionalità dell’organo assembleare e della forma di governo nel suo complesso. Solo in tal modo, infatti, è possibile pervenire a soluzioni equilibrate, tanto più apprezzabili nella misura in cui pongano di converso in risalto l’attuale sbilanciamento normativo in favore dell’eletto.
Scusami ma credo che il parere di chi ha scritto tutto ciò, non sia inferiore al vostro, anzi…
Io detto sinceramente mi fido più del parere di chi ha studiato e scritto tutto ciò, che del tuo di @solibo e di altri…
La chiarezza e la sua conseguente facilità di comprensione con cui spiega tutto ciò, è solo la dimostrazione che forse queste sono le cose da fare per avviarci verso una migliore e più democratica democrazia.
@erdexe ti aggiungo questo articolo:
Libero mandato e “compravendita” di parlamentari: garanzie e patologia delle immunità
- Là dove una legge elettorale che attenua la “moralità costituzionale” degli eletti concorre con la frantumazione del sistema dei partiti, sempre più lontani dal loro carattere di ”formazione sociale”, non solo si verificano più facilmente episodi di compravendita del voto dei parlamentari, ma si alimentano leaderismo, verticismo e populismo. Considerazioni sulla sentenza del Tribunale di Napoli del 18 luglio 2015 (imputati Berlusconi e Lavitola)
Accipicchia. Già che ci sei, per caso hai trovato anche articoli sostanziali che difendano il libero mandato? Io non ne ho visto neanche uno… è un po’ come tentare di trovare fatti che dimostrino che il surriscaldamento climatico sia pura propaganda… Puoi trovare migliaia di personaggi opinionati a difendere tale opinione ma zero studi scientifici…
Da una parte i tifosi del “se ne devono andare”, dall’altra quelli che apprendendo i dettagli del motivo della rottura, affermano senza tentennare che “hanno fatto bene”. Per sottolineare che “ad Alghero decidono gli algheresi”.
Il buffo di questo straccio di testo è che ogni tot anni ci puoi mettere il nome di qualsiasi comune d’Italia. L’impiego del libero mandato per farsi i cavoli propri invece della volontà elettorale è una quotidianità… da qualche parte ci saranno anche le statistiche di ciò. Prima o poi ci cadranno tra le mani.
La storia, seppur breve della Lega ad Alghero, città catalana di Sardegna, non verrà ricordata evidenziandola di giallo, ma verrà ricordata per lo strappo sofferto di chi ha scelto di uscire, sfidando il pubblico ludibrio, l’insulto gratuito, la lapidazione mediatica.
Certo che i media perderebbero un importante fonte di gossip se i parlamentari smettessero di fare come je pare.
Questo è un ottimo esempio, infatti si deve regolamentare il divieto di vincolo di mandato.
Soprattutto quando un partito ti impone anti-democraticamente qualcosa, anche il partito dovrebbe avere ripercussioni giuridiche.
Io non dico: devi fare quello che ti dico io; Io dico: ricordati che se con noi hai detto di essere d’accordo con la linea politica del partito, ovvero “siamo per i porti aperti”, ma poi come vieni eletto dici “sono per i porti chiusi”, c’è qualcosa che non torna…
E il divieto di vincolo di mandato in questo caso, invece di difendere il partito che è stato danneggiato in tutti i sensi, oltre ovviamente gli elettori e quindi chi ha votato, difende il deputato/eletto che ha ingannato e sta imbrogliando, concedendogli per altro di passare indenne in qualsiasi altro partito.
Come ho già detto, queste cose devono essere risolte, devono essere regolate, regolamentate, equilibrate. Il partito non è una persona, non è solo chi gestisce il partito, il partito sono tutte le persone che hanno votato quel partito.
[quote=“marcat90, post:107, topic:2911”] Per questo motivo riteniamo che una disciplina legislativa e camerale volta a rendere più stringente il rapporto tra elettori, partiti ed eletti, non solo non contrasterebbe con il divieto di vincolo di mandato, ma anzi esalterebbe la rappresentanza politica nazionale. [/quote]Oggi gli elettori sono delle marionette, ed in qualche caso anche i partiti. (la mafia si candida con ogni bandiera politica, utilizzando i partiti come delle marionette, di conseguenza anche gli elettori.)
Spero che con quello che ho detto, sia riuscito a spiegare ancora meglio e più comprensibilmente i problemi del divieto di vincolo di mandato, che ripeto non va abolito per forza, va regolamentato.
Nessuno vuole diminuire la libertà, si vuole difendere il valore della libertà. Nessuno vuole sputare sulla costituzione, si vuole evitare che la costituzione diventi una sputacchiera; si vuole evitare che la costituzione diventi scudo per i malintenzionati/criminali.
Non se ne esce senza ammettere che il voto è una questione basilare di fiducia. La soluzione attuale è che se qualcuno tradisce questa fiducia, non lo voti più. Fine.
A me basta. Ma io non potrò mai aspettarmi che nessuno tradirà questa fiducia. Ma non possiamo impedirlo senza mandare dei robot programmati unicamente prima del voto. (Perché gli elettori mica può tradirli solo l’eletto; li può benissimo tradire il partito, e anche l’assemblea permanente.)
No, no, no, no. Non alle persone. La fiducia ai partiti!
Allora, riassumendo Tomba, Curreri et. al. — con l’introduzione del libero mandato il governo è riuscito a rendere acquisibili i voti che gli servivano, perché gli individui a seconda di quanto pagano sono corruttibili. Prima di esso, i partiti in tutto il loro sfaccettato pluralismo erano in grado di influire ed impedire che il governo faccia gravi porcherie, cosa che ora non è più. Considerando che la stramaggioranza degli elettori vota partiti e non individui, la traslazione della fiducia da partito a parlamentare è falsa, inadeguata, illogica. Gli elettori vengono derubati del loro impegno elettorale dato che l’eletto è libero di tradire il partito che gli elettori hanno votato. La fiducia deve essere verso i partiti, specialmente se sono partiti dotati di democrazia liquida, che perciò sono essi stessi resistenti alla corruzione.
In Italia? Stai scherzando? Nel paese di tangentopoii?
Vorresti chiedere agli elettori di dare fiducia a una classe di istituzioni la cui reputazione è completamente rovinata, tanto che ormai si parla più dei loro leader che dei loro simboli (fiducia nella persona, indeed, invece che nel simbolo).
Ti accorgi che hai appena riconfermato quello che stiamo dicendo? Tangentopoli è un problema perché ci sono individui corrompibili dotati di libero mandato! Ta dah!
Esattamente come hanno spiegato Curreri e Tomba, il libero mandato toglie autorità al partito rendendolo giocattolo degli individui — introducendo corruzione, populismo e leaderismo. La reputazione dei partiti è rovinata A CAUSA del libero mandato che se ne burla.
Ma veramente in tangentopoli non si trattava di individui. Si trattava di interi apparati di partito.
Magari sarebbe il caso anche di introdurre una legge che impone strutture democratiche ai partiti… come esiste altrove… non limitarsi a togliere i rimborsi.
whatever 🤷🤷
scusate se m’intrometto in questa discussione ma…l’idea che una persona eletta possa ampliare le proprie conoscenze politiche, per esempio incontrando frequentemente i dirigenti di altri governi, ma anche una parte di cittadinanza con la quale non aveva mai avuto a che fare direttamente, e da questa nuova posizione mutare anche drasticamente punto di vista proprio non lo considerate? Sarà che per me più aumentano le mie conoscenze più cambio opinioni su tante cose, e quindi trovo perfettamente normale che una persona che ha appena avuto un’occasione di ampliamento di conoscenza cominci a vederla diversamente senza per questo pensare subito al fatto che sia stata corrotta… non ricordo più dove l’ho scritto, ma secondo me, piuttosto, una persona eletta dovrebbe avere competenze di leadership che gli permetta di condividere con gli altri le nuove conoscenze acquisite al punto di coinvolgerli nel diverso punto di vista acquisito. Ovviamente se è possibile farlo in un tempo relativamente breve…
È esattamente questo il meccanismo per il quale gli eletti si distanziano dalla popolazione senza neanche accorgersene e senza sentirsene in colpa. Il problema da entrambi i lati è il pericolo di disinformazione: è disinformata la popolazione che avrebbe voluto che l’eletto si comporta in modo X o si è lasciato manipolare l’eletto che ora invece di X sceglie Y? Quali sono le probabilità di manipolare la popolazione intero rispetto ad un singolo parlamentare?
Per dare un esempio concreto: nel parlamento tedesco le lobby del carbone hanno stabilito il consenso che è un problema enorme eliminare tutti quei posti di lavoro e che l’uscita dall’estrazione del carbone entro il 2038 è un gran bel compromesso che merita plausi. All’esterno la popolazione ha ricevuto l’aggiornamento scientifico che se non fermiamo l’eccesso di CO2 entro il 2028, arriveremo ad una condizione di surriscaldamento esponenziale irreversibile. Cioè è ben evidente in questo caso che i disinformati sono tutti i parlamentari nella loro bolla orientata ai posti di lavoro.
Dirai, beh ora che lo sanno si possono adeguare anche loro— ma non lo fanno, quei bastardi di democristiani sono orgogliosi del loro compromesso politico e non si vogliono spostare di un centimetro, anche se implica che i loro nipoti non avranno più un pianeta funzionante. E non parlo nemmeno di quegli stronzi di destra che negano ancora il fenomeno del surriscaldamento climatico.
Per questa ragione ritengo talmente importante l’impiego di democrazia liquida e metodi scientifici, perché in entrambi i scenari il problema è la disinformazione e non ritengo né la popolazione né il parlamento strutturalmente immuni alla manipolazione, mentre la democrazia liquida lo potrebbe diventare, se mettiamo i paletti giusti. Essa realizza proprio quelle cose che i filosofi come Habermas hanno sempre sognato si debba in qualche modo fare, ma che senza tecnologia non erano realizzabili.
E per questo è meglio non rendersi dipendenti dalla crescita individuale dei parlamentari, per quanto bella essa potrebbe essere. In questo mondo turbo-accellerato, né la crescita individuale né l’opinione popolare possono stare appresso alla realtà. Lo illustra sia il caso del surriscaldamento climatico quanto il caso dell’implosione della democrazia sotto ai disequilibri creati dalla sorveglianza di massa quanto quello dell’ineguaglianza economica estrema. Noi stiamo seduti qui nella nostra piccola bolla del nostro think tank, e nonostante i metodi piuttosto orientati alla scienza, anche fra di noi non siamo interamente convinti della gravità della situazione, mentre in realtà ognuno di questi tre problemi ha la capacità di apportare la fine del genere umano.
Si potrebbe pensare che in questa situazione non ci può essere gente che blocca le scelte ragionevoli, dato che tutti vogliamo sopravvivere, eppure è nella natura umana che qualcuno che rema contro si trova sempre. Per interessi, per comodità, per orgoglio, per spirito ribelle.
Solo un metodo estremamente orientato ai dati scientifici, alle logiche deduzioni ed alla coscienza della storia passata ci permette di giudicare approssimativamente il futuro, mettendo da parte gli interessi manipolanti che si fiondano addosso ai media e specialmente ai parlamentari, e la enorme pro-tendenza verso certezze granitiche infondate e gli altri bias psicologici che caratterizzano l’homo sapiens sapiens, e nel suo piccolo, il modo come il partito pirata fatica a fare avvalere giustizia interna.
Se vogliamo almeno noi essere un’isola della conoscenza dobbiamo riuscire a massimizzare i metodi che la supportano senza distrazioni di carattere sociale e/o amministrativo. E se ci riusciamo, siamo la struttura più idonea ad andare a governo. La libertà dei parlamentari in ciò purtroppo è un intralcio, ed il modo come è stato un monarca ad introdurla per raggiungere i suoi scopi ce lo dovrebbe illustrare.
Per questo abbiamo bisogno di candidati che sottoscrivono in pieno il concetto di ‘avatar’. Perché una volta eletti avranno le mani piene a gestire tutte le urgenze politiche ed interfacciarle con l’intelligenza collettiva e non saranno in grado di farsi un’opinione sufficientemente saggia quanto lo può il collettivo pirata.