Possiamo stare a dibattere quanto ci pare, ma siamo di fronte a problemi a cui non si può porre rimedio con soluzioni semplici e in 6 mesi. Esiste il reato di falso, di calunnia, di diffamazione (se detti contro persone singole). Ma le “bufale” hanno tante sfumature; non a caso i siti di fact-checking (tra cui anche il principale italiano, Pagella Politica) hanno ideato varie categorie di “bufale”: si va dal “c’eri quasi” alla “panzana pazzesca”. Ma soprattutto: per farsi eleggere non importa se ciò che dici è vero, importa se la gente crede che lo sia. E la gente, da quando esiste il mondo, tende a credere a quelle storie che più lo rassicurano, indipendentemente da quanto siano inverosimili.
Pensate alle religioni, ad esempio.
Non si può impedire ope legis che la gente si comporti in modo irrazionale, né quando vota né quando fa altro. L’unica cosa che si può fare, dal punto di vista del legislatore, è affrontare in maniera finalmente SERIA il tema dell’istruzione, perché finora il nozionismo l’ha fatta da padrone. A scuola si deve imparare a pensare con la propria testa, e non esistono saperi “utili” da contrapporre ad altri presunti “inutili”; anzi, quelli “inutili” (che poi sarebbero la storia, la filosofia, la letteratura, insomma tutto ciò con cui “nun se magna”) servono proprio a far crescere le persone.
La cosa che mi sentirei di rinfacciare a chi ci governa (oggi) e ci ha governato (negli ultimi 20 anni) è di aver prima sdoganato l’anti-intellettualismo (in tv prima e in politica poi), contribuendo a trasformare milioni di persone in piccoli Homer Simpson, e oggi di pensare di risolvere il problema togliendo loro anche il diritto di voto.
La soluzione a breve termine non esiste. E’ tipico della demagogia pensare che esistano. Si può solo provare a “lavorare” sulle nuove generazioni cercando di far sviluppare lo spirito critico, la curiosità e l’amore per la conoscenza.