diranno molti italiani quando l’Islanda sarà governata dai pirati…
… basta dirgli che ci siamo, e che siamo pronti… con le nostre strutture, i nostri regolamenti, tutte le fesserie noiose che servono per fare un partito vincente anche in questo paese. Perchè averci il nome giusto non basta. Forse in Islanda si, ma non qui.
Se in Islanda le elezioni si tenessero domani, probabilmente il
prossimo primo ministro sarebbe Birgitta Jónsdóttir, poetessa ed ex
sostenitrice di WikiLeaks la cui parola preferita è, a suo dire,
“rivoluzione”.
La donna è la leader del Partito pirata, creato nel 2012 da un gruppo
di attivisti e outsider e battezzato con lo stesso nome di partiti di
protesta simili nati in altri paesi. Secondo un sondaggio diffuso
mercoledì, questa formazione otterrebbe una percentuale di consensi record del 43 per cento.
Dopo aver costantemente guidato i sondaggi nell’ultimo anno, la popolarità dei pirati s’è impennata dopo la pubblicazione dei Panama papers
che hanno rivelato che la moglie del primo ministro Sigmundur Davíð
Gunnlaugsson è proprietaria di una società offshore che faceva affari
con le banche islandesi.
Il Partito pirata raccoglie oggi
il 43 per cento dei consensi:
un’ascesa impressionante dopo
il 5,1 delle elezioni del 2013
La cosa ha fatto infuriare molti islandesi, che vi hanno visto un conflitto d’interessi non dichiarato. Le sue dimissioni il 5 aprile hanno dato ulteriore spinta al Partito pirata, una formazione anti establishment che milita per la trasparenza.
Jónsdóttir, 48 anni, mira a trasformare i numeri dei sondaggi in voti, dopo che mercoledì il governo sotto attacco ha nominato nuovo premier
l’ex ministro della pesca e agricoltura Sigurður Ingi Jóhannsson e ha
annunciato che avrebbe indetto elezioni anticipate in autunno.
“Il paese ha deciso. Quando è troppo è troppo. In tantissimi hanno
mostrato di voler qualcosa di diverso. E per qualche motivo, quel
qualcosa di diverso sembra essere il mio partito”, ha detto a Reuters
Jónsdóttir durante un’intervista telefonica rilasciata da Reykjavik.
Si tratta di un’ascesa impressionante per i pirati che avevano
ottenuto il 5,1 per cento dei voti alle elezioni del 2013, che hanno
garantito loro tre seggi in parlamento, compreso quello occupato da
Jónsdóttir. Tra le sue iniziative ci sono l’attribuzione della
cittadinanza all’ex dipendente dell’agenzia di spionaggio statunitense
Edward Snowden e leggi più morbide sul diritto d’autore.
La donna ha spiegato che il suo partito appartiene allo stesso
movimento globale per il cambiamento che include il candidato
democratico alla presidenza statunitense Bernie Sanders, il primo
ministro greco Alexis Tsipras e il suo partito di sinistra Syriza e
altre figure affini in Europa. “Viviamo in un’epoca in cui i cittadini
esprimono in maniera molto netta che vogliono essere governati in modo
diverso: esigono una maggiore partecipazione”, spiega la deputata, che
aggiunge: “sta succedendo con Podemos in Spagna e col Movimento 5 stelle
in Italia”.
Il Partito pirata chiede che il parlamento voti la fiducia al governo
e che vengano indette elezioni anticipate. Ancora non è chiaro se la
decisione del nuovo premier di anticipare effettivamente le elezioni in
autunno, lo spingeranno a rinunciare alla mozione di sfiducia.
Un genere di politica diverso
Per gli elettori, l’appello dei pirati è un’alternativa alla
coalizione che ha preso il potere nel 2013. Questa settimana, stufi
delle élite finanziarie e politiche dopo che la crisi delle banche del
2008 ha affondato l’economia, migliaia di manifestanti hanno bersagliato
il parlamento con yogurt e uova.
Tuttavia, adesso che si concretizza la possibilità che il Partito
pirata salga al potere, la formazione si trova sotto osservazione per la
sua mancanza d’esperienza politica. “La gente ora comincia a dire che
non hanno abbastanza esperienza e che è impossibile dargli fiducia”,
spiega Eva Heida Önnudottir, che insegna scienze politiche
all’Università dell’Islanda.
Jónsdóttir, che ha pubblicato il suo primo libro di poesia quando
aveva 22 anni, è diventata una militante dopo il crollo finanziario del
2008. Ha cominciato presto a collaborare con WikiLeaks, contribuendo a
ottenere un video segreto dell’esercito statunitense sull’attacco di un
elicottero Apache che nel 2007 ha ucciso una dozzina di persone a
Baghdad, compresi due giornalisti della Reuters. Il filmato è poi stato
diffuso sul sito di Wikileaks.
Jónsdóttir, che ha avuto una vita complicata visto che sia il padre
che il marito si sono suicidati, si considera un deputato che mette
pressione ai politici quando fanno “cose inaccettabili”. Sostiene che
non smania per diventare premier. “Non è qualcosa che mi sogni la notte.
Anzi, qualche tempo ho fatto un incubo in cui succedeva e ci ho scritto
sopra una poesia”, spiega.
Nonostante sia il membro del suo partito che da più tempo detiene una
carica ufficiale, ci sono altre persone che potrebbero essere candidate
all’incarico diprimo ministro. Un’altra opzione è rappresentata da Helgi Hrafn Gunnarson, uno degli altri tre parlamentari del Partito pirata, il cui capogruppo viene scelto a rotazione.
(Traduzione di Federico Ferrone)
Ah, tra l’altro: grande successo di comunicazione! Abbiamo ottenuto che non traducono Piratpartiet più in “partito dei pirati” (nome folcloristico) bensì in “partito pirata” (nome politico!).