Un’altra intervista importante è questa
http://www.partito-pirata.it/2016/05/parla-birgitta-jonsdottir/
perché qui emerge in maniera (relativamente) chiara la sua visione politica. In sostanza (se ho ben capito), si immagina un futuro in cui i cittadini sono a tutti gli effetti legislatori, e propongono leggi, le emendano, le votano. In questo scenario il ruolo del Governo è propriamente esecutivo -come dovrebbe del resto essere in teoria anche da noi, con la funziona legislativa che sarebbe teoricamente riservata al Parlamento-, e dovrebbe cioè limitarsi a tradurre in pratica le direttive dell’assemblea.
Altrettanto importante, in questo contesto, la precisazione che si sta parlando di democrazia liquida: i cittadini -dice giustamente- non è detto che abbiano tutti la competenza -o anche solo la voglia, magari al termine d’una pesante giornata di lavoro- di sacrificare diverse ore del proprio tempo libero occupandosi di economia, diritto, welfare etc.
Come possiamo ottenere che la gente in generale partecipi alla co-creazione delle società in cui viviamo? Dobbiamo andare verso strutture più piccole e, allo stesso tempo, abbiamo bisogno di poter trasferire il nostro voto a persone di cui ci fidiamo.
I rappresentanti servono ancora, dunque, specie -ripeto- in una società dannatamente complessa come la nostra: ma devono cambiare le modalità con cui li eleggiamo, i poteri che questi hanno etc. Sotto questo aspetto, devo dire che le nostre regole in LQFB sono secondo me un esempio virtuoso, al di là di tutti i margini di perfettibilità; le deleghe si danno sulle singole mozioni o al massimo per aree tematiche, e si possono ritirare in qualunque momento.
Ed è anche fondamentale la frase “dobbiamo andare verso strutture più piccole”. Perché è evidente che questo “schema” può funzionare bene su realtà territoriali piccole (la stessa Islanda, coi suoi 300.000 abitanti, potrebbe essere già troppo grossa); concretamente ciò significa -credo- decentralizzazione, maggiore autonomia alle autorità locali (e consideriamo che in Italia, a parte i primi 10, tutti gli altri comuni hanno meno abitanti dell’Islanda [vd.qui]).
In Italia questo potrebbe tradursi come una maggiore valorizzazione dei comuni, del ruolo dei sindaci (cosa che avrebbe un discreto consenso anche fuori da ambiti “pirati”: Cacciari ad esempio lo ripete spesso che l’Italia è “malata di centralismo”)
Personalmente credo che dovremmo anche noi sposare questa linea. Che peraltro si armonizza molto bene anche con altri temi, a principiare da quello della valorizzazione delle economie (imprese) locali (GAS, km0 etc.) a scapito di quelle transnazionali.