La migliore analisi del popolo italiano (e del governo attuale)

Da quando questo Governo si è insediato di analisi se ne son lette tante, ma IMHO la serie di Boldrin intitolata “Il governo rosso-brunato” sia quella più pregevole. Qui faccio una sintesi, ma raccomando la lettura completa di tutte le sue parti. Se mi son sentito in dovere di fare tutto sto lavoro di copia-incolla-sintetizza è perché vorrei fosse chiaro -in primis agli iscritti di (più o meno) vecchia data che il PP-IT porta avanti una visione del mondo che è l’esatto opposto rispetto ai “4 pilastri” indicati poche righe sotto. Il Partito Pirata è internazionalista, liberale, anti-populista e laico. E con queste premesse, ora come ora, le cifre che può raggiungere sono -nella migliore delle ipotesi. quelle dei Radicali (per citare il partito più noto con le medesime caratteristiche). Ergo, visto che da tempo si parla (anche) di strategia comunicativa & dintorni, io credo che la prima operazione da fare sarebbe una sistematica demolizione dei suddetti 4 pilastri.

Inizio sunto

Parte 1 Parte 2 Parte 3 Parte 4 (sul moralismo cattolico) Parte 5 (sul populismo politico) Parte 6 (sul socialismo economico)

La tesi di fondo è che l’attuale governo sia intrinsecamente “il governo del popolo italiano”, risultato di convinzioni profondamente diffuse nella mentalità italiana, dai tempi dell’unità (1861) ad oggi. Per Boldrin questo governo si regge su 4 colonne portanti:

  1. Nazionalismo ideologico (“prima gli italiani”, “fermare l’invasione”, “basta diktat da Bruxelles” …)
  2. Socialismo economico (“contro il mercato globale”, “contro il neoliberismo”, “più stato e più spesa” …)
  3. Populismo politico (“uno vale uno”, “noi siamo i difensori del popolo”, “basta tecnici, decide il popolo” …)
  4. Moralismo cattolico

Il socialismo economico

Sarebbe stato più corretto scrivere “Statalismo Centralistico e Parassitico basato sulla credenza che il Principe può tutto, in particolare generare ricchezza attraverso la sua protezione e la statuizione che i redditi devono essere alti ed i prezzi dei beni bassi in violazione delle leggi del senso comune, oltre che della fisica” … ma, credo siate d’accordo, sarebbe stata una definizione immemorizzabile

Consideriamo le proposte economiche più importanti avanzate dai partiti oggi al governo e dagli “intellettuali” (scusatemi) che li sostengono. In ordine sparso:

  • pensioni facili in violazione di ogni vincolo di bilancio,
  • riduzione delle imposte (via “scala piatta” e “tregua fiscale”) in presenza di aumenti della spesa pubblica
  • acquisizione da parte dello stato di aziende italiane decotte
  • restrizione della concorrenza e dell’entrata di imprese innovative
  • protezione delle micro e piccole imprese inefficienti a mezzo di autorizzazioni de-facto all’evasione fiscale
  • finanziamento della spesa pubblica in deficit attraverso l’emissione di strumenti monetari (dai minibot alle richieste alla BCE di “cancellare” il debito italiano)
  • aumento dell’impiego pubblico a fini assistenziali, chiusura al commercio estero attraverso l’imposizione di dazi e tariffe
  • proposte di riduzione legislativa dell’orario di lavoro per “aumentare l’occupazione”
  • occupazione politica delle agenzie “indipendenti” di regolazione dei mercati affinché compiano i “desideri del popolo”
  • teorizzazione della “non esistenza” delle differenze nei tassi d’interesse che sarebbero frutto di complotti esterni e della mancanza di “sovranità monetaria” (…)

siamo di fronte ad una concezione signorile e medievale dell’attività economica. La quale, essendo infatti fissa e fondamentalmente immutabile sia nella sua composizione che nel suo livello, va gestita dal “signore” del contado in modo tale da favorire questo o quel gruppo d’interesse a lui vicino e per redistribuire proventi dagli uni agli altri garantendosi che una parte dei medesimi si fermi nelle sue tasche. In questa concezione il Signore tutto può perché, non esistendo la crescita né la necessità di innovare (quindi di trasferire capitale e lavoro da un posto all’altro e di progettare oggi di far domani delle cose diverse da ieri) egli, il Signore, può muovere risorse, persone, ricchezza e proprietà dove meglio gli convenga al fine di massimizzare il suo potere politico. Poiché il Signore può liberamente “battere moneta” esercitando il suo potere di signoraggio e viviamo in una contea chiusa al resto del mondo, se l’economia non “gira” è per mancanza di “contante” a cui il Signore supplisce battendo moneta e trasferendola ai gruppi sociali di riferimento. Che questo generi inflazione e danneggi altri gruppi sociali (tipicamente i maggiormente produttivi ed innovatori) i quali vengono tassati/ed espropriati non deve preoccupare. L’economia è chiusa, quindi il totale delle risorse disponibili è fisso, nessuno può uscire ed andare altrove o smettere di produrre: nel peggiore dei casi impoverirà, così impara a non compiacere i desideri del Signore.

Il populismo politico

Due sono gli elementi che accomunano gli elettorati di Lega e M5S nella loro visione politica populista.

(i) La democrazia consiste nell’attuazione della volontà del popolo o, meglio, della sua maggioranza, contro i suoi nemici. Quando la maggioranza del popolo “esprime” una preferenza essa va realizzata e gli oppositori ridotti al silenzio o ignorati. La democrazia compiuta tende alla democrazia diretta, ovvero ad una relazione non mediata fra popolo ed esecutivo. Il potere esecutivo ha un rapporto diretto con il popolo la cui “volontà” esiste e va interpretata/realizzata. Il potere legislativo è secondario e svolge puramente una funzione di ratifica o di camera di risonanza. La volontà del popolo si esprime con il voto che “elegge” un leader, un capo dell’esecutivo. Ma si esprime anche fra un’elezione e l’altra, nelle piazze, nei sondaggi, nei social network, nel consenso espresso dai media verso le azioni dell’esecutivo. I governanti mantengono un rapporto continuo, non mediato da corpi intermedi, con il popolo che essi rappresentano. Se questo vi ricorda l’uso che i vari Di Maio, Erdogan, Grillo, Salvini e Trump fanno delle piazze, delle televizioni e dei social network avete colto il punto. La democrazia, nella versione populista, consiste esattamente in questa relazione “organica” fra il “popolo” ed il suo “capo” (o capitano) che guida il popolo nella continua battaglia contro il nemico. La politica democratica è questa cosa qui.

(ii) Il cosidetto liberalismo politico (…) consisterà in alcune affermazioni:

  • (a) le costituizioni definiscono gli spazi in cui, e le regole con cui, si esercita il potere politico (esecutivo, legislativo e giudiziario) e sono il fondamento dello stato di diritto;
  • (b) lo stato di diritto (insieme delle leggi in essere) ha precedenza sulla volontà politica della maggioranza a meno che questa non modifichi, secondo le procedure in (a), le leggi in essere;
  • © vi sono ambiti in cui la maggioranza (via esecutivo-legislativo-giudiziario) non può agire a proprio piacere e diritti che non può eliminare, essi servono a proteggere le minoranze;
  • (d) il rapporto fra elettori ed eletti ed il processo decisionale che parte dall’elettorato e si conclude con atti legislativi e di governo è mediato da corpi intermedi con funzione rappresentativa e le regole di funzionamento dei quali preservano diritti inalienabili delle minoranze.

Il populismo politico nega, totalmente o parzialmente, questi quattro principi

Il moralismo cattolico

(…) la parrocchia, l’oratorio, la compagnia con cui si andava in chiesa (per vedere le ragazze o i ragazzi) ed i riti (non solo, ma soprattutto, religiosi) che scandiscono i tempi dell’identità nazionale. Un’identità che si fonda (…) sul fatto di essere i depositari d’una cultura e di modi di vivere che sono l’essenza del mondo occidentale. Nel nocciolo di questa visione di noi stessi sta l’idea (abbastanza immaginaria ma fortemente creduta) di un insieme di comunità locali che, raccolte attorno alla chiesa, conservano il meglio di ciò che attorno al Mediterraneo è stato prodotto e che ha come punto d’approdo la cittadina italiana, le sue norme ed ai suoi riti. (…) Il moralista cattolico italiano è convinto che il “cattolicesimo vero” sia quella cosa che si pratica o a cui si crede nei paesi e nelle cittadine italiane e che ogni altra variante sia, in qualche maniera, inferiore o alterata. Egli crede anche che il popolo, di per se, sia “onesto” (ho tolto l’h) e che tale essenziale onestà si possa dispiegare se e solo se il pastore che guida il popolo è anch’esso “onesto”, perché espressione diretta del “popolo”. La crisi italiana, in questa lettura, è causata dal fatto che le elite nazionali, sino ad ora, non erano “oneste” né espressioni del popolo. Erano ad esso estranee e disoneste, da cui la necessità di un nuovo gruppo di pastori, espressione diretta del popolo e, quindi, composto di persone semplici ed oneste quanto il popolo stesso.

Non sottoscrivo il termine “liberale” troppo abusato con mille significati. Altrettanto non condivido la descrizione di un banale centralismo statale come socialismo economico.

I PP si sono sempre predisposti verso i commons e la partecipazione, cioè un approccio che non si orienta al liberismo per i molti problemi etici che implica, ma certo neanche ad un centralismo dall’alto. Il PP-IT ha addirittura lavorato su un documento sui beni comuni insieme al teatro valle, che raccomandava liquid feedback per la governance partecipata dei beni comuni…

In questo contesto il significato mi pareva chiaro, lo spiega subito:

Chi non condivide queste idee è illiberale. Fine.

Che c’entra il “liberalismo”. I 4 punti che hai elencato sono la definizione della democrazia rappresentativa! Etichettarla col nome di un’ideologia mi pare piuttosto controproducente…

Per me l’essenza del liberismo è di considerare la libertà dei mercati di superiore importanza della libertà degli esseri umani che ci partecipano. Il fatto che esista anche la parola “liberalismo” e che significhi qualcosa che tutti gli altri chiamano “democrazia” la rende estremamente pericolosa e controproducente.

Propongo di rimuovere qualsiasi declinazione della parola “libertà” dal vocabolario strategico pirata in quanto è una parola spesso utilizzata in modo propagandistico: semplicemente implicando la libertà di cose piuttosto che degli esseri umani. La libertà del mercato, la libertà del software, la libertà di farsi manipolare dalla pubblicità, la libertà di insultare minoranze, la libertà di portare tecnologie liberticide sul mercato, la libertà di accumulare denari che implicano la morte di fame di altri, la libertà di impedire ai governi di salvare il pianeta dalle conseguenze del CO2 e della globalizzazione… la libertà da regolamentazione in tutti gli ambiti dove fa comodo a chi ci guadagna…

L’ambivalenza del termine è deleterio. Nel discorso pubblico la capacità di utilizzare il vocabolario del opponente politico per intendere l’esatto opposto è un fenomenale vettore per la manipolazione delle menti sopraffatte da troppo input e troppo poco pane fra i denti.

No, non direi proprio. Anzi, è proprio la parola “democrazia” ad essere usata in modo propagandistico. Il mondo pullula di dittatori che si richiamano alla democrazia, sostenendo di fare la volontà del popolo; storicamente, se non ci fosse stato il liberalismo, non sarebbe mai finito l’Ancien Règime.

Liberismo e liberalismo son cose diverse. La pagina di Wikipedia spiega il tutto molto bene.

Non che ce ne fosse bisogno, ma ad ulteriore conferma della veridicità delle tesi esposte arriva oggi questo sondaggio di Nando Pagnoncelli sulla manovra economica dei giallo-verdi (o “rosso-brunati”).

Come si può constatare, la c.d. “pace fiscale” piace a più di 2 grillini su 3. Ora, è vero che dopo l’ultimo CDM è stato aggiustato il tiro, ma ho la sensazione che quand’anche fossero rimasti la non punibilità penale e lo scudo per i capitali all’estero, i risultati non sarebbero stati molto diversi.

E non credo ci sia nulla di cui stupirsi. Per anni alcuni cosiddetti giornali (in particolare uno, il Fatto Quotidiano) hanno dipinto l’elettorato grillino come una massa di anime candide, eredi guardiani di quella che Berlinguer chiamava “questione morale”. A me è sempre parsa una stronzata. La sensazione che avevo -e che ho più che mai oggi- è che sì, c’era questa ondata di indignazione contro i privilegi della Ka$ta (assieme ai mitologici F35, il cui acquisto è stato peraltro riconfermato), ma dipendeva perlopiù dalla convinzione che, eliminati quelli, si sarebbero risparmiati abbastanza quattrini per finanziare il Reddito di cittadinanza e tutto il resto. Il che ovviamente è una cazzata, ma da quelle parti l’aritmetica (nonché tutte le scienze in generale) è sempre stata considerata indigesta. La realtà è che gli italiani hanno sempre tollerato le ruberie (e tuttora le tollerano serenamente), fin quando hanno potuto avere una parte del bottino.

Per l’intera umanità risulta difficile agire contro le ruberie contro il pianeta se alla fine significa che anche loro stessi non dovrebbero più mangiare carne bovina e guidare una propria auto. Ma il tutto è una falsa predisposizione all’empatia verso i criminali… perché in realtà smettere di abusare delle risorse collettive non va solo a vantaggio dei poveri e dei neonati… conviene anche a chi si ritiene ricco. Forse ai vecchi ricchi non gliene può fregar’ di meno… e sono loro a regnare il pianeta.