La valutazione delle scuole e università dovrebbe essere pubblica?

Scusami @solibo, non trovo il riferimento al sistema finlandese nel programma europeo del PP. https://wiki.ppeu.net/doku.php?id=programme:ceep Ti riferivi a una versione precedente?

Venendo alla pars construens, mi permetto di riproporre anche qui la lettura di questo. Segnatamente, alcuni passaggi (grassetti miei):

Piaccia o meno, e nonostante le mille riforme, persino oggi al classico si insegna non tanto greco e latino ma, soprattutto, un modello del mondo che è quello pre-scientifico, pre-moderno (…) Si insegna un modello del mondo in cui, anzitutto, conta lo status ricevuto e conta la retorica nell’arena publica, conta il saper argomentare la propria posizione e non contano i fatti bruti. Un modello del mondo in cui l’efficienza ed il cambiamento devono sempre cedere il posto alla tradizione ed in cui la logica (che, mi dispiace, è matematica) è secondaria all’opinione e, appunto, all’argomentare. Un mondo nel quale - giustificatamente al tempo, ossia tra i 700 ed i 2000 anni orsono - si riteneva di aver inteso “tutto” quello che v’era da intendere e di poter sedere tranquillamente in cima all’universo in possesso di una “saggezza” tanto antica quanto, molto spesso, cinica e disincantata. Un mondo nel quale il cambiamento continuo che l’innovazione determina entra solo di sfuggita nel corso di studi perché, alla fine, se si studiano e leggono continuamente cose di un mondo che per secoli è stato uguale a se stesso, al centro del quale c’era l’Europa nell’ombelico della quale (si fa per dire) ci stava l’Italia, si finisce (in media, sia chiaro) per pensare che non solo era cosi, è GIUSTO che sia così in secula seculorum. Amen.

la visione di cui sopra dipende certamente da molte cose (…) ma dipende anche (…) dalle materie, dai programmi, dai contenuti. (…) E se voi, usando il link alla pagina di Wikipedia che vi ho messo sopra, fate la somma delle ore dedicate a “italiano-latino-greco” (lascio fuori storia, filosofia e storia dell’arte per carità di patria) scoprite che sono la parte dominante, sono ciò che conta non solo al classico ma nei licei. E, temo sia ancora così, persino negli istituti tecnici. E nel resto delle materie, oltre alla religione, c’è anche l’educazione fisica che ora chiamano con un nome nuovo, non C++ o la contabilità nazionale! Morale: l’allievo/a medio/a acquisisce una visione del mondo ed una cultura che sono esattamente quelle del figlio delle elite borghesi italiane di 90-50 anni fa! E questo, se non sei il solito tipo nella coda destra che poi si arrangia da solo, ti segna, per sempre.

È “colpa” del classico? È “colpa” del greco e del latino? L’umanesimo non conta una cippa? Boldrin odia filosofi, poeti, romanzieri, artisti, filosofi greci e rinascimentali? No. Anzi, mi piacciono assai e li consumo a iosa. Ma sono un lusso, un grande, stupendo lusso, come il Parsifal a Vienna la sera del Giovedì Santo o la lettura ad alta voce delle poesie di Zanzotto o l’Edipo Re al Teatro Romano di Merida. Stupendi beni di consumo per le elite che se li possono permettere e che, per permetterseli, dedicano anzitutto il loro tempo a fare medicine, software, robot, opzioni e via elencando gli orrendumi costosi che questa globalizzazione merdosa ci ha imposto invece di godersi il mandolino e le bellezze del Foro … Fa fastidio dover ammettere che Cicerone e Vasari sono un lusso mentre l’informatica, la contabilità, le nozioni base di ingegneria meccanica ed elettrica sono OGGI una necessità?

Ecco, avendo io fatto il classico mi sento di sottoscrivere ogni singola parola. Quanto alle proposte concrete, l’autore elenca queste:

  • Scuola dell’obbligo uguale per tutti sino ai 16 anni. Sto parlando di scuola pubblica, visto che c’è: notoriamente sono a favore di buoni scuola e scuole gestite privatamente (non per profitto) da fondazioni/cooperative private in concorrenza fra loro, ma questo è un altro tema, non mischiamo. In altre parole: 5 anni di elementare e 5 anni di media uguali (per, diciamo, 3/4 dei contenuti) per tutti ed obbligatorie. Che insegnino il mondo in cui si vive, che include certo l’italiano ma anche l’inglese (tutte bilingue, dall’età di sei anni in avanti), la matematica, le scienze, l’informatica. Niente religione, latino, educazione fisica, filosofia, greco, storia dell’arte. Mi dispiace ma sono lussi che vanno acquisiti, se ce lo si può permettere, dopo. Geografia del mondo, matematica, scienze, inglese (cinese, tedesco, spagnolo, fate vobis), informatica, storia del mondo, economia, e, certamente, lingua e letteratura italiana - comprensibile ed apprezzabile tra i 10 ed i 16 anni, inutile fargli studiare Parini, Foscolo, Petrarca o Gadda a quell’età! Formare cittadini di questo mondo, capaci di prendere il volo, se vogliono e ne sono capaci, in questo mondo. Non in quello di quel pirla di Giovanni Gentile e del suo duce.
  • Due (non tre, due perbacco che in tutto il mondo a 18 vanno al college!) anni di formazione superiore pre-universitaria o di avviamento al lavoro. Elettiva, ovviamente, e quanto differenziata volete. Non serve fare istituti “specializzati” come ora! Basta una “scuola superiore pre-universitaria” dove vanno tutti quelli che ci vogliono andare a seconda di dove vivono o scelgono di andare (avete mai pensato al valore che si acquisisce a quell’età avendo come compagni di classe persone diverse, che studiano anche cose diverse ed hanno ambizioni diverse nella vita?) ed all’interno della quale - fatti salvi corsi di base comuni sulle materie veramente fondamentali (italiano, inglese, matematica, storia del mondo, scienze naturali, informatica) - lo studente possa prendere quello che vuole, dal sanscrito alla fisica delle particelle, se la capisce, alla danza, se la domanda è sufficiente per pagare un’insegnante, al greco, ovviamente. E, possibilmente, anche dei corsi su come si fanno le scarpe di lusso ed i semiconduttori, sempre che vi sia domanda.

Le classifiche sui percorsi scolastici in Italia hanno la caratteristica di forzare una cooptazione di classe che di per se non migliora, anzi tende a livellare verso il basso, l’evoluzione culturale di ogni nazione. Il nodo è tutto qua, ed è anche, a mio giudizio, il motivo per cui l’Italia non riesce a crescere economicamente ed è orientata verso un progressivo peggioramento economico e sociale. Perché escludere alla cultura selezionando in base ad un’appartenenza elitaria non permette l’introduzione di elementi innovativi ed evolutivi indispensabili ad ogni progresso, che che ne pensino i selezionatori italiani che, infatti, tendono a lavorare per aziende che a livello imprenditoriale hanno poca o nulla possibilità di espandersi senza un mercato ad elevato supporto statalista, come quello italiano. In teoria l’INVALSI era uno strumento nato per cercare di analizzare meglio le criticità presenti nelle scuole pubbliche e quindi intervenire con strategie maggiormente efficaci per superarle, di fatto, a mio giudizio, ha finito per risentire della ristrettezza culturale imperante che incentiva la ghettizzazione culturale escludendo ogni elemento innovativo.

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Perché dici questo? L’INVALSI non rende pubbliche le valutazioni degli istituti, disincentivando la ghettizzazione. L’INVALSI non si occupa, e non si deve occupare di intervenire con strategie per superare le criticità. Il compito istituzionale dell’INVALSI è di fornire dei dati, il più possibile oggettivi. I decisori politici li guardano e decidono cosa farci. Purtroppo spesso queste decisioni sono sbagliate.

Che poi l’INVALSI possa essere oggetto di altre critiche sui metodi di valutazione standardizzata , sul lavoro aggiuntivo indesiderabile che grava sugli insegnanti e sulle segreterie, o sul tempo tolto alla didattica, è un altro conto.

@Exekias Riguardo all’articolo di Boldrin, che confesso di aver letto riga dopo riga con l’adrenalina che saliva e il sangue sempre più amaro, non riesco a condividere praticamente nulla.

Mi dispiace perché ammiro Boldrin per le sue battaglie nel campo del diritto d’autore, ma questo articolo mi sembra delirante e odioso.

Premetto che non ho fatto il classico e, dato che difendo il liceo classico, già cade la tesi di Boldrin che sostiene che gli unici difensori del liceo classico provengano dal classico. :stuck_out_tongue:

Sostanzialmente Boldrin vorrebbe migliorare la scuola italiana abolendo ciò che funziona meglio! Alcuni indicatori pubblici sui punteggi delle varie tipologie di istituto sono qui: https://invalsi-serviziostatistico.cineca.it/documenti/ss/statistiche_apprendimenti_2018_ss/Riferimenti%20per%20Tipologia%20di%20istituto.pdf

Mi sembra assolutamente falso. Perché dovrebbe convogliare un pensiero pre-scientifico? Ricordo che la scienza è nata proprio nel contesto della democrazia greca. Le dimostrazioni e le teorie scientifiche si sono sviluppate proprio come evoluzione naturale del ben “saper argomentare portando fatti per sostenere le proprie tesi, cercando di convincere gli interlocutori”, che è una necessità che può sorgere solo in seno a una democrazia.

Ma che percezione distorta ha Boldrin del classico? Pensa forse che siano dei sofisti azzeccagarbugli che disprezzano la logica e sventolano striscioni con su scritto “viva l’arretratezza! viva il medioevo! abbasso la scienza!”? Non posso neanche argomentare contro… data la plateale falsità di questa affermazione che fa di tutta l’erba un fascio.

Ha mai aperto un libro di storia o di filosofia?

Forse perché per poter capire bene la matematica, occorre avere un’ottima padronanza del linguaggio, delle capacità argomentative e di quelle immaginative? Chiedo eh!

Usando la parola “consumo” ha subito dimostrato il suo amore per essi.

INORRIDISCO. L’arte sarebbe un lusso? Scusate se non mi cimento a contro-argomentare con un papirone, ma avrei solo parolacce da dirgli.

L’informatica, la contabilità, e l’ingegneria sono una necessità tanto quanto l’arte, la filosofia e la letteratura.

5 anni di elementari e 5 anni di medie uguali per tutti ed obbligatorie. <— ci può stare. Ma non fino a n anni. Fino alla fine del percorso. Se vieni bocciato quindici volte ci resti.

Sul niente religione sono d’accordo, sul greco si potrebbe discutere e magari spostarlo in un corso facoltativo successivo al percorso dell’ obbligo scolastico, ma tutto il resto è delirante!

Si formano cittadini del mondo proprio fornendogli strumenti intellettuali diversi per interpretare il mondo. La poesia e l’arte in generale sono strumenti estremamente efficaci per sviluppare un pensiero proprio e variegato, in aggiunta agli utilissimi strumenti della scienza. Nessuno sarebbe in grado di “prendere il volo in questo mondo” se avesse studiato esclusivamente materie scientifiche, perché non avrebbe mai modo di riflettere su temi come la libertà, l’etica, il sentimento in modo non banale. Conoscere e studiare la storia del pensiero anche su questi temi permette, appunto, di formarsi un pensiero personale non banale. Magari non tutti ci riescono a formarsi un pensiero non banale, forse neanche Boldrin, ma l’unico modo per farlo è rapportarsi con ciò che è stato pensato in passato, per trarne ispirazione o non ripeterne errori di ragionamento “naturali”.

Nel 2013 hanno avviato la sperimentazione quadriennale nei licei. Non sono mai stati pubblicati gli esiti di queste sperimentazioni rispetto ai non-quadriennali. Chissà perché?! :wink: Però continuano ancora a pubblicizzarli. Grazie, confindustria!

Lo studente non deve apprendere quello che “vuole” (e tanto meno “prendere”. Ma evidentemente in Boldrin è radicata una visione della scuola come supermercato) perché non può davvero sapere quello che vuole, dato che non conosce e non può conoscere la vastità della conoscenza umana. Per questo gli si devono fornire, preventivamente, degli orizzonti più ampi possibili “forzatamente”, in modo che dopo sia davvero libero nella sua scelta di approfondire quello che vuole.

Se io fossi stato libero di non studiare latino, da adolescente, avoglia che non l’avrei studiato! Lo schifavo! Ma guarda te che roba inutile studiare una lingua morta! Avrei certamente preferito raddoppiare il numero di ore di matematica! …E poi non mi sarei mai specializzato in storia della matematica e non sarei mai riuscito a leggere alcuni autori in lingua originale (che non esistono in traduzione) e non avrei mai fatto la tesi che ho fatto, che mi ha dato tante soddisfazioni. Certo il latino che ho fatto allo scientifico non bastava e lo avevo in gran parte dimenticato, ma senza di esso non mi sarebbe proprio venuto in mente che se lo si voleva “si poteva fare”.

Consiglio a tutti un bellissimo libro di Lucio Russo: “Perché la cultura classica, la risposta di un non classicista”

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Primo: occhio a non invertire causa ed effetto. La scuola italiana è molto elitaria: chi va al classico (e in misura minore allo scientifico), numeri alla mano, solitamente proviene da famiglie agiate. Di quelle che possono permettersi di spendere centinaia di euro al mese in ripetizioni private, all’occorrenza. Non sono pregiudizi miei: su sta roba ci ha scritto un libro Cristian Raimo (Tutti i banchi sono uguali). Secondo, più che i test INVALSI guarderei ai test OCSE-PISA, in cui i quindicenni italiani vengono messi a confronto coi loro coetani dei Paesi dell’area OCSE (e non solo). I risultati sono impietosi.

Ciò che vuol dire Boldrin (credo) è che il modello di mondo che si insegna al classico è l’antichità classica (appunto). Antica Grecia, antica Roma. E quello, innegabilmente, era un mondo pre-moderno e pre-scientifico, almeno intendendo con “moderno” l’era moderna e con “scientifico” quel metodo che viene fatto iniziare con Galileo.

A me pare che abbia semplicemente fotografato la realtà. Prendi Diego Fusaro, che è l’emblema di quest’Italia contemporanea forse più di chiunque altro: viene invitato ovunque a pontificare su tutto lo scibile umano, pur essendo Egli competente (almeno in teoria) nel suo specifico campo, che sarebbe la storia della filosofia. Lo si ritrova a discettare di economia, di uscita dall’euro e di mille altre questioni di cui Egli non solo non sa un cazzo, ma che non ritiene neanche di dover approfondire, perché è convinto che aver letto Marx e saper coniare neologismi all’istante siano armi dialettiche più che sufficienti a primeggiare nel dibattito. E per “primeggiare nel dibattito” intendo dire "strappare applausi a gente che, in media, non ne sa un cazzo come lui, ma che in compenso si impressiona molto facilmente a sentire pronunciare termini come Turboliberismo mondialista globalizzato. Ammettiamolo: il colto “vero”, nell’immaginario collettivo, è colui che ha una cultura umanistica. Un chimico o uno sviluppatore di software non verrebbe mai invitato in un talk show ad esprimere opinioni sulla politica monetaria della BCE o sulla politica estera russa. Invece pare normale che vengano chiesti pareri in proposito a uno Sgarbi qualsiasi. Il presupposto è che la cultura umanistica sia universale: chi ha fatto quel tipo di studi non è un tecnico di una specifica materia, ma una sorta di santone indiano che può pontificare su qualsiasi argomento.

Bisogna vedere cosa si intende per “necessità”. Se interpreto bene il pensiero dell’autore, credo voglia dire che nel mondo moderno l’informatica, la contabilità e l’ingegneria sono materie che 1. offrono più sbocchi lavorativi 2. sono più importanti di altre per interpretare il mondo in cui ci troviamo, nel quale oggettivamente l’informatica è molto più pervasiva della storia dell’arte.

Ma infatti mica propone di eliminare del tutto queste materie. Dice solo di insegnarle dai 10 ai 16 anni, non prima. Alle elementari sarebbe più utile concentrarsi sulle basi, tipo imparare a leggere/scrivere/far di conto, ma anche - al giorno d’oggi- rudimenti di programmazione informatica (anche solo con Scratch), lingue straniere fin dalla prima elementare…cose così. Perché ora come ora, ti giuro, alle medie vedi gente che a malapena sa leggere.

Da quello che scrive di solito direi che ne ha aperti parecchi. Soprattutto di storia.

@solibo pss… penso che stiano parlando di come ristrutturare sistemi scolastici, precendentemente ho aperto un thread a riguardo: idee cambiare paradigma del sistema scolastico nel caso l’abbia intuita giusta dunque se ci sono i presupposti propongo di trasferire il dibattito, in caso contrario autorizzo la rimozione di questo messaggio

È vero che c’è un’autoselezione mediamente pronunciata delle famiglie agiate nei licei, ed è più pronunciata per i licei classici. Ciò però non significa che tali licei siano modellati per formare gli studenti che provengono da famiglie agiate e non funzionino con altri. ANZI, sono un’ottima occasione di mobilità sociale per le famiglie meno agiate e il valore aggiunto che forniscono agli studenti meno agiati è maggiore.

Il tuo link si riferisce ai risultati del 2006 che sono stati i peggiori mai registrati, ma per fortuna il trend è positivo da una dozzina d’anni a questa parte. Fonte: International student assessment (PISA) - Reading performance (PISA) - OECD Data (impostare la visione diacronica per i vari ambiti e selezionare “italia”). Ancora non siamo delle cime, ma stiamo migliorando rispetto agli standard internazionali. E poi scusa, stiamo parlando dei licei, e in particolare i classici… che c’entra una statistica che coinvolge quindicenni che provengono da tutti i contesti possibili, compresi tecnici, professionali e paritarie?

Il perché è un errore considerare slegate la scienza “moderna” dalla filosofia e dalla scienza antica lo spiega molto bene il libro “La rivoluzione dimenticata”. Oppure anche Carlo Rovelli:

Ma quello è un coglione!

e questo deriva da una concezione Gentiliana ancora non totalmente superata. Ma la cultura scientifica e la cultura umanistica (che già è sbagliato distinguere nettamente) sono entrambe necessarie e sono da unificare il più possibile in modo tale da massimizzare sia la razionalità scientifica che una cultura a tutto tondo.

Ci sono comunque tantissimi preconcetti filosofici “inconsapevoli” anche nello stile di programmazione o nelle scelte di progettazione di un database.

Su questo sono abbastanza d’accordo, ma per imparare a leggere e scrivere è anche utile proporre dei testi che trasmettano cultura o che sviluppino riflessioni nel bambino, adatte a quell’età.

Ero provocatorio, so bene che Boldrin non è certo l’ultimo degli ignoranti! Però affermando che riguarda lo studio di < un mondo che per secoli è stato uguale a se stesso > dice una cosa evidentemente falsa e superficiale.