Libertà dell'individuo ovunque non danneggi la collettività?

Continua la discussione da Visione comune del Partito Pirata:

Il termine libertà viene spesso adoperato per white-washare le ideologie, tralasciando che nel capitalismo è il mercato a essere libero, non gli esseri umani che ci devono campare. La libertà del mercato ha dimostrato di non implicare molte caratteristiche positive per l’umanità, e poca libertà. La libertà del software ci ha apportato mostruosità come il sistema operativo Android che ci sorveglia e non apprezza essere rimpiazzato dal aggeggio che abbiamo comprato. Il software libero non implica automaticamente la libertà degli utenti, ma alcune licenze tentano di fare del loro meglio a chiudere il gap tra aspettativa ed implementazione. La “libertà dei dati” presa alla lettera potrebbe essere una ricetta per un olocausto umanistico.

La linea guida perciò sarebbe semplicemente di stare a guardare alla libertà sempre dalla prospettiva collettiva ed individuale, ma in ogni caso umanista… e con ciò arriviamo alla seconda questione:

Faida non molto necessaria a mio avviso in quanto esiste una semplice regola pertinente: l’individualismo ha i suoi limiti dove inizia il danno agli altri o al collettivo umano. Ovunque esiste tale danno bisogna essere il più acribici possibile di legiferare “evidence-based”, cioè orientati ai fatti – non perdere tempo in discussioni ideologiche. Ovunque il danno non c’è non ci devono essere leggi che ti limitano la libertà individuale.

La questione copyright è ora nelle mani della commisione europea. Intanto resta il problema più serio come influire veramente in politica. Se non ti occupi di come giocare il gioco non riuscirai neanche a dare la maggioranza a qualche governo.

Ho spostato un messaggio in un argomento esistente: Visione comune del Partito Pirata