Open Source Business Model

Dal Blog Pirata: http://www.partito-pirata.it/2015/11/open-source-business-model/

Un buon punto di partenza rispondendo al tempo stesso alla domanda di Himanen citata sopra che può essere anche più esplicitamente riformulata: “può esistere un modello di business diverso, che faccia a meno della proprietà intellettuale e dei brevetti” (oltre che, naturalmente, sostenibile da un punto di vista sociale e ambientale)?

Ho letto l’articolo, è interessante. Il modello open source deve essere una scelta alternativa alla proprietà intellettuale. Di fatto, c’è chi fa questa coraggiosa e umanitaria scelta (software libero, video lezioni gratuite, ebook e foto di pubblico dominio, Arduino, RepRap, ecc.), però non tutti possono fare questa scelta, c’è quasi un obbligo ad accettare il modello del mercato (proprietà mia o tua, interesse mio o tuo, parti contrapposte, ecc.).

Può esistere una libera economia di mercato in cui la competizione non sia basata sul controllo delle informazioni ma su altri fattori? “No, perché l’Open Source […] non è economicamente vantaggioso per le imprese, e non riesce a soddisfare quella primaria e fondamentale esigenza di arrivare alla fine del mese”.

L’osservazione di quel signore è il motivo per cui molti non possono scegliere se inserirsi nel mercato con uno spirito competitivo oppure vivere in un’economia essenzialmente cooperativa e “senza parti contrapposte”. Manca lo spazio per la seconda possibilità e questo spazio ritengo si possa creare con un reddito di esistenza incondizionato.

Is greed still good? ovvero quello che un parroco non ti dira mai

« L’avidità, non trovo una parola migliore, è valida, l’avidità è giusta, l’avidità funziona, l’avidità chiarifica, penetra e cattura l’essenza dello spirito evolutivo. L’avidità in tutte le sue forme: l’avidità di vita, di amore, di sapere, di denaro, ha impostato lo slancio in avanti di tutta l’umanità. E l’avidità, ascoltatemi bene, non salverà solamente la Teldar Carta, ma anche l’altra disfunzionante società che ha nome America. »

« Il più ricco 1% del paese possiede metà della ricchezza del paese, 5 trilioni di dollari. Un terzo di questi viene dal duro lavoro, 2/3 dai beni ereditati, interessi sugli interessi accumulati da vedove e figli idioti, e dal mio lavoro, la speculazione mobiliare-immobiliare. È una stronzata, c’è il 90% degli americani là fuori che è nullatenente o quasi. Io non creo niente, io posseggo. »

« Non sono importanti i soldi, è la competizione. È giocare la partita e vincere. È solo questo. »

ed altre citazioni simili descrivono populisticamente il fulcro della macchina dell’innovazione che conosciamo senza di questa non avremmo in tempi brevi smartphone octacore con vetro antiproiettile etc etc ma in cambio forse avremmo avuto ospedali perfetti e centinaia di malattie vinte, …

l’avidita che muove questo mondo ci permette di avere il futuristico parco giochi che ci illude di vivere il futuro disegnato nei libri nei film come se questo fosse il vero futuro di cui abbiamo bisogno ed ormai è l’unico futuro di cui abbiamo bisogno perche il bisogno di questo futuro ci viene educato dalla fase iniziale della nostra capacita di imprinting fino alla fase di completa plasticizzazione cerebrale e quindi è l’unico futuro che accettiamo e di cui abbiamo bisogno

di cosa abbiamo bisogno? vivere felicemente un’illusione? o prendere atto che siamo ancora nel 1400 e non abbiamo ancora risolto il problema della vita eterna libera sana e felice?

Beh io non so a te, ma a me girare con un octacore con vetro antiproiettile non mi pare malaccio… :wink: