L’aspetto francamente irritante di taluni cattolici è l’ipocrisia con cui affrontano la propria stessa fede prima che ogni altra cosa. (c’era quella cosa della pagliuzza e della trave che non gli è mai entrata bene in testa). E poi diciamolo, anche l’assoluta mancanza di buon gusto con cui sparano le loro sentenze. Ipocrisia e/o ignoranza sono la cifra distintiva del contributo politico di molti sedicenti cattolici. @shamar ne è un fulgido esempio e sto violentando me stesso (non è vero) per sbattergli sul muso le evidenze di quanto dico. Però, diamo a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio, fortunatamente non tutti i cattolici sono così. Esistono persone degnissine e per niente ipocrite e intolleranti, solo che, nella sua infinita bontà a noi Dio ci ha mandato gli scarti, e vabbé faremo politica pure con quelli… (anzi farete).
Dodici sono i gradi della superbia. Il primo si è curiosità, ch’è una disordinata vaghezza di sapere, udendo, vedendo e sperimentando cose disutili, vane e non necessarie. Il secondo grado è levità di mente, la quale si dimostra nelle parole superchievole e vane, e ne’ reggimenti dissoluti e leggieri. Il terzo grado è inetta letizia, cioè letizia sconcia e disdicevole, la quale si dimostra nel riso e negli atti incompositi e disonesti. Il quarto grado è ingiattanza, cioè vantarsi, lodandosi vanamente. Il quinto grado si è singularità, quando la persona fa alcuna cosa di vista o d’apparenza singularmente oltre agli altri atti. Il sesto si è arroganza, per la quale l’uomo si tiene e crede essere migliore e maggiore che gli altri. Il settimo grado si è presunzione, per la quale la persona riputandosi più valente o più savia che gli altri, prosume di fare o di dire oltre al dovere, o fare imprese che non fanno o che non attentano5 di fare gli altri. L’ottavo grado è la defensione de’ peccati, per la quale l’uomo non volendo confessare umilmente i suoi peccati e dirne sua colpa, sì gli difende e scusa, e dice che non gli ha fatti: o se dice che gli ha fatti, iscusa il male dicendo: – Io feci bene; – o, se pure confessa d’aver fatto male, dice: – Non fu così grande male; – o se dice che fu grande male, dice: – Io lo feci per bene e a buona intenzione; – o e’ dice: – Altri me ne fu cagione, e fécemelo fare. – Lo nono grado della superbia è simulata confessione de’ peccati, per la quale avvegna che altri confessi colla sua propia bocca d’essere peccatore, nollo fa sinceramente né con buono quore; ma non potendo ricoprire o scusare i suoi difetti, egli stesso gli dice e aggravagli, dicendo ancora più che non è, e colle parole e co’ sembianti umili, acciò che udendo altri quello che dice e mostra di se medesimo impossibile e incredibile, non si creda quello ch’è, o quello ch’altri creda o sappia. Il decimo grado è rebellione, per la quale altri è contumace e disubbidente6 a’ suoi maggiori, a’ quali dee essere suggetto. L’undecimo grado è libertà di mal fare, la quale l’uomo, posta giù la vergogna e la paura, desidera d’avere, acciò che sanza niuno impedimento possa adempiere i suoi desiderii e fare la sua volontade. Il duodecimo grado della superbia è l’usanza del peccare, per la quale l’uomo, dimenticando il timore di Dio e la propia salute, e a’ carnali desiderii tutto dato, ispregia Iddio e’ suoi comandamenti, non usando la ragione, ma seguitando la viziosa consupiscenzia (San Bernardo di Chiaravalle).
Pure per sbaglio, @shamar, ne mancasse una. Ma non sta certo a me insegnare a lui cosa credere per essere un buon cattolico (e neppure un buon pirata in verità, a differenza sua che ci frantuma gli zebedei su cosa dovremmo fare e pensare per essere buoni pirati, ma se voleva fare il prete perché non ha semplicemente fatto il prete o è stato cacciato pure dall’oratorio?).
http://www.documentacatholicaomnia.eu/02m/0354-0430,_Augustinus,De_Diligendo_Deo[Incertus],_MLT.pdf