Di recente è uscita [questa notizia][1] sull’arresto di un palermitano 35enne che trasmetteva illegalmente i principali contenuti delle PayTv.
Pezzotto e IPTV pirata: come funziona lo streaming illegale
Tutto parte dall’«encoder», un dispositivo elettronico creato appositamente per piratare il segnale delle pay-tv: l’uomo, racconta oggi Il Mattino, aveva in casa 60 decoder di Sky, tutti con regolari abbonamenti intestati ad altrettante persone, ognuno sintonizzato su un canale diverso 24 ore su 24. Poi tutti i box Sky erano collegati, invece che alle tv, all’encoder che trasmetteva il segnale su alcuni server situati fuori dall’Italia che poi inviavano le immagini a migliaia di abbonati a «Pezzotto-Tv»: L’encoder serve infatti per nascondere i codici degli abbonamenti dai quali viene estratto il segnale per poi riprodurlo illegalmente migliaia di volte e rivenderlo ai consumatori. Stavolta gli uomini della Postale di Palermo guidati dal commissario Vincenzo Di Piazza, dirigente della Polizia per il contrasto al cyber-crime, sono riusciti ad intervenire perché sono stati capaci di individuare direttamente la sorgente da dove partiva il segnale, quei 60 decoder sintonizzati ognuno 24 ore su 24 su un canale diverso.
A occhio mi pare una situazione molto simile a quella del file sharing tra privati: anche in questo caso si parte da 60 persone che hanno regolarmente acquistato un servizio, e che hanno deciso di condividerlo. Vero è che il contratto privato delle PayTv impedisce questo tipo di operazione (come le licenze sul software impediscono di installarlo su più dispositivi), ma il punto è sempre il solito: è accettabile che venga impedito a delle persone di fare ciò che vogliono con un prodotto o servizio regolarmente acquistato? [1]: https://www.nextquotidiano.it/pezzotto-e-iptv-pirata-come-funziona-lo-streaming-illegale/