Perplessità sulla sinistra

Premesso che alle prossime elezioni molto probabilmente finirò col votare -ancora una volta ma con sempre meno convinzione (figuriamosi l’entusiasmo)- la consueta ammucchiata a sinistra del PD, vorrei condividere qui alcune perplessità della loro visione del mondo (sorvolando quindi su aspetti “secondari”, tipo che molti dei loro membri son persone che hanno votato quelle leggi -Jobs Act, buona scuola- che oggi rinfacciano a Renzi, o che senza questo ressemblement molti di loro non sarebbero stati probabilmente ricandidati etc.).

##1. Lassatece spende ## La prima cosa che salta all’occhio è che la soluzione a tutti i mali viene indicata in una maggiore spesa pubblica (in questo analogamente a Salvini & il Resto del Circo), e in quest’ottica i famosi vincoli europei (sul deficit, il fiscal compact, ma anche il pareggio di bilancio in Costituzione) sono visti come il male assoluto. La riduzione del debito -o quantomeno un’attenzione alla sua non ulteriore crescita- non vengono mai menzionati. Molti si richiamano a Kynes e alle politiche di Roosvelt negli anni della crisi del '29. Tuttavia, a tal proposito vi invito a leggere questo articolo, e in particolare questo passaggio:

Matteo Renzi propone il “ritorno a Maastricht”, che secondo lui sarebbe un rapporto deficit-Pil fisso al 2,9% per l’intera legislatura, per tagliare le tasse, aumentare la spesa pubblica ed innalzare in modo stabile e sostenibile la crescita. Un approccio eclettico, sintesi tra un malinteso keynesismo che spenderebbe in modo pro-ciclico, cioè durante un’espansione economica (l’esatto contrario di quanto teorizzato dall’economista britannico), ed un’applicazione della celebre curva di Arthur Laffer, secondo la quale il taglio delle tasse, stimolando l’attività economica, finirebbe a ripagare il maggiore deficit iniziale, in una sorta di moto perpetuo. A poco e nulla, immaginiamo, servirebbe spiegare a Renzi che tenere il deficit elevato in un periodo di espansione significa porre le basi per enormi guai in caso di recessione. Anche perché, in questa ipotesi, Renzi sarebbe il primo a latrare (non senza ragione) e scagliare hashtag contro una politica fiscale restrittiva nel peggiore dei momenti possibili. A quel punto, qualcuno suggerirebbe di portare il deficit-Pil al 5 o anche al 10%, “per combattere la recessione, il neoliberismo e l’austerità selvaggia”.

In parole più semplici: Keynes sosteneva che l’austerità in un momento di recessione (cioè quella imposta alla Grecia, per capirsi) era deleteria, e che il momento giusto per accantonare soldi per ridurre il debito fosse nei momenti di espansione economica (cioè quando il PIL sale, come ora). Ma tornando a noi: siamo proprio sicuri che questi vincoli siano il male assoluto e che ignorarli sia un’idea astuta? IMHO, il problema fin qui è stato che i vari governi anziché tagliare gli sprechi veri (derivanti quasi del tutto da corruzione e clientelismo da cui loro stessi si alimentano) hanno tagliato i servizi. Però esisterebbero -almeno in teoria- delle spending review fatte in modo intelligente (tipo la digitalizzazione del Paese, cosa che per fortuna è finalmente iniziata, o magari l’uso di software libero nella PA -esempio pressoché irrisorio numericamente, ma è il primo che mi è venuto in mente). Soprattutto, avere un debito pubblico basso e un rapporto deficit-PIL basso sono cose utili, se non altro perché ti permette di spendere di più nei momenti di crisi (che continueranno ad esserci, probabilmente anche a un ritmo più serrato, vista la piega che preso il mondo dagli anni '70). Per non parlare del famoso spread, dell’affidabilità percepita dagli altri etc.

##2. Lavoro! Sì, ok, ma come? ##

Altra parola d’ordine è il lavoro e diritti collegati. Giustissimo (personalmente reintrodurrei l’art.18 domani), ma piacerebbe capire che strategia hanno in mente (se ne hanno una) per creare lavoro. I liberisti almeno una teoria ce l’hanno (sbagliata, ma ce l’hanno): meno tasse= più assunzioni→più reddito→tutto a meraviglia. La realtà è un po’ diversa, ma lo sapete anche meglio di me. Ma i vari Speranza-Bersani-D’Alema-Civati etc. che strategia hanno? Once again, la sensazione è che partano dall’idea di assumere più gente nel settore pubblico (e per far ciò occorre poter spendere di più, e con ciò si torna al p.1), o quantomeno usare la spesa pubblica per finanziare opere (perlomeno qui sembrano avere idee chiare su quali sono quelle utili: messa in sicurezza del territorio, conversione ecologica etc.). Però boh, credo sarebbe anche l’ora di porsi il problema di semplificare un po’ la vita a chi vuole aprire un’impresa o prendersi la PIVA.

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Ci sono alcune cose che nelle posizioni di sinistra stridono con le mie personalissime convinzioni che credo siano però abbastanza condivise nel PP-IT

  1. Lavoro. Non si tratta soltanto di capire come creare lavoro (le tue obiezioni sono corrette) ma come pensano di fronteggiare una trasfrormazione che è in corso e che si appresta a sostituire gran parte della forza lavoro con automazione e robot. Invece che “lavoro” il topic dovrebbe essere quello del “reddito” ma sono ancora troppo legati al lavorismo di derivazione PCI e cattolico per poter accettare l’idea di cambiare prospettiva. Inoltre i poteri forti come ad esempio i sindacati non consenitranno MAI un passaggio indolore da una società del lavoro (che manca) ad una del reddito.

  2. la concezione dello Stato e della PA. Pensano di poter utilizzare la PA come un volano per l’occupazione, magari assumendo anche a fini elettorali, nuovi lavoratori nel pubblico. Ma come giustamente fai notare questo è destinato ad accrescere il livello di clientele e corruzione, che è ciò che noi dovremmo combattere come la peste.

  3. La questione del debito secondo me è utilizzata specularmente sul fronte interno, in un progressivo aumentare della diffidenza nei confronti dell’europa, cercano di barattare qualche decimo di punto sul rapporto deficit / pil, ma non hanno il coltello dalla parte del manico. L’unico modo per affrontare il debito e rilanciare i consumi è combattere senza tregua l’evasione e l’elusione fiscale, efficientare la macchina amministrativa, far emergere l’economia sommersa. A quel punto agisci sia sul fronte della riduzione fiscale con una riforma della fiscalità che comprenda anche le P.IVA massacrate dalla vergogna della gestione separata INPS, sia su quella della distribuzione del reddito.rogando finalmente un reddito di esistenza.

Il limite dell’Italia è che i sindacati e la sinistra non difendono davvero i lavoratori, e quindi il lavoro è sempre più precario e scarso. Se i sindacati e la sinistra facessero il loro lavoro, per gli imprenditori sarebbe più difficile ricattare i lavoratori. Tutti ne gioveremmo, perchè ci sarebbe più lavoro. Io ho visto amici licenziati come nulla fosse. Per l’Europa, lo sappiamo che è in mano ai tecnocrati, e quindi vale lo stesso discorso. Come si fa a difendere il lavoro o il reddito se sindacati e sinistra non fanno il loro mestiere?

Poi lo sappiamo che il male dell’Italia è l’evasione fiscale, e quindi finchè non si combatte quella il debito resta.

Beh, sempre quella la perplessità, no? Il ragionamento che il new deal era la cosa giusta a suo tempo ma adesso ci vuole un new deal diverso, un pirate new deal… è un discorso già discusso cinque anni fa…e l’ossessione di inventarsi jobs invece di realizzare un bel reddito d’esistenza… cosa c’è di nuovo da dire a riguardo?

Il reddito di esistenza va bene, anche perchè di qualcosa dobbiamo pur vivere tra un lavoro precario e l’altro, però bisogna anche aumentare il lavoro se no con cosa lo paghiamo il reddito di esistenza?

Mah, sul RdE come lo concepisci te (e altri qui dentro) mi sono già espresso nei topic dedicati. In estrema sintesi: personalmente l’unica proposta che mi convince è quella del BIN Italia, ossia di accorpare i vari sussidi già esistenti in un’unica misura di sostegno al reddito, riservandolo però solo a chi non arriva alla soglia di povertà (indipendentemente dal fatto che lavori o meno). Se guadagni 300€ e la soglia di povertà è 700€, lo Stato ti da i restanti 400€. E’ fattibile, è razionale, avrebbe il merito di essere su base individuale anziché familiare -novità assoluta, in Italia- sarebbe ben visto anche dall’Europa e dal mondo progressista in generale.

Però non è che questa può essere la panacea di tutti i mali -nulla lo è, in un mondo complesso come il nostro-. E se consideriamo sbagliata l’impostazione “lavorista” dei “vetero-kommunist”, beh, quella “non-lavorista-tanto-c’è-il-RdE” mi pare quasi peggio. Non saremo mai credibili, se alla domanda “che intenzioni avete per il lavoro” si risponderà sempre e solo “tanto ce lo porteranno via i robot, facciamoci mantenere dai ricchi” (perdona la brutalità della sintesi ma è così, se è vero che il RdE lo finanzi aumenatndo a dismisura le tasse ai ricchi).

Quindi sì, servirebbe un “pirate new deal”, ma dovrebbe includere una concezione nuova del lavoro: indipendente, creativo, in cooperativa (vd. il platform cooperativism).

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Il RdE è una misura intermedia

E’ solo l’escamotage per arrivare alla NO ECONOMY dove i robot hanno rimpiazzato tutto, dove tutti hanno tutto per sempre. Insomma fatto ora, la terza guerra mondiale sarebbe meno grave in termini di effetti finali.

Come possiamo arrivare li senza passare per l’estinzione umana? (sarebbe un ossimoro, un asintoto, arrivare “li…mai” perche impossibilitati a passare attraverso l’estinzione che è un non passaggio)

In una condizione dove tutti hanno tutto per sempre, rimangono solo i 4 pazzi a destabilizzare, coloro che, come ora, godono della sopraffazione, del dominio e di altre forme di asimmetrie dove il forte distrugge il debole.

Gli altri? il 99% si gode la vita, essi coltivano le arti, la tecnica, il sollazzamento, per il solo gusto di farlo, perche la natura umana quando puo e se puo…fa cosi.

L’appiattimento darwiniano, l’attraversamento dell’orizzonte degli eventi dove tutto diventa immutabile, finalmente Stato in ogni singolo individuo.

L’umano diventa il messaggero portatore sano, tra i suoi pari, del codice di questa immensa blockchain di carne planetaria.

Il RdE si incunea ora come tecnologia della liberazione, lo fa in modo arcaico ed efficace sfruttando subito la vulnerabilita di questo sistema, la presenza endemica di quel forte 20% che domina il debole 80%. E’ la misura attuale per vedere da lontano la linea che demarca.

La via d’uscita da questa oscurita, tiranna incontrastata della vita umana.

omnia sunt communia

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Che dire? Hai fatto un riassunto di tutte le cose che non farei, che non raccomanderei e che a mio avviso non funzionerebbero ne matematicamente e ancordimeno socialmente. Hai fatto un riassunto di RdE sbagliato, ma correggerlo significa riscrivere tutte le cose che stanno scritte ai link che ho indicato. Che dire? Facciamo un mumble podcast dove discutiamo per dieci ore finché abbiamo chiarito le idee e la visione? Se il diritto di scegliere tra l’arricchimento personale o di svolgere lavori utili alla società lo trovi un concetto anti-lavorista, bene — trovo il termine “lavorista” piuttosto orrendo. L’essere umano è, e ha diritto di essere. Se lavora è una sua scelta. Nessuno merita di morire perché non lavora. E di creare le condizioni affinché le nascite non aumentino in modo insostenibile equivale a provvedere proprio questa garanzia esistenziale all’intera popolazione umana.

Dipende da come definisci i ricchi. Io non parlo di quelli che hanno due case ed una roulotte. Io parlo di quelle otto persone che surfando casualmente al momento giusto l’onda del corrotto sistema capitalista possiedono altrettanto quanto il resto del genere umano. Mezzo pianeta è più che sufficiente per finanziare il RdE al genere umano intero. Non è necessario abolire ne i mercati ne l’ineguaglianza tra ricchi e poveri. Non è più necessario postulare il comunismo per rimediare ad un capitalismo andato a puttane. Basta mettere apposto il capitalismo.

Sembra che il sottinteso di questa frase sia “se non sei (ancora) d’accordo con me, è perché non hai capito abbastanza” (o, nella versione più umile, “non te l’ho ancora spiegato bene abbastanza”). L’altra ipotesi è che, più semplicemente, si abbiano opinioni diverse.

Questo principio è condiviso dalle Costituzioni di tutto il mondo civile, a cominciare ovviamente da quella italiana. Non è che senza RdE chi non lavora muore di fame.

Amen. Ma detto questo? Il topic riguardava una specifica area politica (quella che ora si chiama Liberi e Uguali) e la sua proposta per le prossime elezioni (o comunque per il futuro prossimo), e soprattutto per l’Italia. L’esproprio del patrimonio privato di quegli 8 ricconi non è una cosa fattibile dal Governo italiano -né da quello europeo, né da qualunque altro governo nazionale. Forse sarebbe il caso di cominciare a viaggiare un po’ più tera-tera e a pensare ad orizzonti cronologici un po’ più vicini, e soprattutto a fare proposte un po’ più realizzabili in Italia.

Per curiosità e per poter vedere le cose dall’interno da qualche mese sono iscritto a Possibile ed attraverso di esso sono finito in Liberi e Uguali ( la cui genesi dal mio punto di vista è stata tutt’altro che impeccabile, ma tant’è … ).

Condivido buona parte dei punti che hai espresso.

L’eventuale abolizione del pareggio di bilancio in costituzione credo sia stata una delle ragioni per cui alla fine i partiti di “estrema sinistra”, tipo RdC, non siano entrati in LeU ( anche se credo che la ragione principale sia un litigio sul metodo perdecidere le candidature ). RdC vuole eliminare il vincolo di bilancio, ma in Possibile e sopratutto MdP ci sono molti che a suo tempo lo hanno votato.

Per quanto riguarda come reperire risorse, Possibile propone varie misure ( maggiore progressività fiscale,reintrodurre la tassa sulla casa o meglio tassare i patrimoni in modo progressivo come si fa con il reddito, tassare il profitto delle multi-nazionali del web nei paesi in cui il profitto viene generato ) che tutte si traducono in “aumentare le tasse a chi ha di più per poter dare a chi ha di meno”. Ma in campagna elettorale questi temi saranno sfumati per non urtare troppo la sensibilità della classe media ( da sempre bacino elettorale della sinistra moderata e quindi terreno di caccia per LeU e sopratutto per la sua componente maggioritaria, cioè MdP ).

Sul RdE : Possibile ha nel suo programma un cosiddetto “Reddito di Inclusione”, che è una forma più generale e “generosa” di quello implementato di recente dal Governo, ma certamente lontano dal reddito universale ed incondizionato di cui si è discusso in questo forum. Se poi qualcosa del genere sarà nel programma comune di LeU non saprei dire. Alla assemblea provinciale “costituente” di LeU a cui ho partecipato - in Puglia - ho assistito al classico intervento - molto applaudito dalla platea per lo più composta da iscritti Mdp - in cui si paragonava il reddito di cittadinanza ad un premio per nullafacenti. Era fatto in chiave anti-grillina, ma da una idea della diffusione della cultura del “posto di lavoro” ancora dominante da queste parti.

buondì, Le perlessità sulla sinistra sono molteplici e di varia natura. Premesso che se penso alla sinistra non faccio riferimento a “D’Alema, Bersani e Civati” dato che dichiararsi di sinistra porta con sé varie analisi dell’oggi e tematiche che costoro non hanno e non fanno proprie. Detto ciò, riallacciandomi all’ultima cosa che ho scritto, una tra queste perplessità, riportando il discorso sul punto centrale che leggevo all’inizio del post di @Exekias, è quella dell’anticapitalismo: la sinistra o pone un’alterità netta rispetto al sistema capitalista o non è, altrimenti si tramuta in un Partito Radicale 2.0, mutatis mutandis, il cui risultato sarebbe a dir poco imbarazzante. Non mi trovo molto d’accordo sul “basta mettere in ordine il capitalismo”: la globalizzazione e la finanziarizzazione ci hanno di fatto mostrato che il capitalismo quando vuole sa spingersi molto oltre. Tracimando anche i confini stessi che pareva essersi dato. La perplessità più grande, secondo me è questa: la paura degli agglomerati “a sinistra” è quella di non definire chi si è e di non analizzarsi. Non si tratta di “identitarismo” bensì coordinarsi dandosi delle linee comuni, ponendo delle tematiche centrali da cui non si scappa.