Può aver senso una moneta propria tra pirati?

Riprendo qui la discussione nata in questo thread https://taverna.arrembaggio.eu/t/problemi-di-tempo-valutiamo-lassunzione-di-dipendenti/1694/10 Avrebbe senso per i Pirati coniare una propria moneta? Più in generale avrebbe senso per un partito politico coniare una propria moneta? So per certo che in passato si sono tentate operazioni simili ma adesso sarebbe facile crearne una appoggiandosi ad Ethereum o a servizi di quel tipo. Una moneta che inizialmente avrebbe un utilizzo prettamente “interno” e simbolico con la quale pagare il lavoro effettuato ora come ora in maniera totalmente volontaristica e gratuita. Una moneta che possa diventare un mezzo di scambio per beni e servizi all’interno della comunità pirata, sulla falsa riga di quello che fanno le monete complementari. Tanto più cresce la comunità tanto più cresce il valore della moneta e la sua capacità di essere scambiata per numerosi prodotti e servizi.

Questo punto, che è quello cruciale, è a mio avviso sbagliato.

Il valore della moneta non cresce con l’aumentare dei partecipanti, piuttosto cresce nella misura in cui ci sono cose da comprare con quella moneta. I tanti beni e servizi, o anche solo pochi, semplicemente non ci sono e fatico a immaginare come internamente ad un partito possano esserci produzioni commerciali… non so nemmeno se sia auspicabile.

Come partito esistiamo per migliorare lo Stato e dunque l’attuale sistema finanziario, dal quale comunque necessariamente dipenderemmo ed ha molto più senso cercare di migliorarlo piuttosto che creare un’alternativa.

Una moneta simbolica significa che non ha valore pratico, qualcosa di simile ad un punteggio in un gioco. Se parte che vale zero (dato che non ci potremmo comprare niente) e la emettiamo in quantità per pagare pseudo stipendi e compensi ai vari lavoratori, questa azione creerebbe normalmente inflazione (in realtà nemmeno esistono dei prezzi, quindi è un concetto limite un po’ vuoto di senso) e date le condizioni certamente avremmo una forte svalutazione di una moneta che già vale zero…

Infine, quando si pensa ad una moneta ovvero allo scambio di valori, c’è una sorta di assunto implicito “cerchiamo di realizzare equi scambi”. Una società fondata sugli equi scambi (cosa utopica dato che non mancano mai disonestà, speculazione, fregature, fortuna e casualità, ecc.) non potrebbe funzionare. Infatti, non tutti danno lo stesso valore alla società, c’è chi dà più valore e chi di meno e quindi lo Stato esiste come elemento solidale per ridistribuire un po’ di valore, sotto forma di denaro o servizi, anche a chi non ha potuto dare quanto ha bisogno di ricevere. Un chiaro esempio sono i disabili, ma in realtà tantissima gente povera, paradossalmente anche i detenuti, in generale, una rigida meritocrazia è improponibile, anti solidale, elitaria e selettiva, disumana se arriviamo a negare quel minimo di valore (denaro e servizi) che servono per sopravvivere.

Però, questo elemento di solidarietà, se c’è un gruppo troppo piccolo come i vicini di casa o chi può produrre qualcosa in un partito, non riesce ad emergere, perché è troppo piccolo per generare sufficiente abbondanza da poter essere un minimo ridistribuita. Per questo occorre concentrarci su un sistema finanziario che è parte di un sistema economico, esistente e sufficientemente grande da poter permettere solidarietà finanziaria / economica.

Continua da questa discussione:

Riguardo la possibilità di gestire baratti tra i cittadini, più che reinventare qualcosa di interno al partito, considerando che se il meccanismo piace potrebbe aderire chiunque, anche chi è fuori dal partito o dall’etica hacker, esistono alcuni progetti a cui si può aderire:

  • SCEC come moneta sconto sui prezzi che restano in prevalenza in euro;
  • Sardex / Tibex / ecc. come moneta baratto principalmente usata tra aziende;
  • Banca del tempo per barattare le ore di lavoro;
  • BitCoin / Ethereum che purtroppo ne conosciamo le criticità strutturali.

Ci si potrebbe anche accordare su un semplice e diretto baratto, però resterebbe una cosa totalmente esterna al partito. Se uno per esempio cura il sitoweb dovrebbe ricevere un valore da tutta l’Assemblea non da 1 particolare iscritto (a meno che la corruzione non si fosse infiltrata pure da noi XD ma l’Assemblea ci tutela da questo). Quindi è tecnicamente troppo difficile o impossibile concepire un meccanismo basato sul baratto e facciamo fuori sia cose come il Sardex che la banca del tempo.

Restano le monete sconto, ma tanto vale aderire ad un circuito esistente (che già faticano a diffondersi e ad essere accettati tra le persone) piuttosto che ripartire con un ennesimo micro circuito.

I dobloni… è un’idea romantica, comprendo il fascino, però credo sia da bocciare.

si hai ragione mi correggo: intendevo dire che tanto più cresce la comunità maggiori sono le probabilità che la moneta acquisisca valore anche se non è implicito che ciò avvenga. E’ ovviamente una scommessa che può andare bene o male. Ad ogni modo che cosa ci perderesti? Invece che teorizzare queste dinamiche economiche non sarebbe meglio sperimentarle?

Mi sembra una sperimentazione ingenua, si potrebbe fare se fosse innocua, ma non è proprio innocua, perché se iniziamo a parlare di una moneta pirata, e a consegnarla in base ai contributi al PP o non so con quali altri criteri ed occasioni, con buona probabilità appariremmo ingenui. A meno che non troviamo ottime ragioni per farlo, ed io non le vedo.

Puoi proporre in Assemblea l’idea di una moneta puramente simbolica giusto per vedere cosa collateralmente può seguire o accadere…

Però, ci sarebbe anche un problema di quantificazione. Il prezzo (o costo di accesso) è un tentativo artificioso e fittizio di quantificare il valore di qualcosa, per quanto artificioso, è quanto meno affidato alla dinamica tra domanda e offerta (più varie complicazioni di contorno). Noi che non abbiamo domanda e offerta, dovremmo stabilire quantità a sentimento…

Verrebbe fuori un punteggio più che una moneta: tizio a contribuito 10.000, caio 2.000, sempronio è appena arrivato e sta a 0. In genere, quando si tiene conto delle quantità e del valore di ciò che si è dato, è in prospettiva di ricevere qualcosa in seguito.

Che potremmo dare come partito? Siamo sicuri che non sia meglio lasciare il volontariato puramente libero da questo genere di conteggi? E chi può monitorare o quanto tempo spenderemmo nel trovare i giusti criteri per quantificare il valore da dare simbolicamente a ciascuno? Sono molto perplesso.

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Ogni partito ha il dilemma di decidere se avere certi ruoli remunerati o restare 100% nel volontariato. Penso che siamo il partito nella condizione strutturale migliore per restare nel volontariato, però, dato che abbiamo pochi ruoli burocratici (tesoriera, burocrate) e quelli strutturali sono ben distribuibili su molte teste.

Partiti generalmente hanno anche bisogno di un grado di ridistribuzione interna. C’è chi lavora molto, guadagna tanto e può contribuire facilmente in modo pecuniario mentre altri non possono permettersi granché, ma hanno tempo da dedicare. In questo caso il flusso ridistributivo tipicamente passa per la donazione e la spesa di partito – perciò ci si limita a finanziare spese ovvie e documentate come eventi, campagne, viaggi.

Noi per abitudine non abbiamo mai ne raccolto ne speso grandi somme. Un punteggio interno potrebbe funzionare se esistono persone che convertono euro in dobloni per dare una spinta al partito… e se il meccanismo non ci crea problemi più grossi di falsa incentivazione, corruzione o addirittura illegalità, nel caso migliore potrebbe portare avanti progetti che altrimenti esigono troppa attenzione per rientrare nel volontariato… può anche avere un effetto avverso disincentivando il volontariato – se gli altri non mi passano i dobloni, io tutto questo lavoro non me lo faccio più. Tiè.

Resto scectico.