Ricevere un finanziamento da qualche attività commerciale

Esistono delle discoteche LGBT che finanziano sedi di associazioni LGBT con le loro attività. Queste ultime vivono di volontariato piú la tessera annuale, ma da sole non riuscirebbero mai a finanziarsi, cosí si appoggiano ad altre attività commerciali. Non so se è possibile (quasi non ho idee) e compatibile (mi pare di sí) che il PP trovi un’attività commerciale, la quale riserva una parte dei guadagni al PP, cosí da poter contare su dei posti di lavoro fissi: creatore di contenuti per il blog o articolista o moderatore o probabilmente piú mansioni, eletto tramite LQFB e sostituibile.

Mi rendo conto della scarsissima e remota possibilità di riuscire a mettere in piedi qualche attività commerciale e destinare dei soldi al PP, però, magari, vale la pena pensarci.

Sono fermamente contrario. Il PP-IT è un partito politico, e non esiste che i partiti siano sovvenzionati da attività commerciali per me.

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Credimi mi scoccia tanto il meccanismo del mercato, purtroppo il lavoro non è facoltativo rispetto anche ad un reddito minimo (speriamo un giorno di vedere questa novità che aprirebbe un vero spazio alle economie del dono). Quindi bisogna ritagliare il poco tempo a disposizione (oltre a lavoro, necessità, casa, eventualmente famiglia…) da dedicare al PP. Sarebbe il caso di poter dedicare un’attività al PP come fosse un lavoro, ma per forza di cose (orribile lo so) serve generare compravendite per avere autonomia finanziaria. Ad ogni modo, non penso ci si riesca… specie in questi tempi.

Capisco la ragione per cui potrebbe essere un vantaggio, ma pensa alle ripercussioni negative, anche solo in termini di immagine. Come potremmo poi, per esempio, criticare i meccanismi che legano le Fondazioni Bancarie ad alcuni altri partiti?

Non tutto il mercato è condannabile, anche se io vivrei volentieri senza soldi, ci sono attività condannabili e attività accettabili, c’è mercificazione di cose che si traducono in disottimizzazione e c’è mercificazione di cose che si possono gestire con la domanda e l’offerta. Noi sceglieremmo qualche attività etica e sensata.

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Non sto condannando il mercato, non ho problemi con le attività commerciali. Il problema è che siamo un partito politico, non un’associazione qualunque. Non è una questione di morale, di mercato o di etica. Il punto è che è fortemente inopportuno che un partito politico sia sovvenzionato direttamente da attività commerciali.

Forse pensi a grandi aziende che finanziano un partito per ottenere una politica che ricambi i favori. Effettivamente questo è un rischio da guardare con sospetto. Potrebbe sfuggire di mano il rapporto tra attività commerciale onesta e finanziamento per il partito? Magari ponendo i giusti regolamenti e la dovuta trasparenza si può evitare questo rischio.

La stessa Assemblea Pubblica che decide tramite LQFB è una garanzia, ora che ci penso. Infatti, non si atterrebbe, né sottometterebbe al volere di quell’attività commerciale, non la considera proprio e ragiona sulle proposte indipendentemente.

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Podemos si finanzia esclusivamente con gli stipendi dei parlamentari e con le donazioni (magari tramite vendita gadget). Non accetta prestiti dalle banche. Ha una rivista, la circular, finanziata da quote associative di centinaia di soci, che la dirigono alla pari. Tutto è pubblicato con grande trasparenza.

Però Podemos ha i parlamentari ed è un nome talmente grande da poter attirare donazioni e vendere gadget…

Per quanto l’attività commerciale sia piccola, l’AP ne sarebbe inevitabilmente influenzata, perché gli introiti del partito - e quindi a questo punto la sua capacità politica - ne sarebbe dipendente, ma questo non mi preoccupa quanto il principio stesso. Non so come spiegare il mio punto di vista meglio di così: un partito politico non è un’associazione culturale, ma un’entità nata per fare politica. Esistono molte associazioni che in un modo o un altro fanno politica a diversi livelli, e per queste un’attività commerciale può andare bene, ma un partito nella mia visione è qualcosa di molto simile a un’istituzione; per questa ragione è per me inconcepibile che sia finanziato tramite una vera e propria impresa commerciale. Se invece parliamo di donazioni, vendita gadget, eccetera, allora il discorso cambia.

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Intuitivamente direi che capitalisticamente null’altro pare sensato, almeno per quanto riguarda le società per azioni. Per loro l’obiettivo è matematicamente la speranza che si migliori il mercato secondo i loro interessi. Se le Telecom ci vogliono sponsorizzare perché abbiamo scritto quella pdl che blocca i servizi cloud dal offrire servizi telefonici anticostituzionali, in tal caso avrebbero un vantaggio economico causato dalle nostre politiche, e perciò hanno ragione di darci supporto. In quel specifico caso non significa che noi ci facciamo comprare, dato che la scelta politica a loro vantaggio l’abbiamo presa quando eravamo nessuno.

Vorrei sperare che il nostro assetto razional-democratico è talmente solido che anche donazioni del genere non motiverebbero l’intera base partitica a fare come vogliono coloro– ma coloro possono avere un interesse nel farci fare le cose che vogliamo fare!

Tu voteresti diversamente solo perché il tuo partito ha ricevuto un assegno?

Forse bisogna impedire che il partito diventi strutturalmente dipendente da questo tipo di finanziamenti (posti di lavoro ecc) ma che ne faccia uso immediato per campagne elettorali correnti e stop.

Allora introduciamo paletti alle modalità d’uso di donazioni commerciali per massimizzare l’indipendenza strutturale e politica…