Romanzo 1984 di Orwell

Premessa

Ho letto 1984 di Orwell che ha unito diversi pirati in una iniziale mailing list dedicata. Per prevenire ogni possibilità di equivoco, quando parlo del Partito, intendo quello totalitario che esiste nel romanzo e non il Partito Pirata. Infine, ATTENZIONE SPOILER: siccome rifletto su tutto il romanzo, dico cose che possono rovinare l’effetto sopresa per chi ancora non l’ha letto.

Alcuni temi principali

Il romanzo è piuttosto angosciante. Nella sua surrealtà ed esagerazione estrema, mette in luce - come quando si fanno delle caricature - svariate tendenze umane verso il delirio. Per esempio, il potere fine a sé stesso (il Partito), l’annientamento dell’io per uno scopo ideale (il Ministero dell’Amore), il desiderio di controllare tutto (i teleschermi e la psicopolizia), la pretesa di convertire tutto e tutti alla propria causa (il Grande Fratello).

Oltre ciò, ha un ruolo importante anche la messa in discussione della nobilità dei sentimenti umani (il protagonista e la sua amante erano pronti a fare praticamente i terroristi - cioè uccidere e distruggere, anche bambini - per una società migliore…); la percezione che il mondo ha una ineliminabile struttura gerarchica (i Bassi, i Medi e gli Alti), che può occasionalmente ribaltarsi, ma solo per riproporre se stessa come era prima (i Medi che prendono il posto degli Alti e passano a comportarsi come loro); non manca un approfondimento del rapporto tra potere e interiorità umana da cui seguono diverse e particolarissime implicazioni.

Interiorità umana tra morte e continuità

Non si parla mai di reincarnazione ed evoluzione dell’interiorità umana, non esplicitamente, però ci sono diverse cose che acquisiscono un senso solo introducendo quegli elementi. Per esempio, il Partito non si accontentava più di uccidere gli eretici (come in passato), nemmeno una loro ritrattazione e condotta conforme alle regole gli bastava: volevano proprio convertirli nell’interiorità, nella mente e nel cuore, perché volevano scongiurare la possibilità che in qualche luogo dell’universo potesse esistere una mente eretica. Questo tipo di timore è chiaramente rivolto quanto meno ad una possibilità dopo la morte, altrimenti non avrebbe senso (infatti, il protagonista non capisce inizialmente perché non lo uccidono e basta).

Ed ancora, quando il protagonista riceve il Libro del ribelle, gli viene detto che la loro lotta porterà a dei frutti per le generazioni future (senza certezze e tempi sul quando) e loro ne faranno parte soltanto come polvere nel terreno. Come può essere intrapresa una lotta così insoddisfacente persino in caso di futura vittoria? La continuità dell’interiorità umana, per quanto con questa frase viene negata, ne mette in risalto la necessità di fronte a lotte che hanno tempi molto lunghi e portano facilmente, anzi nel caso del romanzo, sicuramente alla morte.

Interiorità dei Bassi e speranze di evoluzione

C’è anche una domanda rivolta ai Bassi: quanto ci metteranno per prendere coscienza del loro stato di oppressione? migliaia o milioni di anni? Sicuramente, può essere inteso come un tempo culturale. Infatti, il Partito li tiene accuratamente nell’ignoranza e assorbiti da necessità quotidiane dovute ad una pianificata miseria. Però, quel tipo di scintilla che potrebbe portare i Bassi a rivoltarsi alle oppressioni o quanto meno lo sperarci, sembra proprio legata ad uno speciale mutamento dell’interiorità piuttosto che un elemento solo culturale. Infatti, ciò che caratterizza i Bassi è il non avere realmente uno scopo, l’accettare un padrone o l’altro, permanere in uno stato di superficialità che li avvicina agli animali. Si dice: “solo gli animali e i prolet [i Bassi] sono liberi”, perché tanto dalla libertà non sanno ricavarne niente di coerente e significativo. Non è un problema solo culturale, anche se privarli di ogni conoscenza peggiora la situazione; è proprio la loro interiorità ad essere adatta allo sfruttamento e alla schiavizzazione.

Il problema che c’è con i Bassi, mostra la lotta dei Medi (quelli che vogliono il potere per migliorare le cose) contro gli Alti (quelli che ora hanno il potere e vogliono conservarlo), come una lotta inconsistente, di cui non importa chi vince e chi perde, perché tanto si ritorna alla stessa struttura gerarchica ed oppressiva di prima. La situazione è del tutto analoga ai 3 blocchi continentali nel mondo di Orwell che si fanno eternamente guerra, sapendo che non vincerà mai nessuno e che nemmeno importa, perché lo stato di guerra è l’elemento voluto, non la sua fine. Dunque, “la speranza è nei prolet” (anche se questa affermazione è al tempo stesso terribilmente scoraggiante). Il problema fondamentale della società umana (anche fuori dal romanzo) sono i Bassi, ovvero quell’enorme numero di persone che accetta ed alimenta, dà supporto, alle strutture di potere ed alle impostazioni oppressive pur essendo a loro danno, perché non se ne rendono conto, dirigono lo sguardo nel posto sbagliato o non lo dirigono affatto, non hanno la concentrazione per rimanere su un problema, perché lo dimenticano il minuto successivo.

I Bassi al di là del romanzo

Per fare qualche esempio storico pensiamo a quante persone si sono lasciate trascinare in guerre di ogni genere, dalle crociate al terrorismo, da folli progetti di conquista del mondo a religioni che lavorano proprio sulla mente e l’interiorità umana… Pensiamo ai periodi storici in cui gli schiavi nascevano schiavi e loro stessi erano convinti di esserlo, così come si nasce umano o gallina o volpe… Anche oggi le religioni operano un forte condizionamento culturale; tantissimi accettano il mercato senza porsi domande o mettere in discussione nulla; la democrazia è quasi annientata tra la corruzione che alimenta la sfiducia e la superficialità con cui ci si pone questo problema, se non direttamente il disinteresse (nonostante ciò incide chiaramente sulla vita quotidiana di tutti). Se nel mondo esistessero solo i Medi e gli Alti, probabilmente tantissimi abusi non sarebbero possibili, sarebbe una partita più “equa”, con risultati mitigati. Invece, gli Alti hanno gioco facile perché contano su una enorme massa di Bassi.

Miglioramenti dell’interiorità storicamente possiamo constatarli

C’è anche da aggiungere che la realtà sembra un pochino più positiva del terribile romanzo di Orwell. Infatti, i Bassi nel corso della storia, seppur molto lentamente, hanno acquisito una maggior sensibilità etica (oggi una cosa come il Colosseo non sarebbe possibile, perché chi gradirebbe o tollererebbe un reale spettacolo di sangue e sofferenza è oggi una strettissimissima minoranza); anche i motivi per le guerre devono essere camuffati e giustificati, perché non è più concepibile una diretta e violenta conquista delle risorse del “nemico”; la schiavitù non è più esplicitamente accettabile; ed altro. Si potrebbe inquadrare questo cambiamento nel modo in cui circolano i giudizi e le conoscenze nelle menti delle persone (qualcosa come i memi di Dawkins) e quindi “lottare per un cambiamento culturale” oppure si potrebbe ritenere che l’attecchire di una diversa cultura richiede una diversa interiorità umana. Non mancano casi in cui persone cresciute in un ambiente e condizionate lungo tutta la loro vita e senza confronti, maturano un pensiero divergente. Insomma, non mancano i ribelli o gli eretici che diffondono nuove idee, le quali possono attecchire e certamente lo faranno se incontrano il giusto tipo di interiorità, altrimenti verrano respinte.

Esiste una cosa come un’interiorità umana che persiste oltre la morte e che forse si reincarna o è solo un fatto culturale e tutti diventeremo al massimo polvere nel terreno per le nuove generazioni? Difficile rispondere, il romanzo porta giusto a far porre questa domanda.

Le conoscenze come principale strumento di azione

Ad ogni modo, sia in una prospettiva temporanea che eterna della vita individuale umana, l’obiettivo dei Medi (nella cui categoria potremmo infilare molti che sono qui nel Partito Pirata credo) non dovrebbe essere quello di spodestare gli Alti (non principalmente almeno), ma aiutare i Bassi a diventare Medi. Purtroppo, la sensazione che ciò comporta un tempo molto lungo (in relazione all’arco temporale della vita di 1 individuo) è forte e lo strumento a disposizione è fondamentalmente uno solo: mettere a disposizione le conoscenze umane, con la speranza che aiutino a maturare interiormente più saggezza e più lucidità.

Il romanzo cerca di instillare un po’ di angoscia verso l’omologazione

Tornando al romanzo, la vittoria della superficialità, l’impotenza di fronte alla diffusa stupidità umana, come anche il fortissimo potere del Partito, che sfocia nella condizione finale del protagonista che arriva infine ad omologarsi completamente e ad amare il Grande Fratello, ha l’effetto di lasciare una certa angoscia nel lettore. Ci sono tante persone che si arrendono, magari per conformità al gruppo che frequenta, per conformità nel luogo di lavoro, per esigenze dovute al proprio ruolo, ci sono tanti modi in cui infine accettiamo l’omologazione, condizioni che in realtà non vorremmo, ma quando la nostra vita dipende da esse, si diventa capaci addirittura di giustificarle, di cambiare completamente pensiero. Questo allarme Orwell lancia al lettore: sei stato sconfitto anche tu come il protagonista del mio romanzo?

Altri temi principali o secondari

Per completezza, voglio menzionare altri temi, relativamente secondari, che vengono presentati nel romanzo: la repressione sessuale (la Lega Anti Sesso); la sofferenza cronica che necessita di sfoghi, i quali diventano facilmente pilotabili (la giornata dell’Odio); la sfiducia e il timore tra le persone che annientano la possibilità di avere una comunità umana (i figli che vengono educati, incoraggiati, fatti divertire, nel ruolo delle Spie contro gli stessi genitori); l’ipocrisia del pensiero di fronte alle contraddizioni, quando l’unico pensiero che conta è la sopravvivenza (il bipensiero); la memoria storica alterata e la lingua umana impoverita (“il passato si può cambiare” e la neolingua che cancella parole), che sono chiari attacchi contro la cultura per minimizzare e deformare le possibilità di espressione e comprensione degli umani (anche se ribelli ed eretici possono sempre emergere, a conferma che la cultura non è tutto); e magari qualche altro tema ancora che ora mi sfugge.

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Gli studenti liceali in cerca di riassunti ti saranno grati per questo post :stuck_out_tongue_closed_eyes:

1984 lo lessi parecchi anni fa (al liceo, appunto), in un percorso didattico che prevedeva il confronto con l’altro grande classico del genere: Brave New World di Huxley (a tal proposito consiglio questo articolo). E, francamente, pensavo allora e penso anche oggi che sia quest’ultimo -molto più di 1984- ad essersi avvicinato alla realtà odierna, almeno per quanto riguarda i paesi occidentali. Nel futuro di Huxley, le persone nascono in laboratorio, vengono educate con la ipnopedia (cioè messe ad ascoltare fin da piccoli una serie di slogan che li trasforma in bravi cittadini) e ognuno appartiene ad una classe sociale specifica, e viene convinto -grazie alla suddetta ipnopedia- che la propria sorte è la più fortunata. Dopodiché c’è una sfrenata libertà sessuale (la famiglia è vietata: non solo è normale avere rapporti con più persone, ma anzi viene visto con sospetto chi non lo fa. Oggi ci pare normale, ma nell’Inghilterra degli anni ‘30…), e il consumo di droga viene incoraggiato (A gram is better than a damn è uno dei famosi slogan inculcati fin da piccoli. E’ talmente bello che sarei quasi per usarlo per il discorso legalizzazione della marijuana, se non fosse che verrebbe immediatamente associato al romanzo).

Il confronto tra i due romanzi si riassume dunque in questo: in 1984 c’è una dittatura violenta, mentre in Brave new world c’è una dittatura “morbida”, in cui la gente non si ribella perché chi comanda ti illude di essere felice a forza di sesso, droga e ipnopedia (il rock’n’roll non c’era ancora, forse).

Onestamente non mi spiego perché il mondo hacker consideri più attuale 1984 di Brave new world. Suppongo sia per il tema della privacy, della sorveglianza di massa etc. Sicuramente esistono Paesi nel mondo che sono messi così (Corea del nord), ma per quanto riguarda l’occidente, mi pare proprio che Huxley ci avesse preso di più.

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Può essergli utile per l’elenco dei temi trattati, però non ho fatto un riassunto, ma riflessioni personali sulle metafore che vanno oltre il romanzo e lo scopo del romanzo stesso.

Non ho letto Huxley, ma condivido la tua considerazione.

Beh, complimenti davvero, sia per la proposta dell’argomento, sia per l’accostamento al Nuovo Mondo, direi che è il primo post di letteratura “politica” del forum, ed ha il pregio di esulare da questioni interne e politica spicciola. Aggiungo la mia opinione, premettendo che sono in conflitto d’interesse perché Orwell è uno dei miei miti insieme a Tolkien. Ho letto: La figlia del reverendo (per carità!) Fiorirà l’aspidistra (meglio lasciar perdere) Omaggio alla Catalogna (vale la pena per capire molte cose)

La mia preferenza va a 1984, perché il Mondo Nuovo lo sento come centrato sull’organizzazione dello staato “ottimale”, tema un po’ vecchio, già trattato ai tempi di Platone, E poi lo trovo veramente eccessivo. e, per il momento, mi sembra ancor molto lontano.

Trovo invece 1984 molto inserito nella società attuale, con la rete al posto dello schermo che ne potenzia gli effetti. Se io guardo il M5S (forse sarò paranoico) mi vedo la società 1984

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