Saggio divulgativo per un sistema finanziario solidale

Il punto 3 è molto difficile… Mi sono preso del tempo perché sto valutando l’economia di Mosler (anche detta MMT - Modern Money Theory). Ritengo che ci siano alcuni seri problemi, però mi sto confrontando su un sito che divulga questa teoria, attraverso dei commenti che potete trovare qui:

Ho letto (anch’io selettivamente) la pagina linkata, nonché i tuoi commenti e relative risposte. Un’affermazione come “la dimensione giusta del deficit è quella che corrisponde alla piena occupazione” francamente mi lascia perplesso, in parte per i motivi che tu stesso hai segnalato nel primo commento (la “piena occupazione” era un’utopia già ai tempi dell’URSS, figuriamosi oggi; a tal proposito consiglio un libro che sto leggendo, “I robot ti ruberanno il lavoro ma va bene così”, di Pistono), ma soprattutto per il discorso del deficit. Continuare ad accumulare debito è ciò che è stato fatto durante la Prima Repubblica (specificamente tra gli anni '80 e '90), e con gli interessi siamo arrivati alla mostruosa cifra di oltre 2000mld attuali. Un conto è dire -giustamente- che l’ossessione del pareggio di bilancio è sbagliata, soprattutto in tempi di crisi occupazionale; un altro conto è giustificare il deficit sic et simpliciter. Lo Stato non dovrebbe avere l’obiettivo di aumentare il fatturato, ma neanche può allegramente infischiarsene se accumula debiti ogni anno; e secondo me sarebbe fattibilissimo avere servizi pubblici funzionanti e conti in ordine, se non ci fossero corruzione e ruberie.

Gli elementi che mi lasciano piú perplesso sono:

  1. Forte competizione nel mercato globale che ci costringe a tenere i prezzi bassi (ridurre stipendi e meno diritti ai lavoratori), o veniamo progressivamente “tagliati fuori” dal commercio con gli altri Paesi (globalmente la competizione non è etica) e non siamo cosí indipendenti (energeticamente, con le risorse e altre cose) da poterci permettere questo.

  2. L’offerta del mercato è particolarmente completa, anche avessimo i soldi per avviare nuove imprese e aziende, sarà molto ridotto lo spazio per offrire cose nuove. E se competiamo con ciò che già esiste, si ripresenta il punto 1.

  3. A parole si può dire “lo sviluppo deve essere sostenibile”, ma non è detto che questa affermazione sia compatibile con l’aprire tante nuove aziende. Comunque si tratta di procedere con cautela, rispettando l’ambiente, e valutando quali lavori nel mercato effettivamente si riescono ad avviare. Non è un problema finanziario per la MMT.

  4. Ammesso che la MMT porti alla prosperità e all’agio finanziario le persone, queste certamente si riprodurranno (già lo fanno complessivamente troppo in condizioni dure…). Il benessere porta con sé la responsabilità di “mantenere la giusta misura”. Probabilmente servirà qualche politica di controllo demografico, è un punto che occorre concepire bene per evitare situazioni “spinose” in seguito.

  5. Mettiamoci anche che l’automatizzazione (informatica e robotica) aumenta la produttività e l’efficienza, diminunendo le ore di lavoro necessarie. Il maggior tempo libero dovrebbe portare la gente a lavorare maggiormente con dei part-time piuttosto che tenersi completamente impegnati, o lavori stagionali o a periodi. Cosí si dà il contributo che serve alla società, non ci si stressa mediamente come oggi, e c’è piú tempo per vivere (famiglia, hobby, altri progetti personali che richiedono energia…).

Detto questo, @Exekias, considera che il deficit non è necessariamente debito, adesso è cosí, ma potrebbe essere semplicemente denaro pubblico. Lo Stato immette denaro senza indebitarsi con nessuno, lo crea, perché ci sono lavori che devono essere avviati (opere pubbliche, appalti…), la MMT sembra “spingere troppo” sul deficit, ma in un mondo dove tutti adottano la MMT potrebbe anche funzionare, la situazione si assesta su certi prezzi, import ed export (se tutti fanno cosí) proseguirebbero bene e quando la moneta non è piú percepita come sufficientemente scarsa, allora lo Stato ricorre alle imposte per aumentare il “bisogno di moneta” (che poi forse ci si riavvicina alla classica situzione in cui le imposte finanziano lo Stato, lasciando piú deficit per le prospettive di crescita e per i risparmi della gente).

Comunque, la MMT non vuole il debito, sarebbe solo moneta che circola, tutto sta a non esagerare perché non si deve svalutare (indirettamente succede, anche se non è matematicamente immediato questo) ed anche evitare l’inflazione.

questo è un luogo comune privo di qualsiasi rapporto con la realtà: l’automatizzazione sposta il lavoro dalle mansioni manuali a quelle a più alto contenuto di informazioni. non diminuisce di una sola ora il lavoro necessario.

spe pero mi viene in mente ad esempio la velocita delle macchine CNC rispetto al lavoro manuale di un operaio che puo svolgere tranquillamente la stessa mansione. In questo caso la macchina CNC impiega meno ore di lavoro di un operaio, su questo spero non ci siano dubbi.

mi viene in mente anche che senza dei robot mi sa che è proprio impossibile costruire dei microprocessori moderni o cose con quel grado di risoluzione,miniaturizzazione e purezza dei materiali

non ho capito cosa ntendi per “a piu alto contenuto di informazioni” specialmente quando penso ad una frabbrica di automobili e tutta la sua industrializzazione ovvero tutta l’informazione contenuta gestita dall’automazione Non riesco ad immaginare com l’uomo opossa essere in grado di prenderne possesso ed usarla per raggiungere lo stesso scopo, c’è una quantita di informazione cosi alta che non riesco ad immaginare la quantita di persone rinchiuse in un capannone necessarie ad gestirle (mi viene in mente la catena di calcolo umano durante la progettazione della bomba atomica in USA che oggi puo essere sostituita da un raspberry pi ed avanza potenza)

E’ vero piu in generale che in un quadro planetario la riduzione della manualita spinge le persone a potersi concentrare su questioni piu intellettuali e di concetto e quindi si che l’automazione della manualita “sposta” le persone a poter concentrarsi sull’intelligenza ma temo che anche li ci atende un bel asintoto che possiamo chiamare anche con nomi esotici: Siri, Cortana, Wolfram Alpha, Data Mining, …

Mi chiedo se è realizzabile un mdello di azienda ad automazione spinta che assume personale pagato con il surplus dovuto all’efficienza pero implicando al personale di lavorare fuori dall’azienda per la comunita Cioe il valore aggiunto viene immediatamente rimesso in circolo sia pagando stipendi che in lavoro per la comunita senz apassare quindi da una gestione centralizzata. Si puo sposare con il RdE? Come si puo incastrare?

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Come ha immaginato mutek, penso ti riferivi ai lavori piú intellettuali. Le ore di lavoro necessario sono certamente diminuite. Il problema è che il reddito continua ad essere necessariamente (in questo sistema finanziario, soprattutto quello italiano) legato a compravendite (mercato) o un posto statale (che comunque se non va bene il mercato, lo Stato ne risente). Questo vincolo crea la necessità di trovare comunque un lavoro a prescindere dalla sua utilità o necessità. Un esempio limite sono i venditori ambulanti (immagine per me molto triste degli aspetti piú insensati del mercato: non sanno che vendere, ma devono vendere e viene fuori quel fenomeno lí, altrimenti morirebbero…).

Un altro strano comportamento è la ricerca di nuovi posti di lavoro: perché dobbiamo riempire le vite di tutte le persone con un full time (il part time difficilmente basta finanziarimente) per cosa? perché dobbiamo stra-fare? in nome dell’iper efficienza? È mai possibile che la serenità e il tempo libero nella vita non possano diventare un nuovo piú importante valore rispetto al lavoro?

Effettivamente @lucatwiv le persone si sono spostate da mansioni ad altre mansioni, ma non credo che questo possa accadere illimitatamente. Pensa al confronto tra qualche secolo fa e cosa offre il mercato adesso: innumerevoli canali TV, miliardi di libri tra gratuiti e a pagamento, videogiochi di ogni tipo, vestiti dalle bancarelle ai capi firmati agli acquisti online, nei supermercati c’è di tutto e se proprio uno vuole va in un grande centro commerciale (tanti piccoli negozi chiudono non solo per la crisi, ma anche per la concorrenza insostenibile con i grandi centri e la grande produzione), app di tutti i tipi, ecc. ecc.

La saturazione del mercato, legata alla straordinaria efficienza raggiunta, rende difficile immaginare quali attività aprire che non rischi di fallire o che venda abbastanza da giustificarne l’apertura. La percentuale di disoccupazione potrebbe, anche se lentamente, crescere col tempo, cosí come già sta accadendo aumenta il part-time e diminuisce il full-time (dati che avevo letto in una pubblicazione della Regione Lazio). Si dice che il mercato vuole piú flessibilità, questo perché le ore di lavoro necessarie sono complessivamente meno, soprattutto i periodi di lavoro non sono piú lunghi, tanto meno “a vita”, e si richiede una certa “intermittenza lavorativa”. Ci sono molti lavoratori che devono occuparsi di piú mansioni insieme per arrivare ad un full-time e giustificare un’assunzione nel lungo tempo, ma ci si finisce per stressare (conosco svariate persone coetanee e piú grandi di me in lavori di questo tipo, sia d’ufficio che piú manuali, ma sembrano peggio quelli d’ufficio), però non lasciano il lavoro perché sanno che è particolarmente difficile aver trovato quel che hanno già trovato.

Con il crescere di questi fenomeni, probabilmente non si riuscirà piú a spostare le persone da un’attività ad un’altra, allora sarà necessario riconcepire il reddito, il senso del lavoro, il valore del tempo libero, c’è la speranza che si scardinerà il “dogma dell’efficienza” (che non è il male assoluto, ma è eccessivo dai tempi della modernità).

C’è anche la crescita demografica di mezzo, siamo sempre cresciuti tendenzialmente nella storia (dal 1800 è esponenziale la crescita) ‒ sempre grazie all’iper efficienza che ci rende ciechi alle giuste misure (“fin dove ci si può spingere, ci si deve spingere”) ‒ questo ha consentito al mercato di espandersi, ma iniziamo a dover affrontare i limiti ambientali che (se siamo saggi) si rifletteranno su dei limiti demografici, allora il mercato dovrà rivedere radicalmente la sua idea di efficienza, bisognerà distribuire e alleggerire il lavoro, invece di “spostare lavoro, inventare lavoro”.

Questa è una visione fin troppo ottimistica. Purtroppo temo abbia ragione Pistono: lo sviluppo della tecnologia farà perdere sempre più posti di lavoro. Ne creerà altri, ovviamente, ma quelli creati non saranno mai tanti quanto quelli persi; la cassiera 50enne che perde il lavoro perché il supermercato mette le casse automatiche non può, alla sua età, reinventarsi softwarista.

Ora, detto così suona un po’ strano :slight_smile: Anzi, in pratica ti sei risposto da solo: se col part-time la gente riuscisse a tirare avanti, molti lo farebbero (non tutti. Ci sono persone che effettivamente concepiscono la propria esistenza in funzione del proprio lavoro, e che in pratica vivono per lavorare; sarà colpa dell’etica protestante, come diceva Weber, o sarà per altro, fatto sta che è un loro stile di vita e merita rispetto). Mi permetto di darti un paio di suggerimenti per il capitolo finale. So che hai letto il libro di Himanen sull’etica hacker; nella prefazione, Linus Torvalds spiega la sua idea di esistenza, con la divisione in "Sopravvivenza, Vita sociale e “intrattenimento”. Beh, quella potrebbe essere una risposta: attualmente la gente è concentratissima solo sulla sopravvivenza (o meglio: è costretta a concentrarsi su di essa), e ciò in parte dipende che la società occidentale (soprattutto quella con un’etica protestante alle spalle, in questo ha ragione Himanen) è fissata sullo schema “lavorare di più per guadagnare di più per comprare più roba [per far invidia ai vicini]”

La “filosofia di Linus” è di fatto un’alternativa (che si sposa benissimo peraltro con altre moderne, nate più nell’ottica dell’eco-sostenibilità"). “lavorare quanto serve per guadagnare quanto serve per campare serenamente (cioé coniugando sopravvivenza con vita sociale e intrattenimento)”.

Questo guardando il fenomeno da un punto di vista del singolo individuo. Guardandolo dalla soggettiva dello Stato invece il discorso potrebbe essere: data l’impossibilità di garantire a tutti un lavoro (soprattutto full-time), e data anche -come detto- l’illogicità e la non sostenibilità ambientale dell’attuale schema, scopo dello Stato è far sì che la gente possa vivere con la minor quantità di denaro possibile (così da non dover essere costretta a cercare lavori -accettando anche quelli nocivi per l’ambiente e/o il prossimo). E questa è un’altra ragione per cui credo che il Reddito minimo garantito sia più fattibile del RdE; se l’unica soluzione è “lavorare meno [part-time], lavorare tutti”, lo Stato potrebbe integrare i redditi delle persone, senza dover distruggere il welfare.

e chi ti dice che non possa avvenire? secondo la tua teoria ora dovremmo essere al 90% almeno di disoccupazione, visto il livello teconologico al quale siamo arrivati. la disoccupazione invece esisteva anche nell’antica Roma, perchè la disoccupazione non dipende dalla tecnologia. Perchè se dopo secoli di progresso tecnologico la disoccupazione non è aumentata, dovrebbe farlo ora?

la tecnologia sposta il lavoro da un settore a un altro, nient’altro. le ore di lavoro necessarie non sono affatto diminuite nel complesso. semplicemente alcune mansioni sono diventate obsolete a favore di altre diventate necessarie.

Dopo molto tempo ho ripreso in mano questa “lettera sull’economia”. Mi occupo anche di altre cose e non so se proseguirò realmente. Comunque, è davvero molto lunga… forse non posso nemmeno chiamarla “lettera”.

L’intento è fare un elenco di scelte in economia che siano sane per i cittadini (e i partiti politici dovrebbero metterle nel loro programma: tutte quelle che possono); affinché tali scelte siano comprese dò spiegazioni su molti fondamenti; e non posso evitare un po’ di commenti sugli attuali problemi. Il risultato (ancora non concluso e c’è un punto da correggere) è praticamente un saggio divulgativo. Credo dovrei rivederlo con questa impostazione e creare un epub (li so fare molto bene) da diffondere. Il titolo potrebbe essere: “Finanza solidale per l’economia pianificata, di mercato e del dono”.

Che fatica…

Sono riuscito ad arrivare ad una prima buona conclusione, forse vicina a quella definitiva. Per chi vuole leggere il saggio divulgativo è per ora disponibile qui: http://sistemafinanziario.droppages.com/

Mi sono concentrato sulla solidarietà nel sistema finanziario, piú che sull’economia nel suo complesso (in cui dò giusto qualche indirizzo di massima).

Raccomanderei di passarlo per l’AP… per aumentare la probabilità che non contenga errori di valutazione individuale.

In AP è enorme da passare l’intero saggio… adesso sto cercando confronti e ho in mente un approccio più progressivo, quando sarà ancora più maturo e se non emergono problematiche rilevanti, allora valutiamo fasi successive.

io mi occupo di economia solidale, conosco benissimo questo mondo, [vi invito a] chiedermi consigli, [a mio giudizio questo testo non ha] nulla in concreto di economia e finanza solidale, espone solo teorie personali [che ritengo siano] ben lontane dalla realtà.

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