Solidarietà alla Grecia e al governo Tsipras, invitiamo a votare NO

[quote=“lynX, post:19, topic:321”] «Atene non accetta la clausola che chiede di non ripristinare il sistema di contrattazione collettiva, uno dei punti centrali del programma di Syriza.» … che significa?[/quote] Cioè prima si facevano i contratti di lavoro accordandosi con i sindacati a livello nazionale. Poi ciò è stato eliminato consentendo alle singole aziende di fare l’accordo che più gli piace (in genere con grande danno per i lavoratori, che presi isolatamente sono più deboli). Syriza vuole rimettere la contrattazione nazionale, la Troika no. Così ho capito io

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E vorrei mettere in questione questo modo di “accettare” lo status quo politico di una democrazia rappresentativa costruita sul debito pubblico ora che sappiamo che si può fare di meglio su entrambi i fronti.

Assolutamente… il vero divario è tra i 0.1% e il 99.9% e nel modo come gli 0.1% combattono tra di loro… la nazionalità non importa per niente. Potrebbe però essere nell’interesse strategico di alcuni 0.1% che noi ci mettessimo a odiare certe altre persone, nonostante esse stanno nella stessa situazione nostra. Ho sentito dire che tira aria di propaganda bellica. Chi è avvantaggiato se l’Europa torna a fare a botte?

Anch’io posso comprendere la paura se tutto il resto d’Europa pare che ti prenda per pazzo e ti dica di fare diversamente… ma non significa che le premesse anti-ridistribuzione siano corrette… e che il peggio del default non sia già avvenuto.

Ti ringrazio per gli articoli e i ragionamenti a riguardo. In pratica arrivi tu stesso alla conclusione che qui puzza di marcio, se alla fine si arriva solamente alla schiavizzazione della popolazione…

Grazie Armando… un’altra botta liberista da parte della Troika. Je possina!

In pratica, la mia conclusione intermedia è che se avessi da criticare Z lo criticherei per la sua disponibilità a privatizzare porti ed aeroporti. Mi domando quanti trattati internazionali bisogna ridiscutere per potere sperare in una governance sostenibile? Una che tiene conto della naturale tendenza del capitale di ammucchiarsi e in modo giusto e ragionevole integra la sua ridistribuzione? In pratica, un mondo diverso? Un pianeta dove l’umanità non si è data queste regole assurde che la rendono schiava di pochi avvantaggiati?

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Questa è interessante come analisi…

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Grecia, l’errore è nella diagnosi

di Mariana Mazzucato – 1 luglio 2015

Il MOTIVO per cui non si è riusciti a raggiungere un accordo con la Grecia è che la diagnosi era sbagliata fin dal principio: questo ha finito per far ammalare il paziente ancora di più, e oggi il paziente vuole interrompere la cura. Questa triste storia rappresenta un fallimento di immani proporzioni per la Ue.Come Yanis Varoufakis ripete fin dall’inizio, la Grecia non aveva una crisi di liquidità, ma una crisi di solvibilità, originata a sua volta da una crisi di “competitività”, aggravata dalla crisi finanziaria. E una crisi di questo tipo non può essere risolta con tagli e ancora tagli, ma solo con una strategia di investimento seria accompagnata da riforme serie e non pro forma per ripristinare la competitività. La vera cura.Invece, fingendo che la Grecia avesse solo una crisi di liquidità ci si è concentrati troppo su pagamenti del debito a breve termine e condizioni di austerity sfiancanti imposte per poter ricevere altri prestiti, che sarà impossibile rimborsare in futuro se non torneranno crescita e competitività. E non torneranno se la Grecia non potrà investire. Un circolo vizioso senza fine.La realtà è che è impossibile avere un’unione monetaria con competitività tanto differenti. E finora non c’è stata una comprensione chiara di come e perché queste differenze di competitività siano nate. Se da un lato è corretto mettere l’accento sulle riforme fiscali e sulle modifiche all’età pensionabile per riportarle in linea con il resto d’Europa, dall’altro lato si è parlato molto di quello che bisognava buttare non si è parlato per nulla di quello che bisognava costruire. Come in Italia, si è puntato solo a ridurre le pensioni, gli stipendi dei dipendenti pubblici, le rigidità del mercato del lavoro ( eufemismo che sta per diritti dei lavoratori!), partendo dal presupposto che sbarazzandosi delle inefficienze sarebbe arrivata la crescita. Ma nulla è più lontano dalla verità. C’è molto da costruire, non solo da eliminare, e fin quando non si farà questo la Grecia non arriverà a nulla. E il rapporto debito/Pil aumenterà perché il denominatore (il Pil) rimarrà al palo, anche se il numeratore (il deficit) resterà basso.La Grecia deve fare quello che la Germania fa (investire), non quello che la Germania dice (tagliare)! Molti criticano la Germania perché investe poco, ma la verità è che negli ultimi decenni la Germania ha investito in tutte le aree decisive non solo per aumentare la produttività, ma anche per creare una crescita trainata dall’innovazione. Aziende come la Siemens, che vince appalti pubblici nel Regno Unito, sono il risultato del dinamismo dell’ecosistema pubblico/privato in Germania, con forti investimenti pubblici sui collegamenti fra scienza e industria; la presenza di una banca pubblica grossa e strategica (la KfW), che offre alle imprese tedesche capitali “pazienti”, impegnati sul lungo termine; un modello di governo d’impresa incentrato sugli stakeholders (i portatori di interesse) e focalizzato sul lungo periodo, invece del modello anglosassone incentrato sugli shareholders (gli azionisti) e focalizzato sul breve periodo, che l’Europa meridionale ha copiato; un rapporto ricerca e sviluppo/Pil superiore alla media; investimenti sulla formazione professionale e il capitale umano; una strategia mission- oriented che punta a rendere “verde” l’intera economia.Immaginate che risultato diverso (“compromesso”) avremmo avuto se le trattative avessero puntato a far digerire alla Grecia una strategia di investimenti, invece che altri tagli: va bene, noi vi salviamo, ma voi riformate il vostro Paese e mettete in moto investimenti pubblici (del tipo su elencato) per essere pronti per la sfida dell’innovazione del 2020!Invece, insistere sul proseguimento dello status quo, con abbondanza di altre misure di austerity, ha prodotto una Grecia sempre più debole, più disoccupazione e più perdita di competitività. Alla Grecia bisognava sì somministrare la medicina tedesca, ma quella vera, non quella ideologica. E non dimentichiamo ciò che tanti hanno ripetuto: dopo la seconda guerra mondiale il 60 per cento dei debiti tedeschi fu cancellato. È un altro esempio di come la Germania abbia beneficiato di una medicina, ma ne prescriva una diversa per tutti gli altri. Tra l’altro è anche vero che questa medicina la Grecia l’ha ingoiata in questi ultimi, dolorosi mesi, ma pochissimi glielo hanno riconosciuto: ha ridotto il disavanzo, tagliato il numero di dipendenti pubblici e alzato l’età pensionabile. Se gli avessero dato maggior respiro, avrebbe potuto fare di più. Se la Grecia dovesse uscire, l’unica speranza è che l’insistenza di Varoufakis per un programma di investimenti a livello europeo possa almeno trovare una soluzione nazionale. Forse si potrebbe partire dalla creazione di una banca per lo sviluppo come la KfW e usarla per mettere in moto una strategia di investimenti a lungo termine.L’Italia deve trarre gli insegnamenti giusti da questa tragedia greca. La competitività dell’Italia è scadente quasi quanto quella della Grecia, e fino a questo momento la strategia di investimenti è stata alquanto deficitaria: qualche misura pro forma sull’istruzione, tagli al settore pubblico e tanta attenzione a quello a cui i lavoratori devono rinunciare. Perciò, se ci sarà la Grexit – e l’Europa non si deciderà a portare nella stanza un vero dottore – preparatevi per l’exItalia il prossimo anno.

Mi sembra che la situazione greca siua piuttosto chiara: la Grecia non è in grado di pagare gli interessi sui debiti e ne vuole fare altri. I creditori dicono: se fai così sei in grado di ripagarli e, siccome non siamo istituzioni di beneficienza DEVI fare così. I greci dicono: con questi sacrifici non siamo in grado di ripagare i debiti, non vogliamo farne altri, anzi, vogliamo diminuire questi sacrifici.

E allora, amici di questa Grecia, la soluzione è una sola: mettete mano al portafogli e contribuite al fondo per la Grecia, perché altra soluzione non c’è.

Perché la Germania ha puntato su qualità e livello tecnologico, la Grecia sui bassi salari ed ora il gap non è azzerabile. Occorrono investimenti in Grecia, ma su cosa? Investimenti sul turismo quando anche qui si punta al basso costo con l’IVA ridotta?

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Il Partito Pirata greco ha pubblicato un post più esplicativo, nel quale chiede più chiarezza sulle circostanze del referendum, e che vengano spiegate le volontà del governo in caso di vittoria del no.

https://www.pirateparty.gr/2015/06/δίλλημα-ή-ξεκάθαρη-επιλογή/

" … bisogna rendersi conto che i leader europei di oggi sono superficiali, chiusi in se stessi, preoccupati delle loro politiche locali e impotenti, moralmente o intellettualmente, ad affrontare un problema di dimensioni continentali. Questo vale per Angela Merkel in Germania, François Hollande in Francia, ed è vero anche di Christine Lagarde del FMI. In particolare i leader del Nord Europa, non hanno sentito la crisi e non ne conoscono le conseguenze economiche, e sotto entrambi questi aspetti sono l’esatto opposto dei Greci. […] Di fronte alla decisione di Tsipras di indire un referendum, Merkel e il suo Vice Cancelliere Sigmar Gabriel, Hollande in Francia e David Cameron in Gran Bretagna, e vergognosamente anche Matteo Renzi in Italia, hanno tutti inviato un messaggio diretto al popolo greco, che in realtà sarebbe stato un voto se mantenere l’euro. Il presidente della commissione europea Jean-Claude Juncker è andato oltre, dicendo che sarebbe stato un voto se continuare a restare nell’Unione Europea. E’ stata una minaccia orchestrata: arrendetevi o altrimenti … Ironia della sorte vuole che la vera speranza - l’unica speranza - per l’Europa sia in un voto “No” di domenica, seguito da una ripresa dei negoziati e un accordo migliore. Il “Sì” è un voto per la paura, contro la dignità e l’indipendenza. La paura è potente, ma dignità e indipendenza potranno essere ripristinate"

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Traduzione spannometrica:

Il Partito Pirata della Grecia afferma che per una maggiore partecipazione civica è prioritario rafforzare la democrazia proclamando un referendum vincolante e ritiene che il popolo debba assumersi le proprie responsabilità.

In questo caso, i cittadini dovrebbero sapere tutta la verità, per quanto sia difficile. Non abbiamo mai messo in discussione come cittadini la partecipazione della Grecia all’Unione europea, né la firma dei trattati e, naturalmente, non divenne mai qualcosa per migliorare l’Europa nel suo insieme. Tutti i paesi europei sono state cercando di ottenere il più possibile da questa unione e servono solo i propri interessi. Lo stesso atteggiamento viene tenuto ancora oggi in questa circostanza. Non abbiamo visto dagli istituti di credito nessuno sforzo. Come non lo avevamo visto nei precedenti governi greci.

Non è possibile per un cittadino di essere distaccato una vita e si assume la responsabilità. Né negato il proprio coinvolgimento con scuse ridicole come ‘maturità’. Anche se alcuni ritengono che non sono maturi per prendersi le responsabilità del cittadino, a maturare in fretta.

In Grecia di oggi, le riforme sono essenziali per la giustizia, l’istruzione, l’assicurazione, la tassa, ma non in modo violento e ingiusto e solo per esigibilità immediata aver violato l’acquis sociale europeo e la Costituzione greca. Essi dovrebbero avere il tempo e le competenze da istituti di credito per apportare le modifiche necessarie senza uccidere i civili, la distruzione di forze sane e risorse per lo sviluppo del Paese (turismo, agricoltura, produzione primaria). Siamo convinti che si può fare, e tutti i nostri governi precedenti hanno dimostrato insolvente, non contro i finanziatori, ma contro il popolo greco? No, noi non crediamo che accadrà. Noi crediamo che si dovrebbe fare.

Come rispondere alla domanda per il referendum, quando si capisce che:

A) È necessario fare

una parte delle riforme, ma anche non è possibile accettare tutte le misure contemplate nelle proposte, le istituzioni e il governo greco, in quanto è in contrasto con il presunto obiettivo è quello di uscire dalla crisi del debito, attraverso lo sviluppo. Non possiamo considerare solo lo sviluppo di avanzo primario in base a una riduzione dei costi, mentre vengono soffocate le giovani imprese i disoccupati ed i piccoli con il pagamento delle imposte. B) Non vi è alcuna proposta per il caso di NO e non siamo stati informati circa le intenzioni della sentenza su questo caso, che in effetti appaiono e propongono.

Ci aspettiamo che il governo ponga la domanda in modalità adeguata e che informi pienamente il popolo greco circa le potenziali conseguenze delle due opzioni. Ci aspettiamo anche che il piano di backup del governo nel caso in cui sia il referendum non sia invalido (a causa della scarsa partecipazione) o non venga considerato vincolante (la Costituzione lo permette).

Non ci piacciono le alternative ricattatorie. Né crediamo che la metà greci siano traditori, qualunque sia il modo in cui la pensi. Tuttavia, riteniamo che ci sia una grave mancanza di informazione e di educazione, e in particolare di democrazia. La partecipazione dei cittadini non può essere limitata alle sole elezioni nazionali. I referendum sono un buon inizio per il ripristino funzionale della democrazia. Forse è così che si può arrivare a una vera democrazia in cui la partecipazione dei cittadini è universale e costante, i poteri sono separati, i “premi di maggioranza” sono stati aboliti e la rappresentanza proporzionale sia una realtà.

Se avessimo una vera democrazia nel nostro paese, i referendum sarebbero la regola e non l’eccezione.

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Schäuble… un mezzo criminal che purtroppo ha fatto carriera politica lo stesso… nel 2000 lo colsero con le mani nel sacco:

(estratto da http://www.ny times.com/2000/01/21/world/a-german-suicide-is-tied-to-scandal.html – notasi anche il „suicidio” correlato…)

Purtroppo non lo colsero abbastanza spesso. Sono sicuro che in funzione di mano destra di Helmut Kohl ne ha combinate di tutti i colori. Cercando articoli correlati ho trovato http://rt.c om/news/240605-grexit-germany-survey-nein/ al quale hanno rimosso una frase che secondo ixquick prima ci stava: „Years ago he was caught with a suitcase full of black money.” – Siamo al punto che addirittura Russia Today ha paura di dirla tutta su Schäuble?

Ed ora spunta questo leak che ci fa intendere come Schäuble stia giocando la Grecia come un pedone sulla scacchiera:

The Hard Line on Greece

June 29, 2015 Andrew Ross Sorkin

http://www.ny times.com/2015/06/30/business/dealbook/the-hard-line-on-greece.html

In July 2012, Timothy F. Geithner, the United States Treasury secretary at the time, traveled to Sylt, an island off Germany in the North Sea.

Mr. Geithner was there for a meeting with Wolfgang Schäuble, Germany’s finance minister, who would spend his summers at his vacation home on the tiny island.

The topic was Greece.

In the home’s library, the two men spoke about Greece’s prospects and begun discussing ways for the European Union to keep the country in the eurozone.

To Mr. Geithner’s dismay, however, Mr. Schäuble took the conversation in a different direction.

“He told me there were many in Europe who still thought kicking the Greeks out of the eurozone was a plausible — even desirable — strategy,” Mr. Geithner later recounted in his memoir, “Stress Test: Reflections on Financial Crises.” “The idea was that with Greece out, Germany would be more likely to provide the financial support the eurozone needed because the German people would no longer perceive aid to Europe as a bailout for the Greeks,” he says in the memoir.

“At the same time, a Grexit would be traumatic enough that it would help scare the rest of Europe into giving up more sovereignty to a stronger banking and fiscal union,” Mr. Geithner wrote. “The argument was that letting Greece burn would make it easier to build a stronger Europe with a more credible firewall.”

Fast-forward three years. What Mr. Schäuble articulated that summer afternoon to Mr. Geithner is finally taking shape.

Greece is in a harrowing last-minute standoff with the European Union over whether it will remain part of the eurozone, and Greek citizens are set to make the decision in a referendum vote on Sunday. That vote is happening against a backdrop of bank runs; citizens are camped outside of banks, where capital controls now restrict the amount of money that can be removed.

Politicians and investors have been trying to “war game” the outcome. Who is bluffing? The Greeks or the European Union?

The conversation between Mr. Geithner and Mr. Schäuble gives a strong indication. As Mr. Geithner said of another conversation he had with Mr. Schäuble: “He has a clear view: Greece had binged, so it needed to go on a strict diet.”

Jean-Claude Juncker, the head of the European Union’s executive branch, said on Monday that “the door is still open” and that he was hoping to bring Greece back to the negotiating table. But that was as far as he would go.

He was no doubt sincere in his hopes that Greece would agree to the latest proposed bailout arrangement. But this time, the Europeans have nothing left to give Greece, and any concession will only undermine the strength of those left in the eurozone — possibly inspiring other countries like Portugal, Spain and Italy to ask for even better loan terms.

A crucial decision made over the weekend had largely gone unremarked upon but is telling. The European Central Bank decided to halt an expansion of its emergency lending facility to Greek banks. That facility could have allowed the banks to continue operating without as much panic and helped avoid some of the capital controls by providing additional liquidity.

No central bank likes lending into a bank run in which it expects it will lose money, so the decision may make sense on the merits. But it also serves another purpose, one that is political.

By closing the cash spigot, the E.C.B. managed to instill additional fear and panic into the day-to-day lives of the Greek people, ahead of the vote on the referendum.

That panic could cut two ways. The Greeks could look at the lines around the banks as a warning of what’s about to come, which would undoubtedly be worse in the short term, and vote in favor of the latest bailout agreement.

Of course, they could also view the lines as further evidence of their subjugation to the eurozone and the continued austerity they would experience under the bailout, pushing them to vote against it.

The E.C.B.’s decision also has another important purpose outside of Greece: It might be a warning to countries like Spain and Italy, should they ever consider following Greece out of the eurozone — if that comes to pass.

It may seem counterintuitive, but rather than make a Greece exit easy and seamless to avoid dislocations in financial markets, the E.C.B. has the perverse incentive to make it messy and difficult to deter others.

None of this is to suggest that the E.C.B. is the source of Greece’s problems. They were largely self-inflicted. Regardless of whether you think that the creation of the euro was a terrible mistake, Europe has severely mishandled the situation in Greece.

“The economics behind the program that the ‘troika’ (the European Commission, the European Central Bank, and the International Monetary Fund) foisted on Greece five years ago has been abysmal, resulting in a 25 percent decline in the country’s G.D.P.,” Joseph Stiglitz, an economist and professor at Columbia University, wrote on Monday. “I can think of no depression, ever, that has been so deliberate.”

In his book, Mr. Geithner reflected on his conversations with European leaders about the measures they sought to take. “The desire to impose losses on reckless borrowers and lenders is completely understandable, but it is terribly counterproductive in a financial crisis,” Mr. Geithner said.

At one point, he told Mr. Schäuble: “You know you sound a bit like Herbert Hoover in the 1930s. You need to be thinking about growth.”

La mozione urgente non è stata approvata. Però

  1. Sono molto contento di aver dato spunto per questa conversazione: la crisi greca è un tema cruciale ed è importante che un collettivo politico come il nostro ci ragioni su.
  2. Ho trovato le argomentazioni molto interessanti e pieni di spunti per approfondire
  3. Più uso lqfb e più lo trovo fichissimo: sarebbe stata impossibile una “interazione democratica” del genere, con una tale facilità e chiarezza, in qualsiasi altro gruppo politicheggiante che frequento :wink:
  4. Ultima considerazione: sono stati espressi 10 voti, di cui 3 per delega. 1/3 degli aventi diritto? I nostri livelli di partecipazione risultano estremamente scarsi sia in termini relativi che assoluti, e ciò è un gran dispiacere. Comincio a pensare che non siamo assolutamente un partito, ma neanche un collettivo politico: piuttosto una palestra. Il che non mi fa schifo, ma bisognerà discuterne…
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Per il momento siamo pochi,su questo non v’è dubbio. Ma sottolineo per il momento

Nel frattempo ho buttato giù una bozza d’articolo da pubblicare magari sul blog, con calma. Ho cercato di parlare non tanto e non solo del Greferendum, quanto più in generale dell’Europa in rapporto al FMI e agli interessi nazionali, che secondo me è la questione fondamentale (qualunque sia l’esito del referendum).

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Desidero complimentarmi per l’impostazione: nel uesito sono citati il forum ed un pad

Gira su facebook… che ne pensate dei debiti di guerra?

Pregi

  1. Ha un linguaggio diretto e comprensibile
  2. Delinea bene la perversione del sistema economico attuale, delle strategie delle FMI, e di come tutto ciò aumenti la disuguaglianza

Difetti

  1. Non si parla della Grecia
  2. Si sottolinea poco la responsabilità di EPP e S&D
  3. Si ignora l’esistenza del GUE (podemos, syriza, bloco de esquerra, sinn fein… niente?)
  4. Si ignora l’esistenza dei Verdi
  5. Debole l’argomentazione sulla moneta unica: per quanto io sia affettivamente legato all’idea dell’euro immagino che chi mastica di economia voglia sentirsi qualcosa di più (non ho le competenze io però)
  6. È troppo lungo per le informazioni che dà, comunque non troppo approfondite.

I comici di “Die Anstalt” sono dei grandi… e anche in questo caso hanno detto le cose che la propaganda ufficiale non vuole sentire dire… nemmeno io sapevo che Z e V avessero pienamente ragione anche in questo aspetto. Sono schifato dal cinismo oltre alla malafede e l’incompetenza da parte del partito democristiano tedesco e i suoi rappresentanti.

Sono felice che un contributo della televisione tedesca giri i social italiani, facendo intendere che esistono tantissime persone che ragionano nel modo giusto anche in Germania… siamo solamente l’ennesima nazione malgovernata.

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