Studio critico sugli effetti del reddito di cittadinanza(?)

Dato che bisogna dare spazio alle voci critiche, riporto questo articolo:

A mio parere ė errata l’ipotesi di fondo che viene fatta nello studio che il reddito di cittadinanza vada a sostituire tutte le forme di stato sociale: alcune spese, come la sanità o l’istruzione superiore, sono troppo onerose per lasciarle a cittadino. Quello che puó essere sostituito sono la pensione sociale, l’assegno di disoccupazione, forse in misura parziale anche la cassa integrazione e la copertura delle assenze per malattie ed infortuni …

Infatti è questo ciò che ha in mente il BIN Italia (i dettagli qui). E comunque, se ti leggi il pdf lo chiamano “basic income” ma in realtà è un reddito minimo garantito: si individua la soglia di povertà relativa e si fa in modo che tutti ci arrivino. A chi ci arriva da sé non si dà nulla, a chi manca 10€ si dà 10€ e chi manca 600€ si dà 600€. L’UBI (reddito di base incondizionato) è invece una somma di denaro elargita a tutti, indipendentemente da tutto (incondizionato, appunto).

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Che il reddito faccia aumentare il tasso di povertà può accadere solo in un modo: qualcuno che lavora e non ne può più del suo lavoro preferisce lasciarlo e accontentarsi di un reddito minimo in un periodo così critico del mercato che non riesce a trovare un altro lavoro più appagante.

Inoltre, si “gioca” in modo ambiguo con il termine povertà, il reddito minimo o base incondizionato deve portare fino alla soglia di povertà (o appena sopra) quindi non sei più povero, per esattezza terminologica si azzera la povertà (è falso che cresce). L’articolo ha senso solo se si parla di una relativa povertà rispetto a chi avrà un lavoro, ma questa è in continuo sbilanciamento già ora e non c’è ragione di non ritenere che continuerà ad essere così.

Potrebbe mitigarsi lo scenario di mal distribuzione solo se riprendiamo a crescere come nei precedenti decenni, ma non c’è alcun presupposto per ritenere che accadrà questo (meno figli, popolazione anziana, mercato saturo, competizione già elevata, novità dovuta alla fortissima automazione, problemi ambientali ed energetici, ecc.).

Se ci sarà una crescita sarà molto limitata e marginale, un export a favore dei nuovi pochi ricchi dei paesi poveri (es. si cerca di vendere cibo e mobili italiani ai ricchi dell’India che hanno stipendi paragonabili a quelli europei medi, la Cina è sempre più in grado di importare anziché soprattutto esportare, ecc.). Il TTIP serviva a forzare il margine di crescita dell’export americano, rinunciando a un po’ di etica e di precauzioni sulla salute, ma in ogni caso, si tratta di limature, nicchie, sforzi che non sono paragonabili alla crescita conosciuta in passato.

Sembra che alcuni non si rendano proprio conto della situazione, come questo ministro: http://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2017/06/20/celenda-reddito-cittadinanza-abberrante_9d4f5253-8f1a-4531-a5ad-666e67c8199b.html

Al quale vorrei dire: “ok… rinunciamo al reddito di cittadinanza, però poi me lo garantisci tu un lavoro: voglio i programmi di lavoro garantiti”. Quale delle due cose costa di più? E nel corso degli anni, forse dei decenni che non si riesce a crescere e a dare l’occupazione che vorremmo che facciamo? Meglio che i poveri muoiano o si ammazzino così diminuiamo il tasso di povertà? Se un reddito base è aberrante, la situazione attuale e l’assenza di prospettive di molti cosa è?

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Questa è una rivoluzione vera. Tutto il resto è robbetta.

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