Napster ha avviato lo scambio peer to peer cambiando per sempre il mercato della musica, in questo articolo ci sono un po’ di numeri e sul finale un ragionamento su TNT Village
Sarebbe bello poter fare una cosa tipo spotify con gli articoli scientifici
A parte il fatto che TNT Village non è stato chiuso e non sarà chiuso dalle autorità (bastava leggerlo il comunicarlo e non solo linkarlo, ma evidentemente non sono stato chiaro forse volutamente per drammatizzare la cosa ) l’articolo è invece molto ben fatto e coglie bene il valore della battaglia sul file-sharing che nell’incontro di Torino metteremo in campo.
Se a metà degli anni 2000 quello che mordeva di più erano i prezzi spropositatamente alti dovuti ad un mercato non fluido, che le piattaforme hanno effettivamente abbattuto, oggi finalmente si vede che la lotta si sposta su una questione di accesso alla conoscenza. Fin da allora la battaglia di TNT Village non era sul prezzo, ma sulla questione politica della remunerazione degli autori e della libertà di circolazione della conoscenza.
C’è un aspetto importante però da considerare. Le piattaforme (Netflix, Spotify, Prime, iTunes) non sono nate nel campo dei produttori di contenuti ma piuttosto proprio nel campo del peer-to-peer, adottandone gli strumenti tecnici e cercando di coprirli contrattando (molto al ribasso) le licenze di fruizione.
Ora sono diventate loro stesse produttori e sono le principali vittime della “nuova pirateria audo-visiva”. TNT Village, per fare un esempio, “politicamente” decide di non attendere anni per la divulgazione di ciò che passa nelle piattaforme, ma lo fa immediatamente proprio per sottolineare “la chiusura” di questi sistemi.
Ad oggi, che io sappia, il comportamento di questi player, a differenza delle vecchie major ed editori, è stato abbastanza timido contro i pirati e in generale si è concentrato contro i servizi di aggregazione dei flussi come Set TV e non contro la pirateria in quanto tale. Questo perché il modello di business di questi sistemi soffre relativamente poco dalla circolazione delle opere (anzi sa che potenzialmente questo è un costo promozionale) e avendo costi ragionevolmente bassi è facile che chi guarda i contenuti pirata possa decidere di saltare dentro. Ovviamente un aggregatore è invece un avversario temibile da colpire subito. Se avessimo la capacità andrebbe fatto…