Universal Basic Services vs Universal Basic Income

Segnalo questo articolo sul blog della P2P Foundation, che a sua volta contiene il link al paper completo.

In fin dei conti altro non è che il caro vecchio welfare State, solo declinato con questa nuova terminologia per venire incontro ai sostenitori del UBI: fornire servizi gratuiti, anziché quattrini cash, alle persone in difficoltà. Cosa che francamente mi convince da sempre.

P.S. Domanda ai sostenitori dell’UBI: che ne pensate della proposta di Grasso di abolire le tasse universitarie tout court? Lo chiedo perché il principio che sta alla base del suo ragionamento è lo stesso del Basic Income (darlo anche ai ricchi, salvo poi tassarli quasi al 100% per finanziare l’UBI stesso). Mentre “da sinistra” dicono -secondo me giustamente- che le tasse andrebbero abolite per i poveri, anziché per tutti, da destra (o per meglio dire i liberisti) dovrebbero in teoria gradire la proposta di Grasso.

La sinistra mescola un po’ le carte, la tassazione già prevede una progressività delle aliquote ed un’ esenzione sotto una certa soglia di reddito. Io sono favorevole alla proposta di Grasso, anche se è stata fatta un po’ ad effetto, perché il diritto allo studio, come quello alla salute, deve essere considerato un diritto universale, pertanto la gratutià di accesso allo studio dovrebbe essere garantita a tutti. Questo non significa tagliare le tasse indiscriminatamente a tutti perché in realtà resta valido il principio per cui ai più ricchi deve essere applicata a monte la pressione fiscale maggiore (insomma già pagherebbero per l’istruzione degli altri). D’altronde se questo è il modello più gettonato anche tra i paesi del nord europa, come la Norvegia, che non mi sembrano campioni di liberismo selvaggio e che garantiscono un welfare come dio comanda, un motivo c’è. Infne questi modelli semplificano tutta la gestione dei requisiti che in Italia rimangono sempre un problema enorme; in Lombardia i buoni scuola di Formigoni finivano ai figli di genitori facoltosi in base ai soliti trucchi contabili. Ultimo, non vedo questa grande differenza tra il fornire servizi o reddito se poi questo reddito lo devi spendere per assicurarti i servizi di cui sopra, a parte che fornire servizi implica un ruolo più diretto (e anche maggiormente paternalista) dello Stato nei confronti dei cittadini, ma magari mi sfugge qualcosa, andrò a leggere il documento che hai linkato…

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In teoria, la proposta di Liberi e Uguali risponde al principio di universalità di alcuni diritti, come istruzione e sanità, per i quali lo stato dovrebbe garantire a tutti libero accesso Ma ci possono essere degli effetti psicologici negativi : in Italia la cosa pubblica è considerata “cosa di nessuno” piuttosto che “cosa di tutti” e quindi si tende ad abusarne, “tanto non pago io”. Cosi’ magari si prenotano esami o si richiedono medicinali e poi ci si dimentica di presentarsi o di ritirarli. L’introduzione di un ticket, che magari potrebbe essere diversificato in base al reddito, serve a dare il senso che il servizio ha un costo e non è una risorsa illimitata che si può sprecare tranquillamente.

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Esatto. Il tema di fondo è: premeso che servizi gratuiti non esistono (o li paghi con le tasse o li paghi al privato), è giusto pagare anche i servizi pubblici che non si usano? Ovvero: meglio pagare molte tasse e non pagare i ticket o meglio avere una tassazione “generale” più bassa, che assicuri la gratuità ai redditi più bassi ma si sostenga facendo pagare i ticket (ovviamente commisurati al reddito e progressivi) ai redditi più alti? Per le ragioni che diceva Bockman mi pare più logica quest’ultima.

Questo è un problema diverso. In un Paese digitalizzato a dovere, questi trucchi non potrebbero più esistere e il problema verrebbe eliminato alla radice. (In parte sta già succedendo: la dichiarazione dei redditi pre-compilata, l’anagrafe unica della popolazione residente, il divieto di pagare i dipendenti in contanti, l’obbligo d fatturazione elettronica sono tutte cose che secondo me fra qualche anno -non prima- daranno effetti importanti).

però questo è un altro discorso, rischiamo di mescolare la questione del reddito garantito con quello del welfare. Sul welfare posso essere d’accordo con voi, ma se non ci sono sostegni al reddito (e in questo caso non posso pensare ad altro ad un reddito di esistenza universale ed incondizionato) relegate gli strati più bassi della popolazione ad una vita di pura sussistenza. Il reddito, anche se basso, in concomitanza con un welfare adeguato è anche sinonimo di libertà. Io francamente non la metterei sul piano del UBS vs UBI, possiamo avere un welfare degno di un paese civile (al netto delle debolezze che giustamente avete segnalato) ed un reddito che, ripeto, non possono essere letti sostitutivi l’uno dell’altro come la maggior parte dei paesi evoluti che erogano entrambi dimostra.

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