Riporto un estratto di un testo di Fabio Massimo Nicosia sull’utile universale.
I tredici fondamenti dell’utile universale
di Fabio Massimo Nicosia
a) Il fondamento libertario.
Il primo fondamento dell’utile universale, nozione che abbiamo introdotto superando quella antecedente di rendita di esistenza, è rappresentato dal fatto che ogni apprensione unilaterale sul territorio –supponendo una situazione originaria, o una situazione attuale da rettificare- comporta compensazione a vantaggio dello spossessato: ciò sul presupposto che sullo spossessato non ricade alcun vincolo di sorta, che lo costringa ad obbedire all’impossessatore;
b) Il fondamento capitalcomunista.
Il secondo fondamento viene di conseguenza; se nessuno può imporre niente a nessuno, ciò significa che la Terra va considerata di proprietà comune, con diritto di ognuno alla partecipazione degli utili conseguenti all’utilizzo alle sue risorse naturali; da qui un contrappeso ecologista, data l’operatività di un incentivo positivo a ricercare le tecnologie migliori, più leggere e immateriali, in modo tale che, consumando meno risorse possibili, si sia incentivati alla ricerca delle soluzioni meno inquinanti, proprio per risparmiare nel versamento della quota di propria spettanza, quale indennizzo ai comunisti per le esternalità negative, che subiscono, in conseguenza dei costi ambientali procurati dal produttore: minori sono i costi ambientali procurati, minore sarà la quota da versare alla comunità, ferma restando la rendita di esistenza in capo a ognuno, derivante dalla proprietà comune del suolo, in funzione della particolare produttività di ciascun lotto, per ubicazione o altre ragioni “monopolistiche”;
c) Il fondamento incentivante.
Allo stesso modo, il fatto di essere destinatari dell’utile, difficilmente indurrebbe la persona a “non far nulla”, dato che ognuno sente l’esigenza di esprimersi nel mondo: al contrario, la disponibilità di un capitale di partenza, incentiverebbe l’iniziativa individuale. Tale fondamento incentivante sarebbe altresì un " fondamento concorrenziale ", dato che ognuno verrebbe posto nelle condizioni materiali concrete per potersi proporre sul mercato concorrenziale nei campi, nei quali ritenga di possedere le proprie migliori attitudini;
d) Il fondamento democratico.
Il terzo fondamento è rappresentato dal fatto che il cittadino, nel momento in cui aderisce al contratto sociale, e quindi rinuncia a una quota della propria libertà, deve ricevere un qualche vantaggio tangibile da tale scambio fondativo, che non può consistere nella mera prestazione di una “protezione”, dato che la protezione non è altro che, come in Nozick, l’altra faccia della medaglia dell’oppressione: e quindi può essere compensato esclusivamente attraverso il medium universale del denaro, e quindi con la propria quota di utile, derivante dall’utilizzo della risorsa pubblica da parte di quell’”appaltatore del bene pubblico”, che dovrebbe essere il governante; ciò comporta il ribaltamento dell’approccio tradizionale, per il quale il cittadino paga le imposte, per ottenere al contrario in cambio del proprio consenso al governo egli stesso un utile dalla gestione del bene pubblico e comune, al quale viene così associato.
e) Il fondamento egualitario e capital/umanitario.
Tutti gli uomini sono eguali innanzi alla Legge, e di tale eguaglianza fa parte l’essere ognuno titolare di capitale umano di pari dignità, che merita valorizzazione non meno di quello di altri, fatta salva la facoltà di ulteriori investimenti individuali; solo attribuendo a ciascuno una dotazione di base paritaria, del resto, il mercato può funzionare senza incorporare fattispecie di sfruttamento, e tanto più con riferimento al mercato dei beni pubblici, per il quale si impone il voto monetario accanto a quello di mera opinione, sicché l’uguaglianza finanziaria di base diviene presupposto di libertà nelle scelte.
f) Il fondamento demaniale.
Lo Stato, il caso italiano è paradigmatico, possiede formidabili beni materiali, il demanio e il patrimonio, e i relativi risvolti immateriali, salvo che lo Stato non contabilizza questi beni nel proprio stato patrimoniale; ora nel momento in cui lo Stato viene privato del potere di emettere moneta, esso, per realizzare i propri interventi, deve indebitarsi; in altre parole, viene trattato da impresa tra imprese, dato che deve accedere al credito per potere agire; ma se lo Stato diviene impresa a tutti gli effetti, è evidente che il suo stato patrimoniale deve riflettere per intero, anche per ragioni di trasparenza, il proprio effettivo stato patrimoniale. In tal modo, esso si pone in condizione di divenire soggetto produttivo di utili, attraverso lo sfruttamento dei suoi beni materiali e immateriali, e in luogo del riscuotere imposte distribuisce quegli utili tra i cittadini.
g) Il fondamento post-fordista.
La lettura della realtà sociale contemporanea ci suggerisce l’erroneità, di fronte all’evoluzione tecnologica, della teoria marxiana della caduta tendenziale del saggio di profitto legato allo sfruttamento del lavoro, e che invece esiste una grande quantità di individui, giovani e meno giovani, che produce socialmente ricchezza, esternalità positive a vantaggio della comunità, e non viene minimamente compensata, anche perché tale ricchezza prodotta non trova riscontro contabile e, quindi, semplicemente “non risulta”, anche se viene poi di fatto appropriata e internalizzata da chi non ne compensa la produzione, sicché mancata contabilizzazione e mancata monetizzazione a vantaggio dei produttori si implicano reciprocamente: stagisti, precari, giovani che lavorano gratis , con il pretesto della “visibilità”, casalinghe, parenti che tengono i bambini, insomma, ne fa parte anche il cosiddetto welfare sociale; aggiungasi che ben difficilmente il trend della disoccupazione giovanile può invertire la rotta, in una situazione di crescente automazione della produzione, con conseguente dislocamento di coloro i quali non diventeranno mai lavoratori dipendenti, nell’area della precarietà o del piccolo lavoro autonomo a sua volta precario: la sostituzione delle macchine al lavoro umano, contrariamente a quanto riteneva Marx, pertanto, non comporta caduta tendenziale del saggio di profitto, ma, in mancanza di rimedi, persistenza del profitto privato e contestuale puro e semplice venir meno del salario; da qui la necessità che a tale venir meno non si accompagni il lastrico, ma modi dell’esistenza, per non dire della mera sopravvivenza; sicché al profitto individuale si assommi quello universale, indipendentemente dal fatto di lavorare o no (cfr. il nostro Caduta tendenziale del saggio di profitto, presa nel mucchio, profitto universale, profitto individuale , su questo blog );
h) Lo stato di necessità.
Lo stato di necessità è in un istituto di teoria generale fondamentale, ma poco noto ai più, e consente la commissione di ogni e qualsiasi tipo di atto in scriminante in istato di bisogno: è evidente, quindi, che lo stato di bisogno consente l’apprensione diretta, e quindi la titolarità di utile in capo a ognuno;
i) Il fondamento prosumerista.
Nella società contemporanea della produzione materiale e immateriale, il consumatore diviene prosumer , nel momento in cui produce abbondantemente senza essere compensato; da quando, facendo la spesa, impiega grande parte del proprio tempo a ritirare la merce da solo sullo scaffale, e poi la impacchetta, svolgendo un lavoro che dovrebbe essere svolto dal supermercato, a quando scrive su Facebook, riempiendo di contenuti una piattaforma vuota e cedendo gratis i propri dati, consentendo così ad altri di arricchirsi senza ottenere nulla in cambio, se non la consueta, e non sempre gradita, “visibilità”. Diviene quindi perfettamente logico che tale attività di un consumatore, divenuto produttore, trovi una qualche forma di compenso sociale.
l) Il fondamento finanziario.
In una situazione libertaria, ognuno potrebbe emettere la moneta che vuole, sulla base della fiducia che riesce a ingenerare, o per reputazione o per la qualità della propria produzione; in una situazione nella quale, invece, l’emissione di moneta fiat è affidata a un monopolista, la banca centrale, e il credito è amministrato discrezionalmente dal sistema bancario attraverso l’emissione di nuova moneta virtuale, il principio di eguaglianza di fronte alla legge impone che tale emissione monetaria non avvenga, attraverso quella gestione discrezionale, sulla base di favoritismi, sicché occorre che sia conferita a ciascuno una base monetaria di base eguale per tutti, per poi consentire autonome differenziazioni di capitalizzazioni sulla base della libera iniziativa di ognuno.
m) Il free-coinage .
Quindi, lo stesso fondamento finanziario è libertario, in quanto radicato nella libertà di emissione monetaria (si veda il nostro articolo “La moneta come istituto giuridico”).
n) Il fondamento gius-umanista.
L’attribuzione dei diritti umani da parte delle dichiarazioni internazionali dei diritti assegna a ciascuno decisivi assets di capitale umano, la cui lesione non può non comportare risarcimento; siccome le autorità costituite sono le prime a ledere i diritti umani, ecco che spetta loro corrispondere a ciascuno il relativo risarcimento, che viene a concorrere a costituire l’utile universale.
o) Il fondamento teologico.
Mettiamo per ultimo quello che per alcuni potrebbe essere il primo: gli uomini sono tutti eguali innanzi a Dio e Dio ha donato la Terra in comune agli uomini, ai quali del resto ha regalato la Manna dal Cielo: l’ Helicopter Money , detto anche Quantitative Easing for the People , può essere la laica “manna dal cielo”, perfettamente configurabile, alla luce di quanto precede, del mondo di oggi. E poi c’è la Parabola dei Talenti, e il Talento, guarda caso, è una moneta ebraica