Valutare in lqfb l'adesione del PP al PLAN B EUROPE

In Europa si sta cercando di organizzare dal basso un movimento che diventi “massa critica” per uscire dalla crisi e avviare una riconversione ecologica effettiva che preveda anche una maggior democrazia e l’abbandono della strategia che ha portato e porta tutt’ora a disoccupazione, riduzione del welfare ecc. ecc. In Italia è stato stilato un invito per partecipare alla costruzione di un piano B da condividere con gli altri Paesi in Europa. Prima di proporre la partecipazione del PPIT desidererei discuterne qui. Il testo: UN PIANO B PER L’EUROPA COSTRUIAMO L’ALTERNATIVA ALL’EUROPA DELL’AUSTERITÀ E DELLA GUERRA Il grande meeting di Madrid, del 19-20-21 febbraio scorsi, per la costruzione di un PIANO B contro l’austerità per un’Europa democratica, ha visto la partecipazione di alcune migliaia di persone, tra cui eurodeputati del GUE, esponenti di Podemos, Izquierda Unida, Anticapitalista, la Piattaforma dell’auditoria cittadina contro il debito, ATTAC, CADTM, economisti e ambientalisti europei, lavoratori in lotta contro la chiusura delle loro aziende, sindaci e amministratori espressione di movimenti di lotta. L’esperienza greca, con la capitolazione imposta da Bruxelles e dai creditori, in aperto contrasto alla pronuncia popolare referendaria, ha dimostrato l’impossibilità di un percorso di cambiamento all’interno delle attuali istituzioni e trattati europei, la fallimentarietà di un percorso solo nazionale e, sopratutto, il manifestarsi di una vera e propria emergenza democratica. Un’altra economia ed un’altra democrazia, per un’altra Unione Europea ed un altro mondo è stata l’esigenza che ha attraversato la tre giorni madrilena, a partire dalle proposte al momento avanzate per la lotta contro l’austerità (Manifesto “Un Piano B per l’Europa”, Austerexit, DiEM25), per superare il modello economico neoliberista che subordina la vita, i bisogni delle persone e l’ambiente, al profitto e ai grandi interessi della speculazione finanziaria. Un modello economico che produce crisi: dalle crisi bancarie non ancora risolte ai nuovi segnali di caduta dei mercati finanziari, con la continua ricerca di sempre più alti tassi di remunerazione del capitale e la completa finanziarizzazione dell’economia. La crescita del debito pubblico e privato con l’imposizione di inaccettabili equilibri di bilancio agli Stati. Nuovi trattati commerciali e di investimento, che violano diritti e tutele dei cittadini europei. Le controriforme del lavoro, che disseminano precarietà e indeboliscono lavoratori e sindacati. Il sistematico taglio allo “Stato sociale”, ad iniziare da Scuola e Sanità pubbliche. Processi di privatizzazione e di “messa a profitto” dei beni comuni. Il continuo ricorso ad un’economia ed a politiche di guerra per garantire il controllo delle risorse, che hanno provocato la crisi democratica delle strutture statali e l’esplosione di conflitti etnici e religiosi. Questa è l’ UE che sta sferrando il colpo definitivo alla democrazia e allo stato di diritto, in particolare allo Stato sociale e ai diritti del mondo del lavoro. Questa è l’UE che militarizza le frontiere, chiude i rifugiati in campi di detenzione, respinge in paesi terzi non sicuri coloro che fuggono dalle guerre, dalla spoliazione di risorse, dai disastri ambientali e climatici di cui è in larga misura responsabile. Ed è la stessa UE che al contempo favorisce gli interessi delle grandi lobby economico-finanziarie, che attraverso i loro portatori di interesse accreditati a Bruxelles e Strasburgo, costituiscono la fonte di ogni decisione. Il dibattito madrileno ha posto l’esigenza di un Piano B contro l’austerità e per un Europa democratica per superare tutto ciò. È oggi fondamentale ridiscutere del debito pubblico degli Stati rifiutando di pagarne la quota illegittima; disubbidire ai trattati capestro come il Fiscal Compact; nazionalizzare le banche in crisi anziché salvarle con i soldi pubblici; istituire vincoli e controlli al grande capitale; ripubblicizzare i settori strategici dell’economia (i così detti monopoli naturali: acqua, energia, trasporti pubblici, telecomunicazioni, servizi di rete); aumentare la spesa sociale a favore delle persone e della creazione di posti di lavoro; costruire un processo eco-femminista di decrescita. Così come è fondamentale attuare una riconversione ecologica dell’intero sistema economico, per tutelare l’ambiente e la vita, e ripensare profondamente le forme attuali della democrazia, che a tutto hanno portato meno che all’instaurarsi di un effettivo potere del popolo, come è drammaticamente sotto gli occhi di tutti. Il Piano B deve fondarsi sul ricorso alla mobilitazione popolare nelle strade, nelle piazze, nelle fabbriche, nei quartieri e su forme sempre più diffuse di auto-organizzazione ed auto-rappresentazione popolare, attraverso una partecipazione diretta alla costruzione dell’alternativa alle politiche di austerità, attuale forma dell’oppressione imposta dall’alto; su scala almeno continentale, dato che è impensabile per noi, internazionalisti da sempre, che il ritorno ai sovranismi nazionali possa rappresentare una soluzione. Per questo è necessario creare uno spazio politico e sociale di confluenza di tutte le persone, i movimenti, le organizzazioni che si oppongono al modello attuale di UE, e costruire un’agenda comune di mobilitazioni per rompere col regime dell’austerità e avviare forme di lotta e disubbidienza contro i trattati europei. Saremo capaci di costruire un processo costituente in Italia e in tutti paesi europei solo se sapremo rendere possibile nello spazio europeo l’esercizio di un reale potere dei cittadini, attraverso un vasto processo di ripoliticizzazione della società europea e dei conflitti. Potremo riuscire solo se sapremo osare più democrazia a partire da noi stessi, per essere poi credibili nella richiesta che di questo si facciano carico anche le istituzioni. Portiamo avanti questa proposta, da Madrid a Roma, dove il 7-8 maggio ci incontreremo per elaborare il nostro contributo alla definizione del Piano B contro l’UE dell’austerità ed in preparazione della manifestazione europea che si svolgerà il 28 maggio. Con questo obiettivo chiamiamo a raccolta tutte le persone che, singolarmente o dentro movimenti, associazioni e partiti, lottano quotidianamente affinché un altro mondo sia possibile.

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Sono d’accordo con l’obiettivo principale, ovvero cercare di far convergere le forze dei partiti che desiderano “stare dalla parte dei cittadini” e riconcepire e migliorare la democrazia in Europa. Sono d’accordo sulla quasi totalità di quanto è stato detto. Temo anche, purtroppo, che le manifestazioni non ottengono quasi nulla.

L’auspicata convergenza dei vari partiti ed associazioni dovrebbe focalizzarsi su obbiettivi molto concreti e capaci di ottenere qualcosa: si potrebbe, per esempio, condividere uno strumento tra tanti (es. Liquid Feedback) e farlo diventare un punto di incontro e luogo di collaborazione e co-decisione per lavorare insieme con piú identità (Pirati, Prima le persone, altre realtà di sinistra, ecc.) e diventare un unico piú grande partito. Quindi una coalizione basata sulla condivisione di uno strumento che tutela la democrazia e dà potenzialmente voce a tutti.

Sono nel PP-IT da poco come te, ma mi risulta che questo tema è già stato affrontato (e provato anche concretamente) più volte. Anzi, tendenzialmente sembra quasi che sia una delle prime cose che propongono i nuovi arrivati. Da quello che riferiscono i senior, di solito questi tentativi falliscono per via del fatto che le classi dirigenti altrui non accettano l’idea di un’assemblea che non possono controllare e indirizzare (in estrema sintesi). Motivo per cui da qualche mesetto si è deciso di cambiare strategia e dire “se volete la democrazia liquida iscrivetevi al PP e diffidate delle imitazioni”.

Quanto all’adesione al Plan B: a livello internazionale alcuni PP stanno valutando di aderire al coso di Varoufakis, il cui discorso di presentazione effettivamente ha toccato molti punti chiari all’ideologia pirata (trasparenza, democrazia, solidarietà, sostenibilità socio-ambientale etc.). L’eccentrico ex-ministro tra l’altro pare riscuotere molte simpatie anche qui da noi.

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Ho letto l’appello e non ci ho trovato purtroppo nulla di nuovo, neppure un piccolo passo in avanti rispetto alla solita tiritera che abbiamo già ascoltato milioni di volte. E’ un crogiuolo di slogan, si mescolano da anni i medesimi ingredienti con la speranza che diano vita a qualcosa di innovativo ma si risolvono in un un puro esercizio formale senza reale politica. Si caldeggiano improbabili aggregazioni che finiscono con il raccogliere più sigle che militanti in attesa che vengano fagocitate da qualche partito politico meglio organizzato alla caccia di qualche punto pecentuale di consenso elettorale. Purtroppo questa volta devo dare ragione a solibo, io credo che i pirati meritino qualcosa di meglio. Intanto i pirati islandesi sono in testa ai sondaggi e dicono “Non vogliamo realmente governare, piuttosto avere un sistema che funzioni dove ognuno è responsabile delle proprie azioni”. Trovo questo incredibilmente bello.

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Quoto @Exekias e @briganzia Io tra quelli che più volte ci ha provato, traendone solo riscontri su ciò che pensavo prima di fare tali tentativi… (vita anarchica precedente al PP) non vale la pena. Dietro a tutte queste iniziative (coalizioni dei partiti di sinistra) c’è sempre una classe dirigente regista dell’operazione alquanto impermeabile. E quindi, impossibile parlare di democrazia interna, a priori. E poi, per quanti siamo, non ha senso impiegare energie in queste iniziative europee in cui non si accorgerebbero neanche della nostra esistenza. Più utile lavorare nella costruzione di rapporti a livello locale, e in generale puntare alla costruzione di qualcosa di altro, il Partito Pirata appunto, invece che far parte di una schiera di zombie (poi vi sapremo dire come andrà a finire a Roma). Se ci fosse una vera volontà di collaborazione da parte del GUE, gli eletti dell’AE che nel nostro piccolo abbiamo sostenuto, potrebbero ricordarsi del nostro programma… Inoltre, con certe persone (sempre le stesse) anche in altri contesti (campagne tematiche, iniziative di altro genere) qui a Roma continuiamo ad avere riscontri (non solo io) di quanto sia difficile operare con uno spirito collaborativo e trasparente. Importante l’articolo di Repubblica (fonte Tom’s Gardware e di conseguenza Revised). I post su Facebook ne dimostrano il gradimento, al contrario di quello su Plan B marchiato GUE (1700+500 viste contro 100, 19+3 condivisioni contro zero, 20+10 like contro zero). Sarebbe invece importante una partecipazione di tutti nel rafforzare le nostre comunicazioni, “volantinando” ovunque in rete (ovvero, condivisioni e retweet dai nostri profili)

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Tutti i pirati attivi oggi dovrebbero avere un account FB o twitter e condividere i contenuti a manetta.

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Ok, mi fido di chi ci ha provato. L’unica cosa che aggiungo è che si potrebbe chiedere pubblicamente di esprimersi sulla democrazia liquida a ciascun partito, con domande specifiche che gli facciano confessare come concretamente la realizzerebbero (o se non la vogliono) e pubblicare le risposte sul partito pirata, per far vedere che il PP ha sondato il territorio e quali risposte ha raccolto, compreso l’eventuale rifiuto di rispondere da parte di chi ci ignorerà.

Come detto altre volte. Inutile creare un ulteriore “movimento che diventi massa critica”: ne hanno creati già abbastanza (almeno uno nuovo ogni volta che si avvicinano delle elezioni); ne esiste già uno fatto bene e veramente al di fuori di ogni controllo dai soliti dirigenti con la tessera di partito. Al massimo quindi possiamo proporre al Plan B Europe di aderire al PP.

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Ho chiesto tempo fa di diventare volontario di DiEM25, il movimento promosso da Varoufakis per democratizzare l’Europa entro il 2015. Si propone un modello organizzativo direttamente ispirato agli sciami pirata e all’illuminismo scozzese. Sempre di più mi sembra che i pirati dovrebbero partecipare a questa esperienza in prima persona. Io lo farò.

For DiEM25 volunteers are much more than volunteers, help us develop DiEM25 together.

We are announcing the DiEM25 Spontaneous Collectives (DSCs).

Our idea is not new. It harks back, among others, to the Scottish Enlightenment’s idea of ‘spontaneous order’, certain ideas or practices of self-management and cooperatives, and to Rick Falkvinge’s ‘swarms’. At DiEM25 we are giving these notions of self-organising participants a new twist, combining physical meetings at Town Halls (where Coordinating Committees eventually emerge) with digital ‘platoons’ of DiEM25 members doing their bit to promote our Manifesto’s goals. Hope you like our neologism: DiEM25 Spontaneous Collectives (DSCs)

Qui di seguito le linee guida per i volonatari

Ciò fa un po’ ridere. Cerchiamo di rimanere realisti e di vedere anche i numeri delle persone. A me di simboli e nomi importa poco, importano i contenuti. Se gli stessi contenuti si possono portare sotto altro nome mi sta più che bene. Il PP nella maggior parte dei paesi in cui è presente è ben lontano dal diventare un movimento con una massa critica. Ci lamentiamo dell’autoreferenzialità altrui, ma anche qui non si scherza.

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Anche a me pare che DiEM25 sia un po’ diverso (in senso positivo) da altre esperienze più o meno analoghe (indipendentemente dall’opinione che si può avere su Varoufakis). Basta una rapida occhiata al Forum per rendersi conto che l’affinità di vedute coi pirati è forte, non solo nella forma ma anche nei contenuti. Meglio sarebbe (cioè più coerente) se l’adesione fosse discussa e approvata del PP-EU.

Ma DiEM25 faccia un po’ quello che vuole no? E i Pirati faranno altrettanto. Chi ti vieta di aderire a DiEM25 e proporre tutto quello che ti pare? Anche un LQFB interstellare no?

Io non condivido i loro valori e quindi me ne sto qui, nel nulla Pirata.

PS: gli islandesi sono un modello. Anyway.

Ora, è vero che le speranze di tutti sono ormai riposte in loro (un eventuale successo avrebbe un eco mediatico sicuro, che se non altro spingerebbe molti a googlare “partito pirata”+ il nome della propria nazione), ma come “modello” è un po’ difficile da replicare. L’Islanda è un’isoletta estremamente progredita e felicemente sperduta tra i ghiacci nordici, in un paesaggio da levare il fiato e -soprattutto- con una popolazione totale che corrisponde a un quartiere di Roma. Son talmente pochi che si son potuti perfino permettere il lusso di dichiarare default, senza che il mondo ne risentisse minimamente. In Italia siamo circa 56 milioni e una quantità (e qualità) di problemi esorbitante.

Una volta @briganzia disse che questo era il momento buono per tirare il sasso: l’Islanda è andata in default e nessuno se n’è accorto. Pensa cosa succederebbe se accadesse in Italia. La guerra civile? La guerra mondiale? Se non fosse per i miei figli (e per la loro madre), tirerei volentieri lo sciacquone.

Questa comunque è l’ora. E soltanto un cataclisma reale introdurrà un cambiamento. E mai dal basso. #ricordatevelo

Anche a me dei simboli e nomi conta poco. Ma il PP ha una struttura di democrazia che nessun’altro ad oggi ha e molto spesso le parole in questi movimenti non seguono i fatti. Dei “punti” condivisi fra noi e l’Altra Europa cosa è rimasto? Non baratto la mia libertà di pirata per un 5% alle elezioni. Non mi arruolo in marina solo perchè oggi dicono che saranno più democratici.

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Ciao,sono molto d’accordo con il piano B in quanto al momento non c’è altro e l’ironia della sorte è che le persone più sensibili alle nostre tematiche sono dentro questo processo politico che si sta delineando all’interno di questi movimenti è vero ci “tengono d’occhio” come noi facciamo con loro ma noi abbiamo quello che loro non hanno ossia una idea visionaria che oggi è debole(come lo era il Marxismo rivoluzionario al tempo dei democristiani e del Pci)ma è facile che si possa trasformare in nell’idea portante dei nuovi movimenti.Bene ora vi faccio un esempio è da molto tempo che partecipo attivamente al comitato STOP TTTIP di Milano tutti che si atteggiamo ad avere la verità in tasca(quelli dei partecipanti al Piano B) eppure dicono cose tritte e ritritte mentre io viaggio alto non mi interessano le beghe di cortile io sono PIRATA una nullità politica,però quando è apparsa la notizia dell’ISLANDA hanno cambiato atteggiamento,questo per dirvi che se non sei lì a fare almeno il minimo di militanza (MINIMO) è ovvio che ti riduci col parlarti adosso e a giudicare che loro non hanno uno sbocco politico,somme delle sigle ecc. MA TU PIRATA TI FAI VEDERE PARTECIPI CI SEI FISICAMENTE ecco basta la presenza esprimere una opinione cari pirati di Milano non vi ho mai veduti alle poche iniziative contro il trattato TTIP. Questa è una piccola provocazione. A voi

ciao Ozrupau, per quello che mi riguarda ho deciso di muovermi sul territorio che non è però quello di Milano.

Un certo Thomas Fazi ha formulato una critica al progetto di Varoufakis puntando il dito sui punti deboli. Il testo di Fazi dovrebbe interessarti in quanto finalmente entra nei dettagli…

Mi sono permesso di formulare una risposta a Fazi analizzando la sua critica dal mio punto di vista pirata: http://my.pages.de/thomasfazi – che ne dite, è replicabile? Magari con un messaggio così possiamo essere notati…

mi sembra interessante, questa sera lo leggo :wink:

ok, letto e sottoscrivo in pieno. Credo sia un’ottima cosa intervenire in questi dibattiti portando ad esempio (e rivendicandola) l’esperienza pirata. Ovviamente non possiamo parlare a nome del PP-IT senza passare da Liquid ma personalmente approvo l’idea e la pratica.

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Ultimamente siamo molto in sintonia. Mi piace! :smile:

La linea generale dovrebbe essere compatibile col PP ma presumo che non è la forma adeguata se tutto un partito scrive una risposta al signor Fazi (del quale ho scoperto che vive a Roma e twitta in italiano al @battleforeurope)… btw, mi ha ritwittato (grazie!)… magari vi va anche a voi di ritwittare un po’ ? Mi pare che la gara è aperta tra gli strumenti pirata e gli strumenti Podemos per il progetto DiEM… potrebbe essere utile fare gruppo con i M5S regionali per presentare LQFB a spalle più larghe…

Stiamo parlando di mettere l’ipotesi sul tavolo… non credo che si stia già discutendo di rimpiazzare la commissione europea… per i pirati per esempio un euroliquid sarebbe l’occasione per tornare ad avere un liquid grosso come nel 2012… compensando la perdita di pirati tedeschi con la crescita a livello europeo. Riguardo ai liquid con circa diecimila iscritti abbiamo l’esperienza pratica che la cosa funziona a meraviglia, più un documento scientifico che lo conferma in modo analitico. Il problema di “dittatura di maggioranza” dimostratamente non c’è, ma sei sempre invitato a studiarti il paper per confermare o rimuovere le tue perplessità. Intanto non percepisco come costruttivo di stare ad esprimere di già una opinione se il materiale di studio non lo hai letto…