Volvo: Quando la partecipazione fallisce…

Ahimè, questo interessantissimo documentario esiste solo in tedesco e non ho trovato alcun articolo internazionale che apporti lo stesso contenuto. In ogni caso rapporto:

I giornalisti del WDR hanno fatto un confronto storico dei metodi di produzione della Volvo e della Toyota.

Nella Volvo praticavano la partecipazione, le elezioni periodiche del capogruppo, il voto nella scelta della stazione radio da ascoltare mentre si producono le vetture ed una ampia cultura del chi fa le cose, propone anche come migliorarle. Tutto in chiave 68ina, stiamo parlando degli anni 70. Alla Volvo si respirava amicizia tra tutti i dipendenti.

Alla Toyota invece si faceva il vecchio metodo asiatico… gerarchia autoritaria indiscussa… se ci sono dei problemi di produzione gli ingegnieri vengono costretti ad occuparsene fino alla risoluzione… proposte di miglioramento sono benaccette, ma alla fine decide la gerarchia. Alla Toyota tirava aria di autoritarismo e concorrenza tra i lavoratori.

L’esito lo conosciamo. Toyota è diventata la casa produttrice d’auto più grande del mondo mentre la Volvo, entrata in crisi, ha cambiato metodo adottando quello della Toyota.

Sarebbe facile pensare in categorie di vincitori e vinti, ma bisogna considerare che i lavoratori della Volvo erano più felici e che l’ottimizzazione della produzione nel disrispetto della felicità dei lavoratori è un obiettivo figlio del sistema capitalista.

Possiamo immaginare un sistema economico postcapitalista capace di sopportare un certo grado di inefficienza o è davvero una necessità per il progresso dell’umanità che le ditte produttrici siano in concorrenza con le conseguenze che comporta?

Gli anni '70 hanno molte esperienze in petto riguardo a modelli alternativi e partecipativi, figli dello spirito del 1968. Visto che le ideologie nate negli anni '60 risuonano ancora oggi nei movimenti delle politiche alternative, è importante educarsi.

Una politica rivolta al futuro fa bene a tenere vittorie e fallimenti in mente per non decadere in un mero populismo ideologico, promuovendo la “partecipazione” anche dove non funziona. Si rischia di bruciare il concetto di partecipazione laddove sappiamo per esperienza che funziona davvero: nella legislazione.

Ecco il link al documentario, ma dubito che qui ci siano persone bilingue che ne possano approfittare: http://www1.wdr.de/fernsehen/wissen/quarks/sendungen/volvoversustoyota100.html

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Interessante. Vorrei per completezza chiudere il cerchio riportando in auge un vecchio concetto espresso dal sommo mutek riguardo al dualismo tra l’homo-collaborativo e l’homo-individualista. La logica dovrebbe essere quella win-win per cui all’interno di strutture collaborative si lascia spazio all’individualismo, al suo naturale egoismo e voglia di primeggiare, sfruttando sia i risultati positivi del fare rete che quelli della competizione.

Se togliamo o escludiamo completamente uno dei due aspetti, otteniamo un mondo fatto di infelicità.

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